"TUTTE LE NOSTRE SPERANZE SONO DISTRUTTE. VIOLENZA E REPRESSIONE NELL'AFGHANISTAN OCCIDENTALE".


novembre 2002, da Human RightsWatch. Introduzione. Traduzione a cura di Gabriella Stanchina

"Tutte le nostre speranze sono distrutte. Violenza e repressione nell'Afghanistan occidentale". Iniziamo a pubblicare la traduzione del testo integrale del documento appena presentato da Human Right Watch sulle gravissime violazioni dei diritti umani perpetrate in questi ultimi mesi nella zona di Herat, sotto il controllo del signore della guerra Ismail Khan e dei suoi sostenitori, Stati Uniti e Gran Bretagna. Il documento è lungo 54 pagine ed è disponibile in inglese sul sito di HRW, a questo indirizzo: www.hrw.org/reports/2002/afghan3/

"Ismail Khan è una persona affascinante E' pieno di riguardi verso il prossimo, equilibrato e cosciente di sé Potrei raccontare di cosa abbiamo parlato, ma non lo farò". Il segretario della Difesa USA, Donald Rumsfeld, in occasione della visita ad Ismail Khan ad Herat, il 29/4/02

"Ismail Khan ed i suoi uomini - le loro mani sono insanguinate. Per loro, uccidere un uccello è lo stesso che uccidere un uomo". Un residente di Herat, l'11/9/02

 

I.' INTRODUZIONE

 

Grazie all'America, grazie ai nostri amici, grazie alla gente che desidera la libertà per ognuno, le leggi oppressive sono state abolite...L'Afghanistan è entrato in una nuova era di speranza...L eistituzioni della libertà di discussione e di stampa stanno prendendo piede.
Presidente George W. Bush, 11 ottobre 2002

Herat e Ismail Khan

La città di Herat è situata nell'angolo nordoccidentale dell'Afghanistan, lungo l'antica Via della Seta che congiungeva l'Asia dell'Est con l'Iran e l'Europa. Per buona parte dell'ultimo millennio è stata un importante centro commerciale, politico e militare ed è tuttora considerata la capitale accademica, artistica e culturale dell'Afghanistan (16). Nel corso della sua lunga storia è stata spesso governata come città-stato da un capo locale, o emiro.

L'attuale capo di Herat, Ismail Khan, è stato incombente su Herat per quasi 25 anni. Nel 1978, quando un governo comunista prese il potere in Afghanistan, Ismail Khan, capitano dell'esercito afghano a Herat, guidò una delle più ampie rivolte, in cui vennero uccisi cento consiglieri militari sovietici e molte centinaia di truppe del governo afghano. L'evento fu uno dei primi catalizzatori dell'invasione sovietica in Afghanistan dell'anno successivo. Nel contrattacco congiunto dell'Unione Sovietica e del governo afghano contro Herat che ne seguì, circa 20000 abitanti di Herat furono uccisi. Ismail Khan fuggì con i suoi seguaci sulle montagne a est e nord-est di Herat. Queste forze organizzarono subito una base di ribelli da cui condussero per tutti gli anni 80 una guerriglia contro l'URSS e le forze comuniste afghane. Ismail Khan divenne il leader delle forze mujahid (17).

Ismail Khan salì al potere a Herat nel 1992 quando il governo d'appoggio all'URSS di Kabul collassò. Egli costituì una shura (consiglio) guida e intraprese dei passi in direzione della ricostruzione della città. Apparentemente disinteressato agli sforzi congiunti per sostenere gli accordi di pace, che vennero infranti dai partiti rivali mujahid in Kabul, egli cercò di creare un mini-Stato indipendente nell'ovest dell'Afghanistan, sostenuto in parte dall'Iran. Nel 1995, tuttavia, il suo regime era in crisi. La popolazione locale considerava le sue truppe indisciplinate e la sua amministrazione corrotta. I leader locali erano adirati per il suo nepotismo e gli affari erano disturbati dagli esorbitanti dazi consuetudinari e dalle tasse imposti al transito di merci verso e all'interno della città (18).

L'emergente movimento talebano si avvantaggiò della debolezza di Ismail Khan e attaccò Herat nel 1995. Dopo un attacco senza successo in marzo, respinto con l'aiuto delle forze aeree del governo mujahid di Kabul, i Talebani riuscirono a conquistare Herat nel settembre del 1995 (L'anno succcessivo presero Kabul). Ismail Khan fuggì in Iran. Con l'aiuto del governo iraniano, le sue forze si coalizzarono immediatamente per combattere i Talebani. Ma nel 1997, mentre combatteva nella provincia di Faryab, Ismail Khan fu tradito da un comandante uzbeko e posto sotto la custodia dei Talebani. Trascorse i successivi 2 anni in una prigione dei Talebani, da cui evase nel 2000 (19).

Quando la coalizione guidata dagli USA intraprese le attività militari contro i Talebani a Al-Qaeda a seguito dell'attacco dell'11 settembre 2001, Ismail Khan tornò ancora una volta in Afghanistan per raccogliere truppe nelle province di Ghor e Badghis (20). Le forze della coalizione gli offrirono un supporto finanziario e militare sostanziale in armi, radio, telefoni satellitari e denaro contante (21). Egli ricevette inoltre assistenza dai comandi militari iraniani (22). A questo punto, Ismail Khan prese nuovamente le armi contro i Talebani. nell'ottobre e novembre 2001 le sue forze attaccarono le postazioni talebane tra Mazar-i-Sharif e Herat (23). Ai primi di novembre, sotto gli intensi bombardamenti della coalizione, i Talebani fuggirono nell'ovest dell'Afghanistan (24). Ismail Khan entrò in Herat il 13 novembre 2001 e immediatamente prese il controllo delle altre province occidentali (25). Le sue truppe occuparono subito la stazione di polizia, il distretto militare e il quartier generale dei servizi segreti, o Amniat (26).

Dal novembre del 2001 Ismail Khan ha solidificato la sua presa di potere a Herat, nominando parenti e persone a lui leali alle cariche più importanti del governo locale. Molti di questi incaricati sono leader religiosi conservatori o ex comandanti mujahid (27). I suoi delegati hanno preso parte ai colloqui di pace a Bonn in Germania nel dicembre 2001, e suo figlio, Mir Wais Siddiq, è attualmente membro del gabinetto del Presidente Karzai, sostanzialmente in rappresentanza del padre (non ha precedenti esperienze di governo). Il presidente Karzai, dopo essere stato rieletto capo di Stato per guidare il governo di transizione dell'Afghanistan, ha invitato lo stesso Ismail Khan a Kabul, per diventare membro del suo gabinetto. Questo era presumibilmente un tentativo di indebolire il suo potere su Herat, ma Ismail Khan si è rifiutato di andare.

Ismail Khan, che ha proclamato se stesso "Emiro di Herat" guida Herat con il pugno di ferro. Delega pochissimo e si occupa direttamente proprio delle questioni più terra terra, dalla progettazione dei parchi pubblici all'approvazione dei più piccoli affari. Non nutre una reale fedeltà verso il governo di Kabul, e ha ripetutamente impedito a persone ufficialmente nominate dal presidente Karzai di prendere il proprio posto a Herat (28).

Gli osservatori giudicano Ismail Khan scaltro in materia di potere politico e carismatico dissimulatore (29). Dignitari di alto livello in visita, incluso il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, lo trattano come un capo di Stato, per esempio passando in rassegna le sue truppe all'aeroporto (30). Allo stesso tempo, molti abitanti di Herat sono terrorizzati da lui: la sua passata brutalità verso sovietici e afghani che lavoravano nel governo comunista è ben conosciuta, come lo sono i recenti esempi di violenza contro attivisti politici locali (31).

Rispetto alla prima volta che ha preso potere a Herat, Ismail Khan ha ora abbracciato una visione più conservatrice dell'Islam. Ha annunciato delle proibizioni sociali restrittive adottando leggi e politiche che fanno regredire all'epoca dei Talebani (32). Dal luglio 2002 le forze di polizia di Ismail Khan hanno regolarmente arrestato cittadini di Herat per crimini legati al "vizio" e, senza condurre alcun processo, li hanno picchiati, hanno rasato loro la testa, l'hanno dipinta di nero con il khol e li hanno mostrati in televisione per umiliarli e inviare un messaggio al pubblico (33).

Ismail Khan ha tentato di creare un culto della personalità, usando televisione, radio e giornali controllati dal governo, per diffondere l'immagine di un leader gentile e generoso, "Sua Eccellenza il rispettabile Emiro Ismail Khan" (34). Ha intrapreso molti progetti di ricostruzione, riedificando parchi, strade, scuole e progetti di biblioteche che hanno migliorato l'economia di Herat, le sue condizioni di vita e soprattutto l'apparenza esterna.

Il quadro che emerge ovunque di Ismail Khan è quella di un leader autocrate impegnato a costruirsi un'immagine di benevolenza. Ma col passare del tempo questa immagine è diventata sempre più difficile da sostenere.

Una nota relativa alla polizia, all'esercito e ai servizi segreti discussi in questo rapporto

Le violenze e intimidazioni documentate in questo rapporto sono state commesse da forze sotto il controllo di Ismail Khan e a lui leali. Molti di questi agenti governativi erano originariamente combattenti mujahidin e alleati che hanno combattuto con Ismail Khan contro l'esercito sovietico e poi contro i Talebani. E' spesso difficile distinguere tra la polizia, l'esercito e i servizi segreti di Ismail Khan: molti sono mimetizzati ma le loro uniformi non sono standardizzate e rivelano poco del loro rango o ufficio. Altri sono disarmati e privi di uniforme. In questo rapporto, quando è chiaro che si tratta di una particolare forza, p.e. la polizia di Herat, è specificato. Altrimenti, i termini generici come "truppe" e "forze" sono usati in modo intercambiabile.

16 Per ulteriori informazioni sulla storia di Herat, vedi Peter Hopkirk, The Great Game (London: John Murray Ltd., 1990); Louis Dupree, Afghanistan (Princeton, New Jersey: Princeton University Press, 1980).

17 Vedi Ahmed Rashid, Taliban: Militant Islam, Oil & Fundamentalism in Central Asia (New Haven: Yale University Press, 2000) p. 37.

18 Rashid, Taliban, p. 39.

19 Per ulteriori notizie su questi eventi, vedi Michael Griffin, Reaping the Whirlwind: The Taliban Movement in Afghanistan (London: Pluto Press, 2001), pp. 45, 51, 243, and 257.

20 "Powerful anti-Taliban commanders in north making advances," AVN Military News Agency, October 12, 2001; Parisa Hafezi, "Afghan group says repulses Taliban in northwest," Reuters, October 29, 2001.

21 Intervista di Human Rights Watch con L.H., osservatore esperto delle operazioni anti-talebane, Herat, September 11, 2002; intervista di Human Rights Watch con W.D.H., Herat, September 14, 2002; intervista di Human Rights Watch con un ufficiale senior UNAMA, Kabul, September 24, 2002.

22 Intervista di Human Rights Watch con un ufficiale senior UNAMA, Kabul, September 24, 2002; intervista di di Human Rights Watch con A.L., Herat, September 11, 2002; intervista di di Human Rights Watch con A.A., Herat, September 12, 2002.

23 Susan Glasser and Molly Moore, "Rebel Forces Claim Key City of Herat, Seize Road to Kabul; Area's Former Ruler Returns in Victory Six Years After His Defeat by Taliban," Washington Post, November 13, 2002.

24 Ibid. vedi anche Soraya Sarhaddi Nelson, "Ousting Taliban from Herat relatively easy," Chicago Tribune, November 15, 2001.

25 Ahmed Rashid, "The Lion returns to his old haunts," Daily Telegraph (London), November 13, 2002.

26 Intervista di Human Rights Watch con with K.M., and W.A., Herat, September 11, 2002; Intervista di Human Rights Watch con H.S., Herat, September 12, 2002.

27 Intervista di Human Rights Watch con A.A., Herat, September 12, 2002; intervista di Human Rights Watch con A.L., Herat, September 11, 2002. Vedi anche Amy Waldman, "Warlords: Courted by U.S. and Iran, an Afghan Governor Plays One Side Off the Other," New York Times, April 3, 2002.

28 Intervista di Human Rights Watch con M.Z.Z., Kabul, September 29, 2002; intervista di Human Rights Watch con L.H., Herat, September 11, 2002.

29 Intervista di Human Rights Watch con L.H., Herat, September 11, 2002; intervista telefonica di Human Rights Watch con Ahmed Rashid, July 22, 2002.

30 See, e.g., Linda D. Kozaryn, "On the Edge with Rumsfeld in Afghanistan," American Forces Press Service, April 29, 2002.

31 See section below, "A Climate of Fear and Pessimism."

32 Human Rights Watch interview with W.D.H., Herat, September 14, 2002; Human Rights Watch interview with L.H., Herat, September 13, 2002; Human Rights Watch interview with senior UNAMA official, Kabul, September 24, 2002.

33 Human Rights Watch interview with F.J., Herat, September 17, 2002.

34 Human Rights Watch interview with L.H., Herat, September 11, 2002; Human Rights Watch telephone interview with Ahmed Rashid, July 22, 2002