back

Stralci dell'intervento di Franco De Benedetti
1° CONGRESSO DEI DEMOCRATICI DI SINISTRA


Torino-Lingotto, 13-16 Gennaio 2000

 

"Riformisti insieme": il plurale, nella scritta, ricorda che ci sono, nella sinistra, molti riformismi; se sono molti, sono necessariamente diversi tra loro. "La mancata integrazione di tutti i riformismi é la tragedia della sinistra" ha detto ieri Walter Veltroni. Il plurale fa perdere alla parola molto del suo valore connotativo. Per ritrovarlo bisogna associare il nome comune - riformismo- al nome proprio di chi ne parla. L'elettore sa bene distinguere il riformismo di - poniamo - Bassanini da quello di Salvi, o quello- si licet parva - mio da quello di Cofferati: ma é l'identità della proposta complessiva a soffrirne .

Il tema che intendo porre é: qual ruolo ha, nella sinistra in generale e nei DS in particolare, il riformismo nel senso che ha la parola quando la pronuncia uno come me? Per carità, non che a proposte "eretiche" sia mai stato negato diritto di cittadinanza ": solo che si tende a riconoscerlo per ragioni strumentali, utilitaristiche. (...)

Il riformismo liberale dunque non in funzione strumentale verso l'elettorato di centro. E neppure perchè le riforme fatte da noi sono più attente a evitare o limitare le esclusioni. C'è una ragione tutta italiana per cui il riformismo liberale é di casa a sinistra.

E questo perchè in Italia non c'è un polo moderato con la storia e la cultura che hanno le forze moderate in Germania o in Inghilterra, in Francia o in Spagna. Questo deficit non dipende dal limite individuale di Berlusconi, dal suo passato di imprenditore o dal suo presente di politico, e neppure dalla incerta distinzione dei due ambiti della sua attività. Il limite attuale della destra é in qualche modo l'altra faccia della medaglia di quello a cui per anni, per decenni, é stata inchiodata la sinistra italiana, vale a dire la sua storia e l'esclusione a cui si è per decenni costretto. Il Polo non ha mai governato, tranne che per pochissimi mesi, e con quali risultati l'ha ricordato ieri Veltroni. Non ha esercitato, come invece ha fatto il PCI per anni, la pratica dell'opposizione e dei governi locali. E neppure ha ereditato, della DC e del PSI, la capacità di governo, ma solo il bacino di consenso. La storia conta per tutti: quanto c'è, può contare il suo peso, ma quando non c'è conta la sua inconsistenza.

Le riforme di cui ha bisogno il paese o si fanno qui o non si fanno. E allora parliamone di queste riforme. Io condivido quasi tutto il lungo elenco programmatico che fatto ieri il segretario....almeno finchè sono riuscito a prendere appunti. Certo, una grande forza politica deve comporre interessi diversi. Ma viene il momento in cui si deve scegliere tra interessi organizzati e libertà individuali, tra padri e figli, tra insider e outsider, tra l'impiegato dietro lo sportello, e chi vuole iniziare un'attività e deve fare 21 pratiche, come ricordava Veltroni.

Parliamo di riforme, parliamo di referendum. E facciamolo distinguendo i temi dalle soluzioni. Se i temi delle riforme dei referendum non fossero necessari, perchè mai tanti, Veltroni nel partito, D'Alema nel Governo, invocherebbero a provvedervi con la legge ordinaria? Ovvio che le riforme si fanno meglio con lo strumento di legge: io la proposta di legge sui licenziamenti secondo le tesi di un giurista vicino alla sinistra e ai sindacati, Pietro Ichino, l'ho presentata 3 anni fa. Tanti, dall'Ocse, all'Europa, a Fazio ci chiedono di ridurre le rigidità del nostro sistema: tutti eversori? Eversore Aris Accornero quando parla di "tabù'" del licenziamento? Eversivo rimuovere gli ostacoli che frenano l'attività di collocamento? C'è voluta la condanna da parte della corte di giustizia perchè eliminassimo il monopolio del collocamento, e quando l'abbiamo fatto abbiamo ancora ritardato l'applicazione di due anni. Bisognava scegliere: solo che si é scelto di stare dalla parte dei 12.000 collocatori di notoria efficienza. Liberalizzazioni ovunque, ha detto ieri il segretario: perchè mai le assicurazioni contro gli infortuni farebbero eccezione, e solo il monopolio statale le dovrebbe poter erogare?.

Non scegliere tra riformismi può costare. Nel caso dei temi sollevati dai referendum costa lo spreco di una risorsa particolarmente scarsa in Italia: il tempo a disposizione per ammodernare il paese. Ogni giorno le notizie dei giornali ci dicono della velocità con cui cambiano gli scenari mondiali: del vantaggio che sta acquisendo l'America grazie ad una crescita incredibile ed incredibilmente lunga; dei cambiamenti che avvengono nel mondo della comunicazione; ma anche in Europa, la riforma fiscale di Schroeder rischia di spiazzare le nostre avare riforme.

Riforme vere, nel senso della funzionalità e dell'equità, si possono fare solo partendo di qua. Questa é insieme la responsabilità e l'opportunità storica per la sinistra di questo paese. C'è lo scandalo delle disuguaglianze, di cui parlava ieri il segretario, ma c'è anche lo scandalo dello spreco. Spreco é il tempo sottratto alla crescita; spreco é disperdere le energie, spreco non dare futuro alle iniziative, spreco non dare fiducia a chi si irrigidisce nel timore. (...)

 

back