Il Muro dell'Apartheid.
Impatto della prima fase della barriera di sicurezza sui distretti di Qalqiliya, Tulkarem e Jenin. Rapporto dell'UNRWA (Emergency Stories: Impact of the first phase of the security barrier on the Qalqiliya, Tulkarem and Jénine districts). 15 luglio 2003. Da Arcipelago. Traduzione di Germano Monti.



Percorso della barriera vicino Kfar Jammal; in secondo piano, la colonia di Salit

 

Nel giugno 2002, le autorità israeliane hanno iniziato la costruzione della prima fase di una barriera di 350 chilometri per separare fisicamente la Cisgiordania da Israele. Questa fase -  partendo da Zububa situata nell'angolo nord-ovest del governatorato [divisione amministrativa in Medio Oriente (dipartimento, provincia o regione), NdT] di Jenin attraverso il distretto di Tulkarem fino alla colonia di Elkana a sud del governatorato di Qalqiliya - si estenderà su una distanza di 140 chilometri.

Il costo è stimato in 2 milioni di Euro per chilometro e deve essere terminato nel luglio 2003. (1)
 Il governo di Israele sostiene che l'obiettivo della barriera non è quello di segnare una frontiera politica ma di impedire ai Palestinesi di attaccare i civili israeliani. Nondimeno la barriera non segue in alcun momento il tracciato della Linea Verde sul lato israeliano, ma al contrario essa devia di molti chilometri all'interno del territorio della Cisgiordania, fino a 6 chilometri nel caso di Jayyous. Quando sarà terminata, circa 16.000 ettari di terre agricole fertili saranno isolati sul lato israeliano della barriera, ossia il 2,9% delle terre della Cisgiordania. (2)

I tre governatorati del nord che sono toccati hanno una popolazione stimata nel 2003 in circa 500.000 abitanti, il che vuol dire circa il 25% della popolazione della Cisgiordania. Il governatorato di Qalqiliya conta 90.000 abitanti, quello di Tulkarem 163.000 e quello di Jenin 247.000. La popolazione delle città principali è di 41.000 per Qalqiliya, 43.000 per Tulkarem e di 34.000 per Jenin. (3) In totale, quasi 70 villaggi, frazioni e campi di rifugiati nei tre governatorati - ossia più di 200.000 Palestinesi - andranno ad essere più o meno circondati nella prima fase della barriera. (4)

L'UNRWA si è recata sul terreno per esaminare gli effetti della barriera sulle vite degli abitanti locali, e soprattutto sui rifugiati registrati. La maggior parte delle città e dei villaggi a nord della Linea Verde ospitano famiglie di rifugiati. Alcuni villaggi in particolare - Atil, Baqa esh-Sharqiya, Barta'a esh-Sharqiya, Tayba, Rummana e Zububa - comprendono un gran numero ed anche una maggioranza di popolazione di rifugiati. (5) La città di Qalqiliya raggruppa 4.000 famiglie di rifugiati, anche l'ospedale dell'UNRWA e di altre organizzazioni sta per essere ermeticamente rinchiuso.

La città di Tulkarem (3.700 famiglie di rifugiati) avrà un muro costruito sul suo lato ovest ed una «barriera interna» sul suo lato est, che rinchiuderà la maggior parte delle terre interne vicino alla città, fra cui il campo di Tulkarem (15.600 rifugiati registrati) e quello di Nur Shams (8.000 rifugiati).

A nord-ovest del distretto di Jenin, i villaggi di Rummana, Khirbet Tayba e Anin hanno tutti un gran numero di famiglie di rifugiati e comprendono una scuola dell'UNRWA. Un'altra «barriera in profondità» va ad isolare questa enclave. Sebbene senza dubbio i rifugiati non soffriranno più della popolazione in generale degli effetti della barriera, l'abbassamento degli standard del livello di vita aumenterà i bisogni umanitari e andrà inevitabilmente a pesare ancora sulle casse già sovraccariche dell'Agenzia.

 

Izbat Jal'ud, Qalqiliya

Gli abitanti di Jal'ud (conosciuto anche sotto il nome di Sheikh Ahmed) sono rifugiati del villaggio di Zakur, i cui resti sono proprio sull'altro lato della Linea Verde. Sei famiglie, cioè circa 36 persone, sono registrate come rifugiati, su un totale di 100 persone. La barriera taglia dai 25 ai 30 ettari di tutto il villaggio e questo malgrado il fatto che i proprietari siano in possesso di titoli che datano dall'epoca ottomana e inglese. Inoltre, c'è un ordine di demolizione per tre case e per una moschea, costruite senza permesso. Nessun permesso di costruire è stato rilasciato nel villaggio dal 1978.

Abdallah Said Jal'ud, un rifugiato registrato dall' l'UNRWA, sta per perdere circa 13 ettari a Jal'ud e forse ancora più terra a Habla e Izbat Salman una volta che il tracciato della barriera sarà definito. Diverse colture di frutta e legumi, un campo di meli e una riserva d'acqua sono coinvolti. L'accesso alla terra è proibito mentre sono in corso i lavori della barriera e non si sa quale accesso sarà possibile quando la barriera sarà terminata.

 

La Barriera, la «barriera interna» e le enclave

La Barriera misurerà circa 70 metri di larghezza ma in certe regioni potrà arrivare fino a 100 metri. La si chiama correntemente «il muro» ma in effetti, lungo il suo percorso, la barriera comprende differenti tipi di ostacoli.

Dove la sua portata sarà più larga, avrà in mezzo una «recinzione intelligente» elettronica al fine di prevenire ogni tentativo di attraversamento. Sul lato est di questa recinzione: una trincea, un fossato ed ogni altro ostacolo che servirà da barriera contro i veicoli, un'altra chiusura il cui scopo è quello di ritardare ed una strada di servizio lastricata vicino questa chiusura di rallentamento. Ad ovest della recinzione intelligente: un certo numero di sentieri, un percorso di tracce che permetterà di vedere le impronte dei passi di tutte le persone che attraverseranno, una doppia via per pattugliare, una strada per i mezzi blindati e un'altra recinzione. (6)

Vi saranno anche torri di guardia, cancelli a differenti intervalli ed una zona di esclusione di lunghezza indeterminata. Sulle sezioni dove, per ragioni topografiche, la barriera avrà una larghezza inferiore ai 70 metri, saranno installati in diversi punti solo alcuni dei componenti che sostengono la recinzione elettronica. Gli abitanti sono stati informati che una zona di «ingresso proibito» o zona tampone, di lunghezza indeterminata, sarà imposta sul lato palestinese della barriera. Ma non vi sono conferme ufficiali a tale proposito.

 

 

Nelle zone che comprendono importanti comunità palestinesi vicino alla Linea Verde dove il tracciato della barriera seguirà la frontiera del 1948, le autorità israeliane erigeranno una «barriera interna» addizionale qualche chilometro ad est della barriera principale. «Si tratta di una barriera senza recinzione il cui scopo è di canalizzare i movimenti di queste zone verso un certo numero di punti di controllo di sicurezza.» (7)

Malgrado il fatto che nessuna carta ufficiale che mostri il tracciato della barriera sia stata ufficializzata dalle autorità israeliane, l'Ufficio di Collegamento del Coordinamento del Distretto di Tulkarem (DCL - District Coordination Liaison) dell'esercito ha confermato che una tale trincea andrebbe a circondare la città di Tulkarem e si estenderà ad est fino ad inglobare il campo di Nur Shams (8). Ugualmente una «trincea profonda» simile sarà costruita a nord - ovest del distretto di Jenin, estendendosi da Salem ai villaggi di Araqa, includendo Rummana, Khirbet Tayba e Anin. Le due regioni diventeranno delle enclave, isolate fra una barriera sulla Linea Verde ed una trincea ad est.

Solo il terreno sotto il tracciato della barriera è stato formalmente confiscato, le terre intorno alla barriera rimangono in mano ai proprietari, e il governo di Israele ha promesso a questi ultimi che potranno accedervi regolarmente. (9) Secondo l'Ufficio del Procuratore dello Stato, cinque punti di passaggio principale e 26 luoghi di «passaggio agricolo» saranno stabiliti lungo la barriera. (10) Ma sembra che non vi sia abbastanza denaro assegnato nel bilancio del 2003 per erigere i punti di passaggio principali. (11)

Non è stato dato alcun avviso ufficiale per quel che concerne il modo in cui funzioneranno questi punti di passaggio né in base a quali criteri potranno essere ottenuti i permessi. Alcuni ufficiali del DCL di Tulkarem hanno confermato che gli agricoltori riceveranno dei permessi per passare due o tre volte al giorno attraverso i nove cancelli nella zona sotto amministrazione di Tulkarem e che uno di questi punti di passaggio sarà Qafin. Tuttavia, secondo il sindaco di Qafin, non ci sono aperture nella parte terminata della barriera di cemento per un punto di passaggio nella regione di Qafin. (12) Esistono rapporti non confermati provenienti dai giornali palestinesi secondo i quali i pedoni e i veicoli saranno tassati al loro passaggio.

Nella maggioranza dei casi, la prima indicazione per i coltivatori locali che alcune terre stanno per essere requisite avviene quando cartelli e planimetrie sono depositati sui loro terreni e affissi sugli alberi. La municipalità locale o il consiglio del villaggio non ricevono quasi mai notificazioni ufficiali. Questo è spesso seguito da una comunicazione ufficiale che il DCL visiterà la zona in questione per incontrare i proprietari.

Lo strumento giuridico scelto per la confisca è l'emissione di ordini di «requisizione per necessità militari» firmati dal Comandante Militare, Comando Centrale, Moshe Kapilinsky. La maggior parte di questi ordini sono validi fino al 2005, ma possono essere prolungati legalmente indefinitamente. Inoltre, quando alcuni agricoltori hanno fatto appello contro l'ordine di requisizione - sia individualmente, sia collettivamente passando per la municipalità o il consiglio locale - nessuna di queste udienze ha condotto ad una rimessa in discussione dell'ordine di requisizione. (13)

I proprietari dei terreni requisiti hanno il diritto di chiedere un indennizzo, ma pochi di loro lo hanno fatto perché pensano che questo legittimerebbe la confisca. Inoltre, le somme proposte sono molto al di sotto del valore reale della terra: a Qalqiliya, le somme proposte non rappresentano che il 10% del valore attuale dei terreni. (14)

Nei casi più gravi, località intere saranno consegnate in una «terra di nessuno» fra la barriera e la Linea Verde. Non si sa veramente quali arrangiamenti saranno fatti per permettere a questi abitanti (15 comuni di 13.500 persone circa, contando solo la zona nord (15)) di avere accesso al resto della Cisgiordania. Tre di questi comuni hanno legami urbani con villaggi fratelli in Israele, dai quali sono stati separati nel 1948. Anche se questi stanno ora per essere «riuniti» sul lato ovest della barriera, non ci sono disposizioni che permettano agli abitanti di ottenere un permesso speciale per entrare in Israele. Al contrario, la zona fra la barriera e la Linea Verde sarà dichiarata «Zona Militare Chiusa», anche se, secondo l'Ufficio del Procuratore dello Stato, questa designazione non si applicherà agli abitanti di questa zona non definita. (16)

L'Amministrazione Civile Israeliana ha dichiarato che alcuni permessi di attraversamento permanenti saranno rilasciati agli abitanti di queste enclave, ma quelli che saranno all'esterno non potranno entrare a meno che non facciano richiesta di un permesso speciale. (17) L'organizzazione israeliana dei diritti umani, B'Tselem, teme che queste enclave soffriranno lo stesso destino della regione di al-Mawasi nella Striscia di Gaza, dove tutti gli abitanti hanno bisogno di permessi speciali per uscire. Perquisizioni e lunghissime attese sono abituali. L'unico check-point non è aperto che durante alcuni periodi, ed è spesso chiuso senza preavviso. (18)

Impatti : Terre, Lavoro, Acqua, Sanità e Educazione

Prima dell'attuale Intifada, le città e i villaggi al nord della Linea Verde si trovavano relativamente bene da un punto di vista economico rispetto alle altre località della Cisgiordania. Questo era dovuto all'accesso facile al lavoro in Israele ed ai mercati di consumo, e perché molti Israeliani, principalmente Arabi israeliani, visitavano Qalqiliya e Tulkarem. L'accesso al mercato del lavoro in Israele è praticamente scomparso in questi ultimi due anni, e i cittadini israeliani non hanno più il diritto di entrare nelle zone A che sono sotto controllo dell'Autorità Palestinese. (19)

La barriera sigillerà la fine del lavoro dei migranti palestinesi in Israele nello stesso tempo in cui andrà ad isolare gli uni dagli altri i comuni coinvolti, combinando un'acuta disoccupazione con un'accresciuta povertà a Baqa esh-Sharqiya, che sarà isolata fra la barriera e la Linea Verde. Ci sono circa 420 imprese commerciali, ma i proprietari di 250 di queste vivono fuori città, ad est della barriera. (20) Ad An-Nabi Elyas, 15 commercianti e le loro famiglie hanno traslocato dalla città vicino Qalqiliya a causa delle restrizioni di movimento attraverso il solo punto di accesso alla città. (21) La città e il villaggio saranno presto riunificati e circondati su tre lati dalla barriera. Ma vi sarà un solo accesso per tutti e due attraverso una «porta» situata molti chilometri ad est di An-Nabi Elyas.

Collocando dietro una trincea centinaia di ettari delle terre migliori e delle risorse idriche della Cisgiordania, la barriera avrà gravi ripercussioni sulla produzione agricola. Il governatorato del nord racchiude una parte sproporzionata delle risorse agricole e idriche (80% dei pozzi) della Cisgiordania. L'occupazione in queste due attività è ugualmente molto elevata, il 42% nel settore agricolo e il 53% nel settore idrico. (22)

 

 

L'importanza dell'agricoltura è aumentata durante l'Intifada, e serve come «ammortizzatore» per molti «nuovi» disoccupati. A Jayyous, 400 delle 550 famiglie dipendono totalmente dall'agricoltura (erano solo 250 prima dell'Intifada). Nella città di Qalqiliya, il 22% dell'economia pre-Intifada era basata sulla produzione agricola. Questa percentuale è salita al 45% con 2.000 lavoratori agricoli che danno da vivere a circa 15.000 abitanti. L'agricoltura è dominata da piccole fattorie famigliari che dipendono dal lavoro intensivo di tutta la famiglia, soprattutto durante periodi specifici come la raccolta delle olive. Non si vede come questi metodi tradizionali possano adattarsi alle proposte delle autorità israeliane di rilasciare permessi ai contadini, permessi che limiteranno la frequenza e i momenti dei passaggi verso i loro terreni agricoli.

Il risultato della prima fase della barriera è stato la confisca e lo spianamento di 1.000 ettari di terra di proprietà privata, lo sradicamento di più di 80.000 alberi, la distruzione di 35 chilometri di canali di irrigazione e la demolizione di decine di serre. (23) A causa della sua posizione sopra la falda freatica orientale, la barriera avrà anche un grave impatto sugli accessi all'acqua, sul suo utilizzo e la sua ripartizione verso alcuni villaggi, che perderanno la loro unica sorgente d'acqua. (24)

Il Gruppo Palestinese di Idrologia ha compilato una lista di 30 pozzi nei distretti di Qalqiliya e Tulkarem che andranno persi con la prima fase della costruzione. La città di Qalqiliya perde 19 pozzi, il che rappresenta circa il 30% dell'approvvigionamento idrico della città. In confronto, secondo il Comitato Palestinese di Assistenza Agricola, solo 52 luoghi situati fuori della costruzione della prima fase sono collegati alla rete idrica nazionale israeliana. (25) Le famiglie in circa 300 località in tutta la Cisgiordania immagazzinano la pioggia e l'acqua di fonte in cisterne durante i mesi piovosi dell'inverno e comprano l'acqua delle autobotti in estate. Le restrizioni di movimento hanno già provocato un aumento dell'80% del prezzo dell'acqua dall'inizio dell'Intifada. (26)

Oltre a minare il commercio e i legami famigliari, la barriera mette ugualmente in pericolo i servizi della sanità e dell'educazione. Nove dei 15 comuni nelle enclave ad ovest della barriera mancano totalmente di strutture sanitarie. (27) Molte altre località toccate dispongono di un'assistenza di base preventiva e di primo soccorso, ma dipendono da tre città principali per le cure urgenti e specialistiche e per le dialisi ed i trattamenti di chemioterapia.

I servizi regolari di prevenzione sono già minati dalle restrizioni esistenti sui movimenti. L'UNRWA stima un abbassamento del 52% delle cure ostetriche delle donne. Prima dell'Intifada, il 95% delle donne partoriva all'ospedale. In alcune regioni, questa percentuale è caduta al 50%, e vi sono stati almeno 39 casi certificati di donne costrette a partorire ai check- point. (28)

Il personale medico affronta difficoltà anche per arrivare sul posto di lavoro. A Qafin, località all'estremo nord del distretto di Tulkarem, i lavoratori della sanità provenienti da Tulkarem arrivano alla clinica in ritardo anche partendo di buon ora a causa delle perdite di tempo ai check-point. La barriera combinerà questi problemi con altri, interrompendo i normali programmi di vaccinazione, ritardando le cliniche ambulanti, le ambulanze e la distribuzione di forniture di medicinali e vaccini. Essa va anche ad aumentare la tensione in rapporto in rapporto agli operatori della sanità pubblica, disperdendone le installazioni, le equipe e le risorse ed aumentando il carico di lavoro ed il costo dei centri sanitari dei villaggi.

La barriera avrà anche un effetto nocivo sull'educazione aggravando le difficoltà già esistenti causate dalle restrizioni di movimento. Come gli operatori della sanità, gli insegnanti affrontano già molte difficoltà per raggiungere il posto di lavoro e molti di loro hanno dovuto essere assegnati ad altre scuole vicine al loro domicilio.

Nei tre governatorati, si stima che 7.400 studenti saranno direttamente toccati dalla barriera. (29) Dab'a, che sarà totalmente circondata, possiede soltanto una scuola primaria (fino alla 7a classe). Gli scolari devono andare a Ras Atiya per le classi dall'8a alla 10a (dagli 11 ai 14 anni), e ad Habla per le classi  11a e 12a (dai 14 ai 18 anni). Gli studi secondari sono possibili nei collegi di Qalqiliya e Nablus e gli spostamenti possono prendere fino a 6 ore. Le strutture per l'educazione e i servizi saranno colpite specialmente ad Azzun Atma ed a Ras Atiya.

 

Ras Atiya, Qalqiliya

A Ras Atiya (popolazione di 1400 abitanti), gli abitanti lavoravano in Israele prima dell'Intifada, ma oggi sono diventati molto dipendenti dall'agricoltura locale. Circa 140 ettari sono andati persi a causa della barriera e 900 ettari saranno isolati, il che rappresenta il 75% delle terre degli abitanti, con più di 220 famiglie colpite. La barriera passerà a meno di 10 metri a nord e ad est della scuola locale, un'istituzione mista che accoglie 450 studenti ed è stata costruita con l'aiuto di fondi svizzeri. Le richieste per spostare la barriera ad una distanza più ragionevole di 100 metri sono state respinte per «ragioni di sicurezza». L'attività didattica è stata perturbata a causa degli esplosivi utilizzati per far saltare delle rocce. Le esplosioni hanno provocato crepe nei muri esterni. Sessanta alunni e 20 - 25 docenti arrivano da fuori Ras Atiya, e la barriera che taglierà la strada a Dab'a e isolerà il villaggio vicino di Khirbet Tira renderà l'accesso a Ras Atiya difficile per tutte le persone coinvolte.

 

Il più grande cambiamento nel paesaggio dal 1967

Le difficoltà portate dalla barriera di sicurezza colpiranno una popolazione già impoverita. Molti dei comuni toccati hanno perso terreni nel 1948 - di cui molti proprietari non sono registrati come rifugiati - e molte località hanno regolarmente perduto da 30 anni altri terreni a profitto delle colonie.

Gli accordi di Oslo hanno portato poca tutela in rapporto a questo. La maggior parte degli abitanti della Cisgiordania vivono nelle zone 'A' o 'B' sotto la giurisdizione amministrativa dell'Autorità Palestinese malgrado il fatto che la parte più grande dei terreni edificabili si trova nei dintorni delle città e dei villaggi nella zona 'C' - che rappresenta il 60% delle terre della Cisgiordania. Non si può costruire senza una autorizzazione di Israele. Fra il 1996 e il 1999, sono stati rilasciati solo 79 permessi, il che lascia gli abitanti senza altra scelta che quella di costruire «illegalmente». (30)

Gli ultimi mesi hanno visto un'ondata di demolizioni e di ordini di demolizione verso edifici «illegali» lungo il tracciato della barriera. La barriera isolerà soprattutto le terre della zona 'C' e diminuirà ancora l'estensione naturale di molti comuni, lasciando i costruttori senza altra opzione che andarsene. Si osservano già migrazioni interne in alcune delle regioni toccate. Dai 6.000 agli 8.000 abitanti hanno lasciato la città di Qalqiliya dall'inizio dell'Intifada. (31)

 

Zububa, Jenin

Zububa, nel distretto di Jenin, ha una popolazione di 2.000 persone, e 240 delle 280 famiglie sono registrate come rifugiate. Secondo i termini dell'Accordo di Rodi del 1949, il villaggio ha perso circa 1.800 ettari sull'altro lato della Linea Verde. Altri 200 ettari sono stati persi nel 1959 e 3 ettari sono stati confiscati nel 1999 per costruire il DCL di Salem e la base militare. Lo stesso anno, 3 ettari sono stati ugualmente confiscati per costruire una trincea di un metro e mezzo di larghezza e due metri di profondità lungo la Linea Verde.

Nel dicembre 2002, documenti e mappe sono stati lanciati e sparpagliati sui terreni del villaggio, rivelando che circa 25 ettari di terreno del villaggio stavano per essere confiscati, da 50 ad 80 metri sul lato di Zububa della Linea Verde. Nulla di ufficiale è stato comunicato al consiglio del villaggio. Una lettera, anch'essa gettata a terra, diceva che i proprietari potevano fare domanda di indennizzo e che dovevano inviare un fax al Ministero della Difesa a Tel Aviv con i dettagli appropriati sul loro titolo di proprietà per una possibile compensazione. Gli abitanti del villaggio hanno respinto questa proposta. Il DCL ha organizzato una riunione il 18 febbraio per i proprietari coinvolti ed ha spiegato che l'ordine di confisca arrivava da un «livello elevato» e non poteva essere cambiato. Il 10 marzo, sono arrivati i bulldozer per cominciare a livellare i terreni e i frutteti.

 

Malgrado l'assicurazione degli Israeliani che ci saranno delle porte di passaggio, e data la loro esperienza in rapporto al sistema di permessi esistente, la maggior parte delle persone intervistate appaiono rassegnate all'idea di perdere l'accesso effettivo ai loro terreni una volta terminata la barriera.

In fin dei conti, la maggior parte delle persone temono che le autorità israeliane giustifichino la confisca con il pretesto che i terreni sono sottoutilizzati, in particolare utilizzando una clausola della legge ottomana che dice che se il proprietario di un terreno situato presso luoghi abitati e adatto all'agricoltura non lo coltiva per tre anni consecutivi, la terra torna allo Stato. (32)

Nella maggior parte delle regioni, il personale di sicurezza e la polizia di frontiera impediscono già ai contadini locali di attraversare o di avvicinarsi alla strada della barriera, anche se non è stato emanato alcun ordine che dichiari la zona «Zona Militare Chiusa». Molti contadini che sono stati intervistati visitano i loro terreni solo il sabato, quando i bulldozer e il personale di sicurezza sono assenti. Altri contadini hanno smontato le loro serre o smesso di coltivare la loro terra.(33) Alla frammentazione delle terre e dell'economia si aggiunge il sentimento di essere assediati e di non avere alcun potere, né alcun controllo sui propri destini. «Noi ci sentiamo come dei rifugiati sulla nostra terra», ha dichiarato il sindaco di Qafin.

 

Atil, Tulkarem

La famiglia di Rathab Ali Awad Said Dameiri, un rifugiato dell'UNRWA, è originaria di al-Aqdera, che è proprio aldilà della Linea Verde. Sono 15 anni che il signor Dameiri affitta 2,2 ettari di terra che oggi può raggiungere solo a piedi. Si tratta dunque di stabilire che cosa possa fare delle sue serre e dei suoi raccolti sui 2,5 ettari che affitterà sul lato «palestinese» della barriera. Il signor Dameiri dichiara che, quantunque abbia il diritto di andare a vedere la sua terra, non ha il diritto di coltivare nulla. Nondimeno, lui ci va il sabato, quando gli operai e l'esercito sono assenti. Il signor Dameiri non è stato informato dei sistemi per l'accesso quando la barriera sarà terminata.

 

Il Consiglio Yesha delle Colonie, che rappresenta i coloni ebrei nei territori della Palestina occupata, ha proposto una strada alternativa per la barriera di sicurezza, che lascerebbe decine di colonie e più di 100.000 Palestinesi sul lato ovest della barriera. La pressione arrivata dai dirigenti delle colonie ha già cambiato il percorso originale della barriera nei distretti di Tulkarem e di Qalqiliya. Il risultato è che le colonie di Salit, Avnei Hefez e Alfei Menashe sono ora ad ovest della barriera. (34)

Il Ministro della Difesa sembra aver adottato molte delle suggestioni del Yesha, e ultimamente ha emesso delle raccomandazioni per estendere la barriera molto ad est nel governatorato di  Qalqiliya, comprendendo le principali colonie di Kedumim, Karnei Shomron, Immanuel e Ariel all'interno della barriera, rinchiudendo così circa 40.000 coloni e 3.000 Palestinesi. (35)

Si rammenta ora che una barriera ad est è ugualmente prevista lungo la valle del Giordano, partendo da Mekhola a nord est fino a Ma'ale Adumim vicino Gerusalemme, e più a sud verso il deserto della Giudea. Qualunque siano le frontiere finali della barriera, piazzerà effettivamente una grande parte della Cisgiordania fuori dei confini per i Palestinesi e costituirà il più grande cambiamento nel paesaggio dopo il 1967.

 

Note

1. B'Tselem: The Separation Barrier: Position Paper, (Draft copy), March 2003, p.7

2. B'Tselem, The Separation Barrier: Position Paper, March 2003, p.8.

3. Palestinian Central Bureau of Statistics (PCBS), Projected population, Selected Years, Medium Series 2003.

4. La Banca Mondiale definisce le persone «circondate» quelle: (a) che si trovano sul lato ovest (interno) del Muro; (b) che perdono terreni o infrastrutture a causa della sua costruzioneq; (c) sono situate a meno di 1.300 metri dal Muro; oppure (d) hanno una strada di accesso principale/unica tagliata dal Muro. Questo termine è utilizzato come guida approssimativa e potrebbe sottostimare l'impatto globale del Muro sui comuni vicini. The Impact of the West Bank Separation Barrier on Affected West Bank Communities, (Draft copy), p. 22. B'Tselem trova una cifra identica per quel che riguarda i comuni e le popolazioni colpiti: «La barriera probabilmente nuocerà ad almeno 210.000 Palestinesi che vivono in sessantasette villaggi e città» The Separation Barrier: Position Paper, (Draft), March 2003, p.3.v

5. Secondo la Banca Mondiale, dal 25 al 30 % della popolazione nei comuni toccati è registrata come rifugiata, ma non è chiaro il modo con cui questa cifra è stata determinata. World Bank, The Impact of the West Bank Separation Barrier on Affected West Bank Communities, p. 25.

6. B'Tselem, Separation Barrier: Update, October 2002.

7. B'Tselem, Separation Barrier: Update. La citazione è tratta da una risposta dell'ufficio del Procuratore dello Stato in seguito ad una richiesta depositata alla Alta Corte di Giustizia da alcuni Palestinesi contro il tracciato proposto della barriera. Nondimeno, secondo l'ultimo rapporto di B'Tselem, p.7, la «barriera interna» avrà in realtà del filo spinato su tutta la sua lunghezza.

8. Riunione con il Tenente Colonnello Khalil, Tulkarm DCL, 19 Marzo 2003.

9. Secondo l'ufficio del Procuratore dello Stato: «Saranno predisposti alcuni ragionevoli punti di passaggio tenendo conto, da una parte, dei bisogni di spostamento dei lavoratori e dei mezzi di lavoro e, dall'altra, la possibilità di trasportare i prodotti della fattoria fino ai villaggi ad est della barriera.» B'Tselem, The Separation Barrier: Update

10. B'Tselem, The Separation Barrier: Update

11. B'Tselem, Separation Barrier: Position Paper, (draft) March 2003, p.13.

12. Interview, with mayor, Mr. Tayseer Harashi, 12 March.

13. «Esperienze passate... significa che il fatto di presentare obiezioni all'esercito non è niente più che una formalità che, nella maggior parte dei casi, non ha alcun effetto sulle decisioni già prese». B'Tselem: The Separation Barrier: Position Paper, September 2002, p. 13.

14. Intervista con il sindaco di Qalqiliya, Marouf Zahran, 1 Marzo 2003.

15. Banca Mondiale: The Impact of the West Bank Separation Barrier on Affected West Bank Communities, p.2

16. B'Tselem, The Separation Barrier: Update.

17. B'Tselem: The Separation Barrier: Position Paper, March 2003, p.12.

18. B'Tselem: The Separation Barrier: Position Paper, March 2003, p.7.

19. Circa 4.000 abitanti di Qalqiliya possiedono una carta di identità israeliana a seguito di un matrimonio o di altri legami famigliari, ma ora gli è interdetta la residenza in città.

20. Intervista con il sindaco, 6 marzo 2003.

21. World Bank, The Impact of the West Bank Separation Barrier on Affected West Bank Communities, p.27.

22. World Bank: The Impact of the West Bank Separation Barrier on Affected West Bank Communities, p.13.

23. PENGON, February Update. PENGON è una rete di ONG palestinesi sullo sviluppo, che comprende il PARC (Comitato di Assistenza Agricola Palestinese), LAW (Terra e Acqua) e l'UPMRC (Unione Palestinese dei Comitati di Assistenza Medica).

24. PENGON: The Apartheid Wall Campaign, Report # 1, November 2002, p.21.

25. PARC: Needs Assessment Study & Proposed Intervention for villages affected by the Wall in the districts of Jénine, Tulkarem and Qalqilia, February 2003, p.3.

26. Oxfam: Forgotten Villages: Struggling to survive under closure in the West Bank, September 2002, p. 26.

27. B'Tselem: The Separation Barrier: Position Paper, (draft), March 2003, p.17.

28. Oxfam, Forgotten Villages, p.24.

29. World Bank, The Impact of the West Bank Separation Barrier on Affected West Bank Communities, p.26.

30. B'Tselem: Land Grab, Israel's Settlement Policy in the West Bank, May 2002, p. 87.

31. World Bank, The Impact of the West Bank Separation Barrier on Affected West Bank Communities, p.31.

32. B'Tselem: Land Grab p. 52.

33. «Il sentimento dominante è la paura e l'incertezza e questo colpisce il tempo e l'energia che i contadini investono sui loro terreni vicino alla regione del Muro o ad ovest del Muro, soprattutto per quel tipo di agricoltura che richiede investimenti costosi come serre e irrigazione». PARC, Needs Assessment Study, p.5.

34. Ibid.

35. «Il Ministro della Difesa vuole che la barriera entri più profondamente in Cisgiordania», Ha'aretz 23 Marzo 2003. Tuttavia, il Premier Sharon ha differito l'autorizzazione delle domande del Ministro della Difesa a causa delle pressioni dell'amministrazione USA e dell'aumento dei costi. Ha'aretz, 6 Aprile 2003.

 

da www.solidarite-palestine.org