I
soprusi quotidiani nei Territori Occupati.
Estratti
dalla newsletter del 6/12/00 di Cooperanti
Palestina. Dicembre 2000.
Il
mediatore delle Nazioni Unite a Israele: togliete i blocchi o rischiate una
guerra (Brian Whitaker, The Guardian, 6/12/2000).
L'inviato speciale delle Nazioni Unite per Il Medio Oriente, Terjie Roed-Larsen,
ieri ha affermato che il conflitto Israelo-Palestinese potrebbe rapidamente
deteriorare in una guerra regionale. Larsen ha sollecitato Israele affinchè
tolga i blocchi alle aree palestinesi. "La situazione attuale non è
più contenibile," ha detto. "potrebbe continuare così
per ancora poche settimane.Poi potrebbe deteriorarsi in modo tragico, diffondersi
e sfociare in una guerra regionale." Israele ha imposto le chiusure in
Ottobre, adducendo ragioni di sicurezza, ma i Palestinesi affermano che si
tratta di una punizione collettiva, che costringe migliaia di persone alla
disoccupazione. Larsen, un norvegese, è stato una figura chiave nei
negoziati segreti fra l'OLP e Israele, premessa degli Accordi di Oslo del
1993, ed è un mediatore le cui opinioni sono rispettate da entrambe
le parti. "Le condizioni di vita dei Palestinesi stanno peggiorando molto
velocemente.Un deciso aumento del tasso di povertà sta costringendo
circa la metà della popolazione Palestinese a vivere con meno di nove
shekels (circa quattromila lire) al giorno", ha affermato. "C'è
bisogno di un'immediata apertura di tutti i Territori Palestinesi", ha
aggiunto Larsen. Dal momento che ogni singolo lavoratore Palestinese mantiene
molte persone, Larsen stima che più di un milione di Palestinesi stiano
soffrendo grosse perdite economiche. L'Autorità Palestinese non è
più in grado di pagare gli impiegati pubblici. L'economia Palestinese
ha perso più di 500 milioni di dollari nei primi sessnta giorni della
crisi e le perdite continuano al ritmo di 10 milioni di dollari al giorno.
I dati non includono le spese che l'Autorità Palestinese sta sostenendo
per curare più di 9.000 feriti, né include la mancata riscossione
delle tasse, né i danni alle infrastrutture. Il Centro per i Diritti
Umani al-Mazen di Gaza, rileva che l?artiglieria pesante Israeliana, nelle
prime sei settimane di conflitto, ha distrutto parzialmente o totalmente 431
case civili, 13 edifici pubblici, 10 stabilimenti industriali e 14 edifici
religiosi. Inoltre, gli effetti dello sradicamento degli alberi si ripercuoteranno
ancora per molti anni sulle famiglie Palestinesi. Il Ministero dell'Agricoltura
Palestinese afferma che l'esercito Israeliano ha distrutto più di
44.000 alberi, per la maggiorparte vigne e ulivi. Israele sostiene che
queste misure sono necessarie per ragioni di sicurezza, oltre che per esercitare
pressioni sui Palestinesi. Alcuni Israeliani reclamano misure più severe,
che incrementino l'isolamento economico. L'Israel Electric Corporation, in
cui vi sarebbe una partecipazione dell?Autorità Palestinese per circa
4 milioni di dollari, sta considerando l'ipotesi di tagliare i rifornimenti
di energia elettrica. Altri, incluso lo Shin Bet (Servizi Segreti Israeliani,
N.d.T.), dicono che tali misure potrebbero ridurre la popolazione alla disperazione
e quindi aumentare la probabilità di attacchi all?interno di Israele.
Larsen, qualificando tali misure come "assolutamente contro producenti",
ieri ha detto: "Questa strategia sta alimentando la rabbia ed è
lo strumento migliore per la radicalizzazione delle posizioni all'interno
della popolazione. Il rischio è che si produca una generazione di giovani
Palestinesi che ancora per decenni odierà e proverà risentimento
verso Israele. Questa, sul lungo come sul breve periodo, è la vera
minaccia alla sicurezza di Israele."
C'e' esercito ed esercito
Da Beit Jala (5/12/00): anche la notte scorsa e' stata notte di bombardamenti.
Le mitragliatrici israeliane hanno aperto il fuoco senza alcun motivo sulla
citta' alle 8 di sera e i colpi si sono sentiti per ore. I numerosi carriarmati
dell'IDF (Nota esercito israeliano) ormai di stanza sulla collina di Ghilo
(dove si trova l'insediamento israeliano) hanno cominciato a sparare intorno
alle 20.30 mirando al centro della cittadina. Dopo poco sono intervenuti gli
elicotteri Apache che hanno lanciato missili sulla parte superiore di Beit
Jala, quella piu' colpita in quanto opposta alla collina di Ghilo e distante
da essa solo qualche centinaio di metri. Oltre 450 famiglie residenti in questa
zona hanno abbandonato le loro case. Buona parte di esse ha trovato rifugio
all'hotel Millennium, nella stessa Beit Jala, andando ad aggiungersi a coloro
che gia' si erano trasferiti li', altre hanno cercato luoghi piu' sicuri.
Sono stati colpiti in particolare il club ortodosso e la chiesa di S.Nicola.
Due, fino a stamane, i feriti accertati. Bombardamenti e tiri di mitragliatrici
pesanti delle forze di occupazione israeliana anche a Betlemme, che e' stata
bersaglio di un lungo bombardamento anche l'altro ieri notte, e ai vicini
campi profughi di Ayda e Azza. Numerosissimi i danni agli edifici e alle macchine.
E' stata colpita anche la casa di un amico palestinese, con passaporto italiano,
sposato con una cittadina italiana e con due bambini. Nessun ferito per fortuna.
Anche da casa loro secondo gli israeliani, si sparava? Non sappiamo se il
consolato italiano abbia protestato. Il motivo del bombardamento, cosi' come
diffuso dai portavoce dell'esercito e ripresi purtroppo ancora da alcuni organi
di informazione italiani, sarebbe "un attacco militare palestinese contro
la Tomba di Rachele, convergente da tre lati...". Aldila' dell'esagerazione
della notizia (la tomba e' fortificata e a poche centinaia di metri ci sono
diversi campi militari israeliani; i palestinesi dovrebbero disporre di un
arsenale ben piu' pesante) e' apparso chiaro che questa notizia e' stata diffusa
per distogliere l'attenzione dall'attacco (vero) nel villaggio di Husan. Abbiamo
parlato con persone che conosciamo del campo di Aida e di Azza, abbiamo avuto
notizie da collaboratori di Betlemme, due dei cooperanti vivono a Beit Jala;
ebbene, nessuna fonte conferma che ci sia stato qualcosa di piu' delle solite
sassaiole e tiri di fucile contro le postazioni militari a difesa della Tomba
di Rachele. Ma la velina dell'esercito ha cosi' giustificato il bombardamento
e posto in secondo piano la notizia dell'assalto al villaggio di Husan (a
pochi chilometri a sud-ovest di Betlemme). Un gruppo di coloni del vicino
insediamento di Betar, penetrati e nascosti nel villaggio mentre tutti gli
abitanti erano a cena dopo la fine del digiuno, hanno sparato poi ai fedeli
all'uscita della moschea, dopo la preghiera delle 18.00. Ci sono stati 30
feriti, di cui 25 hanno lasciato oggi l'ospedale di Beit Jala. Ancora 5 sono
ricoverati e 2 di essi sono in gravi condizioni. (...)
Cose quotidiane che non vengono sempre raccontate.
Sempre piu' spesso vediamo i soldati che tagliano le gomme dei taxi palestinesi
che cercano di aggirare i blocchi per poter lavorare e far muovere le persone.
I blocchi dei villaggi significano anche: 1) maggiori spese per i trasporti
in quanto i taxi hanno aumentato le tariffe dovendo fare molti piu' chilometri
per entrare e uscire dai villaggi e citta' per aggirare i posti di blocco;
2) perdite di tempo notevoli e fatica per spostarsi da un luogo ad un altro.
Oltre al rallentamento e/o blocco di attivita' lavorative e scolastiche. Ad
esempio dal villaggio di Kufr Name a Ramallah normalmente si impiegano 20
minuti. Ora ci vogliono due ore e mezza. Ieri altri due morti , uno al campo
profughi di Dheisheh, a Betlemme e un altro a Ramallah. Quest'ultimo era un
carpentiere e stava andando al lavoro. I soldati gli hanno sparato, secondo
la dichiarazione dell'esercito, perche' si era avvicinato troppo ad una postazione
militare brandendo un arma. Che tipo di arma? un trapano elettrico.
04 Dicembre 2000, 12:47 PM - GAZA CENTRO (AFP)
L'esercito israeliano apre una nuova strada per i coloni ebrei su un area
agricola palestinese in violazione degli accordi di pace. La strada, a meta'
della striscia di Gaza, e lunga 4 chilometri,congiunge il punto di confine
di Israele all'insediamento di Netzarim. La costruzione ha distrutto olivi
e coltivazioni palestinesi, senza prevedere compenso e senza il permesso della
ANP. L'esercito ha dichiarato che la strada e' necessaria per motivi di sicurezza.
(ndt:ora la striscia di Gaza e' divisa in tre cantoni non comunicanti tra
loro). Israele ha imposto altre misure di sicurezza al confine di Rafah con
l'Egitto, escludendo di fatto gli agenti palestinesi da ogni controllo.