Contratto
metalmeccanici: lo strappo della FIOM.
Analisi
delle ultime novità riguardanti la trattativa sul contratto dei metalmeccanici
e le proclamazioni di sciopero. REDS. Luglio 2001.
La trattativa
sul contratto dei metalmeccanici è a un punto morto: l'ultima proposta
della Federmeccanica che stravolge le regole da lei stessa sottoscritte, porta
il sindacato a una lacerazione forse insanabile. La parola ora deve andare
ai lavoratori. L'attuale
momento nella trattativa, che a fasi alterne prosegue da sei mesi, per il
rinnovo del contratto dei metalmeccanici è caratterizzato da una spaccatura
molto seria che si è aperta nella delegazione sindacale. Il
sole24ore del 22 giugno descrive questo fatto in questi termini: alla Federmeccanica
che apre il confronto si contrappone la scelta della Fiom che sceglie il conflitto
rompendo il fronte sindacale con uno sciopero in solitudine. Bisogna tornare
agli anni '60 per registrare un'iniziativa analoga: era il lontano '66 quando
la Fim (e non la Fiom quindi, ndr) proclamò uno sciopero da sola per
il contratto nazionale. Mentre
su una nota della segreteria della Fiom si spiega che questa decisione si
è resa necessaria in quanto "non esiste l'unitarietà degli
obbiettivi come documentato dalle posizioni di Fim e Uilm. È per questo
che appare impossibile dichiarare insieme uno sciopero nazionale proprio perché
gli obbiettivi sono divergenti e quindi non avrebbe un significato chiaro
e trasparente l'adesione dei lavoratori allo sciopero, e per di più
rappresenterebbe un fronte di lotta diviso nei confronti di Federmeccanica". Ma
per capire i nodi politici che stanno dietro questa clamorosa presa di posizione
da parte della Fiom occorre fare qualche passo indietro. Il
no secco, arrivato dalla Fiom, che continua a difendere gli obbiettivi indicati
nella piattaforma (135mila lire d'aumento) non è dovuto quindi alle
quantità di salario proposto bensì al fatto che si produce uno
smantellamento dei presupposti politici su cui poggia l'insieme della (pur
miserabile) piattaforma presentata: il recupero integrale di quanto perso
nei due anni trascorsi, e la distribuzione in forma collettiva di una parte
della maggiore ricchezza prodotta. Prima
di arrivare alla proclamazione da parte della Fiom dello sciopero, e quando
era evidente che i sindacati non sarebbero stati in grado di gestire unitariamente
la vertenza il bivio che si era aperto è apparso immediatamente chiaro:
andare ciascuno per conto proprio, oppure dare la parola ai lavoratori e far
decidere a loro se e come proseguire la trattativa, con la consapevolezza
che questa seconda opzione avrebbe comunque portato nuove divisioni. A
questo punto lo strappo sembra veramente di enorme portata anche perché
in mezzo vi è la maggior categoria di lavoratori con il più
importante patrimonio di storia sindacale alle spalle, e quindi le ripercussioni
su tutto il resto del mondo del lavoro saranno inevitabili. Un
comunicato dell'area della sinistra sindacale nella Cgil (Lavoro Società
- Cambiare Rotta) diffuso prima della proclamazione dello sciopero del 6 luglio,
mentre condanna da una parte la linea oltranzista della Federmeccanica, e
denuncia dall'altra l'incapacità del sindacato di difendere gli interessi
materiali e i diritti dei lavoratori all'interno delle logiche concertative
del luglio 93, invita la Fiom a non cedere alle pregiudiziali e, anche a costo
di una differenziazione con gli altri sindacati, a difendere la piattaforma
e a sostenerla fino in fondo. Dopo
queste prese di posizione della Fiom molto precise e dirompenti si sono riuniti
anche i vertici della Fim, da cui è scaturita la scelta di questo sindacato
di andare alla proclamazione di 8 ore di sciopero che però dovranno
essere fatte localmente e entro il 5 luglio, un giorno prima dello sciopero
proclamato dalla Fiom, con l'evidente intento di fare in modo che i propri
iscritti non vadano a mescolarsi con i lavoratori che si riconoscono nella
linea intrapresa dalla Fiom. La
situazione è quindi molto ingarbugliata e forse mentre andremo in rete
questa sarà ulteriormente cambiata (cosa farà la Uilm?), anche
perché nel frattempo (entro giugno) verrà sostituito il presidente
di Federmeccanica. Ma al di là di tutto non vi sono scorciatoie a fronte
del tentativo che viene dall'esterno e dall'interno del movimento sindacale
di isolare il più importante sindacato italiano, e con esso i lavoratori,
per renderli più vulnerabili ai nuovi attacchi che si prospettano per
il prossimo autunno (pensioni, stato sociale, flessibilità e licenziamenti),
se non andare verso l'organizzazione della solidarietà e la difesa
dell'unità dei lavoratori attorno al sindacato.
La ragione di questa rottura deriva dai diversi giudizi che sono stati dati
sulla proposta che la Federmeccanica ha messo a punto dopo lo sciopero generale
di categoria del 18 maggio; sciopero riuscito e che ha consentito a decine
di migliaia di lavoratori di riempire le piazze come da tempo non si vedeva.
Lo scontro nelle burocrazie ha raggiunto toni aspri fino a coinvolgere la
dirigenza confederale ai più alti livelli senza che questo abbia prodotto
una forma di mediazione che consentisse di andare avanti nella trattativa.
Alla fine di tutto, anche su pressioni giunte dalla base la Fiom ha rotto
gli indugi e anche senza Fim e Uilm ha annunciato 8 ore di sciopero da effettuare
il 6 luglio con manifestazioni e cortei.
Il perché del protrarsi così a lungo delle trattative è
sicuramente da ricercare nel fatto che il padronato ha voluto arrivare al
13 maggio al fine di vedere se dal risultato elettorale potevano determinarsi
delle condizioni a lui favorevoli, così da avere una sponda a livello
istituzionale nella linea di lotta che intende portare avanti nei confronti
del sindacato e della Cgil in particolare.
Prima delle elezioni Federmeccanica ha prodotto una proposta di aumento salariale
di 97mila lire che costituivano la somma di 85mila per inflazione programmata
e 12mila per inflazione pregressa.
Questa proposta è stata ritenuta insufficiente da tutti i sindacati
e ha prodotto, come dicevamo, lo sciopero del 18 maggio; i sindacati, in virtù
della riuscita della mobilitazione, si sono quindi compattati, provocando
anche un forte movimento di solidarietà nei confronti della lotta dei
metalmeccanici.
La scelta fatta poi in seguito da Federmeccanica di portare la quota a 115mila
lire (abbastanza vicina alla richiesta sindacale di 135mila) paradossalmente,
ha invece prodotto la spaccatura nel sindacato. Perché?
Perché le 18mila lire in più sono state offerte come recupero
del potere d'acquisto perso dai lavoratori nei primi 6 mesi del 2001 rispetto
l'inflazione programmata. In pratica i padroni hanno offerto una quota di
salario che a rigor di accordi stipulati sarebbe dovuta essere nella piattaforma
del contratto del 2003: si tratta quindi di una forma di anticipo.
Questo anticipo sul prossimo contratto, in luogo delle 15mila lire chieste
per il buon andamento del settore, ancora costituiscono la negazione del diritto
dei lavoratori di godere collettivamente di una parte della ricchezza prodotta
in più a causa di elementi congiunturali favorevoli.
Inoltre non sono state modificate le 12mila lire che il padronato ha proposto
come recupero per l'inflazione pregressa, voce per la quale il sindacato chiede
35mila lire; questo significa che la Federmeccanica continua a ritenere di
non dover dare quote di recupero per un'inflazione a loro dire dovuta a cause
esterne.
C'è da dire inoltre che il padronato non ha fatto un grande sforzo
ad aggiungere le 18mila di anticipo visto che si sa già che le percentuali
di inflazione vera per i prossimi due anni saranno a ridosso del 3% e non
del 2,3% su cui è stata costruita la piattaforma; pertanto si tratta
comunque di una quota legata all'inflazione magari non programmata ma sicuramente
programmabile.
Fim e Uilm, invece, incredibilmente considerano la proposta degli industriali
una base di partenza "interessante" per riprendere il negoziato
ritenendo evidentemente irrilevanti le questioni poste.
Fim e Uilm ritengono che vi siano le condizioni per poter convincere la controparte
ad aggiungere altre 10-12mila per poi chiudere tutta la partita e
amici
come prima.
A questo punto per la Fiom si è aperto un problema: se avesse accettato
di accogliere la proposta padronale si sarebbero create tutte le premesse
per un processo di omologazione con Fim e Uilm con conseguenze facilmente
immaginabili sul piano della devastazione della base sociale di questo sindacato.
Come per incoraggiare la Fim e la Uilm la Confindustria non ha tardato a farsi
sentire il cui vertice si è espresso nel merito della vertenza dei
metalmeccanici.
Si legge sulle colonne del sole24ore: La Confindustria per bocca del suo presidente
D'Amato ha espresso una posizione improntata all'ottimismo, sostenendo che
vi sarebbero dei chiari segnali di apertura con i sindacati, e che quanto
sta accadendo è assolutamente normale in una situazione di rinnovo
contrattuale e, infine, che è sicuramente interesse di ambo le parti
addivenire al più presto a una intesa.
Ciò di cui gli imprenditori infatti hanno assolutamente bisogno in
questa fase è la normalità dei rapporti in fabbrica, e che pertanto
vanno incoraggiati gli sforzi di Cisl e Uil tesi al raggiungimento rapido
di una intesa. A tale proposito non hanno escluso la possibilità di
una crescita ulteriore dell'offerta pur di mantenerne inalterata la struttura.
Questo ovviamente significa che le imprese sarebbero disponibili a rivedere
le cifre di aumento, ma non le voci; anzi, dicono a chiare lettere che è
questa la condizione imprescindibile per la ripresa del confronto, e recitano
il de profundis delle regole contenute nel protocollo del 1993, ormai considerato
un ferrovecchio.
La Fiom ha spinto per andare a una consultazione vera, cioè vincolante,
con un voto. Ma i tre sindacati non sono riusciti nemmeno a mettersi d'accordo
sul tipo di domanda da rivolgere ai lavoratori.
La Fiom avrebbe infatti voluto chiedere ai lavoratori se erano ancora d'accordo
sulla piattaforma rivendicativa o se la ritenevano superata, in quanto la
proposta della Federmeccanica ristruttura la piattaforma e quindi sarebbe
possibile accettarla solo nel caso di un mandato esplicito dei lavoratori
in tal senso.
Fim e Uilm si sono invece dette favorevoli a assemblee informative, e magari
anche alla proclamazione di scioperi di pressione per aumentare le cifre proposte
dal padronato, ma il referendum si sarebbe dovuto tenere solo su delle ipotesi
di accordo.
Aggiunge inoltre che: la mobilitazione dei metalmeccanici riguarda tutto il
mondo del lavoro e pone con maggior urgenza la necessità di un cambiamento
di linea nella Cgil per fronteggiare la nuova aggressività del padronato
italiano. Pertanto se si dovrà arrivare ad un'iniziativa di lotta della
categoria, questo dovrà rappresentare un appuntamento per tutta la
Cgil, che dovrà mettere tutto il suo impegno a sostegno di questa battaglia.
Ma ciò non basta occorre di pari passo dotare il sindacato di una linea
di politica rivendicativa veramente vicina agli interessi reali dei lavoratori
rompendo con le pratiche concertative che hanno dimostrato sul campo di costituire
solo un supporto per il padronato e il governo per attuare politiche a difesa
della competitività dell'economia nazionale a scapito del reddito e
dei diritti dei lavoratori.