Sfruttamento in sicurezza.
La natura classista della 626 e come utilizzarla a favore dei lavoratori. Ottobre 1999.


Oggi i livelli complessivi dei profitti si sono elevati in modo impressionante, e anno per anno continuano in questa corsa che sembra senza fine, tant'è che ogni stato mostra la sua "buona salute" a seconda di quanto sono aumentati i profitti dei propri padroni (spacciando questo dato come "crescita dell'economia nazionale"). E siccome i profitti vengono dallo sfruttamento, e il benessere di uno stato è strettamente legato all'aumento dei profitti, possiamo dunque affermare che secondo i nostri "economisti" il benessere dello stato deriva dalla capacità che i propri capitalisti hanno di sfruttare i propri lavoratori.

Questa continua corsa all'aumento dello sfruttamento per ottenere profitti sempre più elevati sta incontrando un grosso ostacolo che, se non superato, rischia di mettere in crisi tutto il sistema di accumulazione del profitto: questo ostacolo si chiama sicurezza dei lavoratori.

Infatti l'aumento della concorrenza tra i padroni li ha costretti a fare investimenti in impianti e tecnologie all'avanguardia molto costosi per poter ridurre il numero dei lavoratori.
Gli organici così ridotti all'osso, sono sottoposti a dei ritmi disumani, con conseguente aumento del rischio di infortuni; il lavoratore che si infortuna è costretto (se gli va bene) per un periodo più o meno lungo ad assentarsi dal lavoro creando effettivamente grossi problemi alla produzione.

Produrre in sicurezza richiederebbe sugli impianti, ma anche negli uffici un quantitativo enorme di investimenti aggiuntivi a quelli che sono serviti all'istallazione degli impianti stessi, che si andrebbero a ripercuotere sui costi di produzione e, alla fine, sui prezzi delle merci, con un conseguente calo della competitività delle aziende a vantaggio di quelle che invece scelgono di non spendere.

A questo punto per fare in modo che tutto non si trasformi in una legge della jungla, e dato che è comunque la libera concorrenza che garantisce la continuità dell'accumulazione dei profitti, si è dovuto necessariamente stabilire delle regole uguali per tutti.

Ecco allora la grande trovata della legge 626.

Questa legge è tutta improntata su una serie di norme comportamentali a cui tutti i soggetti che partecipano all'attività lavorativa devono attenersi per fare in modo che nessuno si infortuni.
Si stabiliscono inoltre le rispettive responsabilità e funzioni all'interno di strutture che si vanno a creare per il raggiungimento dell'obbiettivo dell'azzeramento degli infortuni.

Si stabilisce per legge che, poiché il raggiungimento della sicurezza è un obbiettivo di tutti, anche i lavoratori devono collaborare con i superiori affinchè sul lavoro nessuno si faccia male.

Si cerca di far credere ai lavoratori che essi hanno tutto l'interesse a difendere la competitività sui mercati dei propri padroni e che quindi lo sfruttamento che viene esercitato su di loro è inevitabile; i lavoratori pertanto devono favorire questa cosa facendo in modo di non infortunarsi, "comportandosi responsabilmente".

Si stabilisce addirittura che hanno diritto di avere un proprio delegato (RLS), istruito a spese dell'azienda, perchè sia in condizione di spiegare ai suoi rappresentati quali sono i loro diritti ma soprattutto i loro doveri.

A ben vedere con questa legge i risultati che ottengono i nostri padroni sono rilevanti.

Se ci pensiamo bene infatti, per il padrone, percorrere questa strada (cioè quella della sensibilizzazione dei lavoratori) ha dei costi molto bassi, e il successo è praticamente garantito, visto che saranno i lavoratori a fare in modo che il padrone possa svolgere agevolmente la sua funzione di sfruttatore, pensando essi stessi alla propria incolumità.

Vi è inoltre un altro aspetto da non trascurare; poiché la 626 recepisce delle normative europee (che valgono quindi per tutti i padroni d'Europa), in questa legge vi sono scritte le regole del gioco che tutti i padroni devono rispettare nella gara che da oltre un secolo fanno per la conquista di mercati sempre più ampi. Ed è proprio il rispetto di queste regole che dovrebbe consentire lo sfruttamento dei propri lavoratori senza rendere necessario ammazzarli: uno sfruttamento dolce e consenziente.

E ALLORA COSA SI DEVE FARE?

Se tutto ciò è vero dobbiamo tuttavia stare attenti a non incorrere nell'errore di arrivare alla frettolosa conclusione che quindi non serve a niente avere un RLS e che l'agibilità che la legge 626 ci garantisce sui posti di lavoro non debba essere utilizzata: al contrario.
I rappresentanti dei lavoratori devono invece avere sempre molto chiari in testa quali sono i meccanismi che determinano l'infortunio, la malattia professionale, o il semplice rischio, per poterli spiegare ai lavoratori, in modo che in essi cresca la coscienza di essere degli sfruttati, e nasca in loro la volontà di organizzarsi e battersi per un modo diverso di produzione non più basato sullo sfruttamento del lavoro umano.
Dobbiamo smascherare la menzogna secondo cui lo sfruttamento è inevitabile, o peggio ancora, non esiste, e che l'infortunio dipenderebbe quindi esclusivamente da disattenzioni del lavoratore.
E' proprio questa la funzione che dovrebbero avere i RLS, e non quella di collaboratori dei nostri sfruttatori.
Per fare questo in modo sempre più efficace dovremmo nei confronti dei lavoratori avere un atteggiamento non didattico o paternalistico; dovremmo invece fare in modo che loro vedano in noi dei soggetti sempre pronti ad ascoltarli, e devono avere la certezza che quando si tratta di analizzare come si è verificato un infortunio, o di studiare modalità di lavoro più confacenti alle esigenze dei lavoratori, noi siamo sempre dalla loro parte e siamo disponibili a portare avanti senza esitazioni solo le loro esigenze.