Buongiorno, sono uno schiavo libero professionista.
In cosa posso aiutarla? Giovani e call-center. Cercare lavoro a Roma: quando mi chiamarono per un colloquio alla Telecom. REDS. Marzo 2000.


Ho 29 anni e sto cercando lavoro a Roma. Sono laureato, ma non conta: prendo più o meno qualsiasi cosa. Ho fatto esperienza in un grosso call-center a Milano, così mando il curriculum anche alla Telecom. Dopo qualche mese mi telefonano a casa:

- Buongiorno. La chiamiamo per invitarla ad un colloquio per conto della Telecom. La società sta selezionando operatori di call-center per il servizio 187. È ancora interessato?

Mi viene in mente la pubblicità con tutti gli operatori vestiti uguali e un sorriso stereotipato stampato in faccia: ho un attimo di esitazione.

- Si, certo. In realtà sono attualmente impiegato part-time a Milano, sempre in una centrale operativa. Ma avrei bisogno di tornare a Roma.

- Le dico subito che non si tratterebbe di un'assunzione vera e propria ma di una collaborazione rinnovabile ogni 2 o 4 settimane. I turni vanno dalle 16.30 alle 21.30 di sera. La paga varia dalle 700 mila ai 2 milioni o anche più, dipende dal numero delle chiamate gestite.

La ragazza parla molto in fretta e con tono incredibilmente uniforme. Deve avere una lista molto lunga di persone da contattare e vuole sapere solo se deve tenere o cancellare il mio nome dall'elenco. Le condizioni mi sembrano alquanto svantaggiose e l'orario mi impedirebbe di continuare a svolgere un altro lavoro (precario) che faccio saltuariamente a Roma. Ma la mia interlocutrice non mi sembra molto ben disposta a fornire altre spiegazioni, così decido di andare a vedere di persona.

- Alle 11, allora" - conclude la ragazza - E mi raccomando la puntualità; si tratta di un colloquio di gruppo e bisogna iniziare tutti insieme.

Il giorno del colloquio

La puntualità. Alle 12 passate del giorno previsto stiamo ancora tutti aspettando, in piedi, nell'atrio di un grande palazzo, grigio e moderno. Su una parete risalta la scritta "Atesia", che è una società alla quale la Telecom appalta una serie di servizi e, a quanto pare, anche la selezione del personale. Conto almeno 40 persone: a occhio abbiamo tutti tra i 20 e i 30 anni, tranne poche eccezioni. Ad accoglierci abbiamo trovato il portiere dello stabile, vestito come una guardia giurata. Appena arrivati ci siamo rivolti a lui, uno alla volta. Dall'altra parte del vetro della grossa guardiola ci ha chiesto i nostri nomi ed ha controllato in un lungo elenco. Bisognava proprio aspettare lì, nell'atrio, davanti ai tornelli con i lettori di badge. Non si sapeva quanto sarebbe durata la prova, forse un paio d'ore. La dottoressa sarebbe arrivata subito.

Ho cominciato subito a chiacchierare con un ragazzo e alcune ragazze.

- A me hanno detto alle 11 e 30.
- Mia sorella lavora qui.
- Ma quante persone prenderanno?
- Ma è vero che le condizioni sono queste?
- A me non hanno dato tutte queste spiegazioni
- Per me è il primo colloquio
- Mia sorella prende circa 900 mila però è vero che lo stipendio cambia tutti i mesi e che ogni tanto deve aspettare una o più settimane per aver rinnovato il contratto di collaborazione tra una campagna e l'altra.

Alle 12 e mezza circa finalmente arriva qualcuno. È una donna in tailleur rosso e molto trucco. Ci fa un cenno e la seguiamo tutti, non mi sembra abbia detto alcunché. Attraversiamo un largo corridoio, costeggiamo una sala piena di postazioni telefoniche e usciamo in un grandissimo cortile di cemento tra più palazzine. A sinistra si intravedono le torri e le gigantesche statue finte di Cinecittà; siamo sulla Tuscolana, proprio di fronte agli studi cinematografici. Sorrido all'idea del film che stiamo girando noi.

Superiamo una palazzina con l'insegna "Wall street Institute" e rientriamo in un'altra ala dell'edificio, in piena ristrutturazione.

- Si stanno allargando - dice qualcuno - sarà un buon segno?!

Il tailleur rosso si ferma di fronte ad una porta in un altro grande atrio vuoto. Ci prega di aspettare (ancora?!). L'attesa e lo strano percorso hanno creato una certa tensione, nessuno ha più molta voglia di parlare. Ma questa volta aspettiamo poco e un'altra signora (che deve essere la dottoressa) ci fa accomodare. È uno stanzone piuttosto squallido, con tre file di scrivanie. Su ogni scrivania c'è un computer, alcuni fogli stampati e una penna. Ci sediamo.

La dottoressa si presenta e ci spiega tutto.
Ora compileremo la prima pagina dello stampato con i nostri dati. Nella riga delle "fasce orarie disponibilità" dobbiamo necessariamente sbarrare "pomeriggio e sera": questa selezione infatti riguarda solo il servizio 187 e contempla turni dalle 16.30 alle 21.30. Se non abbiamo quella disponibilità le nostre schede non saranno prese in considerazione.
Ora faremo un test psico-attitudinale, consegneremo i fogli e avremo modo di presentarci uno alla volta, e di porgere domande, chiedere chiarimenti. Appena finito il test lei ci darà altre spiegazioni.
Ora cominciamo subito!

Il test mi ricorda quelli che fanno fare alla visita militare: non hanno bisogno di geni qui. Sono scritte una decina di coppie di parole tipo "mandarino-pera" o "giornale-radio" e accanto c'è lo spazio per scrivere l'associazione: cosa lega le due parole? Il test valuterebbe la capacità logica e di astrazione a va fatto in brevissimo tempo: vale l'associazione immediata che ci viene in mente. Gli accoppiamenti più impegnativi sono "mosca-albero" e "lode-punizione", tanto che il ragazzo che è seduto accanto a me prima di consegnare mi fa - Aò che c'hai messo all'ultima?

Le condizioni della collaborazione: i nuovi "liberi professionisti"

Finalmente ecco le spiegazioni. Ci troviamo effettivamente all'Atesia, che per conto della Telecom assume personale per questo nuovo servizio, il 187, di cui certamente avremo sentito parlare. Non saremo assunti dall'Atesia e neanche dalla Telecom, ma saremo, se dovessimo risultare idonei, addirittura dei liberi professionisti. Dovremo aprire una partita-Iva. I nostri contratti di collaborazioni avranno validità di 2 o 4 settimane, al termine delle quali potranno ("potranno?!") essere rinnovati.

Avremo questo turno pomeridiano-serale ma, in quanto liberi professionisti, non saremo costretti a rispettare l'intero turno. Possiamo, all'interno della fascia oraria assegnataci, arrivare un'ora dopo, o andare via prima. Possiamo addirittura assentarci fino ad un massimo di 5 giorni senza particolari giustificazioni. Certo, saremo pagati in base alle ore effettivamente lavorate. Anzi, a essere più precisi, in base alle chiamate gestite, o, ancora meglio, a seconda del numero dei "contatti utili".

Qualcuno chiede di che si tratta e viene subito accontentato:
- Voi dovete proporre alla clientela una serie di nuovi servizi della Telecom. Se la persona alla quale telefonate vi attacca il telefono senza darvi il tempo necessario per parlare, allora quello non è un contatto utile. Se invece vi dà almeno il tempo di spiegare di che si tratta, quello sarà comunque un contatto da conteggiare, a prescindere dal fatto che il cliente acquisti o meno il servizio.

Come dire: quindi state tranquilli, non è come prendere la percentuale sulla vendita delle enciclopedie porta a porta. Ma in realtà si tratta di qualcosa di molto simile al cottimo, senza alcuna garanzia, e per di più spacciata per lavoro da liberi professionisti.

C'è ancora qualche piccolo particolare che condisce il tutto tra il ridicolo e il grottesco. È previsto che paghiamo l'affitto della postazione (sedia, telefono e computer): 1500 lire più Iva. Anche quando siamo assenti, fino a un massimo di 5 giorni consecutivi, ci verrà conteggiata la cifra dell'affitto per tutte le ore teoricamente previste dal nostro turno (fa poco meno di 10.000 lire al giorno) e la paga a fine mese ci sarà attribuita al netto dell'affitto.

Mi guardo intorno e non riesco a credere a quello che sto ascoltando: se uno sta male e si assenta per 5 giorni, non solo non becca una lira ma deve pagare quasi 50.000!

Un ragazzo giovanissimo chiede se è possibile in un mese andare in passivo.
- Sarebbe proprio il primo caso - risponde la dottoressa, deridendolo. In realtà la domanda è più che pertinente. Se in un mese ci si assenta per qualsiasi motivo per 10 o 15 giorni non consecutivi si rischia concretamente di non percepire stipendio o di prendere pochissimo.

A questo punto avrei voglia di alzarmi e andarmene, di chiedere ai nostri selezionatori se si rendono conto di quello che ci stanno proponendo, di gridare tutta la mia indignazione. Ma intanto le presentazioni di ognuno vanno avanti, e non mi sento di fare sparate: chi sta cercando lavoro da sei mesi, chi da più di un anno, chi lavora a nero per 10 ore al giorno! Ci sono anche alcune donne con bambini che raccontano di dover "arrotondare" le entrate familiari.

Finalmente possiamo andare. La voce della selezionatrice ci avverte che dovremo aspettare una telefonata nelle prossime 48 ore. Se nessuno ci chiamerà vorrà dire che il nostro rapporto con l'Atesia e con la Telecom è da considerarsi interrotto. Non siamo stati giudicati idonei a questo tipo di lavoro e non potremo più presentare domanda. Altrimenti ci diranno quando presentarci per la formazione. Ce ne andiamo, in attesa della chiamata del padrone.

Questa è la storia.
Concludo con una riflessione: da un lato si prova a far passare il referendum sulla libertà e l'impunità dei licenziamenti, in nome della flessibilità, dall'altra si sperimentano contratti truffa, con scadenza bisettimanale, a cottimo, senza alcuna garanzia o contributi, spacciandoli per libero professionismo. Il tutto con il beneplacito del governo di centro-sinistra (e pensate un po' cosa ci sarebbe da aspettarsi da un governo di destra!) e sulle spalle di tutti i giovani senza lavoro o con lavori ultra precari. È profondamente ingiusto.
Ragazzi, si mette male: dobbiamo assolutamente fare qualcosa.