Metalmeccanici
indietro tutta.
La
piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto nazionale presentata
dai vertici confederali alla base per una sua approvazione rappresenta un
arretramento su tutta la linea. REDS. Ottobre 1998.
Il
rinnovo del contratto dei metalmeccanici ha sempre avuto un grosso significato
nella storia del movimento operaio in Italia come pure nei principali paesi
europei.
Di solito con questo contratto si sanciva qual era lo stato dei rapporti di
forza tra capitale e lavoro, tant'è che se in quella scadenza i metalmeccanici
facevano dei passi in avanti, questi servivano da apripista per l'insieme
dei lavoratori, come pure ogni sconfitta ha significato un arretramento per
tutti, mentre altre conquiste hanno addirittura prodotto un elevamento del
livello di civiltà di tutta la società.
Così è stato ad esempio per le 40 ore, la settimana corta, le
150 ore di permesso pagate per il diritto allo studio, l'inquadramento unico
dei lavoratori, la nascita dei consigli unitari dei lavoratori e lo stesso
Statuto dei lavoratori: tutte conquiste ottenute all'interno di battaglie
per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici.
Persino le politiche dei governi nell'ambito della gestione dello stato sociale,
delle pensioni, e della sanità ecc. nel momento in cui si trattava
di considerare i redditi dei lavoratori dipendenti prendevano sempre a riferimento
il contratto nazionale dei metalmeccanici.
Inoltre, anche a livello di dirigenza sindacale, abbiamo sempre visto che
chi era a capo della categoria dei metalmeccanici era destinato ad avere un
grande prestigio nella confederazione di appartenenza, al punto di raggiungere
anche i massimi vertici.
I padroni quindi hanno sempre avuto ben chiaro in testa che colpendo i metalmeccanici
si andava a colpire la punta di diamante del movimento operaio, per cui per
fare questo hanno sempre investito la gran parte delle loro energie.
E' sulla base di queste considerazioni che dovremmo dare delle valutazioni
sulla piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto nazionale presentata
dai vertici confederali alla base per una sua approvazione. In pratica quello
che dobbiamo chiederci nella valutazione attenta dei punti più significativi
della piattaforma è questo: che ripercussioni ci saranno sul movimento
operaio più ampio? i padroni come ne verranno fuori da questo scontro?
quali sono i paletti nuovi che andiamo a piantare nel cammino verso l'emancipazione
della classe lavoratrice? il governo ne riceverà un sostegno o ne uscirà
più traballante? la categoria ne uscirà più unita o più
divisa?
L'arretramento che si sta facendo su tutti questi fronti credo che sia evidente
a chiunque si approcci in modo intellettualmente onesto all'esame della piattaforma.
Sul'importante questione della riduzione dell'orario di lavoro non vi è
nessun concreto passo in avanti: si va a sancire semplicemente che le ferie,
le riduzioni dell'orario già conquistate (e che non hanno prodotto
una riduzione delle ore lavorate nella settimana), le ex festività
devono essere godute realmente, e questo "godimento" deve risultare
dal conteggio delle ore lavorate "mediamente" settimanalmente. Si
va a chiedere una riduzione di orario di lavoro di mezz'ora per ogni notte
lavorata dai lavoratori turnisti senza specificarne le modolità di
utilizzo.
Si rivendica quindi solo una vaghissima riduzione di orario per una parte
di lavoratori che sono una infima minoranza della categoria (quelli che lavorano
anche di notte e solo quando fanno la notte) e che raggiungerà solo
l'obbiettivo di una divisione ulteriore della categoria. Altra cosa sarebbe
stata chiedere una riduzione generalizzata e reale di un "tot" delle
ore settimanali: un obbiettivo così chiaro avrebbe sicuramente catalizzato
l'attenzione e la lotta della stragrande maggioranza dei lavoratori.
Non vi è inoltre nessun intervento serio sulla piaga degli straordinari,
piaga che fa si che in effetti l'orario di lavoro medio dei metalmeccanici
secondo i dati dell'IMPS si attesti sulle 44/45 ore.
Si chiede solo che sia riconosciuto il diritto di ogni lavoratore di chiedere
un riposo compensativo equivalente alla quantità di ore lavorate in
eccesso rispetto l'orario normale: e il tutto dovrebbe essere regolato da
una banca delle ore a cui il lavoratore potrà attingere all'interno
di vincoli difficilmente riscontrabili nella vita di un lavoratore medio.
E' facile prevedere che vista la disciplina così fumosa che regola
lo straordinario tutta basata sulla discrezionalità, e senza nessuna
forma di controllo certo garantito alle RSU, in aggiunta al fatto che non
si va a chiedere una riduzione della facoltà di imporre lo straordinario
ai lavoratori da parte della Direzione, e che la fame di salario che deriva
da anni di continua caduta del potere d'acquisto derivata anche dalle politiche
antipopolari dei governi che si sono succeduti, il ricorso al lavoro straordinario
proseguirà nè più e nè meno di come è andato
avanti fino a ora.
Per quanto riguarda il salario si è scelto di andare a chiederne un
adeguamento sulla base di quanto si prevede che i lavoratori perderanno in
potere d'acquisto in rapporto all'inflazione programmata nei prossimi due
anni: ne è venuta fuori una richiesta di 80.000 lire lorde sul quarto
livello dell'inquadramento unico.
La logica che sta dietro questo modo di intendere le rivendicazioni salariali
e quella secondo cui con il contratto nazionale si deve chiedere il semplice
reintegro di quanto viene tolto ai salari per effetto dell'inflazione, mentre
ulteriori aumenti devranno essere contrattati solo in ambito aziendale, e
tali aumenti devono avere una chiara corrispondenza con i risultati ottenuti
dalla azienda sul piano produttivo: in pratica si può avere il diritto
di chiedere qualcosa in più solo in cambio della propria disponibilità
a prestarsi ad una intensificazione dello sfruttamento.
Questo fatto comporta una cosa molto semplice: che cioè i lavoratori
delle fabbriche meno sindacalizzate e quindi più ricattati non avranno
la forza di contrattare nulla a livello decentrato, per cui dovranno accontentarsi
solo dell'elemosina decisa a livello nazionale e che coprirà quasi
niente della perdita del potere d'acquisto; dovranno sottoporsi a livelli
di sfruttamento bestiali con tutto che ciò comporta a livello di crescita
della coscienza di classe, di scollamento dal sindacato e di divisione dall'insieme
della categoria, ma anche più semplicemente della sicurezza sul lavoro
e di tutela della salute.
Sempre sulla questione salariale vi è la richiesta di andare a definire
gli scatti di anzianità che i lavoratori maturano ogni due anni (per
un totale di 5 scatti) non più in percentuale sulla paga base ma in
cifra fissa. In questo modo, in presenza di un aumento della paga base non
si avrà un adeguamento anche degli scatti già maturati. Come
non vedere in questa scelta l'imbocco di una strada che porterà all'abolizione
anche di questo ultimo automatismo salariale rimasto dopo quello della scala
mobile?
Per quanto riguarda la conservazione del posto di lavoro anche dopo periodi
lunghi di malattia vi è la richiesta di una maggiore tutela di quei
lavoratori che si ammalano gravemente mentre per la stragrande maggioranza
dei lavoratori ormai cronicamente ammalati di stress, dolori e disturbi vari
dovuti agli elevati livelli di sfruttamento permangono i limiti previsti dal
precedente contratto estremamente restrittivi (tre mesi anche non consecutivi
in un periodo equivalente a una vigenza contrattuale) dopo i quali può
scattare anche il licenziamento.
La filosofia dell'usa e getta viene riconfermata anche in questo contratto.
Aumenterà anche la quantità di accantonamento del TFR sui fondi
di pensione integrativa (che deve avvenire, per adesso, su base volontaria)
fino al 40%: in questo modo si va dritti verso la totale abolizione del TFR
stesso, parallelamentea quella della pensione intesa come diritto collettivo.
Una nota di colore viene da una rivendicazione molto curiosa e nello stesso
tempo penosa: in pratica si chiede che il lavoratore abbia diritto di chiedere,
senza vincolo alcuno, 8 ore di permesso rettribuito, per ogni vigenza contrattuale
(4 anni) per la sua crescita culturale e professionale; sarebbe veramente
interessante che il burocrate cervellone che ha proposto questa cosa ci spiegasse
cosa cazzo ci si può fare con due ore contratto, la delegazione chiederà
il manall'anno?
Insieme a questi che riteniamo siano i punti più rilevanti vi sono
altre piccole cose che non spostano un gran che sul piano dei contenuti, vi
è però una importante novità sul piano dei rapporti democratici
nel sindacato. In sostanza accadrà che al momento di andare a firmare
il dato, con un referendum, ai soli iscritti ai sindacati, e dopo la firma
vi sarà un referendum (farsa) che coinvolgerà tutta la categoria.
Si sancisce in pratica che per il sindacato ci sono dei lavoratori di serie
A il cui voto vale doppio, e lavoratori di serie B il cui voto è singolo.
Per questa strada è facile prevedere una situazione in cui gli unici
lavoratori che hanno i diritti sono quelli che con la tessera pagano lo stipendio
ai burocrati e gli altri devono limitarsi a guardare: davvero un bel passo
(indietro) verso l'unità di classe.