Fermate subito la costruzione del muro.
Appello
internazionale da diffondere e sottoscrivere. Tradotto
da Susanna Valle per Peacelink. Luglio 2003.
Il governo israeliano sta attualmente facendo costruire il 'Muro di Separazione',
definito con un eufemismo anche 'Recinzione di sicurezza', che dovrebbe
bloccare gli 'attacchi terroristici' (ma che certamente non eviterà che
missili ed elicotteri colpiscano i loro obiettivi umani) per un costo preventivato
di due bilioni di dollari nel bel mezzo dei territori occupati della West
Bank. Esistono anche dei piani per completarlo lungo la riva del Giordano.
In ogni caso sta già creando una situazione con conseguenze tragiche incommensurabili.
Ma in questo momento, le reazioni e le obiezioni da parte delle organizzazioni
internazionali, dei governi, della pubblica opinione fuori e dentro Israele
(con la notevole eccezione di alcuni gruppi coraggiosi come Gush Shalom,
B'Tselem, Ta'yush), rimangono estremamente limitate, come se tale costruzione
fosse un ormai un dato di fatto, come se la protesta dovesse aspettare che
il lavoro venga terminato o come se si dovessero mantenere delle precauzioni
tattiche in un periodo di rinnovati 'colloqui di pace' sotto gli auspici
degli Stati Uniti e di altre potenze mondiali. Spostando la
popolazione direttamente o indirettamente, e/o privandola dei mezzi di sussistenza
(sradicando alberi, negando l'accesso all'acqua ed alle terre coltivabili),
dell'opportunità di studiare e lavorare, attraverso la terribile limitazione
della libertà di movimento, il Muro colpisce la capacità del popolo palestinese
di continuare a vivere, in maniera simile alle espulsioni di massa del 1948
ed all'occupazione del 1967. Secondo una stima, tra 90.000 e 210.000 palestinesi
stanno per essere trasferiti dalle loro case. Come tutti gli altri, anche
questo progetto consiste nel rendere le loro vite talmente impossibili che
molti non avranno altra scelta che abbandonare i loro villaggi ed il loro
Paese. Le sanzioni del Muro rendono irreversibili gli insediamenti ebraici
(tutti illegali secondo il Diritto internazionale), e la graduale confisca
di Gerusalemme Est, cose che trasformano il futuro 'Stato Palestinese vitale',
sempre oggetto di promesse, in una sorta di miscuglio raffazzonato di riserve
e campi profughi, generalizzando ed aggravando il modello già realizzato
a Gaza. Esso imprigiona i Palestinesi (o meglio, quella parte di loro che
fin'adesso sono riusciti a restare ed a resistere sulla loro terra) in una
parte ristretta della West Bank, dietro una tripla linea fatale costituita
da concreto filo spinato e da fortificazioni elettroniche, i cui precedenti
nella storia moderna appartengono senza possibilità di discussione alle
tradizioni totalitarie. Esso trasforma anche le 'Forze di difesa' israeliane
e gli stessi cittadini in un popolo di sentinelle. In poche parole, si tratta
di una nuova naqba che ha in serbo per il presente e per il futuro soltanto
carestia, deportazioni, terrore, guerra, abiezione, per quanto possano essere
raggiunti delle intese provvisorie attraverso gli accordi internazionali.
Resteremo allora a guardare questo processo senza sollevare alcuna protesta, solo per scoprire in seguito la responsabilità di non essere intervenuti mentre un crimine contro l'umanità veniva compiuto sotto i nostri occhi? I firmatari di questa petizione rifiutano di accettare il Muro come inevitabile, e condannano la viltà di quanti non hanno levato le loro voci contro questa ingiustizia. I firmatari lanciano un appello urgente alle forze democratiche ed ai governi, alle Nazioni Unite ed alle organizzazioni umanitarie, alle comunità ebraiche nel mondo che conservano la memoria delle loro passate sofferenze, ed alle autorità religiose, morali, accademiche e legali. La costruzione del Muro deve essere fermata immediatamente. L'opinione pubblica mondiale deve costringere il governo israeliano a smantellare il Muro, a ritirarsi ed a ricostituire la terra palestinese della quale si era appropriato e che aveva distrutto. Non è l'obiettivo di una "negoziazione". È un imperativo morale e politico.
Primi firmatari
Ariella AZOULAY, Bar-Ilan University, IsraelPer inserire il tuo nome, manda una e-mail a stopthewall@alt-info.org
O aderisci alla petizione on-line su http://www.petitiononline.com/stw/petition.html
Note:
melodr88@hotmail.com per PeaceLink