Risposte alla sinistra dei Cruise.
Attraverso la polemica nei confronti della sinistra moderata statunitense, l'autore propone una serie di argomentazioni utili nella mobilitazione contro la guerra che si prepara. Di Edward Herman. Da Znet-Italia. Traduzione di Sergio De Simone. Gennaio 2003.


È piuttosto deprimente vedere quanto spesso i liberali ed alcuni progressisti siano stati incapaci di mantenere una opposizione di principio alle politiche USA verso l'Iraq, che, dopo oltre dieci anni di "sanzioni di distruzione di massa", stanno prendendo la rincorsa verso una guerra di aggressione bella e buona.

Esiste un'opposizione significativa, che si manifesta nel crescente numero di marce di protesta ed incontri di auto-informazione in cui persone di vario credo politico hanno espresso la loro opposizione alla guerra che si preannuncia. Ma questo dissenso ampio e sempre più profondo ha avuto un impatto solo modesto sui mass media, che stanno ancora funzionando principalmente come condotti e agenzie stampa del partito della guerra, ed i liberali ed i "progressisti" che vi fanno la loro comparsa accettano i presupposti del partito della guerra e ne fanno il gioco, che è chiaramente la ragione per cui riescono a comparirvi.

Molti dei liberali e dei progressisti che si sono uniti al partito della guerra, o lo criticano solo sul piano della tattica, sono stati sommersi dalla piena di propaganda governativa o filo-governativa, e trovano difficoltà a sottrarvisi. Alcuni, però, sono coloro che Eric Alterman definisce con approvazione la "sinistra patriottica", che non sono progressisti ma liberali che non possono sopportare di vedere il loro paese accusato di comportamento criminale ed insistono sull'"equilibrio", sul "pragmatismo" (cioè sull'accettazione dei presupposti della politica di stato), e sul sostegno dell'interventismo moderato e ragionevole.

Senza soffermarmi qui ad analizzare l'operato della sinistra patriottica (si veda il mio "La sinistra dei cruise" su Z Magazine del Novembre 2002), passerò dapprima in rassegna alcuni degli elementi paralizzanti del fuoco di fila mediatico, per poi far cadere l'attenzione su alcuni aspetti minimizzati o omessi dalla sinistra patriottica e altri apologeti della guerra.

ELEMENTI PARALIZZANTI

1. Saddam Hussein è malvagio, perciò la sua rimozione è giustificabile

È certamente vero che Saddam Hussein sia un dittatore brutale, ma questa non è una giustificazione ragionevole per la sua rimozione attraverso un'invasione straniera. Ciò è espressamente proibito dalla Carta delle Nazioni Unite, eccetto laddove il governo preso di mira non minacci un attacco, ciò che, contrariamente agli Stati Uniti, l'Iraq non ha fatto.

Un attacco dell'Iraq implicherebbe perciò il crollo del diritto internazionale e costituirebbe un ritorno alla legge della giungla. Per di più, l'invasione sarebbe estremamente costosa per la popolazione irachena, che ha già subito sanzioni genocide sancite dall'ONU a copertura delle politiche USA e britanniche. Questo argomento è rafforzato dal fatto che gli Stati Uniti usano regolarmente pratiche di guerra che producono un numero elevato di morti tra i civili del paese con l'obiettivo per minimizzare le proprie perdite.

La rimozione di un cattivo governo è il compito principale della popolazione vittima; qualsiasi aiuto esterno non può avere niente a che vedere con il mantenimento della popolazione in ostaggio del cambio di regime (l'attuale politica di sanzioni) o con un intervento militare.

Occorre anche osservare come le caratteristiche di Saddam Hussein in quanto leader ben difficilmente possono essere la vera ragione della guerra minacciata, dato che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna lo hanno sostenuto energicamente negli anni 80 quando combatteva l'Iran; ed hanno sostenuto altri dittatori dello stesso suo rango per brutalità (per esempio, Suharto, Trujillo, Mobutu, Pinochet ed i generali argentini nel periodo dal 1976 al 1983).

Dati i trascorsi di USA e Gran Bretagna, il loro scopo (si veda "il programma segreto", sotto) è il caos e l'odio che un'invasione produrrebbe - dopo 12 anni di sanzioni genocide. Non c'è alcuna ragione di credere che vogliano che il loro intervento possa produrre la fine della dittatura.

2. L'acquisizione di "armi di distruzione di massa" (ADM) minaccerebbe la sicurezza statunitense e mondiale.

Questo è un non-senso insostenibile, primo perché gli Stati Uniti sono perfettamente capaci di difendersi e possiedono una schiacciante capacità di risposta, e finanche Israele potrebbe minacciare un livello tale di rappresaglia da precludere a Saddam l'uso di quelle armi in maniera offensiva anche se le avesse.

Ancor di più, non ha nessun mezzo per raggiungere obiettivi statunitensi. Ha fatto uso di ADM in passato, ma solo quando gli USA gliele hanno fornite e ne hanno protetto l'uso (contro l'Iran, loro nemico), fino al punto in cui hanno impedito la condanna dei metodi di Saddam da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (per i dettagli si veda il "contro dossier" del Partito Laburista del 21 settembre 2002).

Saddam non ha fatto uso di ADM durante la guerra del Golfo, perché sapeva che se lo avesse fatto la reazione USA sarebbe stata durissima. George Tenet, capo della CIA, ha dichiarato agli inizi di ottobre di fronte ad un comitato del Senato che la probabilità che Saddam usi ADM nel "futuro prevedibile" è "bassa", se non come mossa disperata in caso di attacco. In breve, anche se Saddam possedesse ADM, potrebbe usarle soltanto come mezzo di difesa, a meno di non dirigerle contro un obiettivo approvato dagli USA, come negli anni 80.

3. Il comportamento ostruzionista di Saddam verso le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ed il regime delle ispezioni è intollerante.

Quest'accusa presuppone che il regime delle ispezioni sia giustificato e non uno strumento del programma di vendetta USA. Di fatto, benché il sistema delle ispezioni sia stato ideato per eliminare in principio le ADM dell'Iraq, durante gli anni di Clinton è stato più volte chiarito che il sistema delle ispezioni resterà in funzione fino a che Saddam non sarà rimosso.

Ciò elimina qualunque incentivo affinché Saddam voglia cooperare con le ispezioni, e mostra anche come il sistema delle ispezioni sia stato la copertura di un piano quasi-segreto degli USA. È stato anche ammesso sia da parte americana che da parte di alti funzionari di UNSCOM, che gli USA si sono serviti di UNSCOM per spiare l'Iraq in preparazione di un attacco militare, ciò che facilitò la definizione degli obiettivi nella campagna di bombardamenti del 1998, chiamata "Volpe del deserto", realizzata da USA e Gran Bretagna. Quella campagna di bombardamenti, i numerosi bombardamenti successivi, e le "no-fly zones" non sono mai state autorizzate dalle risoluzioni o decisioni del Consiglio di Sicurezza, e sono perciò illegali, atti di aggressione unilaterale.

Il regime delle ispezioni è anche screditato dal fatto che i suoi soli propositori, Stati Uniti e Gran Bretagna, si sono rifiutati regolarmente di permettere l'applicazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza quando ciò rientrasse nei loro interessi politici. La risoluzione 687, che imponeva sanzioni ed ispezioni, invocava altresì la creazione di una zona nel Medio Oriente in cui le ADM fossero messe al bando. Essa non è stata messa in pratica, perché avrebbe costretto gli USA ad ammettere l'esistenza di un vasto arsenale israeliano di AMD ed imporne la distruzione.

Nel caso dell'Iraq, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna si sono anche serviti del presunto mancato rispetto della 687 da parte irachena per continuare le "sanzioni di distruzione di massa" che hanno prodotto più di un milione di morti civili.

Joy Gordon ha mostrato in "Sanzioni economiche di distruzione di massa" (Harpers, Nov. 2002) che gli USA e la Gran Bretagna hanno ripetutamente interpretato le sanzioni allo scopo di impedire l'aiuto umanitario ai civili (ponendo il veto ad ambulanze, vaccini, pompe idriche, attrezzature per lo spegnimento degli incendi), azioni da parte di funzionari USA e britannici che costituiscono crimini di guerra.

Nonostante il piano nascosto e le illegalità del sistema delle ispezioni, e nonostante le resistenze e gli inganni iracheni, il sistema è riuscito a distruggere circa il 90-95% degli arsenali di ADM dell'Iraq, secondo Scott Ritter ed Hans von Sponeck, che presero parte attiva al processo di ispezione. Ma ciò non ha soddisfatto gli USA e la Gran Bretagna, e non poteva, dato il loro obiettivo illecito di un cambio di regime.

4. Bene, che proponi?

Di fronte all'aggressione in programma - il più serio di tutti i crimini internazionali - la sola risposta decente e razionale consiste nel dire di non farlo. Gli apologeti non possono ammettere che il loro stato stia per imbarcarsi in un'aggressione, e perciò non riescono ad ammettere questa cosa elementare. Non possono riconoscere che la "minaccia" posta dall'Iraq sia un'invenzione, e che il vero problema sia quello di contenere una superpotenza "canaglia" che costruisce ad arte ragioni per scendere in guerra.

La mia prima e primaria "proposta" perciò è che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna siano messe sotto pressione affinché interrompano i loro piani di aggressione e che la "comunità internazionale" smetta di sostenere le sanzioni di distruzione di massa e l'aggressione progettata dalla superpotenza canaglia e la costringano a desistere, minacciandola di sanzioni economiche globali se non lo facesse.

La seconda grande minaccia sono le politiche di Ariel Sharon e di Israele, politiche di occupazione, pulizia etnica ed espansione degli insediamenti e di ulteriore terrorismo all'ingrosso e "trasferimenti". Propongo che l'ONU condanni queste politiche, ma anche il sostegno USA di questa massiccia e crescente pulizia etnica e minacci sanzioni e l'espulsione dalla comunità ONU e dei paesi civili se queste politiche terroristiche e di pulizia etnica fossero proseguite oltre un certo limite.

Per quanto concerne l'Iraq, dato che le politiche di ispezione e controllo degli armamenti sono state giustificate sulla base di una qualche mitica e spaventosa minaccia, costruita per dare ragionevolezza ad un piano segreto e alla vendicatività da parte di USA e Gran Bretagna, e che queste politiche hanno avuto conseguenze genocide, dovrebbero essere ritirate da qui in poi.

Al contrario, le relazioni con l'Iraq dovrebbero essere normalizzate e bisognerebbe incentivare il corretto comportamento istituendo relazioni commerciali e "impegni costruttivi", ciò che gli Stati Uniti fanno regolarmente con le nazioni repressive che fungono ai suoi interessi. La "minaccia" dell'Iraq sarà controllata da questa ragnatela di interessi, dalla sua accettazione della sorveglianza da parte dell'Agenzia Internazionale per l'energia atomica e dall'equilibrio di potere esistente in cui l'atteggiamento di offesa e l'uso di ADM da parte sua sarebbe estremamente costoso (vedi il punto 2 poco sopra).

Ciò non produrrà automaticamente la democrazia in Iraq, perché quella è una cosa che dovrebbe venire dall'interno, ed è probabile che si realizzerà prima con un "impegno costruttivo" e con condizioni di assedio alleggerite che non continuando con un'ostilità intensa o con il cambio di regime progettato dagli USA.

ASPETTI MINIMIZZATI O OMESSI

Gli apologeti della politica USA e della guerra imminente ignorano regolarmente e non riescono a vedere il significato delle loro caratteristiche che le rendono illegali, immorali e criminali. Tra le altre, le seguenti:

1. Mani sporche

Saddam non è stato solo sostenuto, egli fu protetto, nel far ricorso alla guerra chimica negli anni 80, dai due paesi che sono maggiormente preoccupati dal suo uso di ADM oggi. L'ipocrisia qui è degna di nota, ma questa considerazione suggerisce anche la fraudolenza della pretesa di una minaccia.

La morte di oltre un milione di civili iracheni come risultato della politica di sanzioni costituisce un caso rilevante di crimine di guerra, in violazione del codice di Norimberga. Gli ingegneri di questa politica genocida non solo non hanno le mani pulite nel prendere di mira ulteriormente l'Iraq, in un mondo giusto sarebbero tutti sotto processo in un tribunale. Gli apologeti della politica USA e della guerra prossima ventura sembrano del tutto inconsapevoli di questo contesto enormemente compromettente in cui avvengono le discussioni politiche d'oggi.

2. L'illegalità della guerra preventiva

Questi apologeti sono del tutto indifferenti al fatto che portare guerra ad un paese che non ti ha attaccato e non porta minacce credibili d'attacco viola il diritto internazionale elementare e costituisce una chiara aggressione. Questa mancanza di attenzione nei confronti della legalità si accompagna al processo di demonizzazione avanzata e all'amplificazone della minaccia. Manca di considerare anche il fatto che secondo i principi della "prevenzione", schiere intere di stati sarebbero giustificati se attaccassero il territorio USA.

3. Due pesi, due misure

Si accompagna anche alla politica di lungo corso del "due pesi, due misure" in cui il diritto internazionale e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza si applicano solo agli altri, non a noi e ai nostri amici. Così, gli apologeti non vedono problema nel fatto che Ariel Sharon ed Israele non solo possono ignorare il diritto internazionanle (e la quarta convenzione di Ginevra) e innumerevoli pronunciamenti del Consiglio di Sicurezza, ma anche ricevere il sostegno attivo da parte degli USA in queste violazioni. Se il loro stato dice che è importante mettere in pratica la legge in maniera selettiva, si uniscono alla messa in pratica selettiva con grande fervore morale.

4. Il piano segreto

Il loro fervore morale non è sminuito dalla ovvietà di un piano nascosto sotto il clangore delle minacce alla sicurezza nazionale USA proveniente dalla disponibilità nelle mani sbagliate di ADM. Il desiderio di controllare le risorse petrolifere, di aiutare Sharon, di aiutare i produttori di armi, di rimodellare il Medio Oriente e di tenere una guerra in corso per nascondere il piano reazionario di Bush passano inosservati o sfuggono alla vista. Questo è un grande aiuto per il programma della squadra di Bush.

5. La corruzione dell'ONU

Gli apologeti ignorano anche la misura in cui la politica statunitense ha reso l'ONU una farsa ed una tragedia. Il team di Bush è apertamente irrispettoso nei confronti dell'ONU (e del diritto internazionale) nel suo perseguire gli obiettivi dell'amministrazione. Essi, come già i collaboratori di Clinton, si serviranno dell'ONU quando potranno e lo ignoreranno quando esso non sarà a loro disposizione. Nella rincorsa all'attacco all'Iraq, la squadra di Bush ha ottenuto che l'ONU accettasse un regime di ispezioni che garantirà un casus belli e farà sì che possano commettere un'aggressione con la sua approvazione. Invece di opporsi all'aggressione, l'ONU è collusa con la sua realizzazione. Ciò rappresenta la morte morale dell'istituzione.

6. I costi della guerra

Gli apologeti sottostimano il costo della guerra. Vi saranno modeste perdite americane, ma enormi dalla parte irachena, fintanto che gli USA porteranno avanti la loro politica usuale di bombardamenti intensi prima dell'occupazione o invasione. I costi saranno immensi per la distruzione dell'Iraq e molto alti per la condotta della guerra. "Danno collaterale: i costi sanitari ed ambientali della guerra all'Iraq", pubblicato dalla Associazione dei Medici per la Prevenzione della Guerra nel novembre del 2002, stima mezzo milione di morti nell'ipotesi di sola guerra convenzionale, costi per più di 200 milioni di dollari e effetti secondari incommensurabili sulla salute e sul benessere.

Ci sarà probabilmente anche un'intensificazione delle risposte terroristiche. Questo e gli effetti a catena della guerra sulla società USA spingeranno quest'ultima ancora ulteriormente nella direzione di uno stato autoritario. Ciò è un vantaggio per l'amministrazione Bush poiché l'aiuterà, come già l'11 settembre e la guerra al terrore in generale, a camuffare meglio i suoi piani che vanno contro l'interesse pubblico.