Il Partito Operaio di Unificazione Marxista (P.O.U.M) - terza parte.
Alcune considerazioni finali sull’esperienza del soggetto politico che in Spagna aveva cercato di riunire le forze del marxismo rivoluzionario. I rapporti tra le due organizzazioni che lo avevano fatto nascere; i rapporti con Trotsky, gli anarchici e gli stalinisti. Di Maurizio Attanasi. Novembre 2005.



La vicenda storica del POUM rappresenta un unicum interessante nella matassa complessa degli avvenimenti che tra il 1936 e il 1939 videro in Spagna di fronte alla sollevazione dei militari un tentativo di restaurare la vecchia esperienza borghese della repubblica nata nel 31, e dall’altro numerosi tentativi per attuare una rivoluzione che portasse alla realizzazione di una società non basata sul modello capitalista.

Il Poum nasce da un tentativo di unire le forze del marxismo rivoluzionario presenti in Spagna; ma la montagna (unione di tutti i marxisti) partorì il topolino: una formazione nata da due precedenti piccole formazioni di cui una, il Boc (blocco operaio e contadino), a base regionalista. E proprio questa nascita peserà tantissimo sulla linea politica del nuovo partito.

Sin dalla nascita i militanti e i quadri provenienti dal Boc denotavano una forte diffidenza nei confronti della componente della Ice (sinistre comunista spagnola) che ritenevano più strutturata e legata agli ambienti internazionali che facevano riferimento a Trotsky. La scomparsa del leader storico del Boc, Maurin, nel momento dell’esplodere della rivoluzione (sarà fatto prigioniero in territorio franchista, ma non riconosciuto resterà in prigione fino al 1946, quando si rifugiò a New York), segnerà un rafforzamento della diffidenza dei militanti provenienti dal Boc.

D’altra parte il giudizio che gli ex membri della Ice danno dei compagni del Boc è fondamentalmente negativo. Già Nin, nel 31 nel suo articolo “dove va il blocco operaio e contadino”, aveva espresso il proprio disappunto per il comportamento di Maurin che criticando il Pce e criticando la sinistra comunista (ICE), aveva alla fine assunto posizioni vicino alla sinistra piccolo-borghese.
Nin muoveva ancora due critiche a Maurin e al Boc: una il giudizio sulle esperienze precedenti di rivoluzione (come in Cina), secondo Maurin erano fallite perché si era voluta scimmiottare rivoluzione del 17; Nin sottolineava, invece, che pur considerando che la rivoluzione russa non è un modello esportabile senza tenere conto delle situazioni nazionali, sostiene che il fallimento in quelle esperienze è stato dato dal fatto di aver dimenticato dei principi cardine del 17 (ad esempio l’autonomia del proletariato dalla borghesia); l’altra critica è sulla ”attesa” del proletariato: Nin intende con tale termine evitare avventurismi, ma non certamente attendere il logoramento della borghesia.

Andrade, dirigente del Poum proveniente da ICE, alcuni decenni dopo la sconfitta della rivoluzione, parla del Boc come di una forza “che cercava a sua volta una tattica con cui conseguire .. un maggior seguito a livello nazionale fra la classe operaia e lo trasformasse in un partito nazionale. Aldilà del fatto che avessimo avuto la stessa origine, era sorto cioè da una scissione del partito comunista, c’erano molte cose che ci separavano… Il Boc aveva come bussola per il proprio orientamento semplicemente la ”genialità” del capo ..Ritenevamo che patisse di numerosi residui di nazionalismo catalano.. Il Poum visse fin dall’inizio della rivoluzione in una continua e nascosta crisi interna.”

L’altra forza che aveva dato vita al Poum, l’Izquerda Comunista era quella che in un primo momento si era richiamata agli insegnamenti di Trotsky e questo fece si che il Poum venisse etichettato anche a distanza di diversi anni in maniera semplicistica come un partito troskista o semitroskista ignorando la complessità del rapporto che si era creato tra il politico sovietico e i dirigenti spagnoli Nin e Andrade.

Trotsky aveva invitato i rivoluzionari alla metà degli anni trenta ad entrare nelle formazioni socialiste ad organizzarsi in correnti, ad avere un proprio giornale per rimanere in contatto con le masse dei proletari difficilmente raggiungibili da piccole formazione che dovevano combattere contro il partito socialista da un lato, e un partito comunista in balia completa ormai degli stalinisti (era questo il motivo per cui il soggetto migliore era rappresentato dal partito socialista).

Stessa tattica doveva essere tenuta nei confronti dei sindacati. Nel caso della Spagna, si doveva entrare nel sindacato degli anarchici. “Quando Trosky impose la tattica dell’entrismo nei partiti socialisti per esercitare una influenza su di essi, la quasi totalità dell’organizzazione trotskista spagnola decise di realizzare una politica di più ampio respiro, tatticamente più duttile, sempre per applicare alla fine i medesimi principi” (J. Andrade il tradimento della rivoluzione spagnola 1970 in Nin, Terra e Liberta); nel caso del sindacato erano stati gli altri ad espellere gli uomini della Ice che non avevano avuto altra scelta che fondare un proprio sindacato.

Altre critiche venivano mosse da Trostky sulla scelta di creare un partito i dirigenti del Poum affermano che è stato solo così che si è potuta dare visibilità al marxismo rivoluzionario che altrimenti non avrebbe trovato referenti nella Spagna del 36. Nella partecipazione al consiglio della generalitat il Poum vide la possibilità di entrare in contatto con milioni di lavoratori in quello che secondo Nin e compagni conservava le caratteristiche di dualismo di potere tipico di una situazione rivoluzionaria.

Altra analisi divergente la partecipazione al fronte popolare; il Poum la giustificò come elemento fondamentale per ottenere l’amnistia del condannati delle rivolte del 34. Trotsky attaccava la partecipazione ad una alleanza con partiti borghesi, con un programma più limitato e moderato rispetto ad esperienze analoghe in Europa (www.marxismo.org/casanova/17.htm), sotto il quale Franco aveva potuto preparare impunemente l’insurrezione. La risposta a questa critica è duplice da parte dei dirigenti spagnoli; se si fosse scelta la tattica dell’entrismo come membri del Psoe non solo l’avrebbe sottoscritta ma addirittura elaborata quella alleanza con la borghesia tanto contrastata, e poi “per il Poum, affermava Nin, era poi l’occasione per poter utilizzare tutte le iniziative pubbliche e di grandi occasioni e per far conoscere il programma al proletariato”.

I comunisti spagnoli, vicini a Trotsky, definivano centristi i militanti del Poum per differenziarli dalle proprie posizioni, ma anche dalla destra che era considerata la posizione di Stalin e della III internazionale e , quindi, dal PCE.

Trotsky criticò aspramente la partecipazione al governo della Generalitat con Nin che divenne addirittura ministro della giustizia. Il Poum affermava che l’ingresso al governo era dettata dalla necessità di non essere allontanato dal governo, perché l’avrebbe allontanato dal popolo e ridotto ad una setta senza seguaci; per Trotsky la posizione di Nin e compagni era semplicemente la peggiore forma per collaborare con la borghesia.
“L’alleanza del proletariato con la piccola borghesia è evidentemente necessaria nel corso della rivoluzione soprattutto in un paese arretrato. Ma esistono due metodi per formare questa alleanza: esiste il metodo menscevico del fronte popolare e il metodo bolscevico della lotta per la dittatura del proletariato. Secondo il primo metodo l’alleanza con le classi medie si realizza sul mantenimento della democrazia borghese sulla base del regime capitalistico. Il proletariato è a ridosso della borghesia.
Il metodo bolscevico prevede invece che il proletariato prenda la testa, l’egemonia di questa alleanza per attuare la dittatura del proletariato. Il governo della Generalitat di Taradellas opera nella prima ottica “ …. i borghesi aspettavano momenti più favorevoli per assestare nuovamente un colpo al proletariato."

Ancora a proposito dell’ingresso del Poum nel Fronte popolare Trotsky diceva: “Mentre difende, anche con le armi in pugno la democrazia borghese, il proletariato non si assume responsabilità nei confronti della democrazia borghese, non entra nel suo governo, ma si riserva piena libertà di critica e di iniziativa nei confronti di tutti i partiti del Fronte Popolare, preparando cosi il rovesciamento della democrazia borghese nella fase successiva.”
“Bisogna svelare agli operai iscritti al sindacato e a quelli anarchici il tradimento di questi signori che si attribuiscono l’appellativo di rivoluzionari ma non sono altro che borghesi.”

Nin fu anche molto criticato quando affermò la possibilità di presa del potere per via pacifica. Trotsky faceva notare che le armi erano di nuovo in mano ad un esercito controllato dalla borghesia con l’aiuto degli stalinisti. Il momento propizio, quello del dualismo di poteri con le milizie popolari armate era perso, anche per colpa del Poum che invece che rafforzare quegli istituti in vista del salto rivoluzionario contribuì a legittimare e rafforzare gli strumenti del governo borghese.
A tali argomentazioni i membri del Poum obbiettavano che “non si trattava di un semplice problema di collaborazione, ma delle conseguenze politiche e materiali che sarebbero derivate da quella scelta. Rifiutarci avrebbe significato dare soddisfazione agli stalinisti e agli agenti sovietici, che ne avrebbero approfittato per dichiarare il Poum fuori legge. Il partito sarebbe stato privato di tutti i vantaggi materiali che ci avrebbero permesso di conservare le nostre milizie”.

Andrade, nello scritto citato del 70, critica però la scelta che il comitato centrale fece nello scegliere Nin; con una figura di cosi grande spessore, è l’argomentazione di Andrade, si dette troppo prestigio ad un governo in cui, comunque, lo stesso Poum non credeva molto, e anche perché Nin si sarebbe dovuto dedicare di più al partito.

Prima del maggio del ’37, criticando l’atteggiamento del Poum e di Nin, Trotsky affermava che era “necessario tagliare –nettamente, risolutamente, coraggiosamente- il cordone ombelicale con l’opinione pubblica borghese. Bisogna rompere con i piccoli partiti borghesi, compresi i vertici dei sindacati. Bisogna andare verso le masse, verso i loro strati più profondi e più sfruttati … Bisogna che prendano nelle loro mani il loro destino .. La base operaia deve essere spinta contro le esitazioni e le oscillazioni di Nin” (Pierre Broue, La rivoluzione perduta,pg 859).

Altra differenza sostanziale è la concezione dello stato; nel periodo di permanenza al governo il Poum ha di fatto rifiutato i principi del marxismo ritenendo la struttura dello stato non da distruggere , ma semplicemente da trasformare.
Critica la posizione di Trostky sull’inattività che il Poum tenne dopo gli avvenimenti del maggio del 37. Nessuna contromisura venne presa verso una possibile repressione operata dalla borghesia con l’appoggio del PCE (la Batalla aveva già scritto e denunciato quello che Stalin stava facendo in URSS), non furono create strutture parallele per agire nell’illegalità. E i fatti confermarono l’ingenuità dei dirigenti del Poum arrestati nella quasi totalità.
Un altro appunto che è stato mosso al Poum è stato quello di un atteggiamento “stalinista” nei confronti dei militanti iscritti al movimento di Trotsky. Avevano chiesto di entrare nel POUM, chiedendo soltanto di poter mantenere le proprie convinzioni politiche. Ma il Poum richiese una condanna contro il segretariato internazionale guidato da Trotsky. Ovviamente non entrarono nel partito, pur fornendo in alcuni momenti aiuto al Poum.

Altra critica mossa da Trotsky fu la insensata richiesta avanzata dal Poum per la convocazione da parte di un governo borghese di organismi di potere a questo antagonisti come erano i soviet degli operai e soldati che Nin voleva convocati dal governo.
La tattica di Trotsky (infiltrarsi nel Psoe per entrare in contatto con più lavoratori possibile) fu paradossalmente seguita dal Pce che esaltava la figura e quindi la corrente del Lenin spagnolo (Caballero) e aveva proceduto alla unificazione della gioventù comunista e socialista sotto il controllo di Carrillo, esponente comunista.

Una critica al Poum mossa da Felix Morrow è simile a quella dei troskisti di aver voluto creare il proprio partito, il proprio sindacato, le proprie brigate invece che confluire in un movimento piu vasto. Morrow definisce il Poum nato dal boc e da ic come “una unità senza principi”.
Critica forte alla partecipazione al governo borghese del 1936 in Catalogna, con l’ingresso di Nin al ministero. Il Poum collaborò all’attività del governo per uno svuotamento delle conquiste e un passaggio di potere alla borghesia .

Nell’ottica dei rapporti Poum - Cnt viene evidenziata come il Poum perse una favorevole occasione quando la Cnt si ritirò dal governo della Catalogna e contemporaneamente si andava formando un movimento politico rivoluzionario interno a quella che era definito la colonna “degli amici di Durruti” il Poum non cercò di guadagnare consensi e di definire la linea politica; ripropose un nuovo governo identico a quello di prima quindi borghese con in più un invito a convocare degli organismi che, nel progetto di Nin, dovevano essere i costituendi soviet. Morrow obbietta che il Poum avrebbe dovuto favorire la formazione di questi organismi non una loro astratta convocazione; in Russia diventano espressione del dualismo di potere ma erano già organismi formati e operanti.
In Spagna mancavano queste strutture e non sarebbe stato un governo borghese a creare una struttura antagonista e che porta in se gli elementi per la sua liquidazione.

Sui fatti di maggio ampia critica per aver “subito” la sollevazione; Morrow sostiene che sarebbe stato il momento più opportuno per la presa del potere da parte del Poum appoggiato dagli “amici di Durruti”, e dai bolscevichi-leninisti aderenti alla quarta internazionale .
I dirigenti del Poum a giustificazione della loro posizione “indecisa” di quei giorni avevano affermato che la presa del potere era impraticabile perché sarebbe stato limitata alla sola Catalogna, avrebbe costituito un vantaggio per i fascisti e infine avrebbe allarmato Francia e Inghilterra.

Lo slogan usato dai repubblicani borghesi, prima Franco poi le riforme non avrebbe avuto più giustificazioni: la rivoluzione si poteva fare subito dimostrando alle migliaia di contadini in condizioni semifeudali che si trovavano nella Spagna franchista che la rivoluzione si stava realizzando, e non si lottava soltanto per cambiare padrone (passare da Franco ad Azana ).
Il timore che la rivolta avrebbe aiutato i franchisti, significava eliminare ogni tentativo futuro di cambio di regime.
La rivoluzione spagnola, poi, avrebbe potuto spingere il popolo francese e inglese a criticare i rispettivi governi e a spingere per la rivoluzione; un rivoluzionario non deve guardare e aspettare le reazioni dei governi; deve puntare al proletariato nella convinzione della “internazionalizzazione” della rivoluzione.

Negli avvenimenti di maggio il Poum rimase a rimorchio degli anarchici nonostante le accuse degli stalinisti.

Tacciato di troskismo dai suoi nemici il Poum fu tenacemente combattuto dai comunisti che in Spagna agivano dietro diretto e assoluto controllo di Mosca. Dopo la sollevazione verrà condotta da parte del PCE e della sua sezione Catalana (PSUC) un lunga battaglia denigratoria che assocerà il Poum a Trosky e quindi agli agenti franchisti. Questi rapporti difficili già dalle origini (i comunisti chiedevano l’allontanamento della IC nei primi incontri per formare la nuova forza politica) peggioreranno con il trascorrere del tempo, man mano che si avvicineranno i grandi processi di Mosca. Esponenti del Poum hanno sostenuto che in realtà la creazione del PSUC non sia stato altro che il tentativo operato dagli stalinisti di sottrarre consenso proprio al Poum con la creazione di una forte organizzazione comunista su base regionale catalana, che avesse legami di ferro con un partito forte a livello nazionale (il PCe) e solidi referenti internazionale (l’Urss salvatrice della repubblica).

Della politica “infamante” attuata dai comunisti ne da conto anche Camillo Berneri nel suo scritto “In difesa del Poum” in cui l’anarchico italiano riporta alcuni commenti della stampa e dei discorsi dei dirigenti comunisti nazionali e catalani in cui si associava il Poum, al troskismo e al franchismo. Juan Comorera esponente di spicco del Psuc e della ugt affermava “ a morte non il fascismo, che è già morto sui campi di battaglia, ma gli agenti provocatori .. per vincere il fascismo bisogna estirpare il cancro del troskismo.”
Del giudizio dato al Poum negli ambienti del comunismo ufficiale un fulgido esempio di coerenza e protervia è rappresentato da Cesare Colombo che in Storia del Partito comunista spagnolo bolla le giornate di maggio come la “rivolta anarco- troskista” e del Poum dice che “l’attività non era a vantaggio della repubblica ….. era anche intollerabile per i comunisti nel momento che tutte le sezioni dell’internazionale comunista espellevano dalle loro file quanti si collegavano con i troskisti”. Il Poum ovviamente viene liquidato cosi; del processo, della morte di Nin Colombo non parla!
L’ipocrisia dell’autocritica, come diceva Gramsci, ha portato gli stalinisti a liquidare l’attegiamento verso il poum con “non sapevamo” o ancora “eravamo sotto il controllo di Mosca”.

BIBLIOGRAFIA di riferimento

www.fundanin.org
C. Berberi, Umanesimo e anarchismo, edizioni e/o,
www.marxismo.org/casanova/17.htm
A. Nin, Terra e libertà, Erre emme edizioni 1996
Felix Marrow, Rivoluzione e controrivoluzione in Spagna, Giovane talpa,
C. Colombo, Storia del partito comunista spagnolo, Teti Editore, Milano 1972
A. Nin, Guerra e rivoluzione in Spagna 1931/1937 , a c di g. Ronzato Feltrinelli 1974
Tunon de Lara, La guerra civile in Spagna, Editori Riuniti 1966
H. Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Einaudi 1963
Gabriel Jackson, La repubblica spagnola e la guerra civile, Net 2003
Juan Gomez Casas, Storia dell’anarcosindacalismo spagnola, Jaka Book 1975
Pierre Broue, La rivoluzione perduta, Bollati Berningheri 1991



Fine terza e ultima parte.