Stralci dell'intervento
di Michele Salvati
1°
CONGRESSO DEI DEMOCRATICI DI SINISTRA
Torino-Lingotto,
13-16 Gennaio 2000
(...) Per parte mia non ne presentero nessuno [di emendamenti n.d.r.]: tutti quelli cui avevo pensato incontrerebbero consistenti minoranze, e a volte vaste maggioranze, di oppositori e non mi sembra sia il caso, in questa materia, di procedere a colpi di maggioranza. (...)
Alla luce della discussione che c'é stata qui in questi due giorni, a me sembra evidente che noi abbiamo dei problemi con una piena accettazione della tradizione liberale come tradizione della sinistra e del liberalismo come uno dei valori fondanti della Sinistra. E' vero che gran parte delle critiche sono state rivolte all'ultra-liberismo, o al liberismo estremo con conseguenze darwiniane che é imputato alla destra. Ma prima di criticare l'uso che della tradizione liberale fa la destra, bisognerebbe prima rivendicare con forza la tradizione liberale come una delle tradizioni fondanti della Sinistra. Ricordare che il primo secolo della Sinistra, quello successivo alla rivoluzione francese, é stato un secolo di obiettivi democratici e liberali della Sinistra, contro i valori tradizionalistici e illiberali dell'Ancien Règime. Che anche nel secolo del movimento operaio, quando predominavano i valori egualitari dei partiti socialisti, i grandi successi delle socialdemocrazie sono dovuti a efficaci miscele di principi liberali e socialisti. Che Keynes e Beveridge erano due liberali ed orgogliosi di essere tali. E che ora - modificatasi la fase di sviluppo capitalistico, venuto meno il grande e tragico progetto del socialismo, che era un'affermazione di principi egualitari non temperati da valori liberali - dobbiamo applicare nuove miscele di valori liberali e socialisti : che altro é se non questo la terza via che Blair sta tentando di definire? Critichiamo dunque l'ultra-liberismo- e io sono d'accordo con buona parte delle critiche che qui gli sono state rivolte, sia nel campo delle relazioni economiche internazionali sia in quello delle politiche sociali interne. Ma a queste critiche mi assocerei più volentieri se fossi convinto che esse provengono da compagni/e che hanno acquisito fino in fondo il liberalismo come valore fondamentale della sinistra e lo coniugano con valori di eguaglianza e di solidarietà. Che sono convinti che il liberalismo può essere valore comune della sinistra e della destra, ovviamente combinato in diverse miscele con altri valori. Che sono consapevoli che il liberalismo può essere un'arma critica formidabile verso la destra che abbiamo, il cui "tasso di liberalismo" é probabilmente minore di quello che abbiamo noi. Un tasso che, comunque, é troppo basso in entrambi gli schieramenti.
(...) E qui si apre la grande discussione che coinvolge l'intera sinistra europea, e che vede schierati da una parte coloro che, per difendere le conquiste dell'età dell'oro, che va dal dopoguerra alla fine degli anni '70, adottano le categorie e vogliono usare le politiche che in quegli anni si rivelarono efficaci; dall'altra coloro che ritengono la situazione cosÏ cambiata da ritenere quegli strumenti e quelle politiche controproducenti dallo stesso punto di vista della sinistra. Questa é una spaccatura reale, che traspare delle due mozioni del nostro congresso, che é evidente nella SPD di Schroeder e che esiste persino nel Regno Unito di Tony Blair. Poco di questa spaccatura traspare dal programma che ci é oggi presentato, e mi va bene così. Ma é evidente che in un cantiere programmatico questa divisione dev'essere al centro del confronto. (...)
E' per questo che trovo il confronto referendario una drammatica jattura: di tutto avevamo bisogno fuorché di una nuova guerra di religione. Ovviamente ci schiereremo da una parte, ma in ogni caso le conseguenze saranno negative. Se vinceranno i si, esse saranno addirittura drammatiche per la tenuta del blocco sociale su cui si regge la sinistra nostra, la sinistra che c'è. Se vinceranno i no, temo che - al di là delle promesse riformatrici del governo - gli interessi conservatori all'interno della sinistra saranno rafforzati e che di riforme non si parlerà più per un bel pezzo. Spero che vincano i no, e spero di sbagliarmi sulla previsione, in questo caso, di un rallentamento dell'azione riformatrice. (...)