Cronache
dai Territori Occupati
Estratti
dalle newsletters 18,19,20,21 e 22 di Per la Palestina - gruppo di lavoro
ARCI/ARCS. Novembre 2000.
Gerusalemme
Occupata 13/11/2000 Oggi
è stato ancora un giorno nefasto; l'esercito israeliano ha ucciso due
ragazzini di 14 e 16 anni, la cui unica colpa era quella di stare fuori di
casa. Non c'erano scontri a Gaza, ma l'esercito israeliano ha deciso di sparare
lo stesso. Nella strada tra Nablus e Ramallah tre coloni ebrei sono stati
uccisi e un convoglio di soldati israeliani è stato attaccato. Otto
soldati sono rimasti feriti. Cari
amici del mondo, Ragazzi
uccisi o feriti Scuole Insegnanti Insegnanti
ed alunni detenuti Interruzione
del processo di sviluppo educativo Interruzione
nella direzione educativa e nell'amministrazione
Nel pomeriggio sono tornato a Fawwar e la situazione è sempre uguale:
i militari fuori dal campo, i ragazzi che tirano sassi; sembra quasi un appuntamento
fisso. Io di solito arrivo verso le 13:00 e tutto è calmo, verso le
16:00 quando me ne vado volano pietre, spari, bombe lacrimogene. La strada
è sempre più deserta e la cosa mi fa un po' più paura.
Sopra ad Hebron stanno sempre i tre carri armati e Haroun Al Joulani, questa
mattina mi ha detto essercene altri in altri punti. Ieri notte proprio uno
di questi ha sparato un colpo che è caduto a poche decine di metri
dalla sede della Red Crescent di Hebron, sulla profumeria dove avevamo acquistato
i materiali per il laboratorio di parrucchiera del Women Centre di Fawwar.
Oggi vi ricordo che è il 45° giorno esatto di coprifuoco imposto
sulla parte vecchia della città di Hebron. A quanto sembra, i bombardamenti
violenti da parte israeliana non si limitano più solo alla notte.
Come vi ho già detto nel mio ultimo messaggio, ieri mattina Beit Jalla
è stata presa di mira dai colpi dei carri armati israeliani, proprio
durante le funzioni religiose della messa. (...)
Marco Grazia e Carlotta Sami
Gerusalemme Occupata 16/11/2000
Ieri otto palestinesi sono stati ammazzati dall'esercito Israeliano. Non
so più se e come commentare queste notizie. Forse può aiutare
di più consultare la ricerca sull'Intifada e il processo
di pace condotta dalla Birzeit University in questi giorni. Nella sua
forma completa potete consultarla presso il sito web: http://www.birzeit.edu/disp
La ricerca, dal titolo The Palestinian Intifada and the Peace Process,
e' stata condotta da 55 ricercatori tra il 6 e l'8 Novembre in 75 localita'
della West Bank e Gaza, su un campione di popolazione di 1234 unita'. La percentuale
di errore calcolata dal Development Studies Programme, e' del 3%. Vi traduco
i punti principali che sono stati estrapolati dai ricercatori stessi dall'analisi
dei dati:
_ Il 74% degli intervistati sono contrari al coinvolgimento dei bambini
negli scontri.
_ La maggioranza dei palestinesi (57,8%) e' favorevole alla continuazione
del processo di pace sulla base della legalita' internazionale e delle risoluzioni
dell'ONU
_ La percentuale di coloro che sono favorevoli ad attacchi militari contro
obiettivi israeliani è aumentata fino all'80% (nel Marzo 1995 la
percentuale dei favorevoli era del 33% e nei primi di Agosto del 1998 era
del 44%) Di coloro che sono in favore di attacchi militari, il 41% e' favorevole
ad attacchi contro qualsiasi obiettivo israeliano, mentre il 38% e' favorevole
ad attacchi contro coloni e obiettivi militari. Coloro che sono sfavorevoli
ad attacchi militari contro i civili israeliani che vivono in Israele sono
il 60%, mentre sono il 45% a Gaza.
_ Solo il 4% ha valutato positivamente il risultato del summit arabo del
Cairo, mentre il 67,5% ne ha un'opinione negativa, il 23% e' neutrale.
_ Il 75% degli intervistati e' favorevole alla continuazione della presente
Intifada, e il 68% pensa che l'obiettivo principale sia la liberazione
e la costituzione di uno stato indipendente Palestinese.
_ Il 45,8% valuta positivamente quello che sta facendo il presidente
Arafat, mentre il 17.8% lo valuta negativamente, il 33% ne da' una valutazione
media.
_ Il 73% e' favorevole ad operazioni militari contro obiettivi Americani
nella regione.
_ Il 78% dei Palestinesi credono che prima o poi sara' costituito uno stato
indipendente.
_ il 57% da una valutazione positiva delle posizioni prese dalla popolazione
degli altri stati arabi, mentre il 18% le valuta negativamente, il 23%
ne da una valutazione media.
(....) Questa notte l'esercito Israeliano ha bombardato per OTTO ORE!!! La
cittadina di Beit Jalla. Un medico Tedesco che viveva li', e' stato colpito
da un missile mentre cercava di soccorrere i suoi vicini. Portato in ospedale
si e' tentato di salvarlo, amputendogli gli arti inferiori. E' morto comunque.
Vi riporto quanto ha scritto questa mattina Marina Barham, che abita a aBeit
Jalla e che dirige il teatro Inad colpito piu' volte in questi giorni:
Ieri notte l'esercito Israeliano ha dimostrato la sua brutalita' ancora una
volta. Hanno bombardato Beit Jalla per piu' di otto ore; causando l'interruzione
della corrente elettrica; uccidendo un dottore tedesco che aveva vissuto a
Beit Jalla per anni. Harry Fisher, questo il nome del dottore, stava cercando
di soccorrere i suoi vicini la cui casa era stata colpita dai missili ed era
in fiamme. L'ambulanza non era in grado di raggiungere il posto per prestare
soccorso ai feriti e cosi' questi hanno provato ad incamminarsi, senza pero'
riuscirci. Harry cosi' ha deciso di andare dai vicini. Immediatamente, non
appena si era avviato, e' stato colpito da un missile che lo ha fatto a pezzi.
Il bombardamento e' continuato per ore con carri armati ed elicotteri che
hanno sparato missili, che sono stati la cosa più spaventosa. Non so
ancora quante persone sono state ferite o quante case sono state distrutte.
So soltanto che l'orrore per cui siamo passati e' nulla se confrontato con
quanto hanno provato le famiglie che abitano nella parte bassa di Beit Jalla.
Ora non riesco piu' a scrivere, sono stanca, scandalizzata ed estremamente
triste per la perdita di Harry, ucciso dalla sua nobilta' d'animo...
Marina Barham
GERUSALEMME OCCUPATA 16/11/2000
Oggi pomeriggio, nel campo di Al Fawwar e' stato ucciso un ragazzo di
20 anni, Sameer Mohammed al-Khdore, e altri tre sono stati feriti in maniera
grave. L'esercito israeliano ha impedito alle ambulanze giunte in soccorso
di entrare nel campo e ne ha sgonfiato le ruote per impedirne i movimenti.
Vi traduco il mail che Tariq mi ha inviato per informarmi dell'accaduto:
"La situazione a Fawwar ha cominciato a peggiorare dopo le dieci di questa
mattina, 16 Novembre. Due ore dopo l'inizio degli scontri, un ragazzo di 20
anni, Sameer Mohammed al-Khdore, é stato ucciso e altri tre ragazzi
sono stati feriti. La gente del campo, dopo aver sentito la notizia, ha cercato
di raggiungere la casa del martire (il ragazzo probabilmente non é
di Fawwar, ma di un villaggio vicino N.d.T.). L'esercito israeliano ha imposto
una chiusura del campo ancor più rigida, oltre ad impedire all'ambulanza
che portava il corpo di Sameer Mohammed al Khdore di lasciare il campo. L'ambulanza
infine si e' diretta verso Hebron per una strada che prende piu' di un'ora,
per quanto la citta' di Hebron disti da Fawwar solo 8 chilometri. Tutte le
strade di accesso al campo sono state chiuse dall'esercito israeliano. All'incrocio
che porta dentro al campo l'esercito israeliano ha sgonfiato le gomme di tre
ambulanze della Red Crescent Society, per impedire di raggiungere Fawwar.
La notizia e' stata riportata anche dalla REUTERS. Oggi pomeriggio abbiamo
partecipato al funerale di Harry Fischer, il medico tedesco di 68 anni che
e' stato ucciso a Beit Jalla da un missile israeliano, mentre prestava soccorso
ai suoi vicini. La folla di persone accorse ha sfilato silenziosamente fino
alla Chiesa di Gerusalemme di Beit Jalla, dove si e' tenuta la cerimonia
funebre. Bandiere palestinesi, tedesche, di Fatah, di Hamas e di altre formazioni
politiche (Fronte Popolare). Nella processione dalla chiesa al cimitero
sono stati scanditi slogan che inneggiavano all'unita' della nazione cristiana
e musulmana.
Dopo il funerale abbiamo visitato le case che sono state colpite dai bombardamenti
di questa notte e abbiamo parlato con la gente. Molti di loro non hanno un
posto dove andare per la notte e quindi rimarranno nelle loro case, molte
delle quali sono senza acqua perche' le cisterne poste sui tetti sono state
colpite dalle mitragliatrici israeliane. Al ritorno a Gerusalemme abbiamo
saputo che proprio a cento metri dal nostro ufficio, nei pressi del Ministero
di Giustizia Israeliano, c'e' stata una sparatoria. La zona e' circondata
dai posti di blocco dei militari israeliani. Per ora queste sono le notizie.
Marco Grazia
20.11.2000
Trasmettiamo un documento che il Gruppo Palestina dell'Associazione per
la Pace ha messo in rete, sulla situazione dei ragazzi e delle scuole.
Le perdite e i problemi nel Settore Generale dell'Educazione come risultato
della chiusura imposta da Israele, dai coprifuochi e dagli attacchi nel periodo
tra il 28 settembre ed il 6 novembre 2000.
Nota: questo documento è stato preparato dal Ministero Palestinese
dell'Educazione, dal Provveditorato Generale per le Relazioni Internazionali
e Pubbliche.
Introduzione
Appena è iniziata l'Intifada Al Aqsa, il Ministero Palestinese per
l'Educazione ha preparato una Commissione per le Emergenze. Questa Commissione
raccoglie informazioni su scuole e situazione scolastica nei vari distretti
della Cisgiordania e Gaza. Raccomanda anche come affrontare le varie situazioni
sul campo per garantire la sicurezza degli alunni e mantenere la scolarizzazione
e la possibilità di apprendimento.
Dall'inizio dell'Intifada, il Ministero ha rilevato l'importanza di mantenere
le scuole aperte, quando possibile, e di cercare alternative per quelle che
erano chiuse a causa dell'assedio imposto ai Palestinesi dall'esercito israeliano,
o perché si trovavano in zone poco sicure per i bambini. Gli attacchi
dell'esercito israeliano e dei coloni e le varie misure prese dall'esercito
israeliano hanno causato molte perdite e problemi per il Settore Educativo
Generale Palestinese. Di seguito c'è un riepilogo dei più
seri tra questi problemi durante il periodo che va dal 28 settembre al 6 novembre.
I nomi dei bambini o delle scuole nominate in questo riepilogo sono disponibili
al Ministero e possono essere forniti su richiesta.
Ventisei (26) alunni sono stati colpiti e uccisi da arma da fuoco.
Il Ministero sta compilando un elenco degli alunni che sono stati feriti:
un totale di 1973 bambini sotto i diciotto anni d'età. L'elenco includerà
i nomi degli alunni che si pensa dovranno subire invalidità a lungo
termine o permanenti come conseguenza di una ferita. Il Ministero sta lavorando
per mettere insieme un programma perché la loro istruzione possa proseguire
fuori della scuola durante il periodo di cura a casa o in ospedale. Sta anche
elaborando programmi per i bisogni speciali di questi studenti che resteranno
invalidi. Una parte di coloro che sono stati uccisi o feriti erano studenti
che stavano andando o tornando da scuola. Essi non erano coinvolti in marce,
proteste o dimostrazioni.
Un totale di 41 scuole sono state chiuse o messe nell'impossibilità
di operare a causa di ordini militari israeliani, assedi, coprifuoco o
perché si trovavano in zone poco sicure per bambini e per gli impiegati.
Esse servono circa 20.000 alunni. Alunni ed insegnanti di sei scuole sono
stati trasferiti in altri edifici scolastici che operano come scuole a turno
pomeridiano. La chiusura più severa di scuole si è avuta nella
città di Hebron, nel paese di Hawwara vicino a Nablus, dove l'esercito
israeliano ha imposto il coprifuoco per più di trenta giorni. Quattro
scuole in Hebron sono state sequestrate dall'esercito israeliano e sono state
usate come postazioni militari. Almeno quindici scuole sono state colpite
dagli spari e dai bombardamenti dell'esercito israeliano in diverse zone
della Cisgiordania e Gaza. I danni materiali sono stati stimati a circa 400.000
USD, finora.
Come risultato dei posti di blocco stradali da parte dell'esercito israeliano,
dell'assedio, della chiusura e dei coprifuoco, numerosi insegnanti ed alunni
non hanno potuto raggiungere le loro scuole. La percentuale degli insegnanti
che non hanno potuto recarsi ai loro posti di lavoro varia da un 10% ad un
90%, a seconda della posizione delle loro scuole.
Il Ministero ha i nomi di sette alunni e di tre insegnanti detenuti dall'esercito
israeliano. Non sappiamo se l'elenco sia esauriente. Interruzione dei processi
di insegnamento/apprendimento. Negli ultimi sei anni, nei quali il Ministero
ha avuto l'incarico dell'istruzione in Cisgiordania e a Gaza, ci sono state
poche interruzioni scolastiche. Si pensa che la situazione attuale e l'interruzione
prolungata possano influire negativamente sulla qualità dell'insegnamento
e dell'educazione degli alunni. I bambini palestinesi, per la maggior parte,
hanno sofferto psicologicamente durante il periodo cui si riferisce questo
rapporto, specialmente nelle zone soggette agli attacchi militari israeliani,
inclusi i bombardamenti dei carri armati, dell'artiglieria pesante e degli
elicotteri. Queste difficoltà psicologiche avranno il loro impatto
sul rendimento scolastico degli studenti. Il Ministero sta lavorando con insegnanti
e consiglieri per elaborare un programma di recupero e attività che
possano far fronte a questo problema.
Fin dalla sua fondazione nel 1994, il Ministero è riuscito a costruire
buone relazioni lavorative con la comunità internazionale dei donatori.
Negli ultimi due anni, ha lavorato alla produzione di un Piano Quinquennale
di Sviluppo Educativo per il periodo 2000/2001 2004-2005. Insieme ai
maggiori donatori per il settore generale dell'educazione ed ai ministeri
palestinesi pertinenti, ha anche fatto passi avanti verso la creazione di
un Sector-Wide Approach (SWAP) e di un Basket-Fundig Approach a sostegno del
suo Piano di Sviluppo Educativo Quinquennale. Infatti, queste produzioni (Piani,
SWAP e Basket-Funding) avrebbero dovuto essere l'obiettivo di un Laboratorio
Internazionale di Consultazione sull'Istruzione Palestinese che era in programma
per il 30-31 ottobre 2000.
Tutte queste attività orientate ad uno sviluppo futuro qualitativo,
insieme a progetti di donazione, sono stati interrotti. Essi richiederanno
un lungo periodo prima di essere ripresi, sempre che la situazione torni presto
alla normalità.
Come conseguenza dei blocchi stradali, assedi, coprifuoco ed attacchi, molto
personale amministrativo educativo, non ha potuto raggiungere i propri uffici
nei distretti o negli uffici centrali Ministero di Ramallah e di Gaza. La
centrale di Ramallah ha operato per meno di tre settimane con meno del 20%
del suo staff. Inoltre il movimento tra la Cisgiordania e Gaza era proibito.
Tutto ciò ha portato all'interruzione amministrativa e direzionale
dell'istruzione. Inoltre, molte delle energie e degli sforzi di questo staff
sono state spese per affrontare problemi emergenti, distraendole dal loro
abituale lavoro amministrativo e di sviluppo.
aggiungiamo uno stralcio da una dichiarazione rilasciata il 2 novembre
da Khalil Mashi, Responsabile delle Relazioni Internazionali del Ministero
dell'Educazione: "... Israele sta attaccando i palestinesi attraverso
i media internazionali, descrivendoli come un popolo che sacrifica i suoi
bambini nella lotta politica, mandandoli a "combattere" con l'esercito
israeliano. C'è troppo poca conoscenza nei media internazionali sul
perchè i bambini partecipino alle rivolte popolari e sul perchè
i genitori e la comunità siano incapaci di fermarli. Dovremmo spiegare,
a chiunque sia desideroso di ascoltare davvero, che il Ministero dell'Educazione
sta facendo uno sforzo gigantesco per mantenere un milione di studenti a scuola
in mezzo alle difficoltà attuali, frutto delle misure punitive di Israele
e della situazione politica generale. Dovremmo aiutare i media internazionali
dando informazioni precise e affidabili. Dovremmo descrivere i nostri bisogni
e fornire proposte concrete su come i paesi in tutto il mondo possano aiutarci
a mantenere attivo il diritto all'istruzione per tutti e proteggere i nostri
ragazzi. Allievi e scuole dovrebbero essere incoraggiati a contattare altre
scuole di altri paesi, per comunicare informazioni e sentimenti. I nostri
ragazzi uccisi e feriti non sono soltanto dei numeri, come appare giornalmente
dai media. Sono esseri umani. Dobbiamo aiutare la comunità internazionale
a vederli come tali e ad ascoltare le loro storie, a capire i loro sentimenti,
i loro dolori e le loro aspirazioni."