Israele, il j'accuse di Amnesty su Gaza
Conclusioni del rapporto di Amnesty International dopo l'operazione "piombo caldo". L'intensità degli attacchi contro Gaza è stata senza precedenti: il totale di 1.400 palestinesi uccisi dalle forze israeliane comprende circa 300 bambini e altre centinaia di civili che non stavano minimamente prendendo parte al conflitto. Reds - Luglio 2009



Durante i 22 giorni del recente conflitto a Gaza e nel sud d'Israele, le forze israeliane hanno ucciso centinaia di civili palestinesi disarmati e distrutto migliaia di abitazioni, mediante attacchi che hanno violato le leggi di guerra. Sono queste le conclusioni di un rapporto pubblicato ieri da Amnesty International.

«L'assenza di adeguate indagini sul comportamento delle proprie forze a Gaza, crimini di guerra inclusi, e il continuo rifiuto di cooperare con la missione di accertamento dei fatti dell'Onu, diretta da Richard Goldstone, sono la prova dell'intenzione da parte di Israele di evitare un confronto pubblico e di riconoscere le proprie responsabilità», ha dichiarato Donatella Rovera che ha guidato la missione di ricerca di Amnesty International a Gaza e nel sud d'Israele durante e dopo il conflitto.

Molte distruzioni sono state indiscriminate e non motivate da alcuna necessità militare. «La comunità internazionale, a partire dal Consiglio di sicurezza, deve esercitare tutta la sua influenza per ottenere che Israele cooperi pienamente con l'inchiesta di Goldstone», ha spiegato Rovera.

Dalle pagine trapela un senso di indignazione e di oltraggio: come è possibile, si chiedono i ricercatori, che pur dotato di armi sofisticate Israele abbia provocato la morte di un tal numero di civili innocenti? Come hanno potuto verificarsi bombardamenti «indiscriminati»? Come è stato autorizzato il ricorso a proiettili al fosforo bianco e a granate flechettes: cioè di armamenti di carattere prettamente militare in zone popolate? Le indagini interne condotte da Tsahal, l'esercito israeliano, non sono giudicate soddisfacenti da questo rapporto di Amnesty.

Il rapporto respinge punti centrali della versione israeliana: ad esempio, l'importanza degli avvertimenti diffusi da Tsahal alla popolazione civile per consentirle di allontanarsi dalle zone di combattimento («Erano in gabbia, non potevano comunque fuggire»). Respinge anche la tesi israeliana secondo cui Hamas si è fatto scudo dei civili di Gaza.

Una parte del rapporto lancia peraltro severe critiche ai miliziani di Hamas e di altri gruppi armati affini che hanno sistematicamente indirizzato i loro razzi contro insediamenti civili (costringendo centinaia di migliaia di persone ad abbandonare per settimane le proprie abitazioni nel sud di Israele) e che anche a posteriori hanno giustificato il proprio comportamento.

Amnesty li accusa di aver compiuto crimini di guerra: ma nel rapporto di 120 pagine, la descrizione delle loro attività ne occupa una quindicina.

In futuro, secondo Amnesty, sarà necessario impedire da un lato che Hamas si doti altri razzi, ma anche sospendere le forniture militari ad Israele: almeno fino a quando venga assicurato che Tsahal non possa farne ricorso in zone civili.