Afghanistan: lettera aperta
del coordinamento ItaliaRawa e del coordinamento italiano a sostegno delle donne afghane (CISDA). Reds – Aprile 2007.


E’ difficile superare la rabbia e il dolore per quello che è successo, e cercare di essere razionali. Ma ci sono alcune considerazioni che vanno espresse e comunicate.

Lavorare a fianco a fianco con gli afgani,nel loro paese e nel nostro, a beneficio di entrambi i paesi, per un’associazione umanitaria (e perché no? Anche politica!) significa spesso abbattere le barriere che dividono il “noi” da “loro”. Si crea un rapporto fiduciario: quando siamo là, la nostra vita e la nostra sicurezza sono totalmente affidate a loro, alla loro intelligenza, alla loro competenza, alla loro abilità.
Quando loro sono qui, avviene la stessa cosa.
Loro hanno dimostrato di sapere difendere la nostra vita in ogni occasione; infatti siamo qui, vivi e liberi, a discuterne, dopo decine di missioni afgane. Domandiamoci se noi siamo capaci di fare lo stesso, e la risposta muore in gola…

Emergency invece ha dimostrato di saperlo fare.
Il messaggio che ha saputo dare al popolo afgano, schiacciato e umiliato da trent’anni di violenze e intimidazioni, è questo: Rahmatullah per noi è importante quanto Mastrogiacomo. Merita tutta la nostra lealtà, al punto da mettere in gioco le sorti di una grande ONG per la sua liberazione. Questo messaggio non deve cadere nel vuoto, perché restituisce dignità a un popolo a cui si è voluto togliere tutto.

Una grande lezione, da cui tutti dovremmo imparare qualcosa.
Emergency è in Afghanistan da più di otto anni. Era lì, CON il popolo afgano, quando Karzai era ancora in America a gestire ristoranti o quant’altro. Era lì, CON il popolo afgano, quando Barbara Bush pensava che il burqa fosse un piatto della cucina araba.

E il “perfidissimo” Rahmatullah ha lavorato fin da allora con Emergency, pronto a dare la propria vita per salvaguardare chiunque si fosse messo sotto la protezione di Emergency.

Magari tutto questo non dà diritto di parola. Ma senso di appartenenza, si. L’illuminato Amirullah Saleh, responsabile dei Servizi Segreti afghani, non capisce, MA PROPRIO NON CAPISCE, perché si debbano curare anche i nemici (e poi a seguire, le donne, le altre etnie, le capre e chissà chi altri appartengano alla sua lista di proscrizione).
Ma Emergency e le altre associazioni umanitarie – internazionali e afgane - presenti sul territorio pensano esattamente il contrario.

Se ne deduce che questo attacco non vale SOLO per Emergency. Vale per tutti! E’ un messaggio pericolosissimo per tutte le Associazioni e le ONG presenti sul territorio afgano!! E poiché i nemici dell’Afghanistan variano come le stagioni, sarà difficile seguire il pensiero dei governi su questa strada.

Ad esempio, sotto il regime dei taleban, (ospedali di Emergency presenti a Kabul e in Panshir) i nemici erano: donne, minoranza indu’, hazara, ecc.
 E’ utile che anche le altre Associazioni e ONG afgane e internazionali facciano sentire presto la loro voce su questo argomento.
 
Saleh proviene dalle file dell’Alleanza del Nord. Quella stessa Alleanza del Nord che ha distrutto Kabul e terrorizzato i civili afghani dal 92 al 96. Ora è uno dei rappresentanti di quel governo afgano i cui Ministri sono TUTTI accusati di efferati crimini contro la popolazione civile afgana. Crimini per cui si sono persino votati un’amnistia. Un’amnistia per reati che comprendono violazioni di diritti umani e diritti delle donne, stupri di donne e bambine, torture, stragi, distruzioni di interi villaggi, traffico di droga e di armi, corruzione. Un’amnistia che assolve tutti, persino i taleban. Instancabilmente le associazioni di donne afgane con cui lavoriamo hanno denunciato questa situazione vergognosa!
E poi c’è un’ultima considerazione da fare. Ed è l’atteggiamento del governo italiano. Facciamo finta per un momento che Rahmatullah si chiami Mario Rossi.

Mario Rossi é uno dei responsabili di Emergency. Viene arrestato in un paese che sopravvive solo grazie a ingenti finanziamenti concessi ANCHE dallo stato italiano. Provate ad immaginare come si sarebbe mosso il governo italiano… Ma se per una rissa allo stadio l’Inghilterra stava facendo esplodere un caso diplomatico!! E quindi c’è qualcosa che non quadra.

Ebbene Rahmatullah è un italiano. Anzi, forse qualcosa di più e di meglio. Quindi, caro governo, prenditi tutto il tempo che vuoi, usa tutta la diplomazia che vuoi, ma fai il possibile per Rahmatullah. Quante volte ti abbiamo fatto fare una bella figura all’estero, con tutto il nostro lavoro. Quante volte ti abbiamo sostenuto, votato, offerto una sponda, un consiglio, una consulenza. Ora ti chiediamo qualcosa che è nel tuo diritto, nelle tue possibilità ma che è anche tuo dovere: difendere chi ci difende, chi lavora con noi, chi è un cittadino di un ipotetico paese che conosce solo il NOI, italiani e afgani insieme. E Rahmatullah lo è, a pieno titolo.