PERCORSI DEL PT prima puntata
La
miccia: "braccie incrociate, macchine ferme"
Gli scioperi
del 1978-1980
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Erano i tempi della dittatura. Tempi di
censura, di persecuzione politica, di tortura e omicidi, di esilio.
I partiti politici erano stati soppressi e al loro posto ne erano
stati creati artificialmente due: l'MBD e ARENA, che molti chiamavano
"partito del sì" e "partito del sì,
signore". Le elezioni o non si faecvano o quando c'erano
si trasformavano in farsa. A volte, nemmeno quella farsa funzionava
a dovere e allora il Congresso Nazionale veniva chiuso e i politici
venivano fatti decadere.
Erano i tempi dei tagli ai salari, che alimentava
il cosiddetto "miracolo brasiliano". I sindacati erano
legati alla dittatura e se, per caso, provavano a rivendicare
qualcosa, erano subito repressi. L'ultima notizia di cui si aveva
notizia accadde nel 1968, a Osasco (São Paulo), e terminò
con un sacco di arresti.
Ma erano anche i tempi del non farcela più.
Il 12 di maggio del 1978, 1.600 lavoratori della Saab-Scânia,
a São Bernardo do Campo (São Paulo), entrarono
in fabbrica e ... "braccia incrociate e macchine ferme".
Il movimento di sciopero si allargò rapidamente ad altre
fabbriche, altre regioni, altre categorie: metalmeccanici di
São Paulo, Osasco e Campinas (a São Paulo) o di
João Monlevade (Minas Gerais), professori di ogni grado
dello stato di São Paulo, bancari...
Nel 1979 e nel 1980 nuove ondate di sciopero
fermarono varie regioni del Paese, a cominciare, di nuovo, da
São Bernardo do Campo. Là, il Sindacato dei Metalmeccanici
subì vari interventi repressivi e, nel 1980, il suo presidente,
Luiz Inácio da Silva, o Lula, fu arrestato, insieme ad
altri dirigenti. Era evidente che persino per rivendicare semplici
miglioramenti salariali si doveva affrontare la dittatura. "Abbasso
la dittatura!" diventò la parola d'ordine dei lavoratori.
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E lì mi ricordo che
stavo su quel palco improvvisato e noi quando era ora di votare
abbiamo gridato: ascoltate: quelli che sono favorevoli alla proposta
della FIESP per favore alzino la mano. Nessuno l'alzava. E allora
abbiamo detto: quelli che sono contro la proposta della FIESP
alzino la mano. E allora tutti quanti... [Scena dello stadio
di Vila Euclides stracolmo, tutti che alzavano la mano; grande
applauso.]
È lì che scoprimmo la necessità
di fare un passo avanti, é lì che la classe lavoratrice
creò coscienza politica. E poi penso che é stato
da lì che cominciò il vero processo di democratizzazione
di questo Paese, perché é lì che la classe
lavoratrice lanciò il suo grido di guerra.
(intervista di Lula a cura di Isabela
Assunção, per il Globo Repórter, 1988.)
Foto: Acervo Iconographia |
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Eder Sader (1941-1988), sociologo,
militante e dirigente del PT.
Foto: Acervo do Diretório Nacional
do PT |
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In scena, nuovi personaggi
Era la mattina assolata del primo maggio 1980 e le persone
che eranno giunte nel centro di São Bernardo per commemorare
la data si ritrovarono con una città occupata da ottomila
poliziotti armati, con l'ordine di impedire qualsiasi concentrazione.
(...) Il fatto é che quel primo maggio cadeva quando uno
sciopero dei metalmeccanici della regione raggiungeva il mese
di durata e portava il capo del Servizio Nazionale di Informazione
a promettere che avrebbe "piegato" la "repubblica
di São Bernardo". Quella che sarebbe potuto rimanere
una vertenza salariale si trasformò in uno scontro politico
che polarizzava la società. Mossi dalla solidarietà
allo sciopero si formarono comitati di appoggio in fabbriche
e quartieri della Grande São Paulo. Pastorali della Chiesa,
parlamentari dell'opposizione, l'Ordine degli Avvocati, sindacati,
artisti, studenti, giornalisti, professori considerarono lo sciopero
dell'ABC come espressione della lotta democratica in corso. La
risposta sarebbe arrivata presto: i sindacati promotori dello
sciopero furono commissariati e 12 dei suoi dirigenti arrestati;
membri della Commissione Giustizia e Pace e gente dell'opposizione
furono sequestrati da agenti del servizio di sicurezza.
Pochi minuti dopo le 9, il vescovo D. Claudio Humes iniziava
la messa per le 3 mila persone che riempivano la chiesa della
Matriz, in un clima di tensione, senza sapere quel che sarebbe
accaduto al momento della manifestazione che era stata proibita.
(...) All'improvviso, corse la voce che la polizia militare avrebbe
iniziato a disperdere i manifestanti che stavano di fronte alla
chiesa. Alcuni reagirono lanciando pietre. Due operai feriti
furono portati dentro la Matriz. Tra i parlamentari presenti,
il senatore Teotônio Vilella cercava di convincere il colonnello,
a capo dell'operazione militare, a lasciare la piazza, dato che
quello insisteva che avrebbe concesso la piazza solo al megafono
che annunciasse lo scioglimento della manifestazione. Fino a
che alle 10 e mezza il colonnello ricevette l'ordine da Brasilia
di evitare scontri dall'esito imprevedibile e permettere il concentramento.
La notizia corse rapidamente e i piccoli gruppi cominciarono
a riunirsi e solo allora i partecipanti cominciavano a rendersi
conto che erano una moltitudine impressionante, calcolata in
120 mila persone, la più grande da quando s'era instaurato
il regime militare.
La stupenda sorpresa nel vedere tutta quella gente, consolidò
l'immagine che ci si era fatta dei movimenti sociali della decade
anteriore, raccontati da chi li aveva vissuti. (...) Ciò
che accadde in quella mattina del 1° di maggio del 1980 pareva
condensare la storia di tutto il movimento sociale che quel giorno
si mostrava a viso scoperto.
(Eder Sader. Quando novos personagens
entraram em cena, Rio de Janeiro, Paz e Terra, 1988.)
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Scena dello sciopero generale dei metalmeccanici
dell' ABC nel 1979. Foto: Acervo Iconographia.
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Il Primo di Maggio
del 1979, l'allora governatore di São Paulo, Paulo Maluf,
aprì lo Stadio di Pacaembu per spettacoli e partite di
calcio. Ma tutti preferirono andare a São Bernardo, dove
c'era la messa del lavoratore e un atto pubblico con Vinícius
de Moraes (nella foto, con Lula) che recitava la sua poesia "Operário
em construção".
Foto:Acervo Iconographia
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.Quando le ragazze entrarono (circa
600) alle 7, fu una vera repressione. Tutta la direzione della
fabbrica scese: quadri, capi. Arrivarono a picchiar loro le mani
perché tornassero a lavorare. (...) Allora prendemmo l'iniziativa,
uscimmo dalla nostra sezione che già era ferma e facemmo
una "parete" con altri nostri compagni, incrociammo
le braccia e restammo a guardare le ragazze. (...) Una che sembrava
piuttosto anziana ci guardava dritto. La gente era confusa: si
lavora, non si lavora... Allora quelli che lavoravano nella sezione
delle resine si emozionò e cominciò ad uscire in
massa. Quando mi voltai indietro vidi una fila di operai dietro
noi tre. Nella sezione resine pareva non ci fosse più
nessuno. In quel momento la signora anziana fece un segnale alle
ragazze: allora si sedettero ed incrociarono le braccia. Così
cominciò lo sciopero.
(Testimonianza di un lavoratore
della Siemens, a São Paulo, sullo sciopero del 1978. Citato
da Amnéris Maroni. A estratégia da recusa.
São Paulo, Brasiliense, 1982.) |
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C'era della gente che aveva
fatto scioperi. Ma non c'era nessuno che avesse aiutato ad organizzare
scioperi. Fu un'esperienza nuova per tutti. Nell'ora del caffé,
servito nell'impresa, ci mettemmo d'accordo su questo: ci mettiamo
a sedere in modo da formare un blocco su una parete e un blocco
sull'altra, dividendo così il personale (...). Chi fosse
stato su una parete, vedeva quelli dell'altra parete. Così
si evitavano i crumiri e uno si sentiva più sicuro. Quando
fischiò la sirena alle 3 e 10, ci si guardava gli uni
e gli altri, nessuno si mosse (...) e rimase quel silenzio.
(Testimonianza di un lavoratore
a cura di Brown Boveri, di Osasco, São Paulo, sullo sciopero
del 1978. Citato da Amnéris Maroni. A estratégia
da recusa. São Paulo, Brasiliense, 1982.)
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Nel presidio del DOPS, foto di Lula,
arrestato durante lo sciopero generalel di 41 giorni dell'ABC.
Foto: Acervo Iconographia
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Manifestazione contro il commissariamento
del Sindacato dei Metalmeccanici di São Bernardo, 1979.
Foto: Acervo Iconographia
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C'era quella tensione nervosa, quell'atmosfera
di aspettativa, ma a mano a mano che la gente vedeva che tutti
quanti avevano capito (nessuno accese le macchine, nessuno fece
il crumiro), quel momento di tensione andò sparendo, e
allora la gente cominciò a comunicare e da allora in avanti
cominciò una gran festa: iniziarono a giocare, a leggere
il giornale, a dormire ai piedi della macchina.
(Testimonianza di un lavoratore
della MWM, a São Paulo, sullo sciopero del 1978. Citato
da Amnéris Maroni. A estratégia da recusa.
São Paulo, Brasiliense, 1982.) |
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