Permesso di soggiorno e dignità subito!
12 marzo 2005. Cronaca di una di lotta migrante. Cosa vogliono e come lottano gli immigrati a Torino. Di De Gregorio Orlando. Giugno - 2005.


2500 persone. E’ un’esplosione di colori e di lingue. E’ una manifestazione per i diritti degli immigrati. Il corteo passa per i quartieri con alta percentuale di immigrati, di fronte ai banchi del mercato e di fronte ai luoghi della vetrina olimpica. Irrompe nel sabato pomeriggio dei tanti passanti e grida: “permesso di soggiorno subito!”. Protagonisti della giornata di lotta sono proprio gli immigrati, tanti gli arabi, ma anche africani, albanesi e rumeni. Gli interventi che scandiscono il cammino parlano in arabo, rumeno, inglese e italiano. Sono gli immigrati stessi e da protagonisti ad urlare lo scandalo per le attese di otto, nove fino a dieci mesi per il rinnovo del permesso di soggiorno, sono loro ad avanzare la proposta che la ricevuta sostitutiva del permesso valga lo stesso per lavorare, per la casa, per prendere la patente, insomma per vivere nonostante i vergognosi ritardi burocratici. Sono sempre loro ad avanzare un’altra semplice e concreta proposta, quella di spostare le pratiche che riguardano tutti i migranti dalle questure agli enti locali, così come avviene per i cittadini italiani. Sono quasi sempre gli immigrati a prendere la parola e a spiegare, di fronte alla folla di curiosi e di passanti che circonda il corteo presso il mercato di Porta Palazzo, che non sono scesi in piazza esclusivamente contro i ritardi per il rinnovo, ma contro la Bossi-Fini, contro le politiche razziste e xenofobe.

Come già nell’importante manifestazione del 4 Dicembre a Roma, il movimento dei migranti e antirazzista si batte perché venga sciolto il legame che unisce il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, causando condizioni inaudite di sfruttamento e di ricattabilità per le lavoratrici e i lavoratori extracomunitari in Italia. Il corteo è aperto dalle associazioni di immigrati, ci sono donne, uomini e bambini stranieri che tengono cartelli su cui è scritto “PERMESSI DI SOGGIORNO SUBITO!”, “NO AI LAGER, NO AI CPT!”, “DIRITTO D’ASILO!”. Più in fondo al corteo ci sono anche gli italiani, parecchi i giovani, Socialismo Rivoluzionario, il Partito Umanista e per ultimo lo striscione di Rifondazione Comunista su cui sono disegnati sei pugni ognuno di un diverso colore e c’è scritto “PACE, DIRITTI, LAVORO”. Insomma Sabato 12 Marzo 2500 persone testimoniano l’esistenza di un’altra Torino, l’esistenza di una città non più grigia, passiva, individualista e intontita dalla pubblicità per le Olimpiadi 2006, ma colorata, in lotta, solidale, intelligente e critica. I passanti torinesi guardano, forse stupiti, questo arcobaleno umano, questa piccola torre di Babele in cammino. Stupiti forse che quel pezzo di società che molti media invitano a temere si sia presentato ai loro occhi come uno spettacolo straordinario di umanità e dignità. Uno dei protagonisti della lotta risponde al razzismo con la simpatia, e dice che l’Italia vincerà di nuovo i Mondiali di calcio quando giocheranno in nazionale i figli degli immigrati. Tra un grido di dignità e una musica araba, tra la festa e la lotta il corteo arriva di fronte alla prefettura e una delegazione si prepara ad incontrare il prefetto. Lì di fronte alla prefettura i migranti e gli antirazzisti di Torino continuano a parlare, a ballare e a lottare.

Si ricorda con tristezza mista a rabbia la morte della donna rumena e della sua bambina avvenuta pochi giorni prima per il crollo della topaia nella quale si era rifugiata. A proposito di questa tragedia si torna a denunciare la legge regionale, che istituzionalizzando l’apartheid nei confronti degli immigrati, di fatto li esclude dall’accesso alle case popolari. Più tardi si viene a sapere che la delegazione non è neanche stata accolta dal prefetto, ma da un suo sostituto. Il giorno dopo sulla Stampa nella cronaca cittadina non vi è neanche una riga sulla manifestazione. Ma dal 12 Marzo abbiamo un motivo in più per credere che esista una Torino che non si accontenta di quello che legge sulla Stampa.