Attenzione:
ti fregano la liquidazione!
Dall’1-1-07
tutti i lavoratori, ad eccezione del pubblico impiego (ma ancora per poco),
subiranno l’accordo siglato da Governo, Confindustria e Cgil-Cisl-Uil
del 23-10-06 su previdenza integrativa e TFR. L’accordo prevede l’anticipo
all’1-1-07 del meccanismo del silenzio assenso sul trasferimento del
TFR che si matura dall’1-1-07, ai fondi integrativi. Il governo di centro
sinistra non ha fa altro che anticipare di un anno quanto deciso dal governo
Berlusconi. (Fonte:
ASSOCIAZIONE LAVORATORI COBAS-CUB).
Reds - Gennaio 2007.
Dal resoconto della COVIP (commissione di vigilanza sui fondi pensione), al
30-6-06 su un totale di 12.981.000 lavoratori a cui potrebbero interessare
i fondi negoziali (chiusi) solo 1.183.826 lavoratori aveva aderito ai 43 fondi
negoziali chiusi. Solo il 9,1% dei lavoratori ha aderito spontaneamente ai
fondi, e di questi solo 859.000 lavoratori aveva all’30-6-06 stipulato
polizze individuali pensionistiche, e con cifre molto minori che non l’intero
ammontare del Tfr (circa uno stipendio all’anno).
Sempre secondo la COVIP l’ammontare totale dell’attivo netto destinato
alle prestazioni di tutti i fondi integrativi negoziali, all’30.6.06
ammontava a euro 8.227.645.000.
Se tutti i lavoratori accettassero il trasferimento dell’incremento
del Tfr a partire dall’1-1-07, ai fondi pensione, andrebbero a fine
anno circa 19 miliardi di euro. (fonti del Ministro del Lavoro)
Quindi se anche togliamo quei lavoratori che già versano in parte il
Tfr o che non vorranno aderire ai fondi integrativi, nel giro di 12 mesi le
entrate nei fondi pensione negoziali supererebbero quanto versato dai lavoratori
negli oltre 10 anni di esistenza dei fondi integrativi.
Appare quindi evidente la finalità del silenzio assenso: forzare la
libera scelta dei lavoratori facendo sì, contro ogni regola del rispetto
della volontà altrui, che il loro semplice silenzio, ossia la semplice
loro inerzia da cui non dovrebbe scaturire alcun effetto, valga invece e addirittura
come una firma di sottoscrizione dei fondi integrativi!.
Dei 43 fondi negoziali 38 sono rivolti ai lavoratori dipendenti e 5 ai lavoratori
autonomi. Dei 38 rivolti ai lavoratori dipendenti 10 sono fondi aziendali
e di gruppo mentre 28 sono fondi di categoria.
La gestione dei singoli fondi è demandata ad un consiglio di amministrazione
paritetico al 50% designato dai padroni (imprenditori) e al 50% dai lavoratori
“associati” (cgil-cisl-uil di categoria). La percentuale designata
dai lavoratori viene nella maggioranza dei casi eletta con liste prestabilite
dai sindacati, e quindi nel CdA entrano i rappresentanti dei sindacati di
categoria. Ad esempio:
· In Cometa il fondo dei metalmeccanici, nel CdA ci sono 6 rappresentanti
per le aziende, e 6 per i sindacati di categoria.
· In Fonchim il fondo dei chimici e farmaceutici, nel CdA ci sono 7
rappresentanti per le aziende, e 7 per i sindacati di categoria.
Appare quindi evidente l’interesse che i sindacati confederali hanno
nello sponsorizzare lo scippo del Tfr, quello di partecipare alla gestione
di milioni e milioni di euro.
Vi sono poi situazioni “anomale” con rappresentanti dei lavoratori
che siedono in più fondi e che mentre partecipano al Cda dei fondi
sono anche titolari o in CdA di società speculative. Alcuni lavorano
anche in alcuni Ministeri come collaboratori stretti di Ministri.
La legge del 25-10-2005 tra l’altro stabilisce che tra i compiti del
CdA ci sono la scelta dei soggetti gestori dei soldi e della banca depositaria
dei fondi.
Per il fondo Cometa la banca depositaria è la Banca dei paschi di Siena
e il gestore dei fondi è la società AXA Investment Managers.
AXA IM è il gestore dedicato agli investimenti globali del Gruppo Francese
AXA (prima assicurazione in Europa). Ha creato due società d’investimento;
La AXA World Funds è la società lussemburghese specializzata
nell'offerta obbligazionaria e azionaria europea e la AXA Rosenberg è
il fondo comune aperto Irlandese, specializzato nell'offerta azionaria internazionale.
Parecchi fondi chiusi non fanno sapere qual’è la società
che gestisce i fondi. Con i soldi dei lavoratori queste società operano
in borsa e finanziano operazioni economiche industriali con il solo obiettivo
di produrre utili.
Chi all’interno del sindacato con più sensibilità ha cercato
di condizionare le scelte dei fondi ha cercato di introdurre la questione
degli investimenti in base a “codici etici”.
Sugli investimenti etici, che in questi anni è diventata una battaglia
di parte della sinistra, sono nate associazioni e società di consulenza.
Per alcuni esistono criteri di investimento etico:
o di esclusione, detti anche negativi, eliminano dal portafoglio di investimenti
le imprese che operano nei settori dell'alcool, del tabacco, dell'energia
nucleare, della pornografia, del gioco d'azzardo, dell'industria militare
e delle armi, le imprese che violano i diritti umani o che praticano la vivisezione.
o di inclusione basati sul rispetto di politiche ambientali e che quindi,
ad esempio, utilizzano fonti di energia rinnovabili, tutelano l'ambiente attuando
misure preventive sulle immissioni inquinanti. In aggiunta alle politiche
ambientali, vengono analizzate anche le politiche interne adottate dalle imprese,
attinenti in modo particolare alla gestione e alle relazioni con il personale
e i sindacati.
Ma anche nei pochissimi casi in cui, nei fondi, vengono introdotti marginali
regolamenti etici, questi vengono regolarmente ignorati.
Ne è un esempio la questione posta alcuni mesi fa da un socio di Cometa
che chiedeva spiegazioni sul finanziamento di AXA e ING (conto arancio) di
37 milioni di dollari a due società, la Teledyne Tecnologies e la Shaw
Group, che supportano la produzione per l’esercito americano delle armi
al fosforo.
La risposta del vice presidente di Cometa, Maurizio Benetti apparsa su “Eguaglianza
& Libertà” è sintomatica:
“In sintesi AXA afferma che ogni unità operativa all'interno
del gruppo adotta un codice etico in relazione alla tutela degli interessi
primari dei clienti. AXA ha aderito alla convenzione di Ottawa che proibisce
la produzione e la vendita di mine anti-uomo e, in base a questa adesione,
il Gruppo non investirà più in società che producono
e vendono mine e ha dato istruzione ai propri gestori affinché individuino
le società produttrici di mine in modo da evitare di investire in queste
imprese.
Suppongo che queste informazioni non ti soddisfino e in effetti non rispondono
alla domanda che poni. Il comportamento etico del gruppo AXA riguarda la correttezza
"finanziaria" verso i clienti e questo è certamente positivo
riguardo gli interessi degli iscritti a Cometa, ma non risponde certo all'esigenza
di investimenti "etici". L'adesione di AXA alla convenzione di Ottawa
è certamente positiva, ma non è stato questo il motivo che l’ha
portata ad essere gestore di Cometa.
In sintesi i criteri etici non sono stati alla base della scelta dei gestori
finanziari.
Preferisco essere chiaro e netto perché questo è un problema
sul tappeto fin dall'inizio di Cometa. Come operatore nazionale della Fim
ho partecipato anche prima della costituzione del Fondo a seminari e incontri
sulla necessità di caratterizzare in senso etico gli investimenti del
Fondo e so quindi, oltre ad esserne personalmente favorevole, quanto forte
era, e suppongo sia anche oggi, la spinta verso questo tipo di scelta.
Perché non è stata attuata? Sono in Cometa dall'inizio, conosco
quindi la sua storia; il problema fu posto dai rappresentanti sindacali in
C.d.A. al momento della scelta dei primi gestori. Il punto è che nel
C.d.A. ci sono, in numero paritetico, anche i rappresentanti delle imprese
e l'idea di fare black list o white list di imprese, magari anche metalmeccaniche,
non era proponibile (non solo per gli imprenditori, ma anche per una parte
dei sindacati metalmeccanici). Ritenemmo che il problema non fosse maturo
e si privilegiò, credo correttamente, la costruzione del Fondo e la
coesione del C.d.A..
Credo che oggi il problema sia maturo e possa essere affrontato, i gestori
che possono adottare codici etici sono ormai diversi e i criteri di selezione
si sono affinati. Tra i consiglieri di parte sindacale abbiamo cominciato
a parlarne con l'intenzione di portarlo all'ordine del giorno in C.d.A. in
questa consigliatura.
Non sarà certamente facile, non solo in C.d.A.. Compito del Consiglio
di Amministrazione è quello di tutelare tutti gli iscritti a Cometa
assicurando loro gli investimenti più utili ai fini pensionistici.
Porre limiti etici, e la loro stessa scelta non è semplice, può
non trovare concordi tutti gli iscritti e dobbiamo rispettare anche questa
posizione.”
Allo stato quindi non esistono criteri etici certi praticati dai fondi integrativi
chiusi gestiti anche dalle OOSS. Siamo all’assurdo; con il trasferimento
dell’intero tfr, i lavoratori saranno gli unici che finanzieranno i
fondi e non sono in grado di condizionare le scelte economiche dei fondi.
Del resto in nessuna organizzazione sindacale vi un orientamento unico su
questa materia, anzi nei congressi si fa finta di niente. Con l’arrivo
di 19 miliardi di euro all’anno si potrebbero condizionare scelte economiche
pacifiste ed ambientaliste molto forti.
A noi sembra che la questione dei criteri etici venga posta solo per tacitare
le coscienze dei lavoratori sapendo di non fare niente. Del resto chi è
in grado di controllare i soldi dei fondi che si spostano in tante società
come scatole cinesi o matriosche russe ?
Il tfr giocato al casinò
Quale lavoratore è così ottuso da non preferire un tasso di
rendimento più o meno triplo, semplicemente trasferendo il suo TFR
a un Fondo pensione? Perché i lavoratori si ostinano testardamente
a non compiere questo passo che a giudizio di tutto il mondo politico economico,
è così ovvio?
Eppure qualche ragione ci deve essere, se non ci precipitiamo tutti a investire
fino all'ultimo euro disponibile nei fondi, in modo da garantirci una vecchiaia
rallegrata da un imprevisto benessere economico.
Per anni ci hanno bombardato di messaggi pubblicitari per incentivare le pensioni
integrative.
· Hanno distrutto inventandosi il deficit dell’Inps, le pensioni
pubbliche.
· Hanno da un lato favorito con defiscalizzazioni e contributi padronali
per chi versava parte dello stipendio o del tfr ai fondi, mentre dall’altro
hanno continuamente aumentato le tasse sul tfr stesso.
· Hanno a più riprese con decine di tabelline e conteggi spesso
fasulli cercato di dimostrare che con i fondi pensione i soldi accantonati
fruttano un guadagno maggiore che con il tfr.
Ma evidentemente tutto questo non bastava e quindi siamo arrivati al silenzio
assenso, ed alla impossibilità per chi decide di aderire ad un fondo
o non dichiara nulla entro giugno 2007, e quindi aderirà “spontaneamente”,
di ritornare alla vecchia liquidazione. Una volta fregati o “convinti”
non si potrà più tornare indietro.
Evidentemente governo, sindacati e padronato sanno benissimo il parere dei
lavoratori e quindi fanno di tutto per imporgli quanto da loro deciso.
Dalla solidarietà sociale all’individualismo
Il meccanismo che determina la costituzione del proprio capitale, è
quello della “capitalizzazione individuale”, un meccanismo che
pretenderebbe di garantire un futuro sulla base del valore nominale di quanto
versato da ogni singolo associato La capitalizzazione individuale è
già praticata in diversi sistemi pensionistici.
Le pensioni Usa sono sicure? Basterebbe chiederlo ai lavoratori Enronn, United
Airlines?
L’attuale meccanismo italiano prevede la “ripartizione”
che sostanzialmente ripartisce la ricchezza complessiva prodotta dai lavoratori
anche con chi non lavora più. Ai contributi versati all’Inps
dai lavoratori si sommano quelli versati dalle aziende.
Il nuovo meccanismo che si vuole introdurre, semplicemente per giustificare
una prossima ulteriore riduzione del sistema INPS vuole portare i lavoratori
a credere come Pinocchio che i soldi generano altri soldi e che mettendo da
parte dei fogli di carta questi crescano.
Ma anche se le performance che si attribuiscono ai fondi fossero possibili,
ci troveremmo di fronte ad una rapina colossale nei confronti delle economie
più deboli perché negli ultimi 40 anni il Pil mondiale ha avuto
un incremento medio del 3,7%, quindi la differenza “dall'ipotetico rendimento
del Fondo sarebbe sottratto a qualcuno che quella ricchezza ha prodotto con
il proprio lavoro (la finanza non produce ricchezza, la ridistribuisce). Perché
il Fondo possa mantenere quello che promette, "deve" affondare le
mani nella speculazione finanziaria”.
Con le mani nella marmellata
Attualmente al versamento verso l’Inps da parte del lavoratore pari
a circa il 9% si aggiunge circa il 20% da parte del datore di lavoro. Se quindi
si costituiscono fondi pensione integrativi si dovrebbe estendere la stessa
proporzione per ogni euro versato dai lavoratori 2 delle aziende.
In questi anni per favorire l’adesione ai fondi, ai lavoratori che aderivano
con il 2-3% del tfr le aziende versavano la stessa somma nei fondi. Ora, dopo
aver cercato di convincerci nel silenzio ci obbligano, tutto il tfr senza
nessuna somma da parte padronale.
Con il trasferimento del tfr ai fondi pensione si ottiene l’unico risultato
di costituire una pensione integrativa tutta a carico del lavoratore.
Per sindacati e padroni siamo quindi all’affare del secolo. Per i lavoratori
alla beffa.
I padroni si troveranno a gestire in modo paritetico, con i sindacati confederali,
l’ammontare di circa 19 miliardi di euro all’anno senza sborsare
una lira. Tutto a spese del lavoratore.
Dopo pochi giorni della messa in onda della trasmissione della rai report
sui fondi pensione, “le mani sulle pensioni”, testo e video sul
sito della cub, Fausto Durante responsabile per la segretario nazionale della
fiom-cgil della previdenza integrativa, con un comunicato stampa è
corso a condannare la trasmissione.
“La puntata di Report del 21 maggio, dedicata al tema della previdenza
complementare con particolare riferimento all’utilizzo del Tfr, ha purtroppo
avuto il torto di mescolare argomenti e aspetti tra loro diversi, sia rispetto
ai fondi pensione, che al rapporto tra questi e i comportamenti del mercato
finanziario.”
“Il modo in cui nella trasmissione si sono voluti indagare questi rapporti,
invece di produrre informazione e chiarezza, ha finito per provocare confusione.”
“Il danno prodotto dal programma televisivo sta però, soprattutto,
nell’aver omesso di chiarire che esistono fondi pensione assai diversi
tra loro; diversità che, tra l’altro, è da qualche anno
oggetto di un palese scontro politico. I fondi promossi da assicurazioni e
banche sono prodotti di mercato, mentre i fondi negoziali di categoria sono
strumenti, senza fini di lucro, creati dalle parti sociali per integrare la
pensione dei lavoratori dipendenti. Proprio per questo, i fondi negoziali
offrono garanzie di trasparenza, costi più bassi e un rendimento superiore
a quello del Tfr.”
“I fondi negoziali sono, tra l’altro, impegni sanciti dai Contratti
nazionali di lavoro: anche per questo sono gestiti con prudenza e sottostanno
a particolari controlli. Se qualcuno ritiene che questi impegni debbano essere
rimessi in discussione, pensando magari che si possa tornare a prima della
riforma Dini, rischia di inseguire un’illusione creando aspettative
irrealizzabili.”
Durante si guarda bene dal rispondere alle domande poste dalla trasmissione,
ed è lui a fare confusione senza dire nulla sul furto di ben 19 milioni
di euro che ogni anno verranno sottratti alle tasche dei lavoratori.
Chi controlla, è della stessa parte.
La legge prevede l’istituzione della Covip (comitato di vigilanza sui
fondi pensione). La Commissione è composta da un presidente e da quattro
membri, nominati con deliberazione del Consiglio dei ministri adottata su
proposta del Ministro del lavoro e della previdenza sociale di concerto con
il Ministro del tesoro. Lo stesso meccanismo delle nomine rai. La nomina da
parte del Ministro Maroni nel 2005 ha prodotto la presenza di un esponente
di area leghista, di uno ex Uil, uno ex Cisl, uno vicino alla Cgil ed uno
di provenienza dal mondo bancario. Che controllo può avvenire da una
struttura di questo tipo?
Cosa fare ?
Basterebbero questi motivi per far decidere il mantenimento dell’attuale
sistema sul Tfr, ma per chi come noi ha deciso già da tempo di staccarsi
dai sindacati confederali per iniziare la costruzione di un nuovo soggetto
sindacale, tutto questo non fa che confermare quanto da anni sosteniamo.
Con questi accordi la natura stessa dei sindacati confederali cambierà.
A fine dicembre è stato siglato l’accordo per il rinnovo del
biennio economico dei 110.000 lavoratori del trasporto locale. L’ammontare
complessivo del rinnovo è di 220 milioni di euro per due anni. Le controparti
quindi sborseranno 110 milioni all’anno per l’adeguamento economico
dei salari al costo della vita, mentre a fine anno se tutti i lavoratori accetteranno
(spontaneamente o meno), di trasferire il loro tfr al fondo pensioni della
categoria “priamo”, gestiranno insieme con i sindacati confederali
(12 nel CdA) l’ammontare di 110 milioni di euro delle liquidazioni.
(110.000 dipendenti per 1000 euro circa di tfr) .
Ci sono inoltre contratti, come quello recentemente siglato per gli aeroportuali
dove a fronte di un aumento di 90 euro medio, 75 vanno in busta paga mentre
15 nel fondo integrativo di categoria Prevaer (anche questo con CdA paritetico),
con una situazione però ridicola. Nella categoria ci sono due fondi
pensione gestiti dai sindacati, oltre a Prevaer c’è anche il
fondo Sea. I 15 euro versati dalle aziende non vengono versati ai lavoratori
iscritti al fondo dipendenti Sea.
Gli stessi soggetti che decidono quanti aumenti salariali e normativi devono
avere i lavoratori, insieme dovranno gestire lo stesso ammontare economico
come fondo pensione di categoria. Gli stessi soggetti si troveranno a gestire
risorse ingenti (19 miliardi di euro ogni anno) pari a 37 mila miliardi di
vecchie lire.
Dovranno assieme decidere dove investire, quali aziende privilegiare e con
quali finalità.
Ci troviamo di fronte quindi ad un cambiamento radicale della natura dei sindacati
confederali.
Mutamento già manifestato in questi anni, ma che avrà un’accelerazione
determinata dagli stessi affari comuni.
Gli interessi dei lavoratori saranno messi in secondo piano rispetto all’interesse
di far quadrare i bilanci dei fondi pensione. Con i fondi pensione si determineranno
scelte politiche ed economiche molto spesso contro gli stessi lavoratori.
Per questo è indispensabile la creazione di un sindacato che metta
al centro della sua azione la difesa dei lavoratori. Questo è il compito
che come sindacati di base dobbiamo velocemente prepararci a svolgere.
Ogni lavoratore, per poter vivere deve vendere la propria forza lavoro ad
un padrone, senza che questo significa accettazione delle scelte padronali.
Negli ultimi anni i lavoratori hanno subito un pesante attacco alle condizioni
di vita e di lavoro.
Il fronte che vuole scippare il tfr, vuole andare anche ad un’ulteriore
taglio delle pensioni pubbliche. Molti saranno i trucchi per fregare i lavoratori.
Molti saranno quei lavoratori che si faranno convincere o che subiranno il
silenzio assenso. Una cosa però deve essere chiara :
· CHI SIEDE NEI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE CON LE CONTROPARTI NON
PUO’ ANCHE RAPPRESENTARE GLI INTERESSI MATERIALI DEI LAVORATORI.
· CHI NON CONDIVIDE QUESTA TRUFFA, NON DEVE SOLO LOTTARE PER NON FARSI
SCIPPARE IL TFR, MA DEVE ORGANIZZARSI PER COMBATTERE QUSTO STATO DI COSE.
· E SOPRATTUTTO PIU’ SARANNO I LAVORATORI CONSAPEVOLI DELLA NECESSITA’
DI RESPINGERE QUESTA MANOVRA PIU’ DIFFICOLTA’ AVRANNO I GOVERNI
, QUESTO COME QUELLI PROSSIMI, NEL METTERE ANCORA LE LORO MANI SULLE NOSTRE
PENSIONI.
ASSOCIAZIONE LAVORATORI COBAS-CUB
Tel. 0331/076413- 02/45499507 email scrivialcobas@fastwebnet.it