TFR: IN QUANTI HANNO ADERITO AI FONDI?
Una campagna mediatica tesa a convincere i lavoratori a rinunciare al TFR in vista di un futuro migliore ha dato risultati miserabili. Solo un lavoratore su quattro ha aderito a un fondo pensione. Reds - Settembre 2007



La riforma del TFR era stata presentata, tra le altre cose, come un’occasione unica per aumentare la partecipazione dei lavoratori ai mercati finanziari e per spingere i giovani a costruirsi un fondo integrativo con cui rimpinguare le pensioni pubbliche pesantemente falcidiate dalle riforme precedenti.
Ma i dati di un sondaggio condotto a luglio da Eurisko su di un campione rappresentativo di lavoratori dipendenti del settore privato ci dicono che entrambi questi obbiettivi sono falliti.
In media solo un lavoratore su quattro ha espressamente optato per n fondo pensione, contro un obbiettivo minimo del Governo del 40% (che non verrà raggiunto neanche contando le “adesioni” ottenute con l’imbroglio del silenzio assenso).
Tra i giovanissimi (22/30 anni) la percentuale di adesioni esplicite è al di sotto del 20% e sono già note le motivazioni di questo fallimento che non sembra dovuto alla cosiddetta mancanza di informazione, tant’è che il 90% di questi (sia chi ha detto no, sia chi ha detto sì) è stato in grado di motivare le ragioni della propria scelta.
Lungi dal non aver capito la riforma, nonostante le sue complessità, i lavoratori sembrano averla capita fin troppo bene. E ciò lo si arguisce molto chiaramente nel momento in cui si prende in esame il diverso comportamento dei lavoratori di imprese con meno di 50 addetti e quelli di imprese con più di 50 addetti.
Infatti, circa 3 lavoratori su 4 nelle imprese più piccole hanno scelto di lasciare il TFR in azienda e meno di 1 su 10 ha scelto espressamente di destinarlo ai fondi pensione. Nelle imprese più grandi, invece, la percentuale di quelli che ha scelto di lasciare il TFR in azienda è di poco inferiore al 50% mentre 4 lavoratori su 10 hanno espressamente optato per un fondo pensione (specialmente quello collettivo della categoria).
Ricordiamo che la finanziaria 2007 imponeva alle aziende con più di 50 dipendenti di trasferire il TFR dei lavoratori che non hanno voluto metterlo nei fondi pensione nelle casse dell’INPS. Nelle imprese più piccole, invece, questi fondi restano in azienda.
Visto che l’interesse dei padroni a mantenere i fondi in azienda è stato a più riprese esplicitato, ci si potrebbe aspettare che questa differenza sia dovuta a pressioni da parte dell’azienda nei confronti dei lavoratori; ma se crediamo alle risposte fornite nel sondaggio dai lavoratori non sembrerebbe che ciò sia avvenuto. Le risposte per “spinte o presioni” o per “paura di essere licenziato” rappresentano solo il 2,6% nelle piccole imprese e l’1,8% nelle grandi.
Le principali motivazioni addotte dai lavoratori che hanno scelto di tenere il TFR in Azienda sembrerebbero invece avere più a che fare con la questione della fiducia.
Infatti la prima motivazione (con più del 20% delle risposte) è la possibilità di avere la liquidazione in contanti al momento della pensione invece che sotto forma di vitalizio, che in sé rappresenta una dichiarazione di sfiducia nei confronti delle pensioni integrative.
Al secondo posto (con il 17% delle risposte) c’è la mancanza di fiducia negli investimenti finanziari.
Al terzo posto c’è la convinzione che il TFR in azienda garantisca un investimento più sicuro che non nei fondi.
Anche il diverso comportamento dei lavoratori delle aziende con meno di 50 dipendente rispetto quelli delle aziende maggiori è spiegabile in termini di sfiducia.
I lavoratori delle piccole imprese non avevano di fronte una grande gamma di scelte; un milione e mezzo di loro, ad esempio, non avevano la possibilità di optare per un fondo contrattuale. Altri che invece potevano farlo, hanno preferito starsene fuori per lo scarso peso del fondo di riferimento sul mercato finanziario. Inoltre nelle imprese con meno di 50 dipendenti non avevano neanche l’alternativa del versamento preso l’INPS.
Nelle grandi aziende i padroni incassano la fiducia del 31% dei dipendenti e la grande fiducia del 55% mentre l’INPS suscita la totale fiducia dell’8% dei lavoratori e la molta fiducia del 37%.
Paradossalmente, il trucco inventato dal Governo con la Finanziaria 2007 per rimpinguare le casse dello Stato ha avuto come inaspettata conseguenza quella di favorire un maggior flusso di risorse nei fondi. Non per fiducia nei fondi ma per sfiducia nell’INPS.
Questo è il risultato veramente misero se viene messo in rapporto alla intensa campagna mediatica che per sei mesi ha bombardato i lavoratori raggiungendo anche toni terroristici.
La maggioranza dei lavoratori ha capito molto bene che non era in gioco la pensione, visto che questa è già stata pesantemente ridimensionata nel corso degli ultimi 20 anni, ma semplicemente si è tentato di infilare i lavoratori in una strada al cui fondo vi era lo scippo del TFR.
E’ chiaro che non è finita qui. Ci riproveranno, racconteranno altre sciocchezze. Ma ciò che conta è che la maggior parte dei lavoratori abbia mostrato grande autonomia nella comprensione su quali dovevano essere gli interessi da difendere e abbia compreso che la strada per la riconquista di pensioni dignitose è un’atra.

I COMPORTAMENTI DEI LAVORATORI NEL SETTORE PRIVATO

MENO DI 50 DIPENDENTI
75% ha scelto di lasciare il tfr in azienda
12,4% non ha scelto cosa fare del tfr
10,1% ha destinato il tfr a un fondo pensione

PIU’ DI 50 DIPENDENTI
47,7% ha scelto di lasciare il tfr in azienda
41,45% non ha scelto cosa fare del tfr
10,1% ha destinato il tfr a un fondo pensione