La
Cecenia dissanguinata.
Rouge
fa il punto sul conflitto in Cecenia e il movimento di solidarietà
con Anne Le Huérou, animatrice del Comitato ceceno. Marzo 2000.
Rouge
fa il punto sul conflitto in Cecenia e il movimento di solidarietà
con Anne Le Huérou, animatrice del Comitato ceceno Anne
Le Huérou - Ci sono oggi molte informazioni che provengono da fuoriusciti
di Grozny, precisamente prigionieri recuperati alle loro famiglie - ma non
si sa bene cosa succede, perché la città è completamente
chiusa. Alvaro Gil-Roblès [emissario del Consiglio europeo] è
andato a Grozny, ma non ha potuto visitare il campo di Chernokozovo. L'incaricato
del governo russo per i diritti umani non ha potuto partire per la Cecenia
a causa del rifiuto imposto dal ministero dell'Interno. D'altronde sembra
che le forze russe guadagnino a poco a poco terreno verso le montagne. Anne
Le Huérou - Oggi è meno massicciamente per la guerra rispetto
agli inizi. In realtà, l'opinione pubblica non è tanto "per
la guerra", quanto desiderosa di qualcuno che porti ordine e stabilità
nella società russa. La maggior parte dei Russi pensa di aver trovato
in Putin questo qualcuno. È un sostegno per difetto: si dovrà
passare dalla guerra in Cecenia per uscire dal periodo di Eltsin. Putin è
sicuramente un continuatore della politica di Eltsin piuttosto che un uomo
di rottura, ma è così che lo percepisce la maggioranza dei russi. Anne
Le Huérou - La loro politica si è modificata molto poco.
Il ministro francese degli affari esteri va a Mosca e invita Putin, prima
della sua elezione, a venire in Francia, e spiega poi all'Assemblea Nazionale
che la Francia ha avuto la posizione più dura dallo scoppio del conflitto...
Il Parlamento europeo ha votato numerose mozioni, ma non è questo organismo
che decide direttamente la politica europea. E a livello di fondi internazionali,
nessuna decisione è stata presa; al contrario; il FMI ha votato un
prolungamento dei crediti, il Club di Londra - formato da banche private,
certo - ha rinegoziato una parte del debito, ed è probabile che il
Club di Parigi, che riunisce i creditori pubblici, farà altrettanto
entro pochi mesi. Gli americani alzano la voce, ma non fanno niente in concreto;
in ogni modo essi ritengono sia di competenza della politica di sicurezza
europea. Dove
c'è un movimento di solidarietà? Anne
Le Huérou - In Russia esiste da diverse settimane un coordinamento
contro la guerra (organizzazioni di difesa dei diritti umani, anarchici moscoviti);
a San Pietroburgo, a Ekaterinburg ci sono manifestazioni e sit-in tutte le
settimane. Missioni congiunte della Federazione internazionale dei diritti
umani e del Memoriale hanno incominciato un lavoro di raccolta di testimonianze;
si tratta ormai di vedere ciò che è possibile fare ricorrendo
alla giustizia nazionale e internazionale. Noi facciamo opera di informazione,
interpelliamo i leader politici europei o francesi. Avanziamo delle rivendicazioni
sulla sospensione della Russia al Consiglio europeo, così come sul
congelamento dei fondi dei dirigenti russi nelle banche internazionali, cosa
che dovrebbe avere una certa risonanza tra la popolazione russa. D'altra parte,
alcune ONG francesi hanno deciso di sostenere dei progetti di associazioni
russo-cecene a sostegno dei rifugiati. Moltissimi a Mosca inviano messaggi
informativi via Internet, che arricchiscono di elementi nuovi ciò che
compare sui giornali. Anne
Le Huérou - Si può immaginare che Putin, una volta assicuratasi
la vittoria alle presidenziali, voglia bloccare le spese, dato che ha ottenuto
dei successi militari. Ma ciò non significa che i Ceceni non vogliano
continuare la guerra partigiana per lungo tempo ancora. D'altra parte è
un paese completamente distrutto, ed è molto probabile che l'aiuto
promesso dai Russi non arrivi proprio.
Com'è orientata l'opinione pubblica in Russia?
Che succede da parte delle potenze occidentali?
Come vedete l'avvenire del conflitto?
Bisogna sostenere gli organismi sociali e politici ceceni perché possano
ricostruire un società civile. Anche in caso di sospensione provvisoria
dei combattimenti, bisogna continuare a chiedere dei negoziati. La comunità
internazionale dovrà esigere dei negoziati tra il governo russo e i
rappresentanti eletti della Cecenia; non le milizie fantoccio, ma Aslan Maskhadov,
il suo governo e il suo Parlamento. Ciò non significa che siano oggi
i migliori dirigenti per i Ceceni, all'occorrenza spetterà a questi
ultimi scegliere. Bisogna fare in modo che delle vere trattative diano ai
Ceceni la possibilità di decidere in quale quadro politico essi vorranno
continuare a vivere. Io penso che non si possa evitare, in questa situazione,
la presenza di mediatori internazionali. Ma le autorità russe sono
molto lontane dall'accettare questa ipotesi, e la comunità internazionale
è poco propensa a imbarcarsi in questo processo. Siccome la Cecenia
fa parte dei territori della Federazione russa ed il conflitto non è
riconosciuto come una vera e propria guerra, si è in estrema difficoltà
per poter nominare dei mediatori internazionali.