Contro il governo dell'austerità
Riportiamo il testo di un appello che alcuni settori della sinistra sindacale nella Cgil hanno proposto, nell'ambito del dibattito precongressuale. Si chiede un deciso cambio di rotta mettendo al centro la ripresa del conflitto e la difesa dei diritti. Reds - Ottobre 2013.
La crisi e vent'anni di politiche liberiste basate sull'auterità e sull'Europa della finanza e del grande capitale hanno drasticamente peggiorato le condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori. Il sistema pensionistico pubblico è stato massacrato da innumerevoli contro-riforme. L'ultima, quella della Fornero, ha di fatto cancellato le pensioni di anzianità. Gli amortizzatori sociali sono diventati un'elemosina, è stata distrutta ogni relazione tra essi e il diritto al lavoro e a un reddito dignitoso. Lo stato sociale è ridotto ai minimi termini, la scuola, la sanità e tutti i servizi pubblici subiscono tagli sempre più pesanti. Il salario non basta più, la povertà si estende anche tra chi lavora e le diseguaglianze tra lavoro e profitto aumentano sempre di più. Dall'abolizione della scala mobile il salario della contrattazione nazionale ha sempre perso rispetto l'inflazione e la tanto fantasticata contrattazione aziendale, non è stata in nessun modo in grado di redistribuire i profitti. Il blocco degli stipendi nel settore pubblico per cinque anni è il segno più eloquente di questo sistema. La precarietà è dilagata in tutto il mondo del lavoro e i diritti stanno diventando un ricordo del passato. La brutale manomissione dell'art. 18 da parte del governo Monti - cui la dirigenza della Cgil non si è opposta come aveva promesso, perdendo di autonomia e accettando di fatto gran parte della linea politica del Pd - ha gravemente compromesso i rapporti di forza nei luoghi di lavoro. Il Contratto Nazionale viene smantellato pezzo per pezzo e la contrattazione, soprattutto quella aziendale, finisce spesso per essere "di restituzione", ovvero uno strumento in mano alle aziende per rendere più flessibile e prolungare l'orario, per diminuire il salario, per annullare i diritti. Insomma, per aumentare lo sfruttamento. A questo serve il gravissimo patto Cgil Cisl Uil e Confindustria sulla rappresentanza, che, ratificando il concetto che chi non accetta un accordo è di fatto escluso dalle agibilità sindacali, lega la rappresentanza sindacale alla rinuncia al conflitto e, concedendo alle imprese l'esigibilità dei contratti, accetta in pieno il "sistema Marchionne". Cosa hanno fatto i sindacati confederali per difendere il mondo del lavoro da questi attacchi? Cisl e Uil sono via via diventate complici a tutti gli effetti del sistema padronale, mutando quasi geneticamente la natura sindacale delle loro organizzazioni. Ma cosa ha fatto la dirigenza della Cgil negli ultimi anni per segnare la differenza e reggere sul terreno dei dirittti e della democrazia? Troppo spesso non ha fatto abbastanza. E troppo spesso, non prerchè ha perso delle battaglie, ma perchè non le ha nemmeno combattute, dando partita vinta a Governo e padronato prima ancora di provare a resistere, in nome di una compatibilità al sistema in cui chi ha duramente pagato sono sempre stati i lavoratori e i pensionati. Un sindacato così non ci serve: sta diventando una casta di burocrati - tra attivi e pensionati - spesso utilizzata come strumento di sostegno di partiti e progetti politici che non hanno più niente a che vedere con gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati e delle pensionate. Eppure mai come adesso c'è bisogno di SINDACATO! Ma occorre che la Cgil cambi radicalmete e subito! Altrimenti con il governo delle larghe intese passeranno altre contro-riforme anti-operaie e anti-popolari e anche il patrimonio storico rappresentato dalla Cgil e dalle sue categorie verrà disperso, riducendo il sindacato da un fondamentale strumento di conflitto, democrazia e tutela dei diritti, in un "ente inutile" in grado soltanto di erogare servizi. Noi siamo delegate e delegati, pensionate e pensionati appartenenti a varie sensibilità all'interno della Cgil. In questi anni abbiamo mantenuto il dissenso e l'opposizione alla deriva di un gruppo dirigente della Cgil che ha scelto di non lottare contro le politiche europee di austerità e di ricostruire, a tutti i costi, l'unità con Cisl e Uil e la concertazione con la Confindustria. Non è accettabile che nel momento peggiore da decine e decine di anni, le lavoratrici e i lavoratori, i precari e i disoccupati, le pensionate e i pensionati, siano rappresentati dalla peggiore direzione sindacale. A tutto questo bisogna reagire e non rassegnarsi. Per cambiare la Cgil serve una netta rottura con la politica della concertazione e con le consuetudini dell'apparato burocratico. Bisogna rilanciare il conflitto e la lotta e costruire la basi per una piattaforma rivendicativa basata sulla vera urgenza del paese, cioè le condizioni di lavoro e di vita di milioni di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati. Le nostre priorità sono i diritti, la democrazia, la partecipazione dei lavoratori e la loro votazione su piattaforme, accordi e contratti, l'aumento dei salari e la riduzione dell'età pensionabile, la riduzione dell'orario di lavoro e la redistribuzione del lavoro, la lotta alla precarietà, la riconquista del contratto nazionale e l'art.18 per tutte e per tutti e la difesa di uno stato sociale pubblico e partecipato. Il prossimo congresso della Cgil sarà l'occasione per tentare di far valere queste priorità, proponendo un'idea radicalmente alternativa di quello che pensiamo che la Cgil dovrebbe essere, di come dovrebbe funzionare e quali dovrebbero essere le sue parole d'ordine. Per questo crediamo che sia utile che delegate e delegati, iscritte e iscritti provino a riprendersi la Cgil e mettano in discussione quella larga parte di dirigenza che ha preso le sembianze di una casta burocratica. Facciamo appello a tutte e tutti coloro che non accettano l'attuale linea della Cgil, affinchè si attivino per condividere un percorso dal basso di cambiamento e produrre un documento congressuale alternativo per sostenere la necessità di una svolta. Seguono firme.
In questi anni di crisi,utilizzando la disoccupazione di massa come arma di ricatto, i governi che si sono succeduti hanno distrutto i diritti, impoverito i salari, pensioni e stato sociale, spesso con la complicità di Cisl e Uil e anche della dirigenza Cgil che, con la manifesta perdita di autonomia verso i governi sostenuti dal Pd, non è stata in grado di frenare questa deriva.
Per questo serve oggi un'altra Cgil.
Una Cgil che proponga un modello alternativo a quello europeo della Troika e della Spending Rewiew
e che si opponga alle ristrutturazioni e alle chiusure delle fabbriche, anche avendo il coraggio di proporre politiche di nazionalizzazione (....)