I pacchi del governo D'Alema.
Cosa ci preparano nel 1999 i padroni e
il loro governo? Di Loris Brioschi, pubblicato sul mensile REDS. Gennaio 1999.
La situazione economica
Il caos finanziario
che ha travolto lo scorso anno l'Asia e la Russia nonchè l'America Latina
arriverà anche in Europa ?
Gli scossoni delle borse sono stati un sintomo temporaneo, o le prime avvisaglie
di qualcosa di più serio? Queste sono le domande a cui economisti di
tutto il mondo tentano di dare risposte, il prof Chesnais dell'OCSE, per esempio
sostiene che esistano troppi meccanismi di "contagio" per pensare
che l'Europa sia immune dalla recessione mondiale in corso. Esistono almeno
tre meccanismi di contagio della recessione: la contrazione progressiva della
domanda mondiale di beni e servizi, che provoca una riduzione degli scambi,
un meccanismo di propagazione attraverso i bilanci bancari, per aver contratto
cattivi debiti , che portano ad un indebolimento delle grandi banche internazionali
(ad esempio crediti inesigibili verso la Russia) ed infine l'interconnerssione
dei mercati borsistici, che provoca una trasmissione del panico.
Questa crisi alle porte, dovrebbe spingere l'Europa a rivedere i trattati di
Maastricht e di Amsterdam, i cui parametri restrittivi non fanno altro che accentuare
gli effetti recessivi della crisi. Non è un caso che in Europa i disoccupati
e i poveri siano aumentati, nell'ultimo periodo. Ma qualcuno pensa veramente
che i nostri eurosocialisti possano introdurre il parametro "lotta alla
disoccupazione" con lo stesso peso degli altri ? O più semplicemente
agli imperialisti europei delle Banche e della Finanza e della Moneta Unica,
interessa vincere la competizione mondiale per la spartizione dei mercati, sopratutto
con gli Usa e il suo bigletto verde?
In questa situazione la sinistra istituzionale europea non ha lo spazio economico
e non è in grado di lottare per delle priorità sociali e di salvaguardia
delle condizioni di esistenza dei lavoratori e dei disoccupati . Non esiste
la possibilità di un ritorno di ipotesi neokeinesiane di distribuzione
del reddito, attraverso il Welfare State.
L'Italia rappresenta uno degli anelli deboli dell'Europa, la previsione di crescita
del PIL viene rivista continuamente verso il basso; gli ultimi dati della produzione
industriale sono in calo rispetto alle previsioni; un terzo delle regioni europee
a più alto tasso di disoccupazione giovanile sono in Italia (con percentuali
tra il 43% e il 63%). Le differenze rispetto agli altri stati sono molto grandi
: siamo tra gli ultimi nella spesa sulla protezione sociale, abbiamo il tasso
maggiore di evasione fiscale e la forbice della distribuzione dei redditi tra
i più ricchi e i più poveri è più larga che negli
altri paesi. Per finire i nostri salari non sono certo a livello europeo: il
salario medio di un operaio italiano è di 900 euro contro i 1400 euro
di quello tedesco e i 1300 euro dell'operaio francese.
La natura e la funzione del governo D'Alema
In questa situazione
economica nasce il governo D'alema, quasi evocato dalla Confindustria fin dallo
scorso convegno di Cernobbio del settembre scorso. Certo ricorderete la proposta
del ricambio generazionale, la "rottamazione degli operai" di Agnelli
che affronteremo più avanti. In sintesi i vari Fossa, Tronchetti Provera,
Ciampi, Billè, Cipolletta espressero chiaramente le loro idee : priorità
del mercato, diminuzione della pressione fiscale sulle aziende, patto sociale
per "il paese", nuova riforma pensionistica e privatizzazione di tutto
il privatizzabile.
L'attuale governo D'Alema, Cossiga, Cossutta, nato con la benedizione della
Confindustria (rappresentata da Fossa, che presenta subito il conto del "patto
per il lavoro di Natale") e del grande capitale finanziario (Fazio che
dà un "aiutino" con la riduzione dei tassi d'interesse) rappresenta
la continuità del governo Prodi, governo di coalizione di classe tra
partiti del movimento operaio e partiti della borghesia. Questo non gli impedisce
certo di portare avanti una politica filopadronale, ed antioperaia.
Nel suo programma, i problemi dell' Italia vanno risolti nell'ambito di politiche
compatibili con il "pensiero unico", cioè con meccanismi regolatori
interni al mercato. Il mercato richiede flessibilità? Le aziende richiedono
finanziamenti? Il mercato richiede di non abbassare i livelli di profitto? Si
faccia.
Un D'Alema, americano, che dice, nel suo discorso d'apertura, di volersi occupare
di occupazione, patto sociale, nuovo welfare, parità scolastica, riforme
istituzionali e legge elettorale. Tutti pacchi dono che preferiremmo non dover
aprire. E che riesce nel suo proclama a non pronunciare mai, ma propio mai,
la parola "operai", quasi fosse una bestemmia.
Ma non immaginiamolo a palazzo Chigi, con la corda dell'impiccato al collo,
ostaggio del "picconatore" di turno, da tempo il nostro ha aperto
al centro: sul piano istituzionale con proposte di leggi elettorali ghigliottina
per la sinistra alternativa, con demolizioni costituzionali (non dimentichiamo
il flirt con la destra durante la Bicamerale), sulla centralità dell'impresa,
unica portatrice di occupazione. Per non parlare del sul suo neoclericalismo
: sulla parità scolastica e sulla famiglia e sul diritto alla vita.
Bisogna però separare freddamente le valutazioni sulla natura di classe
di un governo (che é data dal sentimento identitario di chi l'ha votata)
dalla funzione che svolge. Dal punto di vista di classe rimane un governo di
coalizione di classe (perché imbarca partiti operai: DS e PDCI; e borghesi:
tutti gli altri), dalla punto di vista della sua funzione é borghese
(perché porta avanti una politica di destra).
Non é una questione di lana caprina: é la contraddizione di questo
governo. È ciò che spiega perché nelle ultime elezioni
i DS siano arretrati (dato che vive la contraddizione di essere un partito operaio
che porta avanti una politica antioperaia) e i partiti borghesi PPI e UDR della
coalizione aumentano (perché sono partiti borghesi, che fanno coincidere
natura e funzione, e per questo vengono premiati).
Non bisogna rinunciare ad incidere, sulle contraddizioni della base operaia
dei DS, che con il viatico della CGIL vivono nel limbo, del menopeggismo e nella
politica dei due tempi, solo che il secondo tempo non viene mai.
Come non bisogna rinunciare ad incidere sui comunisti rimasti nella maggioranza
di questo parlamento (una cinquantina alla camera e una quindicina al senato):
sinistra DS , comunisti unitari e adesso anche i comunisti italiani. Non perché
amiamo particolarmente questi personaggi, ma perché stanno lì
a rappresentare una fetta di popolo di sinistra che ci interessa.
Tutti al ... centro
Ultimamente al
centro politico elettorale, in Italia si deve stare molto bene a giudicare dall'affollamento.
Tralasciando il Polo di centro destra e la Lega, dei DS si deve ricordare, oltre
a quanto detto, sopra che l'operazione "non siamo più comunisti"
continua, con Veltroni che appena eletto segretario non trova di meglio che
fare una visita alla tomba di Dossetti, illustre cattolico e che ultimamente
affida all'ex aclista Passuello il dipartimento organizzazione del suo partito.
E il partito dei sindaci ? Altro soggetto s'aggira per il centro, è la
creatura di Rutelli, Castellani, Bianco e Cacciari con il supporto di Realacci
e della Lega Ambiente. Ulivisti, ma autonomi, nati dall'assioma che i partiti
sono in crisi verticale di rappresentanza e di partecipazione, bocciando senza
speranza "la cosa 2" , il piccolo cabotaggio dei Verdi, stanno organizzandosi
per andare alla caccia di un elettorato di professionisti, imprenditori e amministartori
tecnocrati disamorati dai partiti e dalla politica.
Prodi, non si capisce bene se vuole risalire in pulman per rianimare l'Ulivo
in stato comatoso, o solamente prenderlo per andare a Bruxelles a guidare la
Commissione Europea, dato che è uno dei candidati. Per ora straparla
del suo libro verde: il programma ulivista, da riprendere in mano ed applicare.
In questo ultimamente è supportato dall'ultimo giapponerse ulivista Di
Pietro, e dalla sua Italia dei Valori.
Per quanto riguarda il PPI, che scalpita per la perdita di potere e di terreno
al centro, potrà sempre rifarsi con l'elezione di un suo uomo al Quirinale
(Mancino, Jervolino o perchè no, lo stesso Scalfaro)
La natura e la funzione di Cossiga
Intanto smettiamola
di criminalizzare Cossiga. C'é questo vecchio vizio a volte a sinistra
di spiegarsi la storia in termini di complotti, per cui Cossiga diventa "inquietante"
perché stava dietro Gladio. E perché Moro, tanto per fare un nome,
non ne sapeva niente? E Dini, il più andreottiano del governo? Perché
non viene definito "inquietante"?
Cossiga l'amerikano? Ma se nell'ultima crisi su Ocalan é stato il più
antiamericano! In realtà Cossiga é in questo momento il "grande
vecchio per una moderna balena bianca" e solo la stupidità della
sinistra può considerarlo un pazzo. Ha fatto la mossa giusta, tant'é
che l'elettorato lo sta premiando. Qual é il problema di Cossiga? Ha
un grande disegno in testa: scomporre i poli in modo che vengano marginalizzate
la destra e l'estrema sinistra e ricomporre due poli: uno di centro e l'altro
socialdemocratico.
Il centro cossighiano infatti, punta alla caduta di Berlusconi, per poi crescere
alle spalle di Forza Italia, area di caccia ideale visto che raccoglie almeno
il 60% di ex democristiani e socialisti. Appollaiato al Governo incita i suoi
a sparare sulla Fininvest, e forse non è per caso che il suo fedele "Cardinale"
è ministro delle Poste e Comunicazioni.
Il centro che ha in mente Cossiga é quello dei liberali inglesi. Cioé
una rappresentanza moderna e aperta degli interessi della borghesia, europeista
e liberale, legata ai valori cristiani (perché i voti servono), ma non
clericale. Il suo problema però é che le sue truppe sono tutte
sudiste: apparati e voti sono concentrati tutti nel Meridione, con il grande
ruolo svolto da Mastella, che é portatore per forza di cose di un'altra
visione: quella arruffona e clientelare della vecchia DC meridionale che ha
poco a che fare con un partito liberale moderno. Per questo Cossiga punta all'unificazione
col PPI ed altri pezzetti di centro, che gli risolverebbero questo problemino.
Cominciando con il PPE (Partito Popolare Europeo), lista che vuole fare in occasione
delle prossime elezioni europee, includendo PPI, Rinnovamento Italiano.
Il pacco del lavoro
Il problema dell'occupazione
è il più esplosivo: nella grande industria (superiore a 500 dipendenti)
si sono avuti 14.000 occupati in meno nel 1998. La Fiat che ha avuto la metà
dei 3000 miliardi di incentivi governativi (contratti di formazione lavoro,
aiuti all'innovazione tecnologica, incentivi alla rottamazione C.I.G., e ne
ha impiegati ben 500 per la liquidazione di Romiti) , ha messo in cassa integrazione
81.000 operai durante le feste di Natale.
I padroni chiedono sempre più facilità nei licenziamenti spintanei
(con piccolo rimborso, come previsto nell'artigianato) e attraverso la proposta
di scanbio generazionale (meno operai vecchi più operai giovani) in realtà
vogliono scambiare posti di lavoro fissi con posti di lavoro precari, magari
a termine e quindi in prospettiva eliminabili a seconda della esigenze del mercato.
A sud i contratti d'area, non hanno dato i risultati occupazionali sperati,
ma le proposte di deregolamentazione continuano da più parti.
Grandi manovre sono in corso sul "diritto di sciopero". Ai padroni
non basta che, siamo in presenza di una caduta tendenziale delle ore di sciopero.
Nei trasporti Bassolino parla di nuove regole e Cofferati propone sospensioni
unilaterali degli scioperi nei trasporti in occasione del Giubileo.
La concertazione natalizia porterà maggior flessibilità e minore
costo del lavoro (trasferendo il costo delle maternità sulla fiscalità
generale) con la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore che si è persa
per strada.
E il sindacato istituzione continua nella sua strada per arrivare a partecipazioni
d'impresa, concertazioni e patti sociali e soprattutto mantenere la stabilità
governativa.
Il pacco della scuola
Su questo si è già parlato diffusamente nei numeri scorsi di Reds e non mi dilungo per problemi di spazio. La politica dei buoni scuola o finanziamento alle famiglie, o l'incremento dell 8 per mille, sono tutti mezzi per finanziare la scuola privata e nient'altro. La concessione, non tanto forzata, ai cattolici e al Vaticano da parte del governo D'Alema va rimandata con tutto il suo contenuto al mittente.
Il pacco della democrazia
Se Segni, Pannella,
Occhetto e Di Pietro promotori del referendum per l'abolizione della quota maggioritaria,
sono i mandanti, il governo D'Alema, è l'esecutore materiale della legge
elettorale. Le varie proposte fin qui emerse, doppio turno di coalizione, di
collegio o che altro, riducono l'eguaglianza del voto prevista nell'art. 48
della costituzione. Infatti con il maggioritario il voto della coalizione vincente
vale il 20% in più di quello della coalizione minoritaria.
Visti i risultati in termini di numero dei partiti, di stabilità delle
coalizioni, di bipolarismi perfetti o imperfetti, la semplicità di "una
testa un voto" del proporzionale, ci deve far riprendere, come sinistra,
questa battaglia culturale.
Le modificazioni istituzionali, vomitate a suo tempo dalla Bicamerale (elezioni
diretta del presidente della repubblica ed altro) sono una riduzione pura e
semplice dei diritti democratici dei cittadini.
Sottobanco viene avanti, in pochi anni, l'esercito di professionisti, contro
la leva obbligatoria. Il cambiamento delle funzioni dell'esercito deve avvenire
in senso sociale, con funzioni di presidio ambientale del territorio, con il
rafforzamento della presenza nei casi di calamità naturali.
Il pacco dell'immigrazione
Sui centri lager per gli immigrati, rimando all'articolo sul numero scorso di Reds. Ricordo solo che la legge sulle quote annuali di immigrati da regolarizzare è gia stata fatta saltare dalla realta: 200.000 domande a fronte di 38.000 posti previsti per il 1998. E' inutile piangere sui morti dei clandestini, fatti dal mercato della carne umana degli scafisti albanesi se poi il governo prevede di impiegare lo 0,02% del prodotto interno lordo per gli aiuti alla cooperazione internazionale (tra i più bassi d'Europa). Se fossimo tutti kurdi o kosovari faremmo scelte diverse dall'immigrazione in Europa?
Che fare ?
Questi sono solo
alcuni dei pacchi che si aspettano, si potrebbe continuare. Per la sinistra
antagonista e alternativa i campi su cui tentare di intervenire non mancano
di certo, come è certo che sperare in uno spostamento a sinistra del
governo D'Alema, come pure i suoi analoghi europei, è pura illusione.
Ripartiamo dai bisogni della gente, non per aspettare i movimenti ma per contribuire
a crearli. Perchè è solo ripartendo dal lavoro per un sindacato
di classe per l'organizzazione dei bisogni dei lavoratori, con la creazione
di strutture utili per la ripresa della lotta di classe, con la rifondazione
teorica e pratica di un progetto comunista, che possiamo continuare a sperare
di cambiare questa società.
Il prossimo congresso di Rifondazione, contribuirà a spostare il dibattito
e l'azione in questa direzione?
Certamente lo auspichiamo, facendo da subito il possibile.