VIETATO GUIDARE, OSTACOLI E VESSAZIONI
I TALEBANI LE IMPONGONO ALLE DONNE CHE PRESTANO AIUTO UMANITARIO IN AFGHANISTAN


giugno 2001, da Reuters, di Sayed Salahuddin. Traduzione di Giovanna Gagliardo.

 

Kabul (Reuters) Alcuni cooperanti hanno dichiarato che la polizia religiosa talebana ha imposto alle donne straniere che prestano aiuto umanitario in Afghanistan il divieto di guidare poiché ciò danneggerebbe la società.
La stessa fonte ha affermato che il Ministro degli Esteri avrebbe emanato l'interdizione alla guida per le donne in seguito ad una ingiunzione da parte del Ministro talebano per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio.
"Nelle città si vedono donne straniere alla guida di automobili: ciò è contrario alla tradizione afghana ed ha un impatto negativo sulla società", sosteneva la lettera emanata il 24 maggio, che aggiungeva: "Per questo motivo, si richiede (al Ministro degli Esteri) di informare le agenzie umanitarie straniere interessate che da ora in poi le donne straniere non potranno guidare e dovranno osservare la tradizione del nostro Paese rispettando le regole degli Emirati islamici".
L'interdizione alla guida per tutte le donne, analoga a quella prevista dalle leggi vigenti in Arabia Saudita che spesso riflettono una simile interpretazione dell'Islam, contrasta con la pratica comune in Afghanistan prima dell'avvento dei Talebani, quando le donne guidavano normalmente.
La notizia dell'ingiunzione è arrivata il giorno dopo che le Nazioni Unite avevano denunciato l'impossibilità per i cooperanti in Afghanistan di camminare per le strade a causa delle crescenti minacce da parte degli "ospiti" dei talebani provenienti dall'Arabia e da altri paesi.
Mercoledì scorso il Ministro degli Esteri talebano Ahmad Muttawakil, con il quale avevano protestato le Nazioni Unite, ha dichiarato che sia i cooperanti stranieri che i mussulmani stranieri collegati ai talebani sono ospiti.
"Si sospettano reciprocamente. Hanno paura l'uno dell'altro. I mussulmani accusano gli occidentali di spiarli e gli occidentali a loro volta li definiscono terroristi. Noi non permettiamo a nessuno di molestare nessuno", ha detto Muttawakil ai giornalisti.

Ostacoli alla cooperazione umanitaria

Alcuni cooperanti stranieri hanno riferito di aver chiesto ai talebani che stanno cercando di imporre la linea dura islamica nella maggior parte dell'Afghanistan il motivo del divieto di guidare imposto alle donne, ma non hanno ricevuto alcuna risposta.
"Mi piace guidare. Ne ho bisogno per il mio lavoro e per me stessa", ha detto giovedì scorso ai giornalisti una cooperante che ha chiesto di non essere nominata.
Erik de Mul, coordinatore delle Nazioni Unite per l'Afghanistan, ha detto mercoledì scorso che gli "ospiti" talebani facevano temere per la vita dei cooperanti.
"Senza dubbio a quelle persone non piace il fatto che le ONG (organizzazioni non governative) e le agenzie delle Nazioni Unite operino in Afghanistan. E' evidente che queste persone ci vorrebbero vedere andar via, e lo mostrano chiaramente", ha aggiunto.
Ha anche affermato che la polizia religiosa talebana avrebbe intensificato le vessazioni nei confronti dei cooperanti, spesso dicendo di applicare norme morali dettate dalla loro interpretazione dell'islam.
La forza di polizia talebana è l'organo più potente nel movimento talebano. Due settimane fa alcuni membri hanno condotto un raid contro un ospedale finanziato dagli italiani ed hanno arrestato tre lavoratori locali con l'accusa di aver mangiato nella stessa stanza con alcune impiegate donne. L'ospedale ha chiuso.
La settimana scorsa la polizia religiosa ha sostenuto un proclama che ordinava alla comunità minoritaria induista di indossare un distintivo giallo, una mossa che ha fatto indignare i Paesi occidentali memori della stella gialla di Davide imposta dai nazisti agli ebrei.
Il proclama, che ora deve essere firmato dal leader supremo dei talebani Mullah Mohammad Omar, è stato giustificato come un mezzo per proteggere gli induisti che potrebbero essere molestati dalla polizia religiosa che raduna gli afghani musulmani dentro le moschee.