Vita,
Terra, Libertà per i Palestinesi.
Oltre
50000 persone in piazza a sostegno della causa palestinese. Manifestazione
nazionale "Sia Pace a Gerusalemme", interventi di N. Golan e di
J. A. Zakout. Distribuiti da Associazione per la Pace. Fotografie di Leandro
Foglietta. Novembre 2000.
Intervento di: NETA GOLAN, Pacifista
Israeliana Voglio ringraziarvi ed applaudire il vostro coraggio
per essere qui oggi, soprattutto gli organizzatori della marcia. Cari amici, Il governo di Barak nega le risoluzioni 242,
338, 194 e vuole che noi palestinesi accettiamo le sue condizioni per ciò
che essi chiamano pace. Essi vogliono mantenere gli insediamenti, Gerusalemme
est, e il controllo della sovranità sui confini della Cisgiordania
e Gaza e annettere questi territori e mantenere il controllo delle risorse
acquifere e rifiutano di riconoscere la loro responsabilità riguardo
ai rifugiati...Offrono cinque Bantustan a sud, a nord, al centro, ad est
della Cisgiordania e di Gaza e lo chiamano impero non solo stato mentre in
realtà sarà un protettorato di Bantustan. Ciò non ci
porterà a nessuna vera pace ma, porterebbe tutta l'area ad una severa
guerra. Essi minacciano Siria e Libano. Hanno cominciato a parlare di sovranità
dei luoghi santi musulmani e cristiani a Gerusalemme. A Camp David l'abbiamo
avvertiti che tale comportamento porterà ad una guerra religiosa molto
pericolosa per tutti noi: palestinesi e israeliani e che essi saranno responsabili
di questa guerra. Non ci hanno ascoltati e hanno cominciato l'aggressione
per attuare il loro piano unilateralmente per l'isolamento e il protettorato
dei Bantustan. Noi resistiamo al loro piano di aggressione. Abbiamo il pieno
diritto di difendere il nostro popolo, le nostre terre, il nostro diritto
di avere una Nazione in conformità della legalità internazionale
e delle risoluzioni dell'ONU. L'aggressione è cruenta non solo contro
il popolo ma, anche contro i nostri alberi, le nostre case, distruggono la
debole economia palestinese lasciando 300.000 lavoratori e loro famiglie senza
nulla da mangiare, sparano alle ambulanze, uccidono infermieri. Per tutto
questo chiediamo una protezione internazionale. L'Italia e l'Europa possono fare tanto per
fermare l'aggressione israeliana, per porre fine all'occupazione. Partecipando
attivamente al processo di pace possono impedire agli Stati Uniti l'inadempienza
delle risoluzioni 242, 338 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e della 1322
che chiede l'investigazioni per la verifica dei crimini militari israeliani. Chiediamo al popolo e al governo italiano di
agire immediatamente. Siamo convinti che gli italiani hanno l'abilita e il
senso di responsabilità per agire. L'Intifada, come movimento democratico
e popolare per resistere all'aggressione e all'occupazione, continuerà
ed avrà successo. Sostenete i nostri diritti per l'indipendenza, sostenete
il diritto dei nostri bambini di vivere in una pace reale e duratura. Per
favore agite per salvare le vite dei civili che vengono uccisi ogni giorno.
Per favore agite e non permettete che le famiglie dei lavoratori soffrano
per la mancanza di cibo. Agite per salvare la pace nella nostra terra -
agite per allontanare la nostra regione dalla minaccia della guerra.
Per quelli di noi che sono confusi dalla marea dei media e dei politici dal
pensare che c'è una guerra in corso in Palestina, ora: vi invito a
venire in Palestina e vedere voi stessi. Il popolo palestinese non ha un esercito.
Essi sono un popolo in lotta per la fine dell'occupazione e per la loro sopravvivenza.
Non c'è una guerra in Palestina, c'è un massacro.
La gente in Palestina è soggetta al terrorismo come l'esecuzione senza
processo ieri di Hussein Abayat e delle due donne. Terrorismo economico. L'assedio
che è la causa diretta della fame ed il terrorismo psicologico. Sapete
com'è vivere con gli elicotteri che ti ronzano costantemente in testa
e che possono porre fine alla tua vita da un momento all'altro? Il pubblico
israeliano, insieme al resto del mondo, è stato portato a credere che
stia andando avanti un processo di pace, ma in realtà gli insediamenti
sono raddoppiati, la terra ha continuato ad essere confiscata, le case ad
essere demolite e gli alberi ad essere sradicati.
Con il pretesto del processo di pace è stato costruito un massiccio
intreccio di by-pass roads con 200 milioni di dollari da fondi americani.
L'occupazione ha riorganizzato e rafforzato il suo gruppo all'interno del
movimento nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, in modo che la popolazione
palestinese soffra non soltanto per una chiusura imposta dal 1999, per cui
non possono lasciare la Cisgiordania e la Striscia di Gaza senza un permesso
speciale difficile se non impossibile da ottenere, ma ora anche per un assedio
interno per cui la gente non può più entrare o uscire dalle
proprie città, paesi e, talvolta anche dalle proprie case come ad esempio
ad Hebron e nel paese dove i palestinesi che costruiscono lì le loro
case nelle cave della zona di Bata. A quelli che chiedono di fermare la violenza:
io voglio ricordare che l'occupazione è violenza. Fermare la violenza
vuol dire fermare l'occupazione. Ci deve essere un completo ritiro dalla Cisgiordania
e dalla Striscia di Gaza e solo allora si può davvero parlare di pace.
La pace non è un processo in cui una parte più forte cerca
di imporre le sue condizioni alla parte più debole. I generali
israeliani non vogliono tornare ai confini del 1967. Strategicamente, da un
punto di vista militare è una posizione vulnerabile. E, vorrebbe anche
dire lasciare le risorse idriche in mano ai palestinesi. Risorse che forniscono
il 33% dell'acqua israeliana. Ma, se l'esercito si ritirasse allora si dovrebbe
creare una pace reale in cui entrambe le parti avrebbero un vero interesse
a vivere insieme, insieme ed a cooperare. I palestinesi desiderano condividere
Gerusalemme come unica città capitale di due stati. Se Israele si
ritirasse ai confini del '67, Gerusalemme può diventare una città
di vera pace, un esempio di tolleranza e di coesistenza, una luce per
tutte le nazioni. Ma perché ciò accada dobbiamo tutti Musulmani,
Ebrei e Cristiani unirci a fianco del popolo palestinese: insieme possiamo
fermare il massacro che è solo un altro passo verso la terza guerra
mondiale, l'ora critica è arrivata, dobbiamo agire ora. E' facile accusare.
Accusare Israele, accusare il governo degli Stati Uniti, accusare Barak, accusare
i coloni, accusare i media. Sì, essi sono responsabili. Ma, noi tutti,
ciascuno di noi è responsabile del massacro in Palestina. Adesso, coloro
che stanno zitti, stanno cooperando al massacro.
La comunità ebraica in Svezia ha emesso un documento in cui dichiara
che il governo d'Israele non li rappresenta e che essi protestano per la violenza
usata contro i Palestinesi. Io chiedo ad altre comunità ebraiche di
seguire il loro esempio.
Come essere umano faccio appello a voi: noi dobbiamo, tutti, fare tutto il
possibile per fermare questa inutile uccisone di bambini, donne e uomini che
vogliono e meritano di vivere: in dignità e libertà. I palestinesi
hanno bisogno di protezione internazionale, faccio appello a voi perché
vi uniate nella creazione di un movimento internazionale popolare per venire
in Palestina e stare accanto alla gente che viene bombardata e colpita. Se
voi non potete venire radunate gente e mandate una persona della vostra comunità.
Vi assicuro che, quando c'è sangue straniero nella foto l'esercito
ci penserà prima di sparare, allora, forse, il nostro governo seguirà.
Intervento di: JAMAL AMAL ZAKOUT, membro del Consiglio Nazionale
Palestinese
In nome del popolo palestinese, madri, padri e figli che hanno subito la perdita
di più di 200 martiri e di altri 40 in coma profondo, di 7000 feriti
1500 dei quali porteranno handicap permanenti, di cui la maggioranza è
stato ferita nella parte superiore del corpo da colpi di frammentazione e
"Dum Dum". L'aggressione israeliana con carri armati, elicotteri
e razzi contro il nostro popolo non ha distrutto solo 2500 case lasciando
le famiglie senza dimora ma, ha distrutto anche l'ultima speranza di pace.
Il nostro popolo: donne, uomini, giovani, lavoratori, studenti, rifugiati,
agricoltori, come pure i partiti politici, è fortemente unito e resisterà
contro l'aggressione militare e economica e crede profondamente che questa
sarà l'ultima battaglia per l'indipendenza. Sì amici, l'Intifada
contro l'aggressione, l'Intifada per una nazione indipendente, l'Intifada
per proteggere il sacro obiettivo del processo di pace che ci guiderà
alla fine dell'occupazione, al ritiro completo dell'esercito e dei coloni
israeliani da tutti i Territori Occupati nel 1967, in conformità delle
risoluzioni delle Nazioni Uniti 242, 338 e alla realizzazione del diritto
di ritorno per i rifugiati secondo la risoluzione 194.