Lo
dicono gli svizzeri.
Maria
Delfina Bonada é la corrispondente da Roma del giornale svizzero 24
HEURES. Il giornale é piuttosto moderato, ma la giornalista di
fronte al gran parlare sulle pensioni in Italia esprime in un articolo pubblicato
su Internazionale tutto il suo stupore di fronte a personaggi pubblici
come Amato, Ciampi, Dini, che gridano al taglio delle pensioni, e che percepiscono
più di trenta milioni al mese grazie all'accumulo di varie pensioni
d'oro (la lista parziale era apparsa sull'Espresso del 19 agosto).
La giornalista si meraviglia che la pubblicazione di quell'elenco non abbia
suscitato alcuna reazione. REDS. Settembre 1999.
Maria Delfina Bonada é la corrispondente
da Roma del giornale svizzero 24 HEURES. Il giornale é piuttosto
moderato, ma la giornalista di fronte al gran parlare sulle pensioni in Italia
esprime in un articolo pubblicato su Internazionale tutto il suo stupore
di fronte a personaggi pubblici come Amato, Ciampi, Dini, che gridano al taglio
delle pensioni, e che percepiscono più di trenta milioni al mese grazie
all'accumulo di varie pensioni d'oro (la lista parziale era apparsa sull'Espresso
del 19 agosto). La giornalista si meraviglia che la pubblicazione di quell'elenco
non abbia suscitato alcuna reazione. Si meraviglia ancora di più quando
lo stesso Espresso afferma che comunque é giusto che una persona
dopo una vita di lavoro e prestigio, dopo aver versato molti contributi, abbia
una pensione degna di tale passato. Ma ciò che a noi interessa é
un'altra cosa di cui lei si meraviglia: "Quello che stupisce é che a
nessuno, perlomeno in questo governo di centrosinistra o nei sindacati,
venga in mente di proporre il principio di una ripartizione equa della ricchezza
al momento del pensionamento. Prendiamo la Svizzera, che di sicuro non é
un paese socialista. Durante la vita lavorativa gli stipendi, e quindi
i contributi, sono certamente diversi. Ma l'AVS (l'INPS svizzero) suddivide
il monte-pensioni (frutto sia di lauti sia di modesti contributi) sulla base
del fatto che i pensionati sono uguali in quanto non lavoratori e tiene conto
solo in parte dei diversi contributi versati. Viene quindi fissato un tetto
massimo (sia per il settore pubblico che privato) di circa 3.600.000 lire
mensili, inferiore a quanto spetterebbe al superstipendiato che ha versato
lauti contributi. Il quale, se vuole, può costruirsi una pensione integrativa
ricorrendo a un ente privato. Il tetto minimo, circa la metà, ovvero
1.800.000 lire, consente a ogni pensionato (che, se é nullatenente,
riceve anche un sussidio complementare) di vivere autonomamente, senza dover
ricorrere all'umiliante aiuto dei familiari. Come invece accade in Italia,
se é vero che su 16.204.000 pensionati, 5.105.000 cioé un terzo
del totale, ricevono dall'INPS solo tra le 279.000 lire e il miulione al mese." Ciò che a noi meraviglia é che
una moderata giornalista della moderata Svizzera faccia considerazioni che
nemmeno il PRC, purtroppo, da noi fa. La pensione non deve essere una rendita,
un premio per una vita lavorativa che é già trascorsa, e i contributi
devono alimentare un fondo pensionistico fondamentalmente solidale. Leggiamo
le conclusioni della giornalista: "Qual é la funzione che differenzia
l'operaio in pensione dal grande dirigente d'azienda in pensione? Questa forse
é la domanda che si dovrebbe porre il presidente dell'INPS quando parla
di giustizia sociale ".