Telecom Call-Center.
"Per
vincere le sfide della globalizzazione, l'impegno dei singoli è necessario,
ma non sufficiente" (campagna pubblicitaria del Gruppo Telecom Italia).
REDS. Gennaio 2000.
gennaio
2000, REDS
Quella del call-center
è una realtà lavorativa nuova che oggi va per la maggiore. Telepromozioni
e vendite, offerta di servizi, sondaggi, inchieste di mercato, ecc. sono solo
alcune delle attività che si svolgono in questi centri. Il personale
è piuttosto giovane e in genere precario. I contratti di lavoro sono
di vario tipo: ritenuta d'acconto, part-time, tempo determinato o stagionale,
lavoro interinale; sempre meno i casi di assunzione a tempo indeterminato. Precarizzazione
e flessibilità sono la regola dominante, che coinvolge lavoratori giovani,
spesso studenti o in possesso di titoli di studio superiore non riconosciuto.
Queste nuove forme di sfruttamento, unite alla mancanza di garanzie occupazionali
e di equità nella retribuzione producono un alto senso di frustrazione
nei lavoratori. Il grado di sindacalizzazione è però piuttosto
basso, come pure la coscienza dei propri diritti e le tendenze individualiste
sono per lo più dominanti.
Tra i call center si collocano anche alcuni settori e servizi della Telecom,
i cui lavoratori godono, per il momento, di maggiori garanzie di tutela rispetto
ai loro colleghi di altre società. Le nuove compagnie di telefonia mobile
e fissa (Infostrada, Omnitel, Wind, Tiscali, ecc.), rispetto a Telecom non hanno
spese né di gestione e manutenzione di impianti, né di personale,
perché ricorrono essenzialmente a lavoratori in ritenuta d'acconto. Nelle
agenzie Telecom invece la maggior parte del personale è ancora a tempo
indeterminato, ma dal 1994 non vi è stata più alcuna nuova assunzione,
né passaggio da part-time a full-time.
Quello che segue è un resoconto sommario delle condizioni di lavoro in
due dei centri-servizi Telecom - il 12 e il 187 - reso possibile dalle preziose
informazioni forniteci da due lavoratori del settore.
La Telecom milanese
A Milano Telecom ha 5 agenzie o "centri di lavoro": Nord, Sud,
Est, Ovest e Monza. I lavoratori occupati in queste sedi sono circa 500. In
due agenzie si effettuano turni di circa 7 ore dalle 7.00 alle 22.00, in altre
due dalle 8.00 alle 20.00 e in una dalle 0.00 alle 24.00. In quest'ultima i
turni sono di 9 ore, ma con un maggior numero di giorni di riposo. Gli stipendi
medi sono nell'ordine dei 2 milioni. Per quanto riguarda la professionalità
non c'è corrispondenza tra mansioni e livelli, né l'azienda si
preoccupa della formazione del personale. La progressione di livello e quindi
di stipendio avviene per anzianità. Ai livelli direttivi, anche inferiori,
si accede previo superamento di esami.
All'interno di ogni agenzia vi sono alcune lievi variazioni contrattuali su
orari, carichi di lavoro, ecc. frutto di conquiste sindacali del passato, che
rischiano fortemente di andare perdute di fronte ai massicci trasferimenti di
personale da un settore all'altro, frutto dei processi di rinnovamento e ristrutturazione
dell'intera azienda.
Secondo i piani nazionali di ristrutturazione indicati da Colaninno, il nuovo
amministratore delegato dopo la scalata della Olivetti alla Telecom della primavera-estate
scorsa, gli esuberi Telecom sono complessivamente 13.500. Il piano dei tagli
non è dato sapere ai lavoratori, ma si prevede con una certa sicurezza
che tra i settori più colpiti ci sarà il 12, con prospettive di
mobilità intercompartimentale anche per altri settori (forse verso il
187). Con l'esternalizzazione annunciata da Colaninno stesso di certi servizi
(ad es. verso Tim) gli esuberi salgono a più di 20.000. Pensionamenti,
prepensionamenti, mobilità, licenziamenti le soluzioni a portata di mano
dell'azienda, per la quale i referendum radicali sarebbero una vera manna.
I processi di ristrutturazione hanno avuto una brusca spinta nel luglio 1997,
quando a pochi mesi dalla privatizzazione della Telecom si è avuta la
separazione dei servizi 12 e 187 - di informazione all'utenza il primo settore,
di televendita il secondo - e il depotenziamento delle attività di assistenza
alla clientela. Tra i due settori la principale differenza è che il primo
è un "ramo secco", un settore da cui non si poteva trarre profitti,
laddove il secondo offriva prospettive di introiti consistenti. In virtù
di questa separazione anche il personale è stato selezionato secondo
determinati criteri: i più giovani, i più "meritevoli",
chi offriva maggiori garanzie di capacità di vendita, i più disposti
alla competitività, a "far le scarpe" ai colleghi, ad essere
sfruttati; in altre parole, i meno sindacalizzati o con minor coscienza dei
propri diritti di lavoratori sono passati al 187. I più anziani, quelli
vicini alla pensione, i "rompicoglioni" sono rimasti al 12, ai quali
sono state aggiunte quote di lavoratori in esubero in altri settori toccati
dalla ristrutturazione e lavoratori con problemi di salute fisica o psicofisica
non licenziabili.
Il 12: Informazioni
Elenco Abbonati
Non si tratta di un vero e proprio call-center, anche se il personale lavora
attaccato al telefono e al terminale. L'età media dei lavoratori è
di 40 anni. In certi periodi dell'anno, di particolare incremento del servizio
o di necessità di sostituzione di personale in ferie (es. mesi estivi),
vi sono assunzioni stagionali, effettuate direttamente dall'azienda con contratti
a tempo determinato. Da tre anni a questa parte l'azienda fa ricorso a personale
sempre diverso per non dover procedere, come da norma, ad assunzione che scatterebbe
al terzo contratto. Queste procedure sono identiche al 12 come al 187. Diversamente
TIM oltre agli assunti a tempo indeterminato fa grande ricorso al lavoro interinale.
Il 12 è per l'azienda un settore in perdita, che non dà profitti,
ma che ha forti costi di gestione soprattutto per gli stipendi del personale.
È un luogo poco ambito sul quale cadrà la mannaia dei tagli previsti
dai piani di ristrutturazione. Per ora è il limbo per molti lavoratori
o la "retrocessione" per vari altri. Numerosi sono i casi di dequalificazione
professionale dovuti al trasferimento di esuberi da certi settori, ad es. tecnico-amministrativi.
Di fronte a simili torti fortunatamente si assiste ancora a ricorsi presso il
pretore del lavoro da parte di singoli lavoratori, in verità non sempre
adeguatamente sostenuti dai sindacati stessi. Diversi ricorsi sono ancora in
via di dibattimento, altri sono stati già sostenuti e vinti dai lavoratori.
A questo punto però scattano i ricatti dell'azienda, che oltre a ricorrere
in appello reintegra sì il lavoratore nelle antiche o in mansioni affini,
ma lo destina a sedi disagevoli. Questo tipo di operazione ha non solo lo scopo
di rivalsa sul lavoratore "ribelle", ma soprattutto vuole essere un
deterrente nei confronti degli altri lavoratori perché non alzino troppo
la testa. Ciò ha purtroppo un'indubbia anche se comprensibile influenza
soprattutto su chi ha famiglia e figli piccoli.
Nei piani aziendali il 12 è quindi un settore da tagliare. Si prospetta
infatti l'automatizzazione del servizio, già avviata in alcune fasce
orarie in via sperimentale, con riduzione progressiva del personale. L'ottimizzazione
a cui l'azienda punta s'incentra sulla riduzione dei tempi di prestazione del
servizio, con conseguente aumento di richieste evasibili nell'unità di
tempo, maggiori introiti con le tariffe di 5 scatti, minori spese per il personale
ridotto. Poco importano le ricadute psicologiche sull'utenza che deve abituarsi
non a colloquiare ma a porre una sola precisa richiesta alla macchina, che altrimenti
taglia la comunicazione!
Quello del controllo dei tempi è il vero e proprio chiodo fisso dell'azienda
in questo settore, nonché l'incubo per i lavoratori. Il tempo è
il parametro per eccellenza di valutazione del lavoratore, la cortesia è
assolutamente secondaria. Poiché i controlli, per statuto, non possono
essere rivolti direttamente sui lavoratori, è stato stabilito un tempo
medio che ogni ufficio deve rispettare di 43" a telefonata. Gli assistenti
capi-turno controllano il rispetto dei tempi e premono sull'intero ufficio se
si sfora dal tempo medio. Nei casi limite arrivano a punte di fibrillazione
e di "persecuzione" dei lavoratori, che vengono invitati mentre stanno
svolgendo le proprie funzioni (parlano cioè con gli utenti), ad accorciare
i tempi. Il tutto accompagnato con divieti di vario tipo: niente comunicazioni
personali anche brevissime con colleghi di altri uffici, richieste di giustificazione
per l'abbandono temporaneo del posto (non il permesso per fare pipì ma
quasi), pesanti osservazioni se si va a bere il caffé, ecc.
Anche se non ufficialmente, perché anche questa prassi è contraria
ai diritti sanciti dei lavoratori, essi vengono schedati in base alla loro "professionalità",
cioè ai ritmi di lavoro che riescono a sostenere. Capita infatti che
talvolta, in occasione di colloqui con i capi-turno, i lavoratori si sentano
indicare come "uno da 38 secondi". Gli operatori del 12 non hanno
incentivi di alcun tipo; i capi-turno, che fungono da "sergenti",
probabilmente sì, o certamente "privilegi" miserandi quali
il posto auto assicurato in cambio della capacità di far ripettare i
tempi dai propri controllati. Esiste una forte competizione tra capi-turno,
che si misura proprio sui parametri suddetti.
Da due anni - dono della privatizzazione - a tutti i lavoratori Telecom viene
consegnata una scheda di valutazione della loro professionalità, che
viene espressa mediante i seguenti giudizi: "inadeguata, migliorabile,
adeguata, superiore, eccellente". Per il 12 tra i parametri che concorrono
alla valutazione vi sono la cortesia, la velocità di esecuzione delle
operazioni (risposta alla chiamata, ricerca al terminale dell'informazione richiesta,
ecc.); non vi è la capacità di conformarsi al tempo medio perché
ufficialmente non è possibile. Al 187, a questi parametri si aggiunge
la capacità di vendita.
Gli scopi di queste schede di valutazione non sono mai stati esplicitati ai
lavoratori, ma tutti ritengono che siano lo strumento sulla base del quale determinare
il "taglio dei rami secchi" al momento in cui si attuerà il
piano di ristrutturazione annunciato da Colaninno. Hanno comunque l'effetto
immediato di creare tensioni e divisioni tra i lavoratori stessi: "fieri"
e gelosi o scontenti del proprio giudizio, invidiosi di quello altrui.
Il 187: Sportello
Telefonico Commerciale
Il 187 è un vero e proprio call-center , ed è un settore di punta
dell'azienda, in forte crescita per volume d'affari, ma non di personale, fermo
ai contingenti del 1994. L'età media è più bassa rispetto
al 12: 30 anni. Il 187 è un servizio commerciale che dà all'azienda
profitti attraverso le televendite: nuovi abbonamenti, accessori (apparecchi
telefonici, segreterie, fax, ISDN, ecc.) servizi supplementari (attesa di chiamata,
trasferimento di chiamata, teleconferenza, ecc.).
Il personale del 187 è distinto in tre categorie, che in maniera del
tutto arbitraria indichiamo con aggettivi qualificanti: i "cattivi",
le ultime ruote del carro, che si dannano attaccati al telefono a rispondere
alle richieste dei clienti ai quali devono cercare di vendere ogni tipo di servizio
supplementare. Tra le altre cose hanno minori possibilità di spostamento
dal proprio posto e quindi di "relax". Vengono poi i "bravi",
coloro cioè che svolgono le pratiche d'ufficio connesse alla vendita
dei servizi. Rispetto ai primi hanno maggiori possibilità di spostamento
fisico durante la giornata. Infine ci sono i "super", che svolgono
mansioni di telemarketing cercando di loro iniziativa nuovi clienti. Benché
in origine fosse prevista una rotazione delle mansioni, questa non si è
mai verificata. Le figure si sono cristallizzate, favorendo così al contempo
dissapori e divisioni tra i lavoratori e accentuando le ambizioni personali.
La strategia aziendale per aumentare la produttività, cioè le
vendite e i profitti, punta a un'organizzazione del lavoro non direttamente
fondato sull'individualismo, ma sul team, la squadra. "Crediamo che il
primo valore di un gruppo vincente sia essere un Gruppo" è lo slogan
dell'azienda. I lavoratori sono quindi riuniti in gruppo di lavoro, sulla base
dei singoli uffici; gli incentivi o i premi di produzione sono determinati dal
fatturato che ogni team produce; questi vengono poi intascati solo dai "super",
ma lo spirito di competitività che si produce fa sì che nel lavoratore
scatti l'ambizione di raggiungere le mansioni superiori. Egli sarà perciò
disposto a sacrificarsi e a subire o a fare lui direttamente pressione sul collega
perché si dia da fare per incrementare il fatturato e la produttività
del team.
La competizione è quindi su più livelli: tra colleghi di team,
fra team di una stessa agenzia, tra agenzie di uno stesso territorio, tra territori...
su su, fino ai più alti vertici.
Se il volume di affari e il fatturato prodotti dal 187 sono aumentati in questi
anni, il blocco delle assunzioni ferme dal '94 fa sì che attualmente
gli organici siano ridottissimi rispetto ai carichi di lavoro e ai turni sempre
più massacranti. Le condizioni di lavoro sopra descritte sono andate
e vanno peggiorando sempre più, così come le pressioni sui lavoratori.
Forse qualche piccola cosa verrà riequilibrata col trasferimento di parte
degli esuberi del 12. D'altro canto la concorrenza di Wind, dietro cui c'è
Enel, costituisce la vera minaccia per Telecom (a differenza di Olivetti, Enel
possiede una propria rete che può realmente intaccare il monopolio Telecom
nelle telecomunicazioni), che vede già restringersi i mercati tradizionali
e deve competere ferocemente sui nuovi, con forti rispercussione sui livelli
occupazionali sempre più a rischio.
Al termine del nostro resoconto non ci resta che registrare l'assenza di chi invece dovrebbe essere protagonista nelle situazioni descritte: il sindacato. L'ennesimo frutto malato della concertazione!