La legge del più forte
Frotte di giornalisti ben pagati continueranno a vomitare menzogne sul diritto all'esistenza di uno stato che ha la stessa "dignità" del diritto all'esistenza dello stato hitleriano e del suo criminale progetto razzista. Tacciono invece sulla loro reale volontà di affermare una barbara legge: la legge del più forte. (riceviamo e pubblichiamo). Reds - Gennaio 2009


Deportati
65 anni fa partiva da Roma il primo treno di deportati. Destinazione Dachau.
Erano 300 cittadini comuni presi a caso dalle affollate carceri di Regina Coeli: antifascisti, giovani che erano sfuggiti alla leva, comunisti, rom, anche qualche ebreo.

Ricordiamolo oggi, mentre nel campo di sterminio di Gaza si accumulano montagne di cadaveri.
Nessuno ha il diritto di appropriarsi di quella tragedia e di farne alibi e scudo per le proprie nefandezze di oggi. Men che meno gli eredi di quel sionismo che coi nazisti trattava e che guardava con occhio benevolo e interessato la violenza antisemita che avrebbe "convinto" gli ebrei riluttanti a trasferirsi in Palestina.

Una terra che apparteneva a un popolo nei confronti del quale è stata perpetrata la più crudele delle ingiustizie.
Ma così va il mondo. Non c'è diritto che tenga, non ci sono leggi che tutelino i popoli che l'imperialismo ha deciso di cancellare dalle cartine geografiche, non c'è giustizia e nemmeno organismi preposti a farla rispettare (la storia delle decine di sanzioni inflitte a Israele e mai applicate sta lì a dimostrare quanto conta la "comunità internazionale" e la sua legalità).

C'è una sola legge, quella del più forte.
E i bambini arabi è meglio ammazzarli da piccoli perché da grandi ci sono buone possibilità che pretendano di riavere indietro quello che ai loro nonni e ai loro padri è stato strappato con la violenza e il terrore: la casa, la terra, l'acqua, la libertà.
Nessuno vedrà in tv o sui giornali le immagini di quei corpi maciullati, e frotte di giornalisti ben pagati continueranno a vomitare menzogne sul diritto all'esistenza di uno stato che ha la stessa "dignità" del diritto all'esistenza dello stato hitleriano e del suo criminale progetto razzista di conquista del mondo da parte dell'ariano "popolo eletto".

C'è una sola legge, quella del più forte.

E' la lezione che impareranno i sopravvissuti di Gaza, e la lezione che dovremmo imparare tutti. Non si discute non un predone. Lo si combatte con ogni mezzo. E ogni mezzo - per un popolo occupato minacciato di genocidio - è giusto.
Siamo troppo vecchi, o troppo abituati alle nostro comodo quotidiano, per andare lì - a Gaza - a combattere come fecero i nostri padri in una Spagna allora violentata e bruciata nell'indifferenza complice delle democrazie occidentali.
Ma abbiamo ancora voce per gridare tutto il nostro disgusto nei confronti di uno stato criminale e illegale la cui storia e costellata di furti e omicidi di massa.

Bruciare la bandiera di questi predoni è un crimine così barbaro da turbare la coscienza bipartisan degli amici italiani dei nazi-sionisti?
Bene, continueremo a bruciarle, in faccia alle canaglie che ritengono che bruciare una famiglia palestinese è solo un effetto secondario del "diritto alla autodifesa" di un governo "democratico" a cui tutto è permesso.
In faccia a coloro che pensano che l'impunità per i potenti è garantita da armi sempre più sofisticate e più devastanti.
In faccia a coloro che, complici coscienti dell'aggressione, nascondono con le menzogne l'opera del macellai israeliani.
La loro responsabilità è peggiore di quelli che attorno a Dachau videro i treni arrivare e voltarono lo sguardo da un'altra parte. Almeno loro se ne stettero zitti.
4 gennaio 2009
emmegi
note:
1. Mauro Manno - Antisemitismo e antisionismo