Porto Marghera: il costo del capitalismo.
La sentenza del processo a Porto Marghera afferma che al petrolchimico non e successo niente: per i giudici del processo di Marghera uccidere operai non è reato. Di Loris Brioschi. Dicembre 2001.


La sentenza del processo a Porto Marghera, emessa nei primi giorni di novembre, afferma che al petrolchimico non e successo niente. Tutto si è svolto nella legalità. Le leggi non esistevano ed allora tutto era permesso: inquinare, avvelenare, assassinare lentamente i lavoratori.
Ripercorriamo i punti salienti di questa vicenda che ha dell'incredibile.

La strage

Al petrolchimico di Marghera ci sono stati 157 lavoratori morti per tumore a causa della nocività del lavoro e delle materie chimiche trattate e 103 lavoratori ammalati delle stesse patologie tra gli operai addetti alle lavorazioni del PVC.

Queste le dichiarazioni di Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente :
.... A Marghera un numero altissimo di lavoratori è stato colpito da diverse patologie. Gli operai dei reparti CVM-PVC corrono un rischio 7,5 volte maggiore del normale di contrarre un tumore al fegato e 600 volte più alto di contrarre una rara forma di tumore epatico - l'angiosarcoma del fegato. Un alto rischio sanitario per la popolazione che vive a ridosso dell'area industriale: a Mestre ad esempio si registra un'incidenza di malattie respiratorie di 2/3 volte superiore rispetto a quella di altre zone campione.....

Il disastro ambientale

A Marghera ci sono forti forme di inquinamento ambientale dovute agli scarichi industriali nella laguna veneta: sono avvelenati aria, suolo, sottosuolo, acqua; è compromessa l'esistenza della stessa fauna acquatica della laguna.

Ma che cos'è successo?

Scrive Greenpeace in un suo report :
.. Negli anni '70 venivano rilasciate annualmente 242.000 tonnellate di fumi tossici. Ogni giorno venivano emesse in atmosfera 4,6 tonnellate di CVM, 3,5 di dicloroetano, 800 chili di acido nitrilacrilico. Attraverso le acque venivano scaricate 22.000 tonnellate annue di composti tossici, molti dei quali cancerogeni, comprese 45 tonnellate di metalli pesanti.
80 milioni di tonnellate di fanghi tossici sono state scaricate prima in laguna e successivamente in Alto Adriatico.
4.000 tonnellate di scarti di produzione dell'acido fluoridrico e fosforico venivano scaricate quotidianamente in laguna fino alla fine del 1988.
Nel Petrolchimico solo negli ultimi dieci anni si sono contati 113 incidenti.
Nel 1988, al principale scarico del Petrolchimico SM15 sono state quantificate 17 tonnellate annue di bromoformio, 47 tonnellate di fanghi, 65 chili di idrocarburi policiclici aromatici in grado di contaminare da soli oltre 260 tonnellate di fondali lagunari.
Nel 1994 il Magistrato alle acque stimava per lo stesso scarico l'immissione di 70 tonnellate di solventi organici aromatici, 220 chili di cloroformio, 2 chili di tetracloruro di carbonio, oltre 2 tonnellate di dicloroetano, 320 chili di tricloroetilene, 400 di percloroetilene, oltre 22 tonnellate di bromoformio, 920 chili di dibromoclorometano e 90 chili di bromodiclorometano.
Nel 1998 nell'area del Petrolchimico sono stati censiti 1498 camini da cui vengono immesse annualmente in aria 53.000 tonnellate di 120 diverse sostanze tossiche e nocive:
550 tonnellate di composti cancerogeni di cui 98 tonnellate di acido cloridrico, 66 di acido solforico, 7,7 di CVM, 9 di cloroetano, 1.500 di idrocarburi policiclici aromatici, 5 milioni di ossido di carbonio e 2 milioni di polveri.
Infine sono state localizzate 120 discariche abusive di rifiuti tossici nocivi per
complessivi 5 milioni di metri cubi. .....

Non vogliamo dilungarci ulteriormente, si vedano in proposito le inchieste fatte negli ultimi anni, sia da Greenpeace ( www.greenpeace.it/local/venezia/one.html )
che da Legambiente (www.legambientedoc.it/centro/documenti/2001/marghera.htm ).

I costi del disinquinamento

Per il disastro ambientale provocato dal petrolchimico di Porto Marghera
furono chiesti a Montedison ed Enichem un risarcimento di 71 mila miliardi.
Il capitale reagì come se la richiesta, avanzata dopo tre anni di dibattimento processuale, lo scorso giugno, fosse uno scherzo. Successivamente, a pochi giorni dalla sentenza il Ministero dell'Ambiente e la Montedison si sono accordati su un rimborso di 525 miliardi per la bonifica di nove aree del petrolchimico. Questo non ripristinerà minimamente le condizioni preesistenti della laguna. E' la solita storia, i profitti sono sempre privati mentre i costi sono a carico di tutta la collettività.

...."Siccome non è mai successo, si pensa che non succederà neppure questa volta. Si confida nell'appello, nella Cassazione, in qualche transazione.
Il mio modesto consiglio agli operatori, compresi quelli che stanno cercando di scalare Montedison, è che farebbero bene a mettere in conto che alla fine una cifra consistente dovrà essere pagata. Magari non saranno 71mila miliardi, ma solo 11 mila, l'indebito profitto conseguito dalle aziende non realizzando gli interventi che avrebbero mitigato il danno
ambientale. Poiché il danno è dimostrato, Montedison ed Enichem dovranno sborsare molti soldi.".
Questa la dichiarazione è di Paolo Leon, docente di economia pubblica all'università
di Roma 3, amministratore delegato della Cles, la società di ricerca che ha calcolato l'importo del danno dei 71 mila miliardi, naturalmente fatta senza fare i conti con la politica confindustriale dei governi passati e presenti.

Ed è molto probabile, infine, che l'accordo citato prima, abbia influito non poco sulla decisione finale dei giudici del processo, unitamente al vento della restaurazione che soffia in Italia dall'avvento del governo di destra del Cavaliere.

Non ci sono colpevoli ?

Le responsabilità di tutto ciò, come abbiamo visto, secondo i giudici, non esistono.
Nella nostra società nulla viene prima del profitto. Cosa vale la vita di centinaia di lavoratori, la loro salute, l'equilibrio ecologico di vastissime aree a fronte di un bilancio aziendale? Nulla.
Sono stati tutti assolti i 28 imputati del processo sulle morti che aleggiavano sul petrolchimico di Marghera. Ma l'aspetto che a prima vista appare più indegno è che loro, i dirigenti (www.petrolchimico.it/Petrolchimico/imputati.htm ), sapevano.

Sapevano come emerge chiaramente da brani di questa intervista al Pubblico Ministero Casson

... Dottor Casson, come iniziò la sua indagine ?

"Sulla base di un esposto presentato da un ex dipendente del Petrolchimico, Gabriele Bortolozzo, che metteva in relazione una serie di decessi con la lavorazione di sostanze cancerogene come il cloruro di vinile".

Come si è mosso ?

"Ho preso in esame settemila casi di operai che negli ultimi trent'anni avevano lavorato a contatto con i reparti nocivi. Sono partito da un'esame della documentazione clinica delle loro malattie, poi ho ristretto il campo di indagine a 1600 casi, analizzandoli uno per uno e disponendo una serie di consulenze e di perizie".

E i risultati ?

"Sono emerse responsabilità precise. La Montedison era a conoscenza da tempo della cancerogenità del cloruro di vinile, lo aveva saputo prima degli americani, prima del caso della Goodrich, nel '73. La pericolosità del Cvm l'aveva sostenuta nel '69 il professor Pierluigi Viola della Solvay di Rosignano, e ne aveva scritto nel '72, alla stessa Montedison, il professor Cesare Maltoni di Bologna. Alle stesse conclusioni giunse nel '75 l'università di Padova. Ciò nonostante la Montedison non ha mai detto nulla a nessuno e non ha fatto alcun intervento per tutelare la salute dei lavoratori".

I vertici della Montedison conoscevano questi fatti?

"Emerge dagli atti del processo. C'era consapevolezza a vari livelli, dai direttori di stabilimento a quelli delle divisioni competenti, dal responsabile dello staff sanitario a quelli del personale, dagli amministratori delegati ai presidenti delle società".
Lo sapevano anche i vertici dell'Enichem che subentrò alla Montedison?
"Ne erano tutti ben a conoscenza, ma non fecero nulla per risanare gli impianti nè per eliminare i gravi rischi di inquinamento ambientale".

Si trattò di un problema economico?

"Quando si trattava di spese per garantire la sicurezza degli operai e della popolazione, i cordoni della borsa sono sempre rimasti ben stretti. Non altrettanto quando si è trattato di gestire fondi societari in nero o per tangenti, come emerge dagli atti acquisiti presso l'autorità giudiziaria di Milano". ...

Sapevano che lavorare in quella maniera quelle sostanze, avrebbe portato gli operai a contrarre malattie irreversibili, ma non hanno detto nulla, perché la verità avrebbe portato proteste e rivendicazioni e quindi perdite, derivate dai blocchi alla produzione. Hanno taciuto perché la logica del capitalismo è solo questa: sfruttamento di persone su altre persone, che risponde a una specifica logica e una specifica funzione: il profitto, il profitto sopra tutto ed a qualsiasi costo.

Quei 28 dirigenti non sono solo i complici di questa strage, ma servi fedeli degli interessi padronali che andavano difesi e salvati e così è stato. In questi ultimi anni il lavoro è stato reso precario, frazionato, reso invivibile e pericoloso da una politica padronale che da un lato intendeva frammentare la classe, per poter meglio dominare i lavoratori. Da un altro, ridurre ai minimi termini il costo del lavoro: condizioni lavorative che modellano la vita dell'operaio sulle esigenze padronali e senza alcuna garanzia di sicurezza (in Italia muoiono di lavoro 4 operai al giorno).

E centrosinistra e sindacato ?

Dobbiamo domandarci che ruolo ha avuto il sindacato in questa vicenda ? Ha difeso la salute dei lavoratori, o forse l'ha svenduta per il "mantenimento dei posti di lavoro". Si è passati dalla monetizzazione della salute alla monetizzazione della vita. Decisioni come queste possono passare sulla pelle dei lavoratori?

Come non essere d'accordo con Paolo Cacciari che in un suo articolo pubblicato sul numero 1 dell'aprile 2000 della rivista Capitalismo Natura Socialismo (http://www.quipo.it/ecologiapolitica/4/articoli/cacciari.htm ) scriveva:

.... Come si è potuta verificare, tra la metà degli anni 70 e la metà del decennio successivo, una progressiva e completa rimozione dei temi ambientali e persino della tutela della salute all'interno di luoghi di lavoro? Peggio. Una parte della sinistra ­ quella maggioritaria nel sindacato e nelle amministrazioni - rimane prigioniera della cultura produttivistica che manteneva verso l'ecologia quel pregiudizio così bene descritto da Giorgio Nebbia "... l'ecologia era uno strumento della borghesia e dei padroni per tenere i lavoratori nella povertà e nell'arretratezza". Ancor oggi questo è l'armamentario che un sindacato come la Fulc di Venezia usa contro Rifondazione, gli ambientalisti e tutti coloro che osano mettere in discussione processi e prodotti. Vale la pena ricordare che uno dei motivi della rimozione del segretario della Camera del Lavoro di Venezia, Alessandro Sabiucciu, è stata la presa di posizione di pubblica autocritica ("chiediamo scusa alla città") tenuta all'inizio del processo Montedison a motivazione della costituzione della Cgil parte civile.
E' una storia già vista in molti altri siti industriali (Val Bormida, Massa Carrara) dove la forza dell'impresa (in questo caso Montedison prima, Eni poi) si esprime come lobby sulle amministrazioni locali e sui sindacati, oltre che sui ministeri; agisce in modo da piegare qualsiasi forma di controllo pubblico e resistenza operaia. ....

A tutto ciò, si è arrivati anche a causa di chi, nella sinistra, continua a vedere volti umani nel capitalismo: non c'è capitalismo buono o cattivo, è un sistema economico che produce solo sfruttamento o miseria, crea sacche crescenti di povertà nel pianeta e ricchezze sempre più incalcolabili per pochi eletti che detengono il dominio.

Qualche considerazione

La sola libertà vera, è la libertà dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, questo è parte integrante della sua natura e non ci sarà nessuna libertà finché non ci sarà liberazione totale dalle logiche del capitale in qualsiasi angolo del pianeta.

Per questo motivo è importante ricomporre dalla base una unità di classe ripartendo dalle lotte per i diritti, perché il capitalismo, mai come oggi, può permettersi di imporre la propria organizzazione produttiva, in tutto il mondo, con la cosiddetta globalizzazione, in termini di sfruttamento sempre più devastanti su tutto e sulla vita di tutti.

E' necessario lottare con decisione e complessivamente contro ogni forma di sfruttamento e prevaricazione. E questo orizzonte può avvicinarsi, se tutti, ricominciamo a partecipare, a fare qualcosa, anche minima.

Per esempio sostenere e divulgare l'appello promosso dal Comitato per la giustizia e la verità su Marghera ( http://web.tiscali.it/medicinademocratica/Appello.rtf )

Per esempio sostenere e far conoscere il ricorso al Tribunale Internazionale da parte di Medicina Democratica ( http://web.tiscali.it/medicinademocratica/bollettino2/tribunale.htm )

Per esempio sottoscrivere e pubblicizzare l'appello sul "rischio di incidente rilevante nel polo chimico di Marghera" redatto da SOS. Marghera (http://digilander.iol.it/sosmarghera/ ) composto da numerose associazioni

Per esempio lanciando l'obiettivo della costruzione di una manifestazione nazionale a difesa della salute e dell'ambiente dentro i posti di lavoro e sul territorio.

Togliendo ognuno un sasso si possono anche spostare le montagne.

Lo scandalo di Marghera