ATTRAVERSO I MURI
LIL RESOCONTO DI ALCUNI INTERVENTI DURANTE IL CONVEGNO SULLE DONNE AFGHANE, REALIZZATO L'11 OTTOBRE SCORSO A TORINO


novembre 2002, di Van Nguyen

 

Si è svolto, alla sala conferenze Madre Cabrini, il convegno internazionale organizzato dal Comitato di difesa, sostegno e promozione dei diritti delle donne afghane.

Dopo il saluto delle autorità, prendono la parola HUMA GOSH, docente di antropologia, women's studies e studi asiatici all'università statale di S. Diego e BILQUIS TAHIRA, scrittrice pakistana.

HUMA GOSH insegna da 15 anni e compie i suoi studi dedicandosi soprattutto alle dinamiche di integrazione delle donne musulmane immigrate in sud California.
Ella sostiene con decisione che è insufficiente vedere la condizione della donna afghana soggetta a politiche esterne al paese natale. Con la sconfitta dei talebani, gli USA hanno veramente liberato le donne dal giogo maschilista?
Il sistema sociale relega la donna ad uno status separato dalla vita dello stato. Questa consuetudine è stata parzialmente modificata dalle riforme varate dal partito sovietico nel 1923, che hanno ricevuto però aperte critiche da parte della popolazione maschile. A ciò si accompagna una sostanziale fragilità delle istituzioni e di conseguenza l'instabilità della condizione sociale della donna.
Le frange tradizionaliste si oppongono in particolar modo ad una maggiore partecipazione della donna nella vita politica del paese, che secondo loro intaccherebbe il valore della famiglia tradizionale patriarcale.
Ai tradizionalisti si oppongono piccoli gruppi di progressisti che vedrebbero positivamente l'inserimento della donna nella società in quanto forza lavoro. Kabul inoltre ha vantato, in passato, donne in carriera.
Huma Gosh ha tracciato un excursus storico sulla condizione delle donne in Afghanistan, visto attraverso le dinamiche interne alla società afghana.
Prima dell'istituzione della legge islamica, vi era una predominanza di leggi tribali che si basavano sul valore dell'uomo e in particolare sull'onore. Secondo questa visione "machistica" della società, la donna rappresenta il ricettacolo dell'onore. Essa viene data in pegno e sancisce l'unione tra i gruppi, il suo onore è l'onore della famiglia e della tribù. Perciò essa non ha il benchè minimo potere decisionale sulla propria vita.
L'unità dello stato afghano venne consolidata nel periodo sotto Abdur Rahman, che governò dal 1880 al 1901.
Rahman abolisce la consuetudine di dare in sposa le bambine e introduce il diritto al divorzio. La donna è pur sempre considerata inferiore al marito, ma ha diritto a ricevere un giusto trattamento.
Nel 1901 ad Abdur Rahman succede il figlio Habibullah, il quale mette in atto alcune riforme, come mettere un tetto alle spese di matrimonio, per le quali le famiglie si riducevano sul lastrico, e apre nel1903 il primo college con insegnanti stranieri.
Nel 1919 l'Afghanistan viene proclamato indipendente dall'Inghilterra e viene redatta la prima costituzione, di stampo monarchico.
Ad Habibullah succede Amanullah, il quale si unisce in matrimonio a Soraya Tarzi, figlia del primo ministro Mahmud Tarzi. Soraya Tarzi sarà la prima donna di una famiglia reale ad occuparsi dell'emancipazione femminile.
Una volta indipendente dall'Inghilterra, l'Afghanistan stringe rapporti di amicizia con la Russia, che si manifestano con il patto del 1921, con cui l''Unione Sovietica si impegna a fornire denaro, tecnologie e materiale militare.
Amanullah adotta nel 1923 una costituzione nella quale introduce una serie di istituzioni, tra cui l'anagrafe, i documenti di identità; abolisce l'uso tribale del prezzo della sposa, i sussidi e i privilegi dell'aristocrazia.
Soraya Tarzi si impegna nelle prime grandi innovazioni per l'emancipazione delle donne. Dietro sua richiesta il marito toglie l'obbligo del velo imposto alle donne, rende alle donne possibile accedere alle scuole pubbliche e uscire di casa non necessariamente accompagnate da un uomo.
Soraya e sua madre istituiscono scuole per donne, incoraggiando le donne ad istruirsi e a viaggiare all'estero. Nel 1926, in occasione del 7º anniversario di indipendenza dell'Afghanistan, Soraya tiene un discorso in cui ribadisce l'importante ruolo della donna per lo sviluppo del paese.
Negli anni 1927-1928 Amanullah e sua moglie intraprendono numerosi viaggi in Europa e sulla scia delle loro esperienze, introducono cambiamenti sociali e culturali in Afghanistan, i quali vengono accolti con ostilità dalle autorità regionali e militari. In poco tempo le frange tradizionaliste prendono il sopravvento ­ Amanullah è costretto all'esilio.
I regnanti pagano a caro prezzo la loro volontà di introdurre nuove riforme. Il successore di Amanullah, Nadir Shah, viene brutalmente assassinato e così pure il presidente filosovietico Daud.
Quest'ultimo sale al potere nel 1953 e intrattiene rapporti con l'Unione Sovietica.
Gli anni 50 sono contraddistinti da un'accentuarsi della necessità di un ruolo più attivo della donna nella società. Daud interpreta questa necessità fino a dichiarare il velo opzione volontaria e ad ordinare alle mogli e alle sorelle dei massimi dignitari di stato di presentarsi a volto scoperto alla parata per la festa dell'indipendenza nel '59.
E' invece sotto il governo di Zahir Shah nel 1964 che si vede sancire il diritto di voto alle donne.
Nel 1965 si costituisce formalmente il Partito Democratico Popolare di Afghanistan (PDPA). All'interno di questo partito vengono create organizzazioni per la tutela dei diritti delle donne, volte soprattutto ad eliminare il diffuso analfabetismo femminile, ad abrogare i matrimoni obbligati, che riducono il valore della donna a mero pegno d'onore.
Tale partito vedrà la sua ascesa nel 1978, periodo in cui verranno emanati diversi decreti volti a definire e a sancire cambiamenti sociali ed economici ( si dichiara l'eguaglianza di diritto tra tutte le etnie, si fissa un'età minima per il matrimonio, si introduce il criterio del reciproco consenso, i prezzi per le spose sono ridotte ad una cifra simbolica, si avvia un programma di alfabetizzazione di massa per uomini e donne).
In questi anni si riscontrano due fenomeni sociali: un forte aumento in percentuale delle donne istruite (secondo le stime di White, le donne costituivano il 50% degli studenti e il 40% del personale medico) e un'esacerbazione dei conflitti e una crescente anarchia, che sfocerà nella guerra civile del 1992.
A finanziare la guerra saranno USA, Pakistan, Cina. Attraverso la guerra verranno alla ribalta figure come talebani e mujaheddin. Verrà bandita la musica e la radio, ad eccezione di radio sharia attraverso la quale vengono impartiti i doveri islamici. Da questo momento inizierà una nuova disfatta delle donne: il percorso di emancipazione e cambiamento sociale in corso viene bruscamente interrotto dalle leggi misogene dei talebani.
Come si prospetta l'attuale Afghanistan?
Huma Gosh ipotizza un modello di cambiamento sociale che si attui per mezzo degli afghani esiliati, poiché essi sono gli unici ad essere in grado di tentare delle vie possibili per la ricostruzione sociale e fisica del paese.
Qual è infine l'opzione teorica per lo status di donna?
Huma Gosh espone le due teorie prevalenti: da una parte, la nascita di un movimento femminista islamico; dall'altra la via di un secolarismo femminile.
Certo è che il movimento femminista deve confrontarsi con gli ideali occidentali, con le interpretazioni del corano (fornite da teologhe femministe), con gli stati fondamentalisti, che indicano le femministe agli occhi degli occidentali come la dimostrazione di un'avvenuta parità dei sessi che in realtà non ha ancora avuto luogo.

 

TAHIRA BILQUIS, scrittrice, attiva femminista, negli ultimi quattro anni si è impegnata in particolare sul fronte delle grandi questioni per la pace e la giustizia.
Partecipa come volontaria a sedute di ascolto che coinvolgono donne rinchiuse nelle carceri pakistane, raccogliendo le loro testimonianze in racconti pieni di umanità e semplicità. "Gente senza un paese" è il titolo di una raccolta di storie vere, raccontate da dieci prigioniere durante una delle sessioni di sostegno che Tahira Bilquis e una sua amica conducono nelle carceri.

Il motivo che spinge Tahira Bilquis a parlarci di quest'esperienza è la sensazione che spesso le dinamiche di potere che opprimono le donne sono le stesse, nonostante cambino le forme in cui si manifestano. Per questo è importante confrontarsi con diverse realtà.
La donna islamica è caricata di responsabilità paradossali. Essa ha meno accesso di un uomo alle informazioni, soprattutto per quanto riguarda la legge e la religione; ma è considerata parte attiva nel lavoro e nella famiglia. Spetta a lei, infatti, occuparsi della conduzione della casa, del lavoro nei campi, della crescita dei figli. Spesso è libera di non portare il velo quando questo risulta praticamente scomodo; pensiamo a tutte le donne che vivono nelle zone rurali, che partecipano alla raccolta e alla semina del riso, che trasportano acqua dai pozzi, etc.
Secondo Tahira Bilquis, ciò dimostra quanto sia ipocrita il sistema sociale, che sostiene lo status di superiorità dell'uomo e doppi standard per la donna.
Il processo di islamizzazione del Pakistan è stato spesso strumentalizzato dalla classe dirigente, che fa uso di citazioni improprie tratte dal corano, per sostenere delle ideologie perverse.
Ad una formale parità di diritti tra uomini e donne, soprattutto riguardo la normativa sul lavoro, si contrappone una sperequazione per quanto riguarda i diritti di cittadinanza, di eredità, il peso sociale delle donne.
L'eredità spettante ad una donna è la metà di quella di un uomo. Per quanto riguarda il divorzio, è l'uomo che può concederlo, oppure delega quest'incarico alla donna.
Un'evidente discriminazione si riscontra nel caso della Kasaf Ziina (lett.'falsa testimonianza'), applicata per giudicare l'adulterio, la fornicazione, la prostituzione.
Questa legge si basa sull'evidenza, una prova fornita da quattro uomini oppure da due uomini e due donne.
Quanto vengono realmente distinti l'adulterio e la fornicazione dallo stupro?
Le direttive di Hudud non fanno differenze tra stupro e fornicazione. L'adulterio è considerato un crimine verso il marito, dunque verso la famiglia, dunque verso lo stato. La prova dell'evidenza è fornita da "uomini di buon carattere". Premesso che la definizione "di buon carattere" è evidentemente lacunosa, Bilquis fa notare anche una consuetudine: spesso, soprattutto nei casi di stupro di massa, risulta più vantaggioso dimostrare la colpevolezza di una donna che quella di più uomini. Inoltre se una donna rimane incinta a seguito di uno stupro, ciò reca prova evidente della sua colpevolezza. Questa è la conseguenza di un rigido controllo della moralità.
Solo la famiglia può decidere i tempi in cui una donna può essere scarcerata, ma è un uomo della famiglia a decidere (padre, fratello o marito).
La contestazione femminista ha ottenuto una diminuzione della condanna per questo reato.
Le leggi discriminanti si trovano spesso radicate nella paura, nella strumentalizzazione del terrore, nel timore da parte dei governanti di andare incontro ad un'opposizione violenta di alcune frange politiche di fronte a riforme a favore dell'emancipazione femminile.

Tahira Bilquis termina il suo discorso ricordandoci che in questi giorni si sono avviate in Pakistan le elezioni per il nuovo presidente; auspica una svolta verso una maggiore democratizzazione del suo paese e invita le amiche e gli amici italiani a sostenere azioni internazionali a favore della pace.

Completa la sessione di incontri per oggi, Cristina Cattafesta, che espone un rapporto sull'attuale situazione umanitaria in Afghanistan.
La preoccupazione più grossa è rappresentata dalle mine antiuomo, disseminate su tutto il territorio afghano e in special modo lungo i corsi d'acqua e sulle montagne, ovvero laddove si concentra un maggior numero di persone e di attività ( allevamento, agricoltura). Mine finora rilevate sono del tipo Valmara 69, di provenienza italiana, PFM, i cosiddetti Pappagalli Verdi e mine americane.
Organizzazioni non governative e ospedali locali collaborano per far fronte a quest'emergenza (Emergency, CRI, MSF, etc.)
Un'altra rilevazione importante è la preoccupante mancanza d'acqua: da due anni dura una grave siccità, e solo il 10% della popolazione ha la possibilità di avere acqua potabile. Alla mancanza d'acqua si accompagna una pessima qualità dello stato di igiene
Le malattie sono abbondanti e spesso legate alla mancanza d'acqua oppure ad ambienti malsani: tra le più diffuse vengono segnalate: diarrea acquatica, che colpisce circa ottantacinque bambini all'anno, colera, malaria e leishmaniosi, una malattia provocata dalla puntura della mosca della sabbia; i suoi effetti degenerano a partire da una deturpazione fisica, all'invalidità, sino a condurre alla morte.
Inoltre si riscontra un elevatissimo numero di malati mentali tra i profughi. Ciò è dovuto alla sofferenza provata durante la guerra, oppure alla nevrosi dovuta alla perdita di sonno durante l'espatrio; il numero di suicidi è altissimo, spesso da parte di donne dopo la morte di uno o più figli.
Il 25% dei bambini muore in un'età compresa tra 1-5 anni per malattie oggi evitabili, come il morbillo o la diarrea.
Tra gli adulti, l'indice di buona salute media si aggira intorno ai 35 anni per gli uomini e i 32 per le donne, mentre la durata media della vita è di 45 anni per gli uomini e 42 per le donne.
Si registra il tasso di mortalità per parto tra i più alti al mondo (l' Afghanistan è al secondo posto), dovuto alla giovane età delle partorienti, sposate già a 12-13 anni.
Le associazioni umanitarie che si trovano sul posto si sono attivate a favore di:
- vaccinazioni: antipolio 38%
tubercolosi 35%
morbillo e rosolia 42%
(le percentuali indicano il numero di vaccinazioni in più rispetto agli anni precedenti)
Si continuano a riscontrare gravi problemi respiratori.
- alfabetizzazione: informazione su mine e su come agire in caso di emergenza. Enti preposti come Omar International, Intersos,intervengono nei posti di passaggio al confine e nelle scuole
informazione su norme igienico-sanitarie e prevenzione/preparazione al parto.

Tra le cose da segnalare, Cristina Cattafesta evidenzia la carenza di strutture mediche elementari, come laboratori per l'analisi del sangue.