Il Tanzim di Fatah.
Origini e politica. Di Graham Usher. Da MERIP. Febbraio 2001.

Il 9 novembre 2000 Hussein Abayat e Khalid Salahat d'accordo con altri 50 palestinesi stavano visitando una delle 7 case colpite dai bombardamenti dei carri armati la notte precedente nel villaggio di Beit Sahour nel West Bank. Poi sono saliti sul loro furgone Mitsubishi per tornare alla collina dove si trova il centro del villaggio. Trenta secondi più tardi il furgone viene incenerito da un missile anti-carrarmato lanciato da un elicottero Apache israeliano. Abayat è rimasto ucciso sul colpo (...) e Salahat ha riportato diverse ferite. I due uomini sono stati le prime vittime dell'inizio di una politica israeliana di omicidi con lo scopo di rimuovere la leadership dell'intifada palestinese. Gli Israeliani -- e in questo caso i Palestinesi che hanno fornito loro le notizie necessarie su Abayat -- sapevano quello che stavano facendo. Ex-prigioniero, Abayat è stato capo di Fatah -- la fazione preminente dell'OLP capeggiata da Arafat - nell'intifada del 1987. Come per centinaia di altri Palestinesi, il suo attivismo è crollato durante la disillusione seguita al processo di pace di Oslo. Come centinaia di altri Palestinesi, si è unito di nuovo al suo movimento nel culmine dell'attuale rivolta, assumento un ruolo centrale negli attacchi armati nelle postazioni dell'esercito e negli insediamenti a e attorno a Betlemme. Salahat era un membro del movimento giovanile Shabiba di Fatah oltre che un impiegato del General Intelligence Service dell'autorità palestinese. Presi insieme, questi due uomini rappresentavano il tanzim, l'organizzazione di Fatah nei territori occupati e la maggiore forza politica e militare dietro all'intifada di al-Aqsa.

Origini
Le origini del tanzim risalgono a quel quadro politico di Fatah che - sotto la guida del leader di Fatah Khalil al-Wazir (Abu Jihad) - si era fatto le ossa nelle organizzazioni sociali e armate dei giovani che operavano nei territori occupati sia prima sia durante la prima intifada, la cosiddetta leadership "interna". Con il ritorno della leadership "esterna" dell'OLP nei territori, su concessione degli accordi di Oslo e con lo stabilirsi dell'Autorità Palestinese, questo quadro politico venne sia marginalizzato sia costretto ad entrare tra i nuovi ministri dell'autorità palestinese o in una delle sue tante polizie e forze di controllo. I due processi spiegano il carattere estremamente contraddittorio del movimento, dal momento che si è formato durante i sette anni del periodo di Oslo. Da una parte il tanzim ha fornito la base militare e politica al governo dell'autorità palestinese. Dall'altra rappresenta la sua opposizione leale - e potenzialmente anche la più sediziosa. Nel periodo iniziale di Oslo, il compito del Fatah era relativamente semplice: consolidare e assicurare la sopravvivenza dell'autorità.Palestinese (A.P.). A Gaza questo compito significava reprimere la sfida posta al nuovo regime dalla politica militare di Hamas, un confronto che è venuto a capo in seguito all'uccisione di 13 palestinesi da parte della polizia dell'A.P. nella moschea palestinese di Gaza, il 13 novembre 1984. In tutti i territori occupati, il confronto cruciale è avvenuto nella primavera del 1996 quando Hamas e il Jihad islamico organizzarono un'onda di kamikaze in Israele per vendicare l'assassinio dell' "ingegnere" di Hamas Yahya Ayyash da parte di Israele. In risposta Fatah ha dato una benedizione passiva -- e un sostegno attivo in quanto aveva delle persone che lavoravano nelle Palestinian intelligence forces, alla spietata soppressione fatta dall'A.P. alla sua opposizione islamica. Si è trattata della vittoria di Pirro. Qualunque fosse il successo dell'A.P. nello sbaragliare le forze militari di Hams e di Jihad, i kamikaze sono stati abbastanza devastanti da portare gli Israeliani a sostenere Binyamin Netanyahu e a dare uno stop virtuale al processo di Oslo, soprattutto all'impegno formale di Israele a distribuire ulteriori forze militari nell'West bank. Le fondamenta di Fatah avevano un dilemma. La leadership palestinese era attaccata alle strutture politiche, economiche e di sicurezza pensate dalle disposizioni interne di Oslo. Il governo di Israele era determinato a trasformare queste disposizioni in una realtà permanente nell'West Bank e a Gaza. Dall'altra parte con la vittoria degli Islamisti, la sfera politica palestinese venne privata dell'opposizione, dal momento che sia i partiti storici dell'opposizione dell' OLP, sia le organizzazioni della società civile desideravano, da quando l'avevano perduta, la loro costituzione nei territori occupati. Qui c'era un vuoto che aspettava di essere riempito e venne riempito dal tanzim.

Osservatori interni ed esterni
L'opposizione alla dura realtà di Oslo venne espressa a vari livelli, specialmente dopo il 1996, quando cresceva il discontento popolare verso il processo di Oslo e veniva meno il sostegno a Fatah come movimento indipendente dall'A.P. All'interno delle nuove istituzioni dell'A.P. -- e specialmente il consiglio legislativo palestinese appena eletto -- erano i deputati tanzim di Fatah che guidavano la crociata contro la corruzione generale, la cattiva amministrazione e l'assenza di leggi all'interno del governo palestiense. Per la strada, gli attivisti di Fatah presero la guida per protestare contro la politica di insediamento fatta da Israele e per il rilascio dei prigionieri politici palestinesi. Talvolta il tanzim sponsorizzò delle proteste contro l'A.P., specialmente contro quegli "outsider" che guidavano le forze di sicurezza e che mostravano una propensione ad arrestare, torturare e a volte a uccidere i detenuti attivisti di Fatah. Soprattutto l'opposizione consisteva in un processo di riforme democratiche iniziate dall'FHC, l'Alto Consiglio di Fatah e da Marwan Barghouti, giovane segretario generale della West Bank. Nato nel 1991, il FHC era essenzialmente la vecchia leadership dell'intifada della West bank, formata da leader locali e da ex-prigionieri che venivano dalle città, dai villaggi e dai campi dei profughi della West bank. Organizzate da Barghouti, tra il 1994 e il 1999 nella West bank si sono tenute 122 conferenze che hanno coinvolto la partecipazione di 85.000 attivisti di Fatah e hanno eletto 2.500 leader. Una cosa simile è accaduta a Gaza, ma più lentamente e con una minore partecipazione. Lo scopo di queste conferenze regionali era chiaro: convocare il primo meeting della conferenza nazionale di Fatah in 11 anni per eleggere un nuovo FCC, il Consiglio centrale di Fatah e il FRC, il Consiglio rivoluzionario di Fatah, i due organi decisionali più importanti del movimento. Se la conferenza avviene, il risultato si sa già: un incremento massiccio nella rappresentanza della leadership dei territori occupati nel FCC e nel FRC a spese della leadership favorevole a Oslo e precedentemente esiliata in Tunisia. Per impedire questo risultato finale, Yasser Arafat è ripetutamente intervenuto per bloccare il processo di democratizzazione, di solito in nome dell' "unità nazionale", ma in realtà per proteggere coloro che lui aveva nominato nel FCC nel 1989 e che erano diventati il nucleo centrale della leadership nazionale. Questi leader--Ahmed Qurei (Abu 'Ala'), Saeb Erekat, Nabil Shaath e Tayyib 'Abd al-Rahim -- erano generalmente considerati i più pro-americani della leadership. Il tanzim aveva urgente bisogno dei loro scalpi in una lotta di successione post-Arafat.

Politica
Ma cosa unisce il tanzim politicamente? Non è facile rispondere a questa domanda, dal momento che la politica di Fatah è tanto rudimentale quanto la sua struttura organizzativa. Ma con il decesso del processo di Oslo -- e la rimozione degli scismi che ha causato con Fatah -- ci sono tre temi che sembrano essere comuni ai suoi principali leader. Il primo consiste in una critica crescente ai termini essenziali del processo di Oslo, dove le aspirazioni nazionali dei Palestinesi sono subordinate ad una strategia di negoziati basata sulla diplomazia guidata dagli USA e su una "cooperazione di sicurezza" con le forze militari di Israele. In alternativa, Fatah ha proposto altre opzioni lontane dai negoziati e dal consolidamento dell'A.P. Le relazioni con il governo di Israele, con il "campo di pace" e la cooperazione diplomatica con gli Usa e con l'Unione Europea sono accettabili, ma non come sostitizione di altre opzioni. Secondo le parole di Barghouti, "Noi possiamo negoziare, ma dobbiamo anche poter fare la nostra parte". Gli attivisti di Fatah hanno svelato che l'azione nei confronti a "tunnel" del settembre 1996 e poi nelle dimostrazioni del maggio 2000 in solidarietà con i prigionieri palestinesi, quando uomini armati hanno aperto il fuoco sui soldati israeliani e hanno fatto degli insediamenti nelle zone aree controllate dall'A.P. Da quando c'è stata la rivolta, l'azione si è evoluta da sparatorie casuali (e spesso inutili) sui soldati israeliani e sugli insediamenti da parte delle aree abitate dai civili palestinesi in attacchi che assomigliano sempre di più ad una guerriglia e che riguardano posti isolati militari vicino agli insediamenti e soprattutto sulle strade del West bank e di Gaza usati solo dai coloni israeliani. Il secondo tema consiste nello strappare la lotta palestinese dalla tutela della diplomazia americana regionale e dall'egemonia di Israele (...). In particolare il tanzim sostiene che la fine di conflitto deve essere accompagnata dal completo ritiro di Israele dalle linee del 1967, compresa Gerusalemme Est e con il riconoscimento dei diritti dei rifugiati palestinesi di ritornare alle loro case nella Palestina geografica. Secondo Barghouti "I Palestinesi non accetteranno e neanche Arafat può farlo, niente che sia meno di quello che Egitto e Giordania hanno ricevuto e di quello che Siria e Libano riceveranno da Israele." Alla fine, gli osservatori interni della West bank chiedono una coalizione nazionale genuina tra le fazioni palestinesi, specialmente i movimenti islamici di Hamas che non sono dell'OLP e il Jihad islamico, uniti per degli obiettivi nazionali che sono l'indipendenza, il ritorno, la sovranità e la fine dell'occupazione. La precondizione di una tale coalizione, naturalmente è la distruzione dei termini del processo di Oslo e soprattutto la cooperazione di sicurezza che si potrà avere tra A.P., Israele e CIA. L'eruzione spontanea dell'intifada di al-Aqsa ha fatto in modo che Fatah avanzasse in ognuno di questi obiettivi con un'azione concreta.