Afghanistan, un paese distrutto
di Cecilia Strada, figlia di Gino
Strada, impegnata in Emergency, giornalista e documentarista. Reds - marzo 2007
La guerra
Nel 2006 il conflitto in Afghanistan ha ucciso piu' di seimila persone. Dall'inizio
del 2007, invece, si sono gia' contati piu' di 500 morti. Considerando che nei
mesi invernali le attivita' militari sono ridotte a causa della neve che blocca
gran parte del paese, e che nei primi due mesi del 2006 si erano contate poco
piu' di 200 vittime, quest'anno sembra annunciarsi particolarmente sanguinoso.
Negli ultimi mesi l'epicentro della guerra e' a sud, in particolare nelle province
di Kandahar e Uruzgan, e in quella di Helmand, dove i talebani hanno conquistato
due distretti in quindici giorni. Ma il conflitto e' ormai esteso anche alle
province orientali, a ridosso del confine pachistano, e si sta allargando a
ovest, nella zona sotto il comando militare italiano. Continuano gli attentati
suicidi contro le truppe della coalizione, che coinvolgono anche la popolazione
civile, e i talebani hanno annunciato di essere pronti a sferrare l'offensiva
di primavera con almeno diecimila combattenti. Continuano anche i bombardamenti
dell'aviazione Nato nel sud. Ogni raid aereo provoca decine di morti: tutti
talebani, secondo il comando della Nato, quasi sempre civili secondo gli abitanti
delle zone colpite. I civili muoiono anche colpiti dalle pallottole delle truppe
straniere e dell'esercito afgano, che aprono il fuoco contro chiunque si avvicini
troppo ai loro convogli. A ogni episodio, le scuse ufficiali della Nato non
bastano a placare la rabbia della popolazione, sempre piu' insofferente rispetto
alla presenza straniera.
Democrazia e governo centrale
L'Afghanistan sulla carta e' una democrazia parlamentare, ma di fatto continua
ad essere amministrato a livello locale da forme di governo tribali. Fuori dalla
capitale il potere del governo centrale cede il passo a quello dei leader religiosi
(mullah e maulawi) e alle assemblee degli anziani (shura) che nei singoli villaggi
dirimono controversie, amministrano la giustizia, gestiscono le risorse. Il
presidente Hamid Karzai, ironicamente ribattezzato dagli afgani "il sindaco
di Kabul", e' considerato dalla maggior parte della popolazione una marionetta
nelle mani delle potenze straniere. Nel parlamento afgano siedono perlopiu'
signori della guerra, che grazie alle elezioni del 2005 hanno potuto confermare
a livello istituzionale il potere che gia' detenevano grazie al loro peso militare.
I pochi deputati non compromessi si lamentano di avere le mani legate dalla
maggioranza, che impedisce vere riforme in senso democratico per mantenere intatto
il proprio potere. Il 20 febbraio 2007, tra le proteste di questa minoranza,
la camera alta del Parlamento ha approvato una legge, gia' passata alla camera
bassa, che "in nome della riconciliazione nazionale" garantisce l'amnistia
a tutti coloro che hanno preso parte al conflitto che ha insanguinato il paese
negli ultimi 25 anni: i criminali di guerra possono tirare un sospiro di sollievo,
certi che non potranno piu' essere perseguiti.
Economia
Con un Pil procapite di 800 dollari (poco piu' di 600 euro) l'anno, l'Afghanistan
continua a essere uno dei paesi piu' poveri al mondo. L'80% degli afgani e'
occupato nell'agricoltura, di questi il 12% ha come unica fonte di sussistenza
la coltivazione di papavero da oppio. La meta' della popolazione vive sotto
la soglia di poverta'. La precaria situazione economica e' uno dei fattori decisivi
nel reclutamento di combattenti da parte della guerriglia contro le truppe straniere:
una recente ricerca nelle province meridionali di Helmand e Kandahar ha rivelato
che, mentre lo stipendio di un afgano impiegato nell'esercito o nella polizia
arriva a circa 30 euro al mese, chi combatte per i talebani viene pagato con
somme che vanno dai 150 ai 450 euro al mese.
I diritti umani
Per la maggior parte degli afgani, i diritti umani esistono solo sulla carta.
La condizione delle donne non ha subito quei drastici miglioramenti che la comunita'
internazionale si aspettava, e nella gran parte del paese la situazione e' cambiata
ben poco rispetto all'epoca talebana. Fawzia Koofi, vicepresidente della camera
bassa del parlamento afgano, ha recentemente sottolineato che "secondo
i dati Unifem, il 65% delle cinquantamila vedove di Kabul pensa al suicidio
come unica via di uscita. La maggioranza delle donne afgane e' vittima di violenza
e vive in media circa vent'anni in meno rispetto alle donne negli altri paesi
del mondo". I matrimoni forzati sono all'ordine del giorno, cosi' come
la violenza domestica. Al di fuori delle grandi citta', alle donne e' raramente
concesso lavorare fuori casa. Il diritto all'istruzione continua ad essere ampiamente
negato alle bambine, specialmente nel sud del paese. Il diritto alla salute
soffre della mancanza di infrastrutture sanitarie qualificate nella maggior
parte del paese e, ad eccezione di qualche ospedale gestito dalle organizzazioni
non governative, le strutture sanitarie esistenti sono a pagamento.
La lotta alla droga
Il programma anti-narcotraffico si e' finora dimostrato un fallimento, costato
diverse decine di milioni di dollari. Nel 2006, secondo un rapporto delle Nazioni
Unite, la produzione di oppio e' aumentata del 59% rispetto all'anno precedente,
e l'Afghanistan ormai detiene il monopolio pressoche' totale della produzione
di eroina nel mondo. Le campagne di eradicazione delle colture, intraprese del
governo afgano nelle province meridionali, stanno scatenando gli scontri fra
l'esercito afgano e i contadini che cercano di difendere i loro campi.