Breviario di internazionalismo.
Le
metamorfosi del nazionalismo e dellinternazionalismo, da Kant alla "rivoluzione
della questione militare". Basi sociali, forme ideologiche e geopolitica.
Di Perry Anderson. Dalla New
Left Review marzo-aprile 2002. Traduzione di Nicoletta Elli. Pubblichiamo
questo testo sulla questione nazionale: non siamo d'accordo su tutte le posizioni
che esprime, ma ci pare un utilissimo contributo al dibattito. Settembre 2002.
Poche nozioni politiche sono al tempo stesso così normative
e così equivoche quanto linternazionalismo. Al giorno doggi,
i colloqui ufficiali dellOccidente risuonano di appelli che fanno riferimento
ad un termine che è stato a lungo prerogativa della Sinistra. Qualsiasi
senso gli si voglia attribuire, il significato di internazionalismo deriva
logicamente dalla concezione di nazionalismo, dato che può avere valore
solo come retro-costruzione del proprio opposto. Tuttavia, mentre il nazionalismo
è, fra tutti i fenomeni politici moderni, il più contestato
in termini di principio (i giudizi in merito differiscono a 180 gradi, dallammirazione
allanatema) questa specie di schizofrenia non colpisce linternazionalismo:
le sue implicazioni sono di fatto sempre positive [1].
Ma il prezzo dellaccettazione consiste di indeterminazione. Se nessuno
ha dubbi circa il nazionalismo, ma sono in pochi a convenire circa il valore,
allinizio del terzo millennio la status dellinternazionalismo
sembrerebbe essere lopposto. In molti ne acclamano il valore, ma chi
è in grado di identificarlo senza dubbio come una forza? Questo paradosso
cela una storia. Fu Masaryk, grande leader nazionalista, a suggerire per la
prima volta la definizione più chiara e semplice di nazionalismo. Era
sua opinione, dissociandosi egli stesso, che nazionalismo volesse dire qualsiasi
azione che conferisse alla nazione il più alto valore politico. [2]
Ciò non significa che i suoi sostenitori debbano in
ogni circostanza o in ogni contesto, pensare sempre e solo alla nazione, escludendo
altre identità (in qualsiasi situazione, la portata della sua rilevanza
è variabile). Con queste premesse, la formula ci fornisce una definizione
equivalente di internazionalismo sufficientemente minimale e neutra da consentire
che sia venuta meno una ricostruzione empirica della sua esistenza. Storicamente,
il termine può essere applicato a qualsiasi azione, o prassi, che tenda
a trascendere il significato di nazione a favore della comunità, di
cui le nazioni continuano a formare lunità principale. Il vantaggio
di una definizione pragmatica di questo tipo sta nel fatto che si possono
eliminare una serie di preconcetti convenzionali circa il nazionalismo e linternazionalismo,
e si possono suggerire modalità più sistematiche di interrelazione
tra i due termini. Sin dal tempo della prima comparsa in forma moderna dei
due termini, circa duecentocinquanta anni fa, entrambi hanno subito una serie
di metamorfosi. Come possiamo spiegare al meglio queste trasformazioni? Più
avanti nel saggio suggerisco una periodizzazione. Linsidia di qualsiasi
suddivisione del tempo storico in sequenze categoriche è ovvia. In
un modo o nellaltro, la periodizzazione implica sempre una semplificazione
arbitraria, al punto che alcuni degli storici più illustri vorrebbero
ripudiarla in toto come procedura. Ma è più facile dirlo che
farlo. In unopera di prossima pubblicazione, Fredric Jameson ha giustamente
osservato che, in qualità di persone narranti, abbiamo poche possibilità:
"non possiamo non periodizzare". [3] Lo schema
che qui viene definito è confinato in poche notazioni telegrafiche.
Lo scopo è quello di definire le interrelazioni tra nazionalismo ed
internazionalismo come successione di fasi intelligibili, definite da alcune
dominanti. Il termine reca in sé i propri limiti: ciò che è
"dominante" non comprenderà mai la fase in questione, ma
rappresenterà piuttosto le forme più nuove e salienti di qualsiasi
periodo, che conterranno sempre una serie di contro-correnti e sotto-movimenti
che devono essere lasciati da parte provvisoriamente in nome della semplificazione.
La procedura adottata sarà quella di contrapporre le mutevoli versioni
storiche dellinternazionalismo alle successive idealizzazioni del nazionalismo
a cui si potrebbero storicamente far corrispondere, seguendo cinque coordinate:
1) il tipo di capitale coevo, o in cui è attivo, a ciascuna delle successive
varianti del nazionalismo; 2) la zona geografica principale del nazionalismo
in questione; 3) lideologia filosofica prevalente; 4) la definizione
operativa di nazione; 5) la relazione di un particolare nazionalismo alle
classi dominanti. La premessa relativa allo schema è utile in quanto
la storia dellinternazionalismo si può tracciare in modo migliore
facendola corrispondere alle coordinate del nazionalismo. In ogni periodo,
si sono verificati diversi tipi di nazionalismo e di internazionalismo, e
sono sempre esistiti conflitti significativi fra di essi, così come
allinterno degli stessi. Ciononostante, in questa matassa aggrovigliata,
è possibile individuare un filo conduttore. 1 Qual era
lideologia filosofica di questo nuovo patriottismo? Era il razionalismo
caratteristico dellIlluminismo, i cui rappresentanti più eloquenti
(Rousseau, Condorcet, Paine, Jefferson) misero in competizione la ragione
comune contro la tradizione, la volontà collettiva contro il peso inerte
delle abitudini. La definizione dominante di nazione in questo periodo era
essenzialmente politica, vale a dire che rappresentava un ideale del futuro,
non un legame con il passato. La nazione era qualcosa che i liberi cittadini
avrebbero creato: non esisteva prima del loro intervento come fattore perenne
ma sarebbe emersa come nuovo tipo di comunità, basata sui diritti "naturali"
piuttosto che sui privilegi e sulle restrizioni "artificiali" e
in cui la libertà sarebbe stata intesa come partecipazione civile nella
vita pubblica nel vero senso del termine. Una delle
caratteristiche più rilevanti di questo patriottismo illuminista era
costituito dal suo universalismo. Presupponeva infatti unarmonia fondamentale
tra gli interessi delle nazioni civilizzate (il popolo non civilizzato era
unaltra questione), tutti potenzialmente uniti in una lotta comune contro
la tirannia e la superstizione. Emblematica di questo razionalismo ottimistico
fu la tesi delineata da Kant nel saggio Per una pace perpetua, ovvero
che la rivalità tra i principi era lunica causa delle guerre
e che una volta che le ambizioni reali fossero state relegate al passato,
con il diffondersi delle costituzioni repubblicane, i popoli dEuropa
non avrebbero avuto più alcun motivo per combattersi lun laltro.
In questa epoca, gli ideali del patriottismo e del cosmopolitismo marciavano
insieme; sul piano dei valori, non vi era alcuna contraddizione tra di essi.
Non solo sul piano dei valori bensì, in buona misura, sul piano della
vita e delle azioni. Basti pensare al ruolo giocato da Lafayette nella guerra
di indipendenza del Nord America e nella Rivoluzione Francese, o al ruolo
di Paine a Philadelphia e a Parigi, come autore di pamphlet per le Tredici
Colonie e deputato per la Gironda nella Convenzione [4].
Più a sud, nella zona che fu maggiormente influenzata dalle sommosse
nord americane e francesi, i Liberatori delle guerre di indipendenza nellAmerica
spagnola (Bolivar, Sucre, San Martin) combatterono, non solo per le proprie
province ma in tutto il continente, per emancipare le terre vicine e lontane,
in uno spirito di fraternità regionale. 2 Ma il mondo
che si riunisce al Congresso di Vienna, vigilato dalla Santa Allenza, prestava
ancora obbedienza agli antichi principi. Contro gli anciens régimes
che continuavano ad invocare legittimità dinastica e si basavano sulla
fede religiosa, nacque presto una nuova configurazione, ciò che per
la prima volta possiamo definire, con una punta di anacronismo, "nazionalismo",
distinto dal patriottismo. [5] Il termine
è nato come espressione dellaspirazione delle classi possidenti
a formare il proprio stato in un mondo sempre più dominato dalla Rivoluzione
Industriale, ma in cui si trovavano ad abitare zone meno sviluppate delloriginale
epicentro britannico. Queste erano classi impegnate ad emulare gli stati industriali
leader del momento. Le nazioni maggiormente impegnate in questo nuovo tipo
di nazionalismo erano Belgio, Germania, Italia, Polonia e Ungheria. Lideologia
retorica proveniva dal romanticismo europeo e fra i maggiori esponenti vi
erano i Petöfi, i Mickiewicz e i Manzoni del momento. Questi personaggi
avevano introdotto il culto del passato medioevale o pre-moderno dei propri
paesi, in unoperazione intellettuale che invertiva il razionalismo patriottico
che li aveva preceduti. Per il nazionalismo romantico, la definizione essenziale
di nazione non era più politica ma culturale, e il termine di confronto
sarebbe stato il linguaggio, come trascrizione accumulata dellesperienza
delle passate generazioni. Il profeta
della convalida della particolarità culturale è stato Johann
Gottfried Herder. Ma se il nazionalismo romantico che fiorì in Europa
tra la terza e la settima decade del XIX secolo capovolse molte delle caratteristiche
del patriottismo di prima maniera, esso ne condivideva le intuizioni più
importanti. Esaltando la cultura tedesca, Herder, che proveniva dal Baltico,
non disprezzava la vicinanza con la cultura slava ma, anzi, ne acclamava il
diritto al retaggio distintivo. Lapproccio del nazionalismo romantico
non era più cosmopolita ma, apprezzando la diversità culturale
in quanto tale, difendeva tacitamente un tipo di universalismo differenziato.
Politicamente, se le sue prime conquiste furono le rivoluzioni greca e belga
che distrussero la pace della Restaurazione, la sua espressione più
grandiosa fu la "Primavera dei Popoli" del 1848. Il concatenarsi
delle sommosse rivoluzionarie che sconvolsero lEuropa in quellanno
associavano in tutto il continente un fermento nazionalista al contagio internazionalista,
con barricate che furono erette da Parigi a Vienna, da Berlino a Roma, da
Milano a Budapest. Se in Italia, Germania e Ungheria predominavano le lotte
per lunità nazionale o lindipendenza, il 1848 fu anche,
naturalmente, un anno di mancate rivoluzioni liberali e lanno che vide
linizio delle lotte rivoluzionarie socialiste, annunciate dal Manifesto
del Partito Comunista. La sovrapposizione
non era accidentale. Le forme di internazionalismo che corrispondevano al
nazionalismo romantico trovarono la loro collocazione simbolica nella Prima
Internazionale. Se domandiamo: quali furono le basi sociali di questa Internazionale
e delle insurrezioni popolari del 1848, la risposta è chiara. Non si
trattava di proletariato ma di artigiani dellera pre-industriale. Una
classe in possesso dei propri mezzi di produzione, attrezzi e capacità,
con un alto livello di preparazione, localizzata in prossimità dei
centri urbani delle capitali e, in ultimo ma non meno importante, geograficamente
mobile, una mobilità caratterizzata dai famosi viaggi di giovani apprendisti
nei propri paesi o allestero. Nel 1848 a Parigi si trovavano circa 30.000
artigiani tedeschi, tanto è vero che Heine affermava che si sentiva
parlare tedesco in ogni angolo di strada. A Londra, Marx ed Engels stavano
scrivendo il Manifesto per i lavoratori tedeschi che si trovavano in Inghilterra.
Berlino pullulava di artigiani polacchi o svizzeri, mentre Vienna di cechi
o italiani. Alla riunione in cui fu fondata la Prima Internazionale, Marx
venne accompagnato da un falegname e da un calzolaio. In altre parole, era
una formazione caratterizzata dalla combinazione paradossale di radicamento
sociale (che comprendeva una certa sicurezza culturale e un senso di alta
politica) e di mobilità territoriale (compresa la possibilità
di unesperienza diretta di vita allestero, e senso di solidarietà
tra lavoratori). Fu questa la configurazione, sulle barricate del 1848-49,
che consentì il passaggio dalle lotte nazionali a quelle internazionali
e dalle lotte internazionali a quelle sociali. Il personaggio più emblematico
è stato Giuseppe Garibaldi, il cui padre era un piccolo pescatore e
che cominciò la vita lavorativa come marinaio. Egli si convertì
agli ideali internazionalisti, che rappresentano la sua prima fede politica,
grazie ad un gruppo di esuli sansimoniani, deportati dalla Francia su una
nave in cui Garibaldi prestava servizio [6]. Garibaldi
divenne in seguito leroe militare e politico della Repubblica Romana
del 1848, impersonando il lato più generoso del nazionalismo italiano
del Risorgimento. Dopo la sconfitta della Repubblica, combatté per
una decina di anni per le cause progressiste dellAmerica Latina, del
Brasile e dellUruguay, dove un tempo aveva prestato servizio come capitano
di lungo corso, prima di tornare in Italia per guidare la spedizione che liberò
la Sicilia e la Calabria dal giogo borbonico, concretizzando lunificazione
nazionale italiana. La sua carriera, tuttavia, non finì qui. Nel 1860
Lincoln lo invitò a prendere il comando dellesercito nordista
durante la guerra civile americana, proposta che egli rifiutò sospettando
che Lincoln non fosse contrario alla schiavitù. Accettò invece
il posto di generale offertogli dalla Francia nel 1871, in difesa della III
Repubblica minacciata dalle truppe tedesche, e fu eletto deputato dellAssemblea
Nazionale da tre città francesi. Dopo la Comune di Parigi aderì
pubblicamente alla Prima Internazionale, con grande disappunto di Mazzini.
Nella figura storica di Garibaldi possiamo vedere racchiusi i migliori valori
propri della classe produttrice europea, in cui gli impulsi nazionali ed internazionali
coesistevano senza attrito. 3 Se invece
chiediamo quale fosse la forma dominante di internazionalismo in questa fase,
la risposta, senza dubbio, la si ritrova nella Seconda Internazionale dei
partiti socialisti [9]. Questa era la prima
volta che si assisteva ad una forma di internazionalismo direttamente opposta
al tipo dominante di nazionalismo, non più complementare ad esso, come
nel passato, ma antitetico. Vista da lontano, questa Internazionale possedeva
una struttura molto più grandiosa della precedente, con più
partiti, più membri, più operai veri. Ma le apparenze si sono
mostrate ingannevoli. In realtà, la modifica della base sociale del
nuovo conglomerato non aveva rafforzato lInternazionale. Questo a causa
del fatto che i nuovi proletari industriali del tempo erano classicamente
definiti da una costellazione di caratteristiche la cui simmetria era strutturalmente
meno favorevole nei confronti della resistenza alle dottrine dello stato di
quella degli artigiani europei di metà secolo. In gran parte, i nuovi
lavoratori erano parcheggiati nelle fabbriche e nelle miniere delle province,
lontano dalle capitali della politica dei relativi paesi, in Inghilterra o
in Francia settentrionali o nella Ruhrgebiet della Germania. Non possedevano
alcun mezzo di produzione, né la cultura e la tradizione di combattività
dei vecchi artigiani. La loro situazione poteva essere definita diametralmente
opposta a quella dei loro predecessori: una combinazione di immobilità
territoriale e di sradicamento sociale. Il risultato fu un più profondo
e più efficace sostegno di questa classe allimperialismo, con
le sue proiezioni di una comunità immaginaria formata dalla nazione
in quando grande forza, di quanto Marx o qualsiasi altro socialista della
generazione precedente potessero immaginare. La conseguenza fu la commistione
di passività popolare e di entusiasmo che salutò lo scoppio
della Prima Guerra Mondiale nel 1914. Quando le ostilità ebbero inizio,
i partiti socialisti dellEuropa occidentale, tradendo le più
solenni promesse, ad eccezione del partito socialista italiano, si gettarono
nella carneficina dei popoli. Le radici storiche di questa corsa al massacro
non sono ascrivibili alle sole decisioni dei leader di questi partiti, ma
al contesto sociale del giovane proletariato dellepoca. 4 Nel frattempo,
così come lo sciovinismo generato dal capitale si era radicalizzato
nel fascismo, anche linternazionalismo operaio si era radicalizzato
in tal senso, anche se nella direzione opposta. Solo in un paese si è
riusciti ad evitare il collasso morale del movimento operaio europeo. In Russia,
nel 1917, i lavoratori ed i soldati guidati dal Partito Bolscevico condussero
una rivoluzione socialista. Il sistema politico che emerse da questa insurrezione
dette vita al primo ed unico stato nella storia che non prevedesse alcun rimando
nazionale o territoriale nella propria denominazione, scegliendo di definirsi
semplicemente Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, senza designazione
di luoghi o popolazioni. Ciò significa che lintenzione dei suoi
fondatori fu incondizionatamente internazionalista. Poco tempo dopo, per coordinare
lazione dei nuovi partiti comunisti che cominciavano a sorgere in tutto
il mondo, ispirati dalla Rivoluzione Russa, i leader bolscevichi fondarono
la Terza Internazionale. [11] Il contrasto
con la Seconda Internazionale sarebbe stato drammatico. In Europa, sulla scorta
della terribile lezione che la Prima Guerra Mondiale aveva impartito alla
generazione di militanti operai, i partiti del Comintern mostrarono una disciplina
di ferro nel rifiutare qualsiasi forma di nazionalismo locale, oltre ad una
capacità di resistenza alle pressioni delle classi dominanti nei rispettivi
stati di appartenenza. Nella stessa
URSS, tuttavia, lelezione di Stalin a segretario del comitato centrale,
elezione che si fondava sulla promessa che sarebbe stato possibile costruire
"il socialismo in un solo paese", dette vita ad una nuova forma
di nazionalismo, specifico dellautocrazia che si andava rapidamente
sostenendo in Unione Sovietica. In breve tempo le attività della Terza
Internazionale furono totalmente subordinate agli interessi dello stato sovietico,
sulla base dellinterpretazione che Stalin fece delle stesse. Il risultato
fu un fenomeno di arresto, senza precedenti nella storia, di un internazionalismo
allo stesso tempo profondo e deformato, che rigettava da un lato la lealtà
al proprio paese e mostrava dallaltro una lealtà senza limiti
ad un altro stato. Testimonianza di questo fenomeno furono le Brigate Internazionali
della guerra civile spagnola, sorvegliate dagli emissari del Comintern (Codovilla,
Togliatti, Gerö, Vidali e altri) e reclutate da ogni parte in Europa
e nelle Americhe. Con questa commistione di eroismo e di cinismo, di solidarietà
disinteressata e di terrore omicida, linternazionalismo divenne perverso
come mai prima di allora. La prova
decisiva per la Terza Internazionale arrivò subito dopo, con lo scoppio
della Seconda Guerra Mondiale. In quella circostanza i partiti comunisti di
Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda e Norvegia, tutti paesi aggrediti dai
nazisti tedeschi, rifiutarono di fornire un supporto ai propri governi, asserendo
che il conflitto era ancora una volta un mero conflitto inter-imperialista
e quindi di nessun interesse per le masse. Mai posizione fu più impopolare
e politicamente sbagliata di questa, dato che la classe operaia aveva tutto
linteresse nel difendere la democrazia contro il fascismo. La presa
di posizione di questi partiti evidenziava inoltre la distanza che si era
creata fra la Terza e la Seconda Internazionale. Due anni dopo, Hitler invase
lURSS. Fu allora che i partiti comunisti europei si gettarono nella
battaglia contro il nazismo, arrivando a giocare un ruolo fondamentale con
la Resistenza, alla testa di movimenti di massa che combatterono contro loccupazione
tedesca, alla stessa stregua di quanto si stava attuando in Cina e in Corea
contro lespansione giapponese. In questa nuova situazione, non sussisteva
più il conflitto tra ciò che si reputava un dovere internazionalista,
ovvero aiutare la patria del socialismo, e ciò che invece era il dovere
nazionalista di difendere il paese dalla Wehrmacht: i due aspetti confluivano
in un unico compito, che i militanti compirono con grande successo. Nel pieno
di queste battaglie, Stalin annunciò improvvisamente lo scioglimento
della Terza Internazionale, ufficialmente con la motivazione che era diventata
anacronistica, ma in realtà per pacificarsi con gli alleati, Inghilterra
e America. Questa azione pose termine ad un lungo ciclo storico. La sconfitta
del fascismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale avrebbero posto le basi
per trasformare radicalmente sia il nazionalismo, sia linternazionalismo,
ora non più confinato alla sola Europa, ma esteso a tutti i paesi del
mondo. 5 Il nuovo
tipo di nazionalismo che divenne dominante su scala mondiale a partire dal
1945 era anti-imperialista, e le zone geografiche in cui vide la luce furono
Asia, Africa e America Latina. Quali erano i suoi tratti strutturali? Socialmente,
era molto più eterogeneo delle forme successive di nazionalismo che
si verificarono in Europa. I movimenti di liberazione nazionale che scuoterono
in quegli anni il Terzo Mondo erano guidati da diverse classi sociali. A volte
era la borghesia locale a dominare lintero processo, in questo senso
lIndia rappresenta il caso più importante. In altre situazioni,
fu il ceto medio, senza grossi capitali alle spalle, a prendere il comando,
utilizzando il movimento per poter diventare una vera borghesia dopo aver
ottenuto il potere, come era successo in Messico e in Turchia. Una variante
più precaria di questo schema si è verificata in diversi paesi
africani, dove il movimento nazionalista era guidato da burocrati o ufficiali
dello stesso stato coloniale. In altri casi ancora, gli intellettuali di origine
medio-bassa arrivarono al potere, come in Indonesia. Uno dei gruppi più
chiaramente identificabili allinterno di queste grandi sommosse era
quello dei maestri rurali. In ultimo, ma non per questo meno importanti, vi
furono anche casi in cui i partiti comunisti ottennero la leadership del movimento
di liberazione nazionale, trasformando la lotta in una indiscutibile rivoluzione
contro il capitale, come in Cina o in Vietnam. A Cuba si è verificata
una combinazione di varianti. Qual era
lideologia intellettuale dellanti-imperialismo post bellico? Era
di tipo sincretistico. Così come non vi era alcuna uniformità
sociale nella leadership dei diversi movimenti di liberazione nazionale, allo
stesso modo la sua espressione ideologica era ibrida e variegata, arrivando
a includere al tempo stesso correnti di pensiero razionaliste, romantiche,
positiviste ed irrazionaliste. Il kemalismo in Turchia, il surkanismo in Indonesia,
la composita ideologia tramandata successivamente da Obregòn, Calles
e Càrdenas in Messico, ne furono esemplari. Le combinazioni o le ricapitolazioni
di precedenti dottrine abbondavano. La caratteristica più evidente
di questo tipo di anti-imperialismo, tuttavia, fu la sua capacità di
far uso non solo di ideologie di diversa origine, accomunate dalla tipica
impronta borghese, ma anche di tradizioni antecedenti lIlluminismo e
successive al capitalismo, vale a dire da un lato la religione, dallaltro
il socialismo. Fra gli esempi più recenti del primo caso bisogna comprendere
la rivoluzione iraniana, mentre per quanto riguarda il secondo caso si fa
riferimento al sandinismo del Nicaragua. Quali erano le basi popolari di questo
anti-imperialismo? Numericamente la massa più consistente era costituita
dai contadini. Questo vale in particolar modo per la rivoluzione comunista
di paesi quali Cina, Vietnam, Yugoslavia. Queste furono sommosse qualitativamente
diverse dalla Rivoluzione di Ottobre a cui tuttavia facevano riferimento.
Tutte queste rivoluzioni trionfarono nel nome della nazione, mentre la Rivoluzione
Russa, nellora della vittoria, non assunse alcuna connotazione nazionalista. Cosa succedeva
nel frattempo al capitale? La nuova situazione creatasi dopo il 1945 potrebbe
essere definita come segue. In primo luogo, con la fine della Seconda Guerra
Mondiale, gli Stati Uniti arrivarono ad occupare una posizione allinterno
del mondo capitalista che nessunaltra nazione prima di allora aveva
mai avuto. Il Giappone e lItalia furono sconfitte e rovinate. LInghilterra
e la Francia si impoverirono e si indebolirono. Gli USA dominavano luniverso
del capitale in modo molto più deciso che non lInghilterra del
XIX secolo. In secondo luogo, non cera più solo un paese, la
Russia, in cui il capitalismo era stato rovesciato. Dal vortice della guerra
emersero molti paesi in cui venne abolita la proprietà privata dei
mezzi di produzione, in mezza Europa e in un terzo dellAsia. Il blocco
comunista su scala mondiale sembrava minacciare lesistenza del capitalismo.
In queste condizioni, il capitale scoprì improvvisamente il proprio
internazionalismo. I conflitti nazionali tra gli stati capitalisti, che avevano
provocato due guerre mondiali, furono dissipati. Lesistenza di un singolo
potere egemonico rese possibile lorganizzazione internazionale dei propri
interessi: il fatto che esistesse il blocco comunista lo rendeva necessario.
[12] Il risultato
fu un processo di unificazione commerciale, ideologica e strategica che ebbe
inizio con gli accordi monetari di Bretton Woods, per continuare con il piano
Marshall e il piano Dodge per la ricostruzione dellEuropa e del Giappone,
la creazione della NATO e del GATT, per culminare con la nascita della Comunità
Economica Europea, con lincoraggiamento degli USA. Il percorso di questa
integrazione internazionale passava attraverso la restaurazione generalizzata
del libero commercio e il superamento della sovranità nazionale attraverso
il Mercato Comune Europeo. Si è trattato di una marcata inversione
di tendenza che ha avuto la punta massima nel periodo intercorso tra le due
guerre, senza precedenti nella storia del capitalismo. Se dovessimo definire
questa situazione potremmo adottare il termine di sovra-nazionalismo, con
il duplice significato di supremazia degli USA su tutte le altre nazioni e
di nascita della Comunità Europea con poteri sugli stati dellEuropa
occidentale. La conseguenza
di questa trasformazione è rappresentata dallo spostamento, allinterno
della ideologia imperante degli stati capitalisti, dallo stato-nazione alla
democrazia liberale come mezzo dominante di integrazione della classe operaia
occidentale. Lideologia ufficiale delloccidente durante il periodo
della Guerra Fredda non metteva più al primo posto la difesa della
nazione, valore supremo fino alla Seconda Guerra Mondiale, per tutti, ma piuttosto
esaltava il mondo occidentale. Questo cambiamento coincise con la generalizzazione
e leffettivo consolidamento, per la prima volta, di una democrazia rappresentativa
basata sul suffragio universale come modello di stato capitalista di un paese
sviluppato, fenomeno che data a partire dagli anni 50. 6. Nel frattempo,
al di fuori della zona capitalistica, lanti-imperialismo aveva perso
impeto, cessando di rappresentare negli anni 70 la forma dominante di
nazionalismo. Si combattevano ancora guerre. Ma la vittoria della rivoluzione
vietnamita e lo scioglimento dellimpero portoghese, quando giunsero,
apparvero come epiloghi di un tempo precoce. In Africa e in Asia lattività
di decolonizzazione era un fatto compiuto; in America Latina, il tentativo
cubano di rompere lisolamento era fallito. Le battaglie per la liberazione
nazionale continuavano in Sud Africa, Palestina, America Centrale, ma non
avevano più lo stesso significato globale. Un altro tipo di nazionalismo,
completamente differente, stava salendo alla ribalta. Il blocco comunista
costituitosi dopo la Seconda Guerra Mondiale per combattere il fascismo in
Eurasia includeva riferimenti storici ben distinti. Nella maggior parte dei
paesi dellEuropa dellEst (Polonia, Ungheria, Romania, Cecoslovacchia,
Germania dellEst) Stalin impose il comunismo dallalto, con pressioni
militari, creando un anello di stati-satellite che avrebbero soddisfatto gli
interessi dellURSS. Invece, in Yugoslavia, Albania, Cina e Vietnam,
le rivoluzioni indigene furono vittoriose e portarono alla creazione di stati
comunisti completamente indipendenti. Tutti questi stati però erano
guidati da partiti profondamente radicati, per quanto attiene a dottrina e
disciplina, nella Terza Internazionale di matrice stalinista. Lideologia
di fondo dello stalinismo, la dottrina del "socialismo in un solo paese",
aveva alimentato una fedeltà incondizionata verso lUnione Sovietica
quando questi partiti stavano ancora lottando per ottenere il potere, essendo
organizzazioni perseguitate e illegali. Una volta ottenuto il potere, la stessa
dottrina, logicamente ed ironicamente, produsse lesatto opposto, un
netto conflitto con lUnione Sovietica in ciascuno dei partiti comunisti
non russi. Infatti, legoismo nazionale praticato da Stalin divenne ora
generalizzato, spesso a causa dellarroganza di Stalin e dei suoi successori.
Il risultato fu una disintegrazione ancora più accelerata dellinternazionalismo
del movimento comunista, proprio mentre gli stati comunisti si stavano moltiplicando.
Fu la Yugoslavia ad entrare in conflitto con lUnione Sovietica per prima,
poi lAlbania con la Yugoslavia, e questo già a partire dagli
anni 40. Fu poi la volta del conflitto tra Russia e Cina esploso nei
primi anni 60 e sfociato negli scontri sulle aree di confine delle due
potenze, distruggendo per sempre qualsiasi possibilità di unificazione
del mondo comunista. In seguito, sullonda di questi avvenimenti, scoppiarono
gli altri conflitti tra stati comunisti, che videro contrapposti Vietnam e
Cambogia, Cina e Vietnam. Attorno alla seconda metà degli anni 70
fu evidente che la forma dominante di nazionalismo mondiale consisteva nella
scissiparità fratricida del comunismo. [14] Quali furono
le radici storiche della clamorosa involuzione delle tradizioni leniniste,
così fortemente in contrasto con la moderna evoluzione degli stati
capitalisti? Due forze intercorrelate sono di fondamentale importanza. In
primo luogo, e ciò è evidente, allinterno del modello
replicato di "socialismo in un solo paese", le forze produttive
degli stati comunisti (che si muovevano a livelli molti inferiori rispetto
ai paesi occidentali) non ebbero alcuna possibilità di mettersi alla
pari con le economie dei paesi capitalisti, i quali usufruivano di collegamenti
industriali e commerciali totalmente assenti nei paesi dellEst. A livello
tecnologico ed organizzativo, le forze di produzione di questi paesi non superarono
mai le frontiere nazionali, determinando un livello di produttività
in URSS che non superava i 2/5 rispetto alla Germania o la Francia. In altre
parole, la persistenza del nazionalismo burocratico nel mondo comunista era
materialmente radicata nelle forze produttive le quali, a loro volta, erano
meno internazionalizzate rispetto a quelle del mondo capitalista. Il nazionalismo
bloccava ogni possibilità di superamento di questo sfasamento. Il patetico
avvizzimento del COMECON, contrapposto alla fioritura del Mercato Comune Europeo,
ne fu il diretto risultato. Cosa stava
succedendo nelle sovrastrutture politiche e ideologiche erette sopra queste
esigue basi economiche? Nei paesi capitalisti il declino del nazionalismo
corrispondeva alla nascita della democrazia liberale come legittimazione suprema
dellordine sociale, e come meccanismo per integrare la popolazione al
suo interno. Ma nei paesi comunisti non esisteva alcuna democrazia socialista:
la vita politica era completamente espropriata dai burocrati. In questa situazione,
i regimi al potere dovettero ricorrere al nazionalismo come surrogato per
integrare le masse nel modello politico. Come già Marx aveva avuto
modo di comprendere, la nazione funzionava come comunità immaginaria
che compensava la mancanza di libertà e di uguaglianza dei suoi membri.
In questo senso, la scissiparità del mondo comunista di questi anni
fu anche un prodotto diretto dellabolizione della supremazia del popolo
negli stati in questione. Lassenza di qualsiasi libera associazione
di produttori determinò, con una logica fatale, la nascita di un nazionalismo
avvelenato, causa dei conflitti tra paesi comunisti. Per un determinato
periodo, questo fu un surrogato che funzionò, più o meno, in
paesi quali Russia, Cina, Yugoslavia, Albania e Vietnam, in cui i partiti
al potere avevano perpetrato rivoluzioni autoctone e sconfitto gli invasori
del passato, conferendo agli stati che avevano creato una parvenza di validità
nazionale. Nella maggior parte dei paesi dellEuropa dellEst, invece,
i regimi comunisti erano privi di tale legittimità. Sebbene anchessi
tentarono di giocare la carta del nazionalismo (la Romania è lesempio
più eclatante) non ebbero alcuna credibilità.. Minacciati dalla
Armata Rossa già dal 1945, questi regimi furono mantenuti in vita solo
grazie a ripetuti interventi militari dellURSS (nella Germania dellEst
nel 1953, in Ungheria nel 1956, in Cecoslovacchia nel 1968). Alla mancanza
di democrazia popolare andò ad aggiungersi la continua umiliazione
del sentimento nazionalista, specialmente nei paesi comunisti più vicini
al dinamismo delleconomia capitalista, in grado di cogliere la distanza
tra le due economie. NellEuropa dellEst, il terremoto politico
del 1989 era in preparazione da lungo tempo. La scossa di assestamento destabilizzò
i due stati attigui, storicamente più legittimati, lUnione Sovietica
e la Yugoslavia, ovvero federazioni multi-nazionaliste. Entrambe caddero in
una dinamica di disintegrazione irrefrenabile, che portò al risveglio
del successivo separatismo e al peggioramento della crisi politica ed economica.
Oggigiorno, alla nascita del nuovo secolo, qual è la forma più
rilevante di nazionalismo nel mondo? Con tutta probabilità, sembrerebbe
essere quel tipo di conflitto il cui modello è stato definito dalle
secessioni post-comuniste, ma che si estende al mondo post-colonialista: dai
Balcani al Caucaso, dal Corno dAfrica ai Grandi Laghi, dal Kashmir a
Mindanao. 7 Per buona
parte del secolo, questo senso di internazionalismo rimase una caratteristica
locuzione domestica, di poco interesse al di fuori dei confini statunitensi,
dove invece sarebbero stati trovati termini più significativi per descrivere
ciò che in pratica questo fenomeno rappresentava. Oggi, tuttavia, in
assenza di un potere alternativo, legemonia americana è stata
in grado per la prima volta di imporre la propria auto-descrizione come norma
globale. Con le Nazioni Unite, un regime conciliante in Russia, alcune truppe
in Germania e in Giappone, un protettorato in Cina, basi in diversi stati
cliente [16] e una potenza militare che
da sola supera quella di tutti i potenziali rivali messi insieme, la volontà
degli Stati Uniti è stata ribattezzata con un eufemismo che la dice
lunga sulla sua prosperità. Il suo sinonimo è semplicemente
la "comunità internazionale", senza il cui riferimento nessun
discorso ipocrita del Segretario Generale delle Nazioni Unite, né comunicato
della NATO, né editoriale sentenzialista del New York Times,
di Le Monde o del Guardian, per non parlare dei vari telegiornali,
si può ritenere completo. Linternazionalismo in questo senso
non è più il coordinamento delle maggiori potenze capitaliste
sotto il dominio americano e contro un nemico comune, linflusso negativo
della Guerra Fredda, ma un ideale assertivo: la ricostruzione del globo secondo
limmagine americana, sans phrases. La bandiera sbrindellata del
mondo occidentale è stata ammainata. Al suo posto è stata issata
la bandiera dei diritti umani, vale a dire in primo luogo il diritto della
comunità internazionale di assediare, bombardare, invadere le terre
delle popolazioni o degli stati che non vi si riconoscono: Cuba, Yugoslavia,
Afghanistan, Iraq, e di fornire supporto, finanziare ed armare quegli stati
che invece vi si identificano: Turchia, Israele, Indonesia, Arabia Saudita,
Pakistan. Per quanto riguarda i ceceni, i palestinesi, i tutsi, gli sahrawi,
i nuer ed etnie ancora più esigue, la maggior parte delle quali non
possiede neanche uno stato, la carità non può dopo tutto essere
ubiquitaria, come ha avuto modo di far notare Samuel Berger, Consigliere per
la Sicurezza Nazionale dellamministrazione Clinton. Le resistenze
al nuovo ordinamento ci sono ancora. A livello nazionale, gli alleati europei
si dimostrano a volte irrequieti di fronte ad un eccessivo "unilateralismo"
americano, pur attuando mozioni di consultazioni diplomatiche che tradizionalmente
sono servite come copertura della propria subordinazione; a volte Russia e
Cina devono patteggiare i propri favoritismi allinterno del Consiglio
di Sicurezza. A livello internazionale, il fondamentalismo islamico e il post-integralismo
cattolico si fanno avanti come promotori di forme di vita alternative, meno
asservite al mondo del consumismo. I movimenti che si sono riuniti a Porto
Alegre si battono come diaspora emergente dellopposizione sociale, le
cui linee guida devono ancora essere individuate. Nel frattempo, troviamo
rifugio sotto i cieli della giustizia infinita e della libertà duratura.
Ma se è possibile rimpiangere i giorni, non molto lontani, in cui la
civilizzazione del capitale procedeva con minore santimonia, non cè
ragione per supporre che questa sia la fine del percorso dellinternazionalismo.
La sua storia è piena di episodi ironici, di zig-zag e di sorprese.
E improbabile che si sia assistito allultimo. [1]
Leccezione più autorevole e originale è rappresentata
dal saggio di Tom Nairn "Internationalism: A critique, Faces of Nationalism,
Londra 1997, pp. 25-45, in cui viene trattato il suo posto allinterno
della storia del socialismo. torna su [2]
Fu accusato di nichilismo nazionalista dagli zeloti cechi del periodo pre-bellico;
dopo il 1914 ha cambiato posizione. torna su [3]
A Singular Modernity, Londra 2002 (in corso di pubblicazione) torna
su [4]
Anche Santhonax che assistette Toussaint a Santo Domingo, o Pétion
che fornì asilo politico a Bolivar, appartengono a questo gruppo torna
su [5]
In Francia, Lamartine parlò di "nazionalismo" a metà
degli anni 30 del XIX secolo - in Inghilterra ciò avvenne un decennio
dopo ma il termine diventò di uso comune solo nella seconda
metà del secolo. torna su [6]
Al mare, elemento par excellence di feroci ostilità proto-nazionaliste
ai tempi di Drake, Van Tromp, Duguay-Trouin, si attribuì nel XIX secolo
un proprio internazionalismo marittimo, popolato di marinai e comandanti radicali.
torna su [7]
Il mitico personaggio del soldato Nicolas Chauvin, eroe popolare dellimmaginario
collettivo francese, fece la sua prima comparsa durante la restaurazione:
si veda Gérard de Puymèges, Chauvin, le soldat-laboureur:
contribution à létude des nationalismes, Parigi 1993.
torna su [8]
Galvanizzando, naturalmente, i movimenti nazionalisti contro di esso e andando
a formare la sottodominante più significativa del periodo compreso
tra la Comune e la Prima Guerra Mondiale: la rivolta di Al-Uraby in Egitto,
il Comitato per lUnione e il Progresso in Turchia, la rivoluzione costituzionale
in Persia, i Boxers, rivoltosi cinesi, e Katipunan nelle Filippine. torna
su [9]
Per alcuni aspetti, lanarchismo fornì un marchio più radicale
allinternazionalismo allinterno del movimento operaio di questo
periodo, come dimostrato dal IWW in America, ma rimase più debole a
livello sociologico. Dallaltra parte delle barricate, la Chiesa Cattolica
ai tempi di Pio IX esortò i fedeli a resistere al nazionalismo secolare
e al socialismo, in una mobilizzazione clericale che si trasformò in
seguito nella Democrazia Cristiana. In questa fase, tuttavia, rappresentava
ancora una forza accessoria. torna su [10]
Gli esempi asiatici di questa forza comprendono la Falange Libanese, la congiura
irachena denominata Golden Square (blocco doro), la RSS in India, le
Camicie Blu in Cina; in Africa, il Broederbond; in America, diametralmente
opposto, il garveismo torna su [11]
In competizione con linternazionalismo di Lenin cera naturalmente
la versione offerta da Wilson, fra le vendicative clausole di indennizzo di
Versailles ed il fiasco della Lega delle Nazioni. torna
su [12]
Le forme di internazionalismo comunista che rimasero in vita dopo lo scioglimento
della Terza Internazionale, più rigide ma più fragili rispetto
allunità occidentale, contribuirono a rafforzarlo. Lobbedienza
a Mosca era ancora la regola, almeno fino a quando Stalin visse; sotto Krushev,
che non poteva fare affidamento su questo tipo di influenze, sono stati attuati
dei tentativi per ricostituire i congressi formali dei partiti, tentativi
abbandonati poco dopo la sua caduta. Nel Terzo Mondo, la Conferenza Bandung
portò alla creazione di un Movimento Non Allineato che rimase tuttavia
nellombra. torna su [13]
Il concetto originario di Kautsky è riportato nel testo "Ultra
Imperialism", NLR 1/59, Gennaio-Febbraio 1970, pp. 41-46. La sua corrispondenza
con la realtà del coordinamento inter-capitalistico degli anni settanta
è stato trattato dal maggiore teorico liberale del nuovo regime, Robert
Keohane: After Hegemony, Princeton 1984, p. 43. torna
su [14]
Lunica eccezione è costituita da Cuba, il cui supporto ai movimenti
rivoluzionari di liberazione nazionale, dal Nicaragua allAngola rappresenta
la forma di internazionalismo contro-corrente più eclatante del periodo.
torna su [15]
La nozione degli USA come entità diversa da nazione-stato ha ora le
sue varianti nella Sinistra, in cui la matrice giuridica della costituzione
americana ed il mosaico etnico dellimmigrazione sono concepiti come
emergente catallassi globale. Per una critica dettagliata di questo concetto
idealista, si veda Gopal Balakrishnan, "Virgilian Visions", NLR
5, Settembre-Ottobre 2000, pp. 142-48. Lautore, con una vena machiavellica,
suggerisce un sistema politico destinato ad una crescita illimitata, combinando
una forza di vecchio stampo con la neutralizzazione economica, culturale e
demografica o la negazione di tutti gli altri centri di potere. torna
su [16]
"In una giornata qualsiasi antecedente l11 settembre, secondo il
Dipartimento della Difesa, oltre 60.000 militari stavano effettuando operazioni
temporanee in circa 100 paesi": Los Angeles Times, 6 Gennaio 2002. torna
su
Le origini del moderno sentimento nazionalista, come forza secolare, risalgono
al XVIII secolo. Fu allora che ebbero inizio le due grandi rivoluzioni che
diedero vita al primo concetto ideologico di nazione, così come intendiamo
il termine oggigiorno, ovvero la rivolta delle colonie del Nord America contro
gli inglesi e il rovesciamento dellassolutismo in Francia. Le Rivoluzioni
Americana e Francese, che di fatto hanno abbozzato lidea di una nazione
in termini di collettività popolare, erano i prodotti di due società
fra le più avanzate del tempo: le loro ideologie hanno causato una
rottura consistente con le visioni del mondo che avevano ispirato le prime
rivoluzioni europee, nei Paesi Bassi nel XVI secolo e in Inghilterra nel XVII
secolo, sommosse queste di natura religiosa, fatte in nome di Dio, piuttosto
che nel nome del popolo. Le Rivoluzioni Americana e Francese si sono verificate
in un periodo anteriore alla Rivoluzione Industriale, in cui il capitale continuava
ad essere prevalentemente di derivazione commerciale o agraria. Proprio per
questa ragione, le elite del tempo erano in grado di mobilizzare produttori
diretti nelle città e nelle campagne, ciò significa masse popolari
composte prevalentemente da artigiani o coltivatori. Non si era ancora verificato
il fattore dellabisso sociale tra produttori e lavoratori che le industrie
avrebbero in seguito generato. Ununica categoria poteva ipoteticamente
comprendere tutte le categorie, le classi predominanti e le classi subordinate,
nellaccezione di patriottismo. I militanti delle battaglie dei futuri
Stati Uniti dAmerica e in Francia si definivano "patrioti",
termine ispirato alliconografia e alle leggende delle antiche repubbliche:
Atene, Sparta, Roma.
Il ciclo ispano-americano di lotte durò fino alla terza decade
del XIX secolo. Allora, nella stessa Europa, il patriottismo e il cosmopolitismo
di stampo illuminista erano già stati fatti fuori dalla corruzione
degli ideali dovuta allespansionismo militare napoleonico. La lotta
contro il Primo Impero aveva prodotto versioni controrivoluzionarie del patriottismo
e del cosmopolitismo: la resistenza nazionalista, di impronta conservatrice
o clericale, allaggressione francese in Spagna, Germania e Russia e
laccordo internazionale dei monarchi europei del periodo della Restaurazione.
Sono i primi esempi di una serie di sottodominanti che costellano la sequenza
delle fasi da considerare.
A partire dal 1860 le classi possidenti abbandonarono il nazionalismo romantico
a cui avevano un tempo aderito o, nel caso di Piedmont, lo manipolarono, quando
i proprietari terrieri europei e i commercianti portarono a compimento lultimo
episodio di rivoluzione borghese dallalto, piuttosto che dal basso,
con lirreggimentazione ed il serrato controllo politico alla base dellunificazione
bismarckiana della Germania. In seguito, la forma dominante di nazionalismo
nei paesi occidentali cambiò radicalmente. Ora, per la prima volta,
il vero sciovinismo [7], a lungo rimasto
in incubazione nellimmaginario sociale, divenne unallocuzione
diffusa nei principali stati industrializzati: Gran Bretagna, Stati Uniti,
Francia, Germania e Italia. Questo fu il tempo di politici quali Chamberlain,
Ferry, Bülow, McKinley, Crispi. Il capitale in queste nazioni andava
concentrandosi sempre più nelle grandi imprese, alla ricerca di un
controllo monopolistico dei mercati interni o di annessioni coloniali, scenario
tratteggiato da Hobson e Hilferding. Lo sciovinismo che accompagnava e assicurava
questo nuovo tipo di espansionismo derivava il proprio lessico dal darwinismo
sociale. Lideologia intellettuale era essenzialmente positivista e la
sua definizione di nazione sempre più etnica, vale a dire che consisteva
di una miscela di elementi culturali e fisici, notevolmente meno idealizzato
del suo predecessore. Dichiarando relazioni tra i popoli come se si trattasse
di "sopravvivenza dei più forti", questo tipo di nazionalismo
dal grande potere, o dal mancato grande potere, di cui vi erano svariati riflessi
anche al di fuori del centro del sistema, in Messico o in Argentina, per la
prima volta diffuse unostilità diretta verso le altre nazioni,
o gli altri popoli. Lo sciovinismo della Belle Epoque era un discorso imperialista
di superiorità. [8] Le sue funzioni
erano duplici. Da un lato serviva a mobilizzare le popolazioni di tutti gli
stati per intensificare la competizione inter-imperialista del periodo, e
per condurre le conquiste coloniali, dallaltro serviva ad integrare
le masse nel modello capitalistico, al tempo in cui il suffragio cominciava
ad essere esteso ai settori della classe operaia. Lo sciovinismo imperante
operava per neutralizzare i rischi dellestensione del voto, trasferendo
le tensioni sociali dallantagonismo di classe a quello nazionale. Non
è un caso che gli artefici della riforma elettorale in questo periodo
fossero anche fomentatori del nuovo sciovinismo: Disraeli in Inghilterra,
Bismark in Germania e Giolitti in Italia.
Se lo scoppio del conflitto inter-imperialista seppellì le pretese
della Seconda Internazionale, la fine della guerra ridefinì ancora
una volta le forme ascendenti del nazionalismo e dellinternazionalismo.
In mezzo a depressioni economiche e crisi senza precedenti, il capitale si
mosse verso forme ancora più avanzate di concentrazione: non più
in un contesto di libero commercio internazionale e boom a lungo termine,
ma piuttosto in una situazione di recessione, protezione ed autarchia. In
questa congiuntura, la zona geografica che produsse il tipo dominante di nazionalismo
era situata allinterno dei quei poteri che furono sconfitti nella prima
Guerra Mondiale, ovvero Germania, Italia, impero austro-ungarico e Giappone.
In questi paesi la forza emergente era il fascismo. Prendendo a prestito lideologia
non dal positivismo ma dallirrazionalismo moderno (Sorel e Gentile in
Italia, Nietzsche in Germania, le dottrine del kokutai in Giappone)
il fascismo alla fine arrivò a definire la nazione come una comunità
biologica: la razza. Con questa definizione la riduzione del contenuto ideologico
della nazione era stata brutalmente completata. In questo senso, il fascismo
è stato uno sciovinismo imperialista elevato alla massima potenza,
che ha scatenato un fanatismo reazionario senza precedenti. Di nuovo, la sua
funzione fu duplice. In primo luogo serviva a mobilizzare le classi subordinate
contro i vincitori della Prima Guerra Mondiale per condurre il secondo round
di competizioni inter-imperialiste, in cui le nazioni sconfitte o frustate
sarebbero risultate vittoriose questa volta. In questo senso, il motivo ideologico
conduttore era rappresentato dalla compensazione e dalla vendetta. Allo stesso
tempo, la nazione fungeva da meccanismo contenitivo delle masse laddove la
democrazia parlamentare stava vivendo un momento di crisi irreversibile ed
ampi strati della classe lavoratrice si stavano orientando verso un socialismo
rivoluzionario. Le due funzioni erano strettamente intercorrelate, in quando
erano proprio i sentimenti di sconfitta e di disappunto relativi alla Prima
Guerra Mondiale a minare la stabilità della democrazia capitalistica,
rendendo necessario il ricorso ad una coartazione controrivoluzionaria. Il
progetto fu quasi per essere realizzato. Alla fine del 1914 tutta Europa,
dal Canale della Manica al Mar Baltico, era integrata in un ordine fascista,
mentre nellEstremo Oriente il Giappone dominava uno spazio ancora più
vasto. Ma il fascino del fascismo non era confinato a queste sole zone: in
America Latina, le tre esperienze politiche più importanti (lEstado
Novo in Brasile, il peronismo in Argentina e gli albori del Movimiento
Nacionalista Revolucionario in Bolivia) erano tutte attratte dal suo campo
magnetico [10].
Fino ad ora, lanalisi è stata necessariamente focalizzata sulle
zone geografiche dellEuropa e del Nord America, non per una questione
di meriti speciali, ma per il ruolo determinante che il capitalismo occidentale
ha assunto a livello mondiale in quel lungo arco di tempo che va dalle rivoluzioni
americana e francese alla Grande Depressione e alla Seconda Guerra Mondiale.
Dopo il 1945 tutto cambia radicalmente. Ora, finalmente, la stragrande maggioranza
dei popoli entra in scena come forza centrale. Nella nuova fase, che viene
inaugurata nel 1945 e prosegue fino al 1965 circa, si verifica un improvviso
e spettacolare scambio nelle relazioni tra capitale e forza lavoro da un lato
e nazionalismo ed internazionalismo dallaltro. Se guardiamo indietro,
ci rendiamo conto che questo è stato uno dei grandi mutamenti del ventesimo
secolo. In precedenza, le forme dominanti di nazionalismo, dalle ambizioni
più nobili dei patrioti illuministi ai crimini più efferati
del fascismo, erano sempre state espressione delle classi abbienti, mentre
a partire dal XIX secolo in poi le forme corrispondenti di internazionalismo,
nonostante i vizi ed i limiti, erano espressione delle classe operaia. Dopo
il 1945 questa doppia connessione, capitale/nazionalismo da un lato e forza
lavoro/internazionalismo dallaltro, si capovolge. Il nazionalismo diventa
prevalentemente una causa popolare, di masse sfruttate ed indigenti, in rivolta
intercontinentale contro il colonialismo e limperialismo occidentali.
Linternazionalismo, al contempo, inizia a cambiare volto, assumendo
nuove forme rispetto al capitale. Si trattava di una trasformazione fatale.
Dalla metà degli anni 60 in poi, questo assetto subì
unalterazione significativa, in quanto una serie di trasformazioni strutturali
avevano modificato le relazioni tra stati e mercati in tutto il mondo capitalistico
sviluppato. Una volta terminata la ricostruzione post bellica leconomia
di Germania, Francia, Italia e soprattutto del Giappone crebbero molto più
velocemente di quella americana e, verso la metà degli anni 70,
il sistema Bretton Woods era già superato. Allo stesso tempo, il peso
delle corporazioni multinazionali, tipicamente basate in uno stato ma in via
di espansione oltre frontiera, era diventato ancora più potente ed
invasivo, attuando le prime forme di controllo delle autorità nazionali
sui processi di accumulazione sempre più precari. In seguito, e in
modo più deciso, i mercati finanziari divennero interdipendenti, andando
ad operare in vasti circuiti di investimenti e speculazioni intercontinentali,
superando quindi qualsiasi meccanismo tradizionale di regolamentazione nazionale.
In questo modo il ritorno delle potenze tedesca e giapponese non rappresentò
il segnale di un arretramento dei conflitti inter-imperialisti del periodo
fra le due guerre. I principali paesi capitalistici erano orientati ora verso
livelli sempre più alti di coordinamento politico. La Comunità
Europea procedeva verso lunificazione del mercato, e quindi della moneta,
avvalendosi anche di un parlamento debole. Gli USA, il Giappone e le altre
potenze moltiplicarono incontri ed accordi per agevolare la gestione comune
dellandamento economico capitalistico mondiale. Verso la fine degli
anni 70 giunse lora del G7. Qualcosa analogo alla concezione di
Kautsky di "ultra-imperialismo" si stava avverando. [13]
Potremmo alternativamente definire questo tipo di internazionalismo, caratteristico
del capitale negli ultimi decenni del XX secolo, una sorta di transnazionalismo,
per evidenziarne la diversità dalla forma precedente. Transnazionale
ha un duplice significato: si riferisce in primo luogo ai legami internazionali
che ora legano le tre aree principali del capitale, dallAtlantico al
Pacifico, in un unico accordo, e secondariamente alle nuove forme di imprenditoria
intercontinentale e speculazione finanziaria, che oltrepassano i confini nazionali.
Ideologicamente, lallocuzione ufficiale del periodo non fu abbandonata,
ma rinforzata, nel senso di supremazia dei valori democratici sui valori nazionali,
rendendo questi più plausibili con una democratizzazione controllata
a distanza delle dittature dellarea mediterranea, ovvero in Spagna,
Portogallo e Grecia, regimi che avevano contraddetto in modo evidente la retorica
del mondo occidentale della fase precedente.
Se è così, qual è allora la forma dominante di internazionalismo
al giorno doggi? Alla luce delle metamorfosi a cui abbiamo assistito,
con la scomparsa del blocco sovietico, per la prima volta siamo in presenza
di una reale egemonia globale, in quanto gli USA sono la forma di potere che
si ritrova nei sogni di qualsiasi stato. Linternazionalismo, nel linguaggio
corrente, ha avuto tradizionalmente come suo opposto alcune versioni di nazionalismo.
Negli USA, tuttavia, dallinizio di questo secolo, il termine internazionalismo
ha acquisito un antonimo completamente diverso: in questo caso il suo opposto
è lisolamento. Lantitesi dei due termini (internazionalismo/isolamento)
rende evidente il presupposto comune: la supremazia dellinteresse nazionale,
che costituiva il fondamento di entrambi, non è mai stata messa in
gioco, ma era semplicemente il modo migliore per ottenerla. Lorigine
storica del fenomeno risiede nella combinazione peculiare creata dallideologia
americana di una repubblica allo stesso tempo eccezionale e universale: unica
per le sorti delle proprie istituzioni ed esemplare nella capacità
di attrarre [15]. Si tratta di un messianismo
falso, che porta ad un culto fervente della propria patria e ad un senso di
redenzione missionaria del mondo o, più realisticamente, ad una mescolanza
diplomatica dei due. Linternazionalismo ha sempre avuto un posto donore
nel vocabolario dualistico di questa tradizione. In pratica ha operato come
parola in codice per consentire agli USA di operare politiche progredite su
ampia scala. Così come lisolamento non ha mai significato il
pur minimo indebolimento della Dottrina Monroe, della Dichiarazione Olney
o dellEmendamento Platt, vale a dire comando supremo USA sullemisfero
occidentale, allo stesso modo, fin dallinizio, linternazionalismo
nel senso americano significava semplicemente la volontà di estendere
il potere USA allEurasia: gli interventi di Wilson, dal Messico alla
Russia, definivano questa logica dallinizio.