GULAG. Il sistema dei lager in URSS.
Brani
tratti da: "Il nemico oggettivo: il totalitarismo sovietico e i suoi bersagli
interni" di Victor Zaslavsky. Giugno
2000.
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L'ideologia marxista-leninista
non aveva mai avuto risvolti razzisti. La campagna antisemita fu fomentata dallo
stalinismo in una Unione Sovietica appena uscita da una guerra sanguinosa, in
cui gli ebrei avevano dato un massiccio contributo alla vittoria. La loro lealtà
al regime era fuori discussione. Per spiegare la campagna contro i "cosmopoliti",
i "nazionalisti ebraici", i "sionisti", i "medici assassini",
parole in codice usate dalla propaganda staliniana in riferimento agli ebrei
si deve analizzare non tanto la psicologia della leadership staliniana o la
paranoia del dittatore, quanto una complessa "ragion di stato". Come
abbiamo già menzionato, nella situazione dell'immediato dopoguerra il
regime aveva una grande necessità di trovare "nemici interni"
credibili. La leadership staliniana era pronta a sfruttare ogni tipo di pregiudizio,
a fomentare ogni forma di odio storico per intensificare la mobilitazione di
massa e rafforzare la stabilità interna incrinata a causa del mancato
miglioramento del tenore di vita dopo la vittoria militare. La scelta del gruppo
ebraico come bersaglio si basò su un freddo calcolo razionale: la presenza
di un esteso antisemitismo popolare, incrementato durante la guerra dalla propaganda
nazista, e la posizione strutturale degli ebrei come gruppo visibile, facilmente
identificabile, i cui membri occupavano posizioni di prestigio e privilegio,
furono le ragioni principali che indussero l'amministrazione staliniana a colpirli.
Gli ebrei non soltanto rappresentavano il solito capro espiatorio, ma fornivano
un bersaglio perfetto per coinvolgere più gente possibile nell'attività
terroristica, con la promessa di incentivi materiali, e per stabilire tra il
popolo e il potere un legame cementato dal sangue delle vittime. Nel 1948 Stalin
ordinò l'assassinio di Solomon Mikhoels, famoso attore e presidente del
Comitato antifascista ebraico.
Negli archivi sovietici si trovano documenti che provano non soltanto la pianificazione
meticolosa e dettagliata della repressione ebraica, ma anche l'alto grado di
coinvolgimento personale da parte di Stalin. Il dittatore in persona dava istruzioni
agli organi di sicurezza su come provocare il terrore antiebraico. Basti citare
la lettera a Stalin del 23 aprile 1952 scritta dal vice ministro della sicurezza
statale, generale Pitovranov, dalla prigione in cui era stato rinchiuso nel
corso di una delle periodiche purghe della polizia segreta. Nella lettera a
Stalin il generale presentava le sue proposte per una migliore organizzazione
del Ministero della sicurezza statale (MGB). Sulla repressione degli ebrei scriveva
in particolare: "Tutto quello che si faceva nella lotta contro i nazionalisti
ebraici, che ora rappresentano un pericolo ancora maggiore di quello della colonia
tedesca nell'URSS prima della guerra contro la Germania, era limitato a fatti
sporadici contro singoli o gruppi locali. Per condurre questa lotta in maniera
efficiente, il Ministero della sicurezza statale dovrebbe coraggiosamente applicare
il metodo che Lei aveva suggerito quando ricevette noi, i collaboratori del
Ministero, nell'estate del 1951, e cioè: creare a Mosca, a Leningrado,
in Ucraina (in particolare a Odessa, Leopoli, Cernovitz), in Bielorussia, in
Uzbekistan (Taskent, Samarkanda), Moldavia, nella provincia di Chabarovsk (Birobizan),
in Lettonia e in Lituania gruppi nazionalisti composti da agenti della polizia
segreta, creando la leggenda del loro collegamento con i circoli sionisti all'estero.
Se non agiamo come secondo la prassi e non affrettiamo gli arresti, si potranno,
utilizzando questi gruppi, identificare appieno i nazionalisti ebraici e al
momento opportuno inferire il colpo."[ricevuta la lettera, Stalin ordinò
di liberare il generale Pitovranov che tornò subito al suo posto nell'MGB
ed ebbe in seguito un brillante carriera]
La campagna antisemita organizzata dagli organi di sicurezza e dai mass media
sovietici negli ultimi anni del regime staliniano per la sua ferocia e per le
dimensioni si può paragonare a quella della Germania nazista degli anni
Trenta. I preparativi per la deportazione degli ebrei erano in pieno sviluppo
e furono interrotti soltanto dopo la morte di Stalin.
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