L'accordo di Mirafiori
Lotta all'assenteismo, più turni settimanali, taglio delle pause, introduzione di un nuovo sistema di calcolo dei tempi di lavoro, ma anche un completo stravolgimento delle relazioni sindacali: sono queste in sintesi le novità principali dell'accordo firmato da Fiat e sindacati disponibili. Reds – Gennaio 2011



Il contratto di mirafiori rappresenta indubbiamente la logica conseguenza di quanto è accaduto a Pomigliano nei mesi precedenti e, come a Poigliano, Marchionne sfiderà la Fiom sottoponendo il contratto al vaglio di un referendum in fabbrica.
Ma vediamo quali sono i punti più importanti di questo accordo che, a detta di tutti, segna un punto di svolta fondamentale nelle relazioni industriali nel nostro paese.

Sull’orario di lavoro
Nella nuova società, che oltre alla Fiat comprenderà anche laCrysler saranno possibili 4 tipi di orario a seconda delle esigenze produttive. Oltre all'attuale con due turni di 8 ore al giorno per cinque giorni alla settimana (5 per 2), è previsto uno schema con l'introduzione del turno di notte su cinque giorni lavorativi (5 per 3) e un altro schema con il turno di notte su sei giorni compreso il sabato (6 per 3). Al momento del passaggio da un sistema all'altro, "l'azienda avvierà un esame con i sindacati". La procedura dovrà durare "al massimo 15 giorni", dopodiché l'azienda applicherà l'orario da lei prescelto.
Al momento del passaggio dal sistema "5 per 3" al sistema "6 per 3", "le parti valuteranno anche l'eventuale sperimentazione, per un periodo non inferiore ai 12 mesi" di uno schema che prevede turni di 10 ore (due al giorno) per sei giorni alla settimana. I lavoratori che lavoreranno dieci ore per quattro giorni potranno riposare i successivi tre. L'azienda avrà mano libera sugli straordinari: potrà ordinare ai lavoratori fino a 120 ore all'anno (15 sabati lavorativi) e contrattare con i sindacati altre 80 ore per ogni lavoratore.
Gli addetti alla manutenzione e alla centrale vernici lavoreranno su 21 turni (sette giorni su sette) mentre per i dipendenti addetti al turno centrale (quadri, impiegati e operai) l'orario sarà dalle 8.00 alle 17.00 con un'ora di pausa non retribuita.
I sindacati favorevoli sottolineano che "il ricorso massiccio ai turni di notte e agli straordinari produrrà un incremento in busta paga fino a 3.700 euro lordi all'anno".
I contrari osservano che "far lavorare per 10 ore consecutive una persona in linea e poi chiedere anche l'undicesima ora di straordinario mette a rischio la salute".

Sulle pause e mensa

Le tre pause di ciascun turno di lavoro saranno di 10 minuti ciascuna per un totale di 30 minuti. Oggi la loro durata complessiva è di 40 minuti. I dieci minuti lavorati in più verranno monetizzati: 45 euro lordi al mese. La pausa mensa (mezz'ora) non sarà a fine turno, ma la questione verrà nuovamente discussa quando nascerà la joint-venture con Chrysler. Nel caso di turni di 10 ore, le pause rimarranno invece di 40 minuti complessivi. Il nuovo sistema di pause entrerà in vigore dal 4 aprile 2011.
Per i sindacati favorevoli "con i nuovi metodi di lavoro la fatica è minore e dunque il taglio di dieci minuti di pausa non è così grave".
Per i contrari "anche la riduzione delle pause può diventare un rischio per la salute, così come dimostrano le più recenti indagini mediche".

Sulla malattia e l’assenteismo

Dal luglio 2011 se non si sarà raggiunto un livello di assenteismo inferiore al 6% medio (adesso è all'8%) i dipendenti che si assenteranno per malattie brevi (non oltre i 5 giorni) a ridosso delle feste, delle ferie o del riposo settimanale per più di due volte in un anno non avranno in busta pagato il primo giorno di malattia. Dal primo gennaio 2012 se l'assenteismo non sarà sceso sotto il 4% i giorni di malattia non pagati saranno i primi due (l'Inps infatti paga solo dal quarto giorno mentre i primi tre sono a carico dell'azienda). Per gli anni successivi al 2012 la percentuale scende al 3,5%. A vigilare l'andamento dell'assenteismo è stata messa una Commissione paritetica composta dai rappresentanti sindacali delle organizzazioni firmatarie dell'accordo. Da questo meccanismo sono escluse le malattie gravi.
"Un sistema per colpire i furbi", dicono i sindacati favorevoli.
"Se un lavoratore è ammalato lo stabilisce il medico, non il caposquadra", ribattono i contrari.

Su contratto e scioperi
"Il nuovo contratto non aderisce al sistema confindustriale" e dunque non prevede l'elezione dei delegati di fabbrica. Solo i sindacati firmatari possono nominare dei rappresentanti aziendali. I sindacati che sciopereranno contro l'accordo potranno essere puniti con l'annullamento dei permessi. L'azienda inoltre rinuncerà a trattenere le quote di iscrizione dalle buste paga (scaricando sul sindacato l'onere di raccogliere i soldi). I lavoratori che sciopereranno contro l'intesa potranno essere licenziati. Ognuno di loro avrà personalmente firmato il nuovo contratto al momento della nascita della joint-venture.

Su applicazione dell'articolo 2112 del codice civil
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L'articolo 2112 del codice civile prevede che in caso di trasferimento d'azienda, il rapporto di lavoro continua con il cessionario ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano. In merito al passaggio dalla Fiat alle "Newco", l'accordo ne prevede unilateralmente la sospensione «in quanto nell'operazione societaria non si configura il trasferimento di ramo d'azienda».


Landini
A seguito di questo accordo firmato da Fim e Uilm, Landini ha rilasciato durissime dichiarazioni in un’intervista rilasciata al Manifesto il 26 dicembre 2010.

Cosa c'è di nuovo rispetto a Pomigliano? Perché parlate di attacco allo Statuto?
C'è un allegato all'accordo, il cui contenuto noi riteniamo gravissimo. Dice che solo chi è firmatario di questo accordo ha diritto alla rappresentanza sindacale. Cancellano il diritto dei lavoratori a eleggere liberamente le proprie Rsu, si torna indietro quasi alle Rsa nominate dall'alto, se non peggio. E qui sta l'attacco alla legge 300, lo Statuto dei lavoratori, che garantisce, come la Costituzione, il diritto e la possibilità di esercitare pienamente i diritti sindacali.

Praticamente è una norma scritta per far fuori voi, che non avete firmato. È un danno anche per le altre sigle?
Certo, oggi è scritta contro di noi, ma vorrei far riflettere tutti sulla portata storica di questa norma, soprattutto se passa nella fabbrica simbolo della Fiat. Praticamente si sta cambiando la natura delle organizzazioni confederali e delle relazioni industriali italiane, passando da un sindacato che rappresenta i lavoratori, a uno corporativo e aziendale, che fa da gendarme.

Peggiorano anche le condizioni di lavoro? Come?

Su quel piano siamo a una riedizione di Pomigliano, con qualche modifica. Pause ridotte, 120 ore di straordinario invece delle 40 da contratto, la possibilità per l'azienda di ordinare quando vuole le 10 ore sulla linea di montaggio, o di non retribuire le prime due giornate di malattia. Poi ci sono clausole e sanzioni contro i lavoratori che scioperano.

Gli altri sindacati dicono che le nuove condizioni vengono compensate da 3700 euro in più in busta ogni anno, che in tempi di crisi sono indubbiamente soldi.

Ma portare quei soldi a giustificazione, come se fossero una novità di questo accordo, è un assurdo. Sono esattamente i soldi acquisiti in tutti gli ultimi anni di contrattazione aziendale, come maggiorazioni del lavoro notturno, del sabato o della domenica. Dunque è chiaro se se aumentano i turni vengono fuori: su quello non c'è nulla di nuovo.

Con l'intesa la Fiat è uscita dal contratto nazionale?
Questo accordo diventerebbe l'unico contratto collettivo per Mirafiori, dunque sì. È il primo livello, non si fa riferimento ad altro. Vorrei capire come la vede Confindustria, con la Fiat che sta uscendo via via dall'associazione: Emma Marcegaglia non mi pareva convintissima della cosa fino solo a pochi giorni fa. Ma soprattutto, così saltano tutte le regole: è come se nella città di Torino si decidesse d'improvviso di non applicare più la Costituzione italiana.

A vostro parere si andrà nella stessa direzione a Melfi? E magari poi a Cassino?

A questo punto non escludo nulla. Voglio solo ricordare che qualcuno parlava di Pomigliano come «caso unico». E ora vediamo dove siamo.

Ma adesso voi cosa farete? Parteciperete al voto annunciato da Cisl e Uil, e che piace anche a Marchionne? Quello in cui chiede il consenso di almeno il 51%?

Qualsiasi referendum in queste condizioni, con il ricatto tra lavoro, investimenti e diritti, è illegittimo: lo diciamo ora, come lo abbiamo detto a Pomigliano. E anche se otterrà la maggioranza, non basterà a farci cambiare idea sull'accordo.

La Fiom chiede alla Cgil di indire lo sciopero generale. Ora immagino che la richiesta si farà più pressante.
Sicuramente si aggiunge un elemento non di poco conto: l'addio al contratto nazionale e allo Statuto dei lavoratori nel maggiore gruppo italiano. C'è la protesta degli studenti, il Collegato lavoro. Sulla Fiat, comunque, la Fiom aveva già deciso una giornata di mobilitazione per gennaio: dopo quest'accordo, è necessario fare di nuovo il punto.


Fassino
Ma vediamo anche le meno dure dichiarazioni di Fassino (dirigente piemontese del PD) rilasciate intervenendo alla riunione congiunta delle segreterie regionale e provinciale del Pd piemontese convocata per discutere della vicenda Fiat dopo la sigla dell'intesa.
“Se fossi lavoratore della Fiat di Mirafiori voterei sì all'intesa perchè qualora questa non venisse approvata chi pagherebbe sarebbero solo i lavoratori poichè l'azienda trasferirebbe altrove, in Usa, le sue produzioni. Tuttavia se si vuole che l'esito sia questo occorre creare condizioni e clima perchè sia così, l'azienda deve avere la responsabilità di compiere atti che favoriscano un clima più disteso”. “L'accordo è necessario anche se oneroso e comporta per i lavoratori sacrifici significativi e penso che nessuno si possa permettere di rinunciare ad un investimento che complessivamente, tra lavoratori di Mirafiori e indotto riguarda 15 mila persone, consente il rilancio di uno stabilimento chiave come Mirafiori e l'attivazione di produzione di modelli di gamma alta”.
“Quello che mi pare susciti le maggiori perplessità (Fasino ha delle perplessità) è la clausola che inibisce il diritto di rappresentanza a chi non ha sottoscritto l'intesa e questo non è condivisibile per due ragioni, la prima perchè nessuna fabbrica si governa con il comando ma serve il consenso, la seconda perchè non è nè opportuna nè utile”.
“La strada per garantire all'azienda che l'accordo sottoscritto venga rispettato da tutti c'è: sarebbe sufficiente un accordo interconfederale o anche solo a livello aziendale con il quale si stabilisce che ogni accordo viene sottoposto a referendum e questo è vincolante per tutti i lavoratori nel suo esito. Sarebbe questa una strada più certa e sicura per l'azienda e per i lavoratori”.
Veramente parole di alto profilo… Encomiabile la volontà del Nostro che cerca di spiegare a Marchionne come si incastra meglio la Fiom.


Cofferati
Ma vediamo anche cosa si è sentito di comunicare in una intervista al Manifesto, niente poco di meno che l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati, attualmente europarlamentare del Pd (si è sistemato).

Sulla vicenda di Pomigliano avevi espresso, proprio sul manifesto, un giudizio molto negativo. Come commenti l'accordo separato di Mirafiori?
Molto negativamente. È un «accordo» addirittura peggiore di quello di Pomigliano e conferma che nella fabbrica napoletana non si agì in uno stato di necessità, si voleva dare inzio a una strategia oggi confermata e aggravata a Mirafiori. Le newco vengono usate per azzerare i diritti individuali e collettivi sanciti da accordi pregressi. Si cancella il contratto nazionale, è ridicolo esaltare il valore del contratto aziendale, che da che mondo è mondo si chiama contratto di 2° livello, il 1° è il contratto nazionale.
A Mirafiori si scavalca il modello Pomigliano cancellando il diritto a contrattare, e persino a essere rappresentato, al sindacato che non firma l'accordo.
In quell'«accordo» si dice alla Fiom: o firmi o ti cancello. Il perché è chiaro: la si vuole espellere dalle fabbriche perché è l'unico sindacato che contratta, discutendo la strategia complessiva della Fiat.
Qualcuno disse, a sinistra e in Cgil, che Pomigliano era un unicum (Bersani), irripetibile e la Fiom avrebbe dovuto far buon viso a cattiva sorte, poi tutto sarebbe tornato alla normalità...
Si può sbagliare valutazione, credere in buona fede che Pomigliano rappresentasse l'eccezione e non l'inizio di un nuovo sistema di relazioni che cancella persino il diritto di sciopero. Ma chi disse «bisogna fare di necessità virtù» oggi non riconosce la sua miopia e arriva a giustificare anche l'obbrobrio di Mirafiori.

Tu hai un'antica frequentazione e unità con Cisl e Uil, anche se in momenti straordinari hai fatto con la Cgil scelte solitarie. Come interpreti la loro firma a Mirafiori?

È autolesionismo. Come spiegano a una persona normale che 15 giorni dopo aver rifiutato di firmare l'estromissione di un sindacato giovedì hanno apposto la loro firma sotto il testo di Marchionne, che nel frattempo non era cambiato di una virgola? Fim e Uilm hanno rinunciato a svolgere un ruolo contrattuale, condannandosi alla subalternità e, alla lunga, alla scomparsa.

Cosa c'è dietro l'attacco alla Fiom?
Una strategia pericolosissima: si punta a recuperare margini di profitto ridimensionando i diritti individuali e collettivi e aumentando lo sfruttamento, tralasciando quel che l'azienda produce, o meglio non produce.
Marchionne teorizza che il piano è roba sua e assegna agli enti locali un ruolo ancor più ancillare di quello attribuito ai sindacati, assegnando loro il solo compito di occuparsi delle gravi conseguenze sociali delle scelte aziendali.
Anche per i sindacati parlo di un ruolo ancillare, perché la rappresentanza è considerata accettabile solo se non è conflittuale.

Se lo strappo di Mirafiori è così grave, come valuti le reazioni sottotono, i silenzi, quando non il consenso aperto a Marchionne che si registra tra le forze democratiche e nel tuo partito?
Trovo grave che persino la cancellazione dell'accordo del '93 sulle rappresentanze sindacali passi in silenzio, anche da parte di chi quell'accordo aveva giustamente voluto. Sono preoccupanti certe affermazioni e i silenzi nel Pd, c'è chi non si rende conto che la strategia della Fiat è regressiva. Ripeto, posso ammettere che qualcuno in buona fede abbia sottovalutato la portata dell'accordo di Pomigliano, ma su Mirafiori che lo conferma in peggio non può esserci accettazione in buona fede.

La nuova segretaria della Cgil, Susanna Camusso, critica la strategia di Marchionne ma non risparmia accuse alla Fiom annunciandone la sconfitta e promette un serrato confronto con la Confindustria.
Io nel mio lavoro in Cgil ho avuto sempre rapporti vitali con la Fiom, a volte anche dialettici. Ma ora non si può non capire che l'attacco di Marchionne è di una gravità inaudita, anche un cieco può vederlo. È come se Berlusconi decretasse che chi non è d'accordo con lui non ha diritto a presentarsi alle elezioni. In alcuni settori della Cgil si rischia di sottovalutare l'effetto della linea Marchionne. E chiedo: che senso ha discutere di regole con la Confindustria, proprio qualndo la Fiat decide di uscire da Federmeccanica e Confindustria? Non vedo alcuna sconfitta della Fiom, che ha un atteggiamento sindacalmente razionale e rigoroso e aumenta i consensi in tutte le fabbriche in cui si rinnovano le Rsu.

Dunque è sbagliato accusare la Fiom di rigidità?
Come si fa a dirlo? Io constato che quel che avviene nell'imprenditoria metalmeccanica non avviene tra i chimici. Mi si può contestare che nella chimica c'è una produzione ad alto valore aggiunto, e allora parliamo dei tessili: ne gli uni né gli altri hanno avanzato strategie che richiamino, sia pur lontanamente, i diktat di Marchionne.
L'accordo separato di Mirafiori è contestuale allo spettacolo indecente del governo e del parlamento rispetto alle proteste studentesche e allo schiaffo di Tremonti all'informazione democratica.
In ambiti diversi c'è lo stesso attacco, teso a ridurre gli spazi di democrazia ed è grave che non generi reazioni adeguate alla pericolosità del momento, per la sinistra e non solo.

Non trovi che ci sarebbero tutti gli ingredienti perché la Cgil proclami lo sciopero generale?

Le condizioni ci sono tutte, a partire dalla crescita della disoccupazione soprattutto giovanile e dai tagli allo stato sociale che sortiranno effetti drammatici nei prossimi mesi. Penso dunque che la Cgil potrebbe proporlo a Cisl e Uil; qualora la risposta fosse negativa, lo sciopero generale potrebbe essere promosso comunque dalla Cgil, nella logica prosecuzione delle iniziative di questi mesi.


Parliamo di rappresentanza
Indubbiamente la situazione è parecchio ingarbugliata, per una serie di ragioni.
Innanzi tutto, come minimo, è giusto e sacrosanto non far mancare la solidarietà al segretario della Fiom in questo scontro epocale con l’esponente di punta del padronato italiano.
Ma, detto questo, occorre riuscire anche in questa situazione cercare di trarre insegnamento per capire quali possono essere le prospettive su cui incanalare la lotta dei lavoratori nei prossimi mesi/anni.
Per chi scrive la cosa veramente grave che è accaduta, è che Marchionne ha fatto un accordo con i sindacati che LUI ha legittimato e, con questo atto, ha preteso di conseguenza, di escludere dalla possibilità di fare attività sindacale in fabbrica i sindacati che non hanno firmato l’accordo.
In definitiva ha costretto la Fiom alla clandestinità.
Potrebbe accadere, stando così le cose, che si verifichi quanto accadeva già durante il regime fascista, quando nelle fabbriche esisteva solo il sindacato di regime e i sindacati di classe erano costretti ad agire nell’ombra con in più il rischio serio di rappresaglia.
I contenuti dell’accordo, sulla cui infamia è inutile spendere parole ulteriori, basta leggerli, sono la diretta conseguenza di questo modo (i padroni che si scelgono gli i interlocutori) di intendere le relazioni sindacali.

La questione che stà diventando urgente da risolvere è quella della rappresentanza; ma su questa questione, chissà per quale ragione, registriamo un silenzio assordante.
E quando parliamo della questione della rappresentanza ci riferiamo alle regole, esigibili, che devono guidare la formazione delle delegazioni che sono abilitate a trattare in nome dei lavoratori. Occorre che chi va a trattare abbia il mandato esplicito, espresso con il voto, di tutti i lavoratori interessati. Non una delegazione espressione delle burocrazie sindacali.
Il padrone deve sapere che chi ha di fronte al tavolo della trattativa dovrà rispondere ai lavoratori e solo ad essi.
Se non si risolverà questo nodo, e lo si può risolvere solo con regole sancite per legge e abrogando quelle parti dello Statuto dei Lavoratori che sono oggettivamente di ostacolo al dispiegarsi dei diritti sindacali (parti degli art. 18 e 19) e su cui i padroni fanno leva per inasprire lo sfruttamento dei lavoratori, sarà veramente difficile ribaltare la protervia padronale, anche se si dovesse arrivare allo sciopero generale.
Ma perché Ladini e Cofferati non mettono le mani nel piatto di questa importante e strategica questione? Come pensano di promuovere lotte e proclamare scioperi senza essere presenti sui luoghi di lavoro?
È per questa percezione di vuoto davanti, che la maggioranza dei lavoratori hanno, che li porterà a non contrastare l’accordo e pertanto l’esito del referendum (dio non voglia) sembra proprio segnato.