Le atomiche di Israele.
Ispettori
in Israele Bush e i media internazionali nascondono, ipocritamente, che in
Medio Oriente c'è già un paese che possiede armi nucleari. Di Rohan
Pearce. Da Green Left Weekly. Traduzione di
Marina Impallomeni. Gennaio 2003.
Secondo
la Federazione degli Scienziati Americani, il tentativo di Israele di accumulare
un arsenale nucleare ebbe inizio nel 1948 con l'istituzione di un corpo scientifico
(Hemed Gimmel) all'interno dell'esercito israeliano. Nel 1949 l'Hemed Gimmel
ispezionò il deserto del Negev alla ricerca di riserve di uranio. Nel 1952
fu creata la Commissione israeliana per l'energia atomica. Nel 1956 la Francia
accettò di fornire a Israele un reattore nucleare da 18 megawatt. Dopo l'invasione
dell'Egitto da parte di Israele nel 1956, l'accordo fu rivisto per fornire
un reattore da 24 megawatt. La Francia acquistò acqua pesante per il reattore
dalla Norvegia, tradendo le assicurazioni fornite al governo norvegese che
non avrebbe trasferito l'acqua a paesi terzi. I funzionari doganali francesi
furono ingannati sulla destinazione di componenti del reattore.
Il complesso che doveva ospitare il reattore fu costruito a Dimona, nella
regione settentrionale del deserto del Negev. Per proteggere il programma
sulle armi nucleari di Israele e mantenere il segreto su di esso fu creata
un'organizzazione apposita, l'Ufficio per le Relazioni Scientifiche. Fra gli
stratagemmi adottati da Israele per nascondere la natura del progetto Dimona,
vi era quello di descriverlo come un «impianto di manganese».
Nel 1960 i governi israeliano e francese ebbero un contrasto per via del progetto.
La Francia chiedeva che Israele rendesse pubblico il progetto Dimona e autorizzasse
ispezioni internazionali della struttura. Nonostante questo, la Francia accettò
di terminare la spedizione dei componenti del reattore, e Israele assicurò
Parigi che non avrebbe costruito armi nucleari. Nel 1964 il reattore divenne
operativo.
Del progetto nucleare di Israele erano a conoscenza anche gli Stati uniti,
cioè la sua principale fonte di aiuti militari. Secondo Sir Timothy Garden,
docente presso l'Università dell'Indiana, nel 1954 Israele firmò un accordo
di cooperazione nucleare con gli Usa. Nel 1958 aerei spia Usa fotografarono
il complesso di Dimona. Israele acquistò dagli Usa un reattore più piccolo
(che difficilmente sarebbe stato utile nella produzione di armi nucleari).
Tale reattore divenne operativo nel 1960.
Il ruolo degli Stati uniti
Verso la fine degli anni `60 le ispezioni della Commissione Usa per l'energia
atomica negli impianti di Dimona furono ostacolate dall'atteggiamento di non-cooperazione
del governo israeliano. Oltre a controllare la tempistica delle ispezioni
e la loro estensione, Israele fabbricò falsi pannelli di controllo e murò
corridoi per ingannare gli ispettori.
Significativamente, un promemoria del governo Usa dell'ottobre 1969, che riferiva
di discussioni tra funzionari del Dipartimento di Stato e un rappresentante
della Commissione per l'energia atomica, faceva intendere che il possesso
da parte di Israele di impianti per la fabbricazione di armi nucleari non
costituiva un problema per il governo Usa. Secondo il promemoria, «il team
[della Commissione per l'energia atomica] è giunto alla conclusione che il
governo Usa non è intenzionato a sostenere un vero sforzo di `ispezione',
in cui gli ispettori del team possano sentirsi autorizzati a porre direttamente
domande pertinenti e/o a insistere che venga loro consentito di visionare
documentazioni, materiali e simili. Agli ispettori è stato raccomandato di
non causare controversie, comportarsi da `gentiluomini' e non manifestare
disaccordo con la volontà degli ospiti. In un'occasione sembra che i membri
del team siano stati criticati duramente dagli israeliani per essersi `comportati
come ispettori'».
Alla fine del 1964 l'impianto di Dimona produceva circa 8 chilogrammi di plutonio
all'anno, abbastanza da consentire a Israele di costruire da una a due armi
nucleari una volta che il plutonio fosse stato ulteriormente trattato. In
Can Deterrente Last? (Buchan & Enright, Londra, 1984) Garden ha
scritto che «avendo messo in piedi un sistema stabile di produzione di plutonio
fissile, si rendeva necessario un impianto di trattamento che rendesse rapidamente
il plutonio utilizzabile per le armi. [...] Israele non ne costruì alcuno.
La ragione di questa omissione sembra risiedere nel fatto che Israele riuscì
ad acquisire illegalmente uno stock significativo di uranio arricchito. Rapporti
della Cia hanno rivelato che Israele ottenne `grandi quantità di uranio arricchito
con mezzi clandestini'. A questo proposito il New York Times ricordava
ai lettori la perdita di uranio altamente arricchito dalla Nuclear Materials
and Equipment Corporation ad Apollo, Pennsylvania, nel 1965... Se Israele
nel 1965 riuscì a ottenere materiale per armi nucleari, questo spiegherebbe
perché non sia stato costruito alcun impianto per la lavorazione del plutonio.
Essendosi assicurata una scorta di uranio poteva usare il metodo più lento,
ma non controverso politicamente, della separazione del plutonio mediante
`laboratorio a caldo', così da accrescere gradualmente la sua scorta».
Alleati dell'apartheid
Dal 1967 fino agli anni `80 Israele ha potuto contare sul Sudafrica dell'apartheid
per la fornitura di circa 550 tonnellate di uranio per l'impianto di Dimona.
Si dice che nel settembre 1979 i due paesi abbiano tenuto un test congiunto
sulle armi nucleari nell'Oceano Indiano. Un articolo apparso su Ha'aretz
il 20 aprile 1997 sosteneva che all'inizio degli anni Ottoanta Israele avrebbe
aiutato il governo del Sudafrica a sviluppare armi nucleari. Constand Viljoen,
ex capo di stato maggiore dell'esercito sudafricano, ha detto a Ha'aretz:
«Volevamo acquisire conoscenze sul nucleare da chiunque potessimo, anche da
Israele».
La conferma pubblica della produzione di armi nucleari da parte di Israele
giunse nel 1986, quando Mordechai Vanunu fornì al britannico Sunday Times
fotografie di impianti nucleari israeliani. Vanunu era stato un tecnico presso
la struttura di Dimona "Machon 2" dal 1976 al 1985, prima di essere
allontanato per il suo coinvolgimento in una politica di sinistra, a favore
dei palestinesi. "Machon 2" produce plutonio e componenti per bombe
nucleari.
Secondo le rivelazioni di Mordechai Vanunu, nel 1986 Israele possedeva già
200 armi nucleari. Prima che il Times pubblicasse la notizia, Vanunu
fu attirato a Roma da un agente del Mossad, la polizia segreta di Israele.
A Roma egli fu rapito e riportato in Israele, dove fu condannato con un processo
segreto e imprigionato. Le trascrizioni del processo di Vanunu sono rimaste
classificate finché alcune sezioni non sono state rese pubbliche dal governo
israeliano nel novembre 1999, dopo che il giornale israeliano Yediot Ahronot
si era rivolto alla Corte distrettuale di Gerusalemme.
Vanunu è stato condannato a 18 anni di carcere. Ha trascorso i primi 11 anni
e mezzo in isolamento. Secondo il fratello di Vanunu, Asher, la prigione di
Ashkelon dove Mordechai è detenuto non lo rilascerà fino al 22 aprile 2004,
solamente cinque mesi prima del suo fine-pena.
Dopo aver scontato i due terzi della pena, Vanunu ha chiesto la libertà vigilata.
La sua richiesta è stata rigettata una prima volta, e poi di nuovo ogni sei
mesi. La corte distrettuale di Be'er Sheva doveva esaminare la richiesta di
Vanunu alla fine dello scorso ottobre. Secondo Ha'aretz del 9 ottobre,
«[Vanunu] intende sostenere che nel 2001 [il ministro degli esteri israeliano
Shimon] Peres in un documentario della rete israeliana Channel Two ha
rivelato sulla capacità nucleare di Israele molto più di quanto Vanunu non
abbia mai rivelato [al Sunday Times]».
Il «dibattito» alla Knesset
La controversia su Vanunu e l'arsenale segreto di armi nucleari di Israele
ha portato, all'inizio del 2000, al primo dibattito mai avvenuto alla Knesset
sulla politica nucleare.
Il 3 febbraio 2000 Yediot Ahronot ha descritto così il dibattito che
riportiamo letteralmente per la sua importanza storica: «L'On. Issam Makhoul
(Hadash) ha fatto la storia quando ha dichiarato: `Israele possiede 200-300
bombe atomiche'. Il ministro Ramon, che rispondeva per il governo, ha ripetuto
l'affermazione. `Israele non sarà il primo paese a introdurre armi nucleari
in Medio Oriente'. `Non è il messaggero Vanunu ad essere il problema, ma piuttosto
la politica di tutti i governi israeliani, che hanno trasformato questa piccola
porzione di terra in una discarica nucleare avvelenata e velenosa, che potrebbe
portarci tutti in cielo in un fungo nucleare' ha ammonito Issam Makhoul ieri
alla Knesset. Makhoul ha fatto la storia quando ha ottenuto il permesso di
discutere una proposta sulla politica nucleare di Israele che ha portato al
primo dibattito aperto di questo tipo. Proprio quando Makhoul ha cominciato
a parlare, membri del Likud, del Partito religioso nazionale, dello Shas e
altri hanno scelto di lasciare l'assemblea in segno di protesta. Makhoul ha
affermato che Israele è al sesto posto al mondo per quanto riguarda la quantità
di plutonio di alta qualità in suo possesso. 'L'intero mondo sa che Israele
è un grande deposito di armi nucleari, biologiche e chimiche, che serve come
pietra angolare per la corsa alle armi nucleari in Medio Oriente' ha accusato
Makhoul. Secondo lui, Israele ha `200-300 bombe atomiche'. Membri della Knesset
hanno reagito urlando al discorso di Makhoul: `Lei oggi sta commettendo un
crimine contro gli arabi israeliani' ha gridato l'On. Ophir Pinnes, capo della
coalizione. `Se qualcuno aveva bisogno di una giustificazione sul perché i
membri arabi della Knesset non dovrebbero partecipare alla commissione affari
esteri e sicurezza, lei l'ha appena fornita', ha concluso l'On. Yosef Pritzky
(Shinui)».