Un diritto a cui non vogliamo rinunciare.
Domande e risposte sui profughi ed i loro inalienabili diritti, che Israele e USA stanno cercando di by-passare. A cura di Arabcomint. Marzo 2003.


Chi sono i profughi palestinesi?

I profughi palestinesi sono gli abitanti indigeni della Palestina storica - le aree che oggi comprendono Israele (Territorio occupato nel 1948), Cisgiordania e Striscia di Gaza (Territori occupati nel 1967). La popolazione indigena della Palestina fu "trasferita"/espulsa dalle forze militari israeliane durante le guerre del 1948 e del 1967. Come tutti i profughi del mondo, i profughi palestinesi, anche coloro che volontariamente si allontanarono dal teatro della guerra, ritenevano che sarebbero potuti ritornare immediatamente alle loro case ed ai loro villaggi dopo la cessazione delle ostilita'.

Ci sono tre gruppi principali di profughi palestinesi:

  1. I palestinesi scacciati nel 1948 dalle aree della Palestina storica che divenne lo stato d'Israele;
  2. I palestinesi trasferiti internamente nelle aree che divennero stato d'Israele; e
  3. I profughi espulsi dalla Cisgiordania e da Gaza per la prima volta durante la guerra di occupazione del 1867. Da piu' di 50 anni ai profughi palestinesi viene negato il diritto al ritorno nella loro terra ancestrale.

Quanti profughi palestinesi ci sono oggi?

La stima piu' recente e' di circa 5,5 milioni di profughi. Questo numero include 3,8 milioni di profughi (la generazione della nakba ed i loro discendenti) espulsi nel 1948 e registrati dalle Nazioni Unite per l'assistenza umanitaria; 1,5 milioni di profughi (la generazione della nakba ed i loro discendenti) che non hanno bisogno di assistenza e, dunque, non sono registrati; 260.000 profughi (e loro discendenti) trasferiti internamente nello stato d'Israele; 750.000 profughi (e loro discendenti) trasferiti, per la prima volta, nel 1967. Approssimativamente, i tre quarti del popolo palestinese e' composto da profughi. Uno su tre profughi al mondo e' palestinese.

Dove vivono i profughi palestinesi?

I palestinesi della Diaspora sono dispersi in tutto il mondo. La maggioranza dei profughi, comunque, vive nei dintorni della frontiera israeliana, nei vicini stati arabi ospiti. Piu' della meta' dei profughi vive in Giordania. Approssimativamente, un quarto della popolazione di rifugiati vive nei Territori occupati nel 1967. Circa il 15% dei profughi risiede in uguale numero in Siria e Libano, mentre il resto risiede all'interno della Palestina storica (attuale Israele: profughi trasferiti internamente), nei paesi del Golfo arabo, in Europa e negli USA. Un terzo dei profughi vive nei campi della Cisgiordania, Gaza, Giordania, Libano e Siria.

Quali sono i diritti dei profughi?

Secondo la legge internazionale, i profughi hanno il diritto di tornare ai loro luoghi d'origine, di ottenere la restituzione delle loro proprieta' e di essere risarciti per le perdite e per i danni materiali subiti. Vi sono tre soluzioni al problema dei profughi: rimpatrio volontario (ritorno), integrazione volontaria nel paese ospite, sistemazione volontaria in un paese terzo. Di queste tre soluzioni, solo la prima e' un diritto riconosciuto dalla legge internazionale. Ognuna delle tre soluzioni prospettate e' soggetta al principio della scelta libera del profugo. In altre parole, il punto di partenza per una soluzione giusta e durevole del problema dei profughi non puo' prescindere dalla volonta' del profugo stesso. Questi diritti e queste soluzioni sono norme accettate e condivise dalla legge internazionale e sono stati implementati in numerosi altri casi di rifugiati, come ad esempio nell'ex-Yugoslavia ed a Timor Est.

L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite traccio' le linee per la soluzione del problema dei profughi palestinesi gia' nel dicembre del 1948, con la Risoluzione 194 (III), la quale riafferma tre diritti fondamentali del popolo palestinese e stabilisce due soluzioni primarie:

La Risoluzione riafferma il diritto di ogni profugo palestinese a:

La Risoluzione stabilisce due soluzioni primarie per i profughi palestinesi:

L'Assemblea Generale riteneva che i profughi che desideravano tornare a casa, avrebbero potuto farlo dopo la firma dell'armistizio tra Israele ed i paesi arabi, avvenuta nel 1949.

Perche' Israele non permette ai profughi di tornare a casa?

Vi sono diverse argomentazioni adottate dallo stato d'Israele per impedire la realizzazione di questo diritto fondamentale:

Perche' gli stati arabi rifiutano di sistemare i profughi al loro interno, conferendogli la cittadinanza?

Gli stati arabi hanno rifiutato la sistemazione unilaterale per una serie di ragioni:

  1. Gli stessi profughi riaffermano costantemente il desiderio di ritornare nel loro paese d'origine, desiderio che e' rispettato e riconosciuto dagli stati arabi.
  2. Alcuni stati arabi, il Libano in particolare, si oppongono alla sistemazione permanente dei profughi per non alterare il delicatissimo equilibrio settario e il loro status quo.
  3. Nel 1948, gli stati arabi si opposero alla creazione di uno stato ebraico esclusivista in Palestina. La Lega delle Nazioni aveva precedentemente riconosciuto che la Palestina - provincia non indipendente dell'Impero Ottomano agli inizi del 20esimo secolo - dovesse diventare uno stato indipendente con uguali diritti per tutti i suoi cittadini, sia quelli autoctoni (palestinesi), che gli immigrati (ebrei).

In effetti, storicamente, molti stati arabi si sono offerti di "risistemare" i profughi palestinesi, ma solo quelli che non desideravano tornare in Palestina e non desideravano, dunque, esercitare il diritto basilare previsto dalla legge internazionale.

Come vedono, i profughi, una soluzione per le loro sofferenze?

I palestinesi considerano accettabile solo una soluzione che rispetti i loro diritti fondamentali - soluzione che sia in accordo alla legge internazionale ed alle risoluzioni ONU, la 194 in particolare. Parlando ad una delegazione di parlamentari britannici nel 2000, un profugo sottolineo': "Non vogliamo ripetere gli errori fatti dal sionismo, che considerava la sua esistenza dipendente dalla non-esistenza del popolo che viveva in quella terra. Israele riteneva che la sua esistenza fosse possibile solo attraverso la non-esistenza dell'altro. Noi non consideriamo possibile tutto cio'. Vogliamo il diritto al ritorno come diritto collettivo ed individuale alla terra da cui fummo espulsi. Non diremo a loro di andarsene".

Come vede, la comunita' internazionale, una soluzione per le sofferenze del popolo palestinese?

a comunita' internazionale, in principio, sostenne il ritorno dei profughi e il loro risarcimento. E difatti cio' e'chiaramente espresso nella risoluzione 194 dell'ONU, risalente all'11 dicembre 1948. A causa dell'opposizione israeliana al ritorno dei profughi, e agli interessi economici e geo-politici nell'area, molti membri della comunita' internazionale, inclusi molte potenze europee e gli USA, smisero di cercare di persuadere Israele a rispettare la legge internazionale. Invece, da alcuni anni, la comunita' internazionale fa pressione sull'Autorita' palestinese affinche' convinca i profughi a rinunziare al loro diritto, allo scopo di accontentare la richiesta israeliana di mantenere "il suo carattere esclusivo ebraico" ed il controllo permanente dei beni sottratti ai profughi. Allo stesso tempo, quella stessa comunita' internazionale riconosce tale diritto per i profughi di Bosnia, Kossovo e Timor Est. Gli USA, poi, da anni sostengono il diritto degli ebrei a rientrare in possesso delle proprieta' perdute in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale!
Alcuni membri della comunita' internazionale, inoltre, asseriscono che il ritorno dei profughi e' "inconsistente con la soluzione dei due stati". La proposta di stabilire uno stato palestinese nei Territori occupati nel 1967 (22% della Palestina storica) insieme allo stato d'Israele (78% della Palestina storica) e' basata su un compromesso territoriale offerto nel 1988 dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Precedentemente, l'OLP mirava alla costituzione di un singolo stato, basato sui confini della Palestina storica, in cui tutti gli abitanti, ebrei compresi, avessero diritti uguali. Tale compromesso, pero', non sostituisce in alcun modo il riconoscimento e l'implementazione dei diritti del popolo palestinese. Il principio secondo cui i diritti individuali e collettivi non si escludono a vicenda, ma anzi si completano, e' ben stabilito dalla legge internazionale. La continua richiesta, da parte ebraica, di restituzione dei beni perduti in Europa o di risarcimento, indipendentemente dalla costituzione dello stato d'Israele, e' un esempio tipico di questo principio.

La legge internazionale prevede che qualsiasi accordo di pace tra stati/parti deve fornire soluzione ad entrambi i tipi di diritti reclamati dalle parti, cioe' i diritti collettivi (argomentazioni correlate alla sovranita'), ed individuali (ritorno, risarcimento, restituzione dei beni).

L'attuale approccio al problema da parte della comunita' internazionale, percio', e' contrario alla legge internazionale e non fornisce una soluzione giusta e duratura al conflitto in atto.