Diritto di replica.
Dialogo fra la parte bianca e la parte nera di un giovane italiano a Roma, di padre eritreo e madre napoletana. Cosa vuol dire avere la pelle di un altro colore. Di Alessandro Ghebreigziabiher. Novembre 2000.


Sì, la mia parte nera, il mio lato africano, la mia anima selvaggia, l'origine del mio cognome tanto diverso dal mio nome ha bisogno di sfogarsi.
Sinceramente, con fiducia, in equilibrio.
E chi se non la mia parte bianca, occidentale (con tutto quello che ciò comporta), moderna, col mio nome tanto tranquillizzante quanto evocativo di echi extracomunitari è il mio cognome, può e deve ascoltare e comprendere il suo sfogo ?
Se non altro perché non potrà certo dire di non aver visto o di essersi trovato altrove.

N. Ti rendi conto della fortuna che hai ?
B. Di cosa parli ?
N. Di dove siamo nati per esempio. La ruota gira ed ha scelto "Biancopoli"
B. Perché esiste "Neropoli" ?
N. Ecco, sei doppiamente fortunato! Anche la storia è dalla tua parte! Che dico, anche geografia, filosofia, religione soprattutto, tutte le
materie sono con te!
B. Sei invidioso è basta!
N. Per niente, è qui che ti sbagli! Sono fiero di cosa sono e da dove vengo. E che vorrei che tu sappia cosa è stata per me la tua
fortuna.
B. E' semplice: la mia fortuna è anche la tua, siamo uniti io e te.
N. Tu credi ?! Ascoltami. Pensa a quando eravamo piccoli: tutti i giocattoli erano fatti per te. Non ce n'era uno a cui assomigliassi.
B. Ma giocavamo insieme, no ?
N. Sì ma erano i "tuoi" giocattoli, non i "miei"! Non c'era Big Jim etiope! E nei soldatini il faraone era chiaro e gli schiavi erano scuri.
E non potevamo invertire le parti perché questi ultimi erano già costruiti con i carichi sulle spalle, piegati. Bisognava spezzarli per
liberarli. E pensa a quando giocavamo ai cow-boy! L'indiano lo dovevo fare sempre io! E tu lo sceriffo, il pistolero, Tex willer.
E lo credo che vincevi: tu con le pistole ed io con le frecce!
B. Ma non è colpa mia se nelle favole c'era sempre il buono ed il cattivo. Ed il bene deve vincere, lo sai!
N. Sì ma il buono era sempre quello chiaro! Era "l'uomo nero" che ci avrebbe portato via se non facevamo i bravi! Il lato oscuro, la
pecora nera, Macchia nera, e così via.
B. E vabbè
N. Vabbè un cavolo! Ti piacevano i cartoni animati, vero ?
B. Sì, anche a te credo!
N. Certo, anche se però non vedevamo Goldreake senegalese, Jeeg Robot tunisino o Lupin terzo marocchino perché perfino i giapponesi li disegnavano come te! Se almeno fossero stati coerenti, gli occhi a mandorla sarebbero stati diversi per tutti e due!
B. La stai facendo troppo grande
N. Ma sì, hai ragione in fondo c'era anche la musica: Michael Jackson! Poi è andata come sai Ed in fondo lo capisco. Ha pensato di essere troppo bravo per fare il nero.
B. Lo sai che penso ? che sei troppo legato al mondo della fantasia, dell'infanzia. Si matura e si scopre che la realtà è un'altra!
N. Hai ragione, la realtà è molto peggio! Cosa pensi che provi tutte le volte che la polizia mi ferma in tono minaccioso perché
vede un extracomunitario e si calma quando sa che ci sei anche tu, che parli bene la sua lingua, che non hai paura e che sai cosa
dire ? Cosa pensi che provi quando mi presento e dico che nonostante la mia carnagione sono nato a Napoli e mi sento rispondere con un sospiro quasi di sollievo: "Ah, mi credevo che eri marocchino", da persone che non sa nemmeno dove sta il Marocco ? E cosa pensi che provi tutte le volte che entro in un negozio, sulla metropolitana, in un ufficio, dovunque ci sia gente e che aspetto che tu parli e che faccia sentire che ci sei anche tu, che sei uno di loro, che tranquillizzi i loro sguardi ?! Sguardi che sono un misto di diffidenza, curiosità, paura, odio ma anche desiderio di dimostrarmi che sono democratici ed antirazzisti e che capiscono il mio dolore, la mia difficoltà, che
sono dalla mia parte. Credimi, amo la mia parte non ho bisogno di compassione, lo considero un dono, ma tanto quanto amo la
tua. Amo il loro confrontarsi dentro di me, come una magica danza. Il mio unico problema è la tua fortuna.