Il Kurdistan.
Sintesi
storica della vicenda curda. Di Maurizio Attanasi. Aprile 2003.
Nel x secolo il poeta kurdo Tahir parlava del suo popolo come di un popolo fiero come un'aquila, ma senza famiglia, senza casa, senza terra. Questo era il popolo kurdo: questo, purtroppo, continua ancora ad essere il popolo kurdo. Diviso, senza territorio, perseguitato.
Il Kurdistan (paese dei kurdi) si estende per una superficie di circa 500.000 kmq, diviso tra Turchia, Iran, Iraq e Siria. Il territorio è, in gran parte, formato da catene montuose che raggiungono anche quota 5000 m. Calcolare lattuale popolazione kurda è opera difficile, considerando sia lemigrazione endemica dalla regione nellultimo decennio sia il fatto che gli stati in cui sono presenti i kurdi cercano, anche attraverso l'uso arbitrario della statistica, di eliminare lidentità di questo popolo. Comunque, alcune stime parlano di venti milioni (cfr Di Vieste "Promesse e tradimenti, Kurdistan diviso") compresi i kurdi che vivono negli stati dellex Unione Sovietica e la forte comunità che vive in Germania (circa un milione). In Italia la comunità Kurda è formata da cinquemila persone.
La stragrande maggioranza dei curdi professa la religione musulmana sunnita, anche se esistono minoranze sciite e cristiane. Il credo musulmano è, tuttavia, filtrato dalla precedente concezione religiosa, il culto di Zoroastro.
La lingua kurda (fino al 1700 era considerato un dialetto) appartiene al gruppo linguistico iraniano. Esistono problemi di comunicazione tra gli stessi kurdi dovuti al gran numero di dialetti presenti (anche se qualcuno li divide in due gruppi) e ai diversi caratteri usati nella scrittura (dal latino, al cirillico allarabo).
La principale attività è costituita dallagricoltura e dalla pastorizia ma non mancano ricchezze naturali: petrolio, acqua, gas naturali e giacimenti minerari.
La società kurda tradizionale si basa su una struttura gerarchica feudale patriarcale. Il singolo viene identificato per appartenenza ad una stirpe o ad un clan familiare. Per secoli, e fino ad oggi, le personalità più influenti sono gli sceicchi, gli agha (grandi proprietari terrieri) e i bag (capi del clan familiare). Tutti discendono da genealogie rispettate e potenti che conferiscono loro una posizione preminente nel territorio soggetto al proprio rispettivo controllo. La struttura feudale ha fortemente ostacolato la formazione di una coscienza nazionale ostacolando la lotta di liberazione nazionale. I maggiori leader del nazionalismo kurdo hanno tratto profitto dalla struttura gerarchica; ancora oggi i leader dei partiti borghesi kurdi iraniani ed iracheni esercitano la loro influenza nelle aree di egemonia tradizionale delle rispettive famiglie.
La storia del popolo kurdo
Tralasciando le leggende che fanno risalire la nascita dei kurdi alla notte dei tempi, il primo documento, in qualche modo attendibile, è dello storico Senofonte, che nella sua Anabasis parla del popolo dei karduchi che, seppur con poche truppe, si mostrò valente contro i greci in battaglia. Altri e maggiori dati arrivano con l'islamizzazione della regione. Gli arabi ebbero facile vittoria nella Mesopotamia pianeggiante, ma non penetrarono né tra le montagne kurde, né in Persia. Il potere centrale si servì spesso e volentieri dellarma delle deportazioni per controllare il territorio. Nel XII secolo il sultano Saladino, di padre kurdo, il grande guerriero che sconfisse i crociati di Riccardo Cuor di Leone riconquistando Gerusalemme nel 1187, fu inviato in Egitto per richiamare allordine la dinastia regnante allobbedienza verso il califfo; ma di fatto si sostituì ad esso, governando un vasto territorio che andava dallEgitto, alla Palestina, allo Yemen, comprendendo anche le regioni abitate dai kurdi.
Tra lXI e XVI secolo il Kurdistan visse tre invasioni: la prima, nel 1051 ad opera dei turchi, la seconda, mongolo, nel XIII secolo, infine nel 1040 da parte di Tamerlano il conquistatore turcomanno.
Sino al 1700 la struttura feudale dei singoli stati sopravvisse sino a quando lImpero Ottomano, nellambito di una presunta modernizzazione, volle superare il frazionamento introducendo un forte stato centralizzato, con una regolare esazione fiscale e la leva obbligatoria.
Lottocento è caratterizzato dalla crisi dellImpero Ottomano, crisi che porterà agli inizi del novecento, con la fine della prima guerra mondiale alla sua disgregazione. La questione dOriente, come sarà chiamata dallEuropa, sarà costellata da numerosi episodi (lindipendenza greca, le due guerre balcaniche, la guerra italo-libica), che vedranno puntuali sollevazioni in Kurdistan, regolarmente represse nel sangue dalla Sublime Porta (rivolta di Abdur Rahaman Baban, di Dan Pasha, di Mir Mohammad e di Bedir Khan). Le rivolte, che tante speranze avevano creato nel popolo kurdo, erano terminate nel sangue, represse dal califfo a causa delle rivalità tribali e intrighi.
Lottocento vide il fiorire del sentimento nazionale kurdo, testimoniato da tutta una serie di pubblicazioni in lingua kurda. Nel 1898 nacque a Il Cairo il primo giornale pubblicato in lingua Kurda e turca. Nello stesso periodo fu fondato un movimento politico nazionalista kurdo, il "Comitato Unione e Progresso" (CUP). Il CUP tenne il primo congresso a Parigi nel 1902; nel CUP si confondevano il nazionalismo kurdo con quello turco diventando un polo di attrazione anche per la Costantinopoli più rivoluzionaria, tanto che Mustafa Kemal, il futuro Ataturk aderì a questo movimento politico.
Il fermento diffuso nellimpero ottomano nel 1909 portò alla rivolta dei giovani turchi che si opponevano alla politica del sultano Abdul Hamid. Il sultano fu costretto a promulgare la costituzione e venne poi, comunque, deposto lanno successivo. Le speranze suscitate da questo evento fecero credere ai kurdi che fosse giunto il momento della tanto sospirata indipendenza. I giovani turchi si presentarono, infatti, come garanti delle diverse anime e delle religioni presenti nellimpero. In realtà erano vuote parole. I turchi, approfittando di un tentativo di rivolta di sostenitori del deposto sovrano appoggiato da una tribù kurda, procedettero ad una dura repressione, sopprimendo le associazioni culturali, chiudendo le scuole e "controllando da vicino" gli esponenti del nazionalismo kurdo.
La prima guerra mondiale vide limpero ottomano al fianco degli imperi centrali, "spinto" nel conflitto dagli interessi economici tedeschi presenti nellimpero e dalla necessità di difendersi dallespansionismo russo e inglese. Lo scenario delle battaglie fu la regione caucasica, dove lo Zar inviò le proprie truppe in modo da alleggerire la pressione sugli stretti, e permettere agli inglesi lo sbarco nei Dardanelli. Loperazione riuscì con un contingente britannico che sbarcò nella penisola di Gallipoli (1916); ma fu un successo effimero e le forze dellintesa vennero ricacciate fuori dalla Turchia. Il successivo ritiro dal conflitto della Russia, dove era stato abbattuto il governo nato dalla rivoluzione di febbraio, modificò i rapporti di forza nella regione della Mesopotamia costringendo gli inglesi a ritirarsi in Persia fino a quando le sorti generali del conflitto non arrisero allIntesa e anche limpero ottomano fu costretto ad arrendersi.
Latteggiamento dei kurdi, nel corso del primo conflitto mondiale, continuò ad essere lo stesso dei secoli passati, divisi e in lotta tra di loro. Così, se gran parte delle tribù accettò linvito del Califfo alla guerra santa contro la Triplice Intesa e i suoi alleati, altre tribù lottarono con inglesi e russi contro la Sublime Porta nella speranza che, al termine del conflitto, fosse riconosciuta lindipendenza kurda da Costantinopoli.
Larmistizio del 30 ottobre 1918 a Mudros metteva fine al conflitto mondiale tra limpero ottomano e la triplice intesa vincitrice. La capitolazione senza condizioni dellImpero portò alla smobilitazione dellesercito e alloccupazione da parte dei vincitori di ampie parti del paese. La risoluzione della questione dOriente era stata già decisa dalle potenze europee, che avevano proceduto a dividere le spoglie del morituro impero ottomano.
Ma lo scenario dipinto dallaccordo fu superato dagli avvenimenti del conflitto mondiale che videro scomparire la Russia zarista, firmataria di quel patto, e comparire altri soggetti interessati alle vicende della zona (vedi Grecia) o, per convenienza (USA), contrari a soluzioni che non rispettassero il principio dellautodeterminazione dei popoli. Con queste premesse le potenze dellintesa discussero le condizioni della sconfitta, con un trattato che fu firmato a Sevres nel 1920.
Il trattato prevedeva, tra laltro, linternalizzazione degli stretti, il mantenimento di Costantinopoli sotto mandato internazionale, sebbene sotto formale sovranità ottomana. Venivano creati una serie di mandati (Siria, Palestina e Mesopotamia), strumento giuridico con cui venivano affidate agli stati europei "più evoluti" popolazioni che "non erano ancora in grado di governarsi da sole". Sul Kurdistan si scontrarono due posizioni: quella inglese che avrebbe preferito la nascita di uno stato indipendente e la Francia che, invece, spingeva semplicemente per la concessione di un'autonomia. Prevalse la posizione di Parigi; nasceva così un Kurdistan autonomo ma ampiamente mutilato di gran parte dei suoi territori; un'autonomia che per diventare indipendenza, aveva bisogno del consenso della Società delle Nazioni, che avrebbe giudicato la capacità e la maturità raggiunta dai kurdi.
Non era ciò che i kurdi da secoli avevano sognato, ma ci fu un'esplosione di gioia; si celebrarono matrimoni, si rispolverarono i costumi tradizionali abbandonando il vestito nero, rispuntarono le associazioni culturali e i movimenti politici kurdi. Ma ancora una volta era solo un'illusione.
Nel 1919 il sultano Mehmed VI inviò il generale Mustaf Kemal Pascià nel Kurdistan per smobilitare lesercito, così come prevedevano gli accordi internazionali. Kemal, che aveva partecipato al movimento dei giovani turchi, si mise alla testa del malcontento contro il sultano che serpeggiava in diverse province ricevendo lappoggio anche dei kurdi, intimoriti dalla prospettiva paventata da Kemal della nascita di uno stato armeno su territorio kurdo. Nello stesso periodo la Turchia era stata invasa da truppe greche che miravano ad estendere i confini della repubblica ellenica, a danno del vicino impero che viveva momenti travagliati al proprio interno.
Si formò un nuovo governo guidato dal generale Kemal che aveva stabilito la propria sede ad Ankara. Ci furono due anni di forti conflitti fino al 1923, quando venne proclamata la repubblica turca con presidente Kemal, che da quel momento sarebbe stato considerato da tutti i turchi come Ataturk (padre dei turchi). Il regime kemalista operò con forte spirito nazionalista espellendo nei fatti i greci presenti in Turchia, cercando di ridiscutere il trattato che gli alleati avevano imposto al vecchio governo e rimangiandosi le offerte di pace e alleanza che Kemal aveva fatto ai kurdi per ottenere il loro appoggio nella lotta contro il sultano. Kemal riuscì a raggiungere tutti i suoi obbiettivi, riuscendo a rimettere in discussione gli accordi internazionali che erano stati imposti dai vincitori, e firmando così un nuovo trattato di pace (Losanna 1923). La Turchia ottenne la piena sovranità sugli stretti, lintegrità della penisola turca e, in compenso, Ataturk rinunciava a tutti i territori "non turchi".
Il trattato di Losanna rappresentò il definitivo seppellimento della speranza non solo di indipendenza ma anche di autonomia per il popolo kurdo. Non si parlava più di Kurdistan e il nuovo stato turco negava lesistenza stessa di una questione kurda, affermando, che, pur parlando due idiomi diversi, le due etnie appartenevano allo stesso popolo. Si iniziò a definirli come turchi dellest. Con il trattato di Losanna i Kurdi, che in passato, si erano trovati divisi tra due stati, ora erano stati dispersi in quattro diverse entità territoriali.
La provincia kurda di Mosul, ricca di giacimenti petroliferi, assegnata come mandato inglese dellIran, era presidiata da poche forze inglesi. La Gran Bretagna per evitare di dover tutelare il suolo iracheno con forze inglesi, già provate dal lungo conflitto mondiale, era favorevole ad una provincia autonoma guidata dal nobilato locale kurdo. A tal fine aveva favorito Shaikh Mahmud Barezendji che, nellottobre del 1922, formò un ministero di soli kurdi. Ma con il passare del tempo Shaikh Mahmud iniziò a parlare di indipendenza, sino a proclamarsi "re del Kurdistan". Tale posizione che non rientrava nei disegni di Londra spinse Baghdad, con la collaborazione della Raf, ad attaccare lo "stato kurdo" di Shaikh Mahmud, fino alloccupazione totale della provincia del luglio del 1924.
Nello stesso anno, in Turchia, Kemal emanò una legge che aboliva tutte le scuole, le associazioni e le pubblicazioni Kurde, così come le confraternite religiose e i seminari kurdi. La prima rivolta a queste misure fu guidata da Cheikh Said Pirani e fu soffocata nel sangue nellaprile del 1925, con larresto e limpiccagione dei dirigenti kurdi. Importante riportare la descrizione della violenza e della devastazione subita dai kurdi, fatta dalladdetto militare in Turchia: "il Kurdistan è stato devastato a ferro e fuoco. Gli uomini sono stati catturati, torturati e giustiziati, ridotti in cenere i villaggi, bruciati i raccolti, donne e bambini rapiti e assassinati." .Venne introdotta la legge marziale e fu stanziato un forte contingente militare.
Nel 1927, in Libano si costituisce la Khoybun (indipendenza in lingua kurda) un'alleanza tra tutti i movimenti kurdi che decidevano di cooperare con gli armeni, superando antiche ostilità. Questa scelta allarmò profondamente la Turchia perché gli elementi non turchi allinterno dello stato si alleavano per la prima volta fra di loro.
Il 1927 segna, anche, lavvio della rivolta dellArarat (dal nome del promontorio kurdo in cui iniziarono gli scontri con le forze turche). Il conflitto andrà avanti fino al 1930, vedendo fasi alterne nei combattimenti, e la proclamazione effimera da parte del generale Pasha della repubblica kurda dellArarat. Negli stessi anni si verifica una sollevazione nel kurdistan iraniano la cui scintilla era stata causata dallimposizione delluso del cappello alla occidentale. Il fermento di questi anni viene superato con una soluzione che verrà utilizzata spesso: gli stati che hanno al loro interno kurdi si coalizzano contro di loro superando rancori e contrasti. Accade nel 1930 e porta alla sconfitta dei ribelli kurdi.
Nel 1932 in Turchia viene emanato un provvedimento che divide lo stato in tre zone: la prima già turca; la seconda da "turchizzare", la terza da "svuotare" per motivi sanitari, economici e militari coincidente con le province abitate dai kurdi. Contro questi provvedimenti si opposero i kurdi che riuscirono a ritardare lattuazione del provvedimento fino al 1936.
Contro la realizzazione di queste misure, che comportavano per la terza area deportazioni di massa e distruzioni di villaggi, si ribellò il popolo kurdo. La lotta durò anni, anni in cui i kurdi subirono lattacco dellesercito turco, che utilizzò anche lartiglieria e i gas chimici, murava gli ingressi delle grotte in cui si erano rifugiati donne e bambini, ecc. Il bilancio fu di 50mila morti e più di centomila deportati.
Nel 1937 Turchia, Iran e Iraq firmarono il trattato di Saadabad in cui si impegnavano a combattere le bande armate e le organizzazioni tendenti a sovvertire lordine e le istituzioni, un chiaro riferimento alle associazioni kurde.
Le truppe anglo-americane, nellambito delle operazioni della II guerra mondiale, nel 1941 invasero la Persia deponendo, a causa della sua politica filonazista, lo shah, e nominando al suo posto il figlio. Nel 1946 i kurdi, appoggiati dai sovietici che avevano occupato il nord del paese, diedero vita alla repubblica del Kurdistan che tutelava anche le minoranze armene e assire, e alla cui fondazione contribuirono i leader dispersi nei diversi stati. Barzani, leader dei kurdi irakeni, fu nominato generale.
La repubblica, anche in questo caso, ebbe vita breve (durerà quasi un anno). Laccordo, tra Iran e URSS, con il conseguente abbandono del territorio persiano da parte delle truppe sovietiche, decretò la fine dellesperienza repubblicana. La strenua resistenza fu valorosa ma inutile. Anche questa volta accordi internazionali avevano spento le aspettative Kurde.
Nel 1945 Mustafa Barzani occupò le provincie di Arbil e Badinan, ma verrà poi sconfitto dalle truppe irachene appoggiate anche dagli inglesi.
Il 1952 registra un episodio importante: la Turchia diventa membro della Nato. Il passaggio è importante, perché la Turchia diventa un baluardo sia in funzione antisovietica, sia come elemento di controllo in un'area in cui fermenti di panarabismo sono sempre stati presenti. Questo ruolo non cambierà mai nel corso dei decenni, anche con il modificarsi di alcuni attori (crollo dell'Urss, nascita di stati integralisti musulmani).
I Kurdi, intanto, in Iraq appoggiarono la sollevazione del generale Kassem, che rovesciò la monarchia di Faisel proclamando la repubblica. Kassem puntò molto sullalleanza con il PDK di Barzani, affermando che la repubblica si sarebbe fondata sullalleanza tra lelemento arabo e kurdo, e includendo nella bandiera della neonata repubblica irachena il pugnale, uno dei simboli dellidentità kurda. In questo clima rifiorì lattività culturale kurda, venne reso nuovamente legale luso della lingua kurda e Barzani ritornò dallesilio sovietico.
L'idillio durò poco. Nel 1963 Kassem viene rovesciato da un colpo di stato organizzato da militari aderenti al partito Baath. Nuovo colpo di stato nel 1968 con lavvento al potere di Ahnad Hasan Al-Bakr che diviene presidente del consiglio della rivoluzione con Saddam Hussein come vice. La repressione antikurda, adottata dai regimi di Baghdad, portò ad un conflitto permanente tra il Kurdistan e Baghdad che andrà avanti per circa quindici anni e che darà vita a cinque guerre.
Il conflitto tra kurdi iracheni e il governo di Baghdad portò lo shah di Persia ad appoggiare il PDK irakeno di Barzani in funzione antirachena. Barzani in cambio "invitò" i kurdi iraniani a non combattere contro lo stato che continuava a reprimerli.
In Siria, la nuova politica, introdotta dalla nascita della RAU, aveva portato nel 1962 ad un censimento, voluto dai latifondisti, dal quale risultava che nella provincia di Djazire i Kurdi ammontavano a 120 mila unità. Con i dati del referendum il governo privò i kurdi della cittadinanza siriana, creando così le premesse per impedire che kurdi di altri paesi entrassero nel territorio della RAU. Nello stesso tempo minarono alle fondamenta la comunità Kurda con lobbiettivo non dichiarato di svuotare di abitanti una regione ricca di pozzi petroliferi. Nel 1963 il governo siriano commissionò uno studio "scientifico" che dimostrava che i Kurdi non erano un'entità autonoma, ma parte integrante del popolo arabo siriano. Qualche anno più tardi per contrastare la politica che diventava sempre più antikurda, nasceva il PDKS fondato da Nurredin Zara.
Nel 1970 venne firmato un accordo tra Mustafà Barzani e il generale Al Bakr, presidente dellIraq; questo accordo prevedeva il riconoscimento della lingua kurda, la possibilità di scuole e associazioni kurde, la partecipazione dei kurdi alla vita politica e istituzionale dellIraq. Ma per lennesima volta, la soddisfazione durò poco. Dalla costituzione, proclamata nel luglio dello stesso anno, sparirono alcuni punti importanti relativi ai diritti dei cittadini kurdi. Dopo tre anni l'esercito iracheno bombardava città e villaggi nella provincia di Kirkuk.
In Turchia, intanto, nel 1971 uno dei "soliti" golpe militari, che contraddistinguono la storia di questo paese, portò al potere i generali Tamagnac e Nihat Emin la cui linea politica era quella di riportare lordine nello stato turco, bloccando la "Kurtculuk" nella Turchia orientale, ossia lo sviluppo del movimento Kurdo che aveva conosciuto un rifiorire nella metà degli anni 60, quando Ankara aveva vissuto una relativa apertura politica, con il riconoscimento di formazioni politiche come ad esempio il TIP (Partito dei lavoratori della Turchia) che riconosceva lesistenza e la dignità del popolo kurdo.
Il pronunciamento militare di stampo fascista andrà avanti per un paio di anni, caratterizzati da episodi di violenza e feroci persecuzioni nei confronti non solo dei kurdi.
Nel 1974 Baghdad promulgò, finalmente, la legge sullautonomia della regione Kurda. Ma dellaccordo del 1970 non cera nessuna traccia. La rivolta dei kurdi fu violenta, ma la guerra durò poco. La dipendenza dei kurdi da uno stato estero, in questo caso lIran che appoggiava la rivolta, portò una amara sorpresa allorché nel 1975 venne firmato laccordo di Algeri che componeva i dissidi tra i due stati: lIran si impegnava a chiudere le frontiere ai kurdi e a non fornire più armi ai ribelli, e in cambio ottenne dall'Iraq la modifica dei confini a proprio vantaggio.
Nel 1978, nasce in Turchia il PKK (partito dei lavoratori del Kurdistan) fondato da Abdullah Ocalan, che si propone per la prima volta non solo di realizzare una rivoluzione nazionale, con la nascita di uno stato kurdo, ma anche una rivoluzione sociale con labbandono della tradizionale società feudale per una nuova forma di rapporti sociali.
Intanto scoppiava la rivoluzione in Iran, con il sostegno determinante dei Kurdi. Nel corso delle trattative tra le forze politiche per dar vita al nuovo Iran, il Pdk ribadì la richiesta di autonomia per il Kurdistan allinterno di un Iran democratico. Ma qualcuno temette che fosse lennesima beffa, infatti, in alcune provincie kurde ci fu una forte astensione nel referendum sulla forma di stato che vedeva in maniera massiccia vincere la repubblica.
Il ritorno di Khomeini diede una sterzata alle relazioni tra kurdi. Khomeini non parlava di autonomia per i Kurdi, anche se la nuova repubblica avrebbe tutelato le minoranze, ma allinterno di uno stato che si andava caratterizzando in senso fondamentalista. I Kurdi, che avevano contribuito alla cacciata dello shah, si ritrovarono a vivere in uno stato che non accettava le differenze e le diversità religiose. Khomeini proclamò la guerra santa nei confronti dei Kurdi, le cui organizzazioni politiche furono definite "il partito del diavolo" a cui seguì una feroce repressione, con violenze e omicidi di cui si incaricò Kalkhali, noto come il macellaio di Teheran, con lausilio dei guardiani della rivoluzione.
Nel settembre del 1980 Saddam Hussein, presidente dellIraq, denunciò laccordo di Algeri relativamente ai punti che trattavano questioni di confine tra Iran ed Iraq e dichiarò guerra ad un Iran ancora sconvolto da conflitti interni. La situazione, già grave per i Kurdi, diventò pessima con il conflitto; sia Teheran che Baghdad per indebolirsi reciprocamente finanziarono i kurdi presenti nello stato nemico, mentre reprimevano nel sangue i kurdi dislocati al proprio interno. Khomeini, nella sua lotta contro i kurdi, puntò sull'elemento religioso considerandoli atei, poiché non si piegavano ai dettami religiosi da lui imposti, e procedette a distruggere i loro villaggi. Dallaltra parte Saddam Hussein militarizzò tutte le zone del Kurdistan iracheno; ciò comportò la migrazione di intere popolazioni. La guerra, presentata dal presidente iracheno, come una guerra lampo, durò otto anni con conseguenze gravissime per tutti i popoli interessati.
Gli anni ottanta, gli anni della guerra Iran-Iraq vedranno un inasprirsi delle violenza in Kurdistan. I turchi seguono la stessa politica dei due stati in conflitto spostando intere popolazioni e procedendo alla distruzione dei loro villaggi. Nel 1983 i militari turchi attraversano lIraq, con il silenzio di Baghdad, per compiere azioni di rastrellamento e cattura di elementi kurdi. Queste incursioni si verificano ancora negli anni successivi, ad esempio nel 1985.
Le armi chimiche rappresentano, purtroppo, una costante nella storia del popolo kurdo. Il governo di Ankara usò le armi chimiche in occasione della rivolta di Daersim del 1936 e anche nel 1988 nella zona di Monte Cudi. Così lIran nel 1979 e ripetutamente lIraq di Saddam Hussein. Un nome in tal senso è tristemente famoso ed è quello della città di Halabja, che è stata definita da C.Gosdan (genista inglese) la Hiroshima kurda. Nel marzo 1988, Halabja, città di 40mila abitanti, fu colpita dallaviazione irachena. Il mix di gas usati dagli iracheni (iprite e gas asfissianti nervini) provocarono migliaia di morti (furono uccise allistante circa 5000 persone). Le conseguenze sono state gravissime per il sistema nervoso e respiratorio anche per i sopravvissuti.
La fine degli anni 80 e linizio del nuovo decennio fu caratterizzato da assassini politici eccellenti. A Vienna nel 1989 viene assassinato Glassemlan, figura di primo piano dei kurdi iraniani, mentre nel 1992 vengono assassinati il leader e due suoi collaboratori del PDKI in Germania. Per il primo omicidio la famiglia del morto e associazioni non governative avevano individuato i mandanti in alcuni membri del governo iraniano, che aveva intavolato trattative con il movimento kurdo per la risoluzione del conflitto nellarea del Kurdistan iraniano. Nel secondo caso le ipotesi sono più concrete, avendo un tribunale tedesco portato allincriminazione dei principali leader politici iraniani e dei maggiori responsabili dei servizi segreti iraniani; questa decisione portò ad un inasprimento dei rapporti tra Iran e Unione Europea, successivamente tornati normali.
Nel 1990, il 17 gennaio, scoppia la guerra, con la coalizione guidata dagli Usa che intervenne per "liberare" il Kuwait e i suoi pozzi di petrolio, invasi dalle truppe irachene. I Kurdi nell'immediato dopoguerra, approfittando della disfatta di Saddam, si ribellarono. La repressione irachena fu terribile, nell'indifferenza occidentale. Fonti turche parlano di massicci esodi di kurdi dallIraq con più di 10000 morti per il freddo e gli stenti.
Il dramma di un popolo veniva ancora una volta dimenticato per ragioni di strategia politica. LONU "fu costretta" ad intervenire effettuando lanci di materiale umanitario. Nel maggio del 1992 venne proclamata la Repubblica del Kurdistan nel nord iracheno basato su due principali forze politiche: il PUK di Talabani e il PDK di Barzani. Ma la pace tra queste due fazioni è durata poco portando ad una nuova lotta fratricida, placata dallintervento di Washington con limpegno, per le due forze, di impedire laccesso al PKK nella zona da loro controllata.
Bibliografia essenziale:
Vincenzo Strika, La guerra Iran-Iraq e la guerra del golfo, Ed Liguori 1993
Jasim Tawfik Mutafa, Lingerenza umanitaria e il caso Kurdo, BFS 1996
F.Froio, I Kurdi, Ed. Mursia,1991
Namo Aziz, Kurdistan, ilmanifestolibri, 1999
Di Vieste, Promesse e tradimenti, Kurdistan diviso