La privatizzazione dell'AEM.
Verso
la completa privatizzazione delle aziende comunali: analisi di un caso. REDS.
Novembre 1999.
Il liberismo del mercato mondiale, ha investito da anni il settore energetico, con la ridefinizione dei rapporti di forza tra pubblico e privato nei vari paesi. Da qualche anno, la febbre privatizzatrice sta imperversando nel settore aziende comunali delle "utilities" (gas, acqua, energia elettrica). E' indubbio che la crescita del settore, gli utili delle varie aziende, hanno scatenato gli appetiti dei padroni: con il sostegno delle forze politiche, sia di destra che di centro sinistra, non par loro vero di disporre di liquidità per sanare bilanci o varare interventi, altrimenti difficili con gli scarsi trasferimenti statali.
E' saltata completamente la vecchia immagine di una sinistra a favore della proprietà pubblica dei settori industriali strategici e dei servizi alla persona, ed una destra liberista e privatizzatrice. Basta guardare le scelte fatte da comuni come Torino, Genova, Roma, Trieste dove le cosiddette "giunte di centrosinistra" hanno realizzato o si apprestano a realizzare le privatizzazioni delle loro municipalizzate.
Non c'e più nessuna differenza tra le scelte statali e quelle decentrate: lo Stato ha i parametri di Maastrich da rispettare e il deficit pubblico da ripianare, i comuni hanno i bilanci comunali in rosso e una irrefrenabile voglia "di valorizzazione dell'investimento capitalistico comunale", perfettamente adattati alla nuova centralità del mercato. Il problema per entrambi rimane sempre lo stesso, chi paga è la stragrande maggioranza dei cittadini italiani: in termini di eliminazione o diminuzione dei servizi, in termini di posti di lavoro, in termini di svendita della proprietà pubblica e quindi di tutti.
Il caso AEM di Milano
Qualche cenno storico. L'AEM, nata nel 1910 come azienda elettrica municipale, è cresciuta, con Milano, fornendole l'energia necessaria al suo sviluppo, nel 1981 e stata trasformata da elettrica ad "energetica" con l'acquisizione del servizio gas. Ultimamente è entrata nel settore delle telecomunicazioni costituendo una specifica società la Citytel (ora diventata Metroweb), per il cablaggio della citta con le fibre ottiche, nonchè l'accesso ad internet utilizzando la rete elettrica al posto di quella telefonica.
Qualche numero per comprendere le dimensioni del business:
Valori in Miliardi
di lire 1990 1998 variazione %
Fatturato 762,9 1157,1 +34
Utili 47 220,2 +78,6
Dipendenti 3914 2900 -35
Le linee generali
richiamate sopra si adattano perfettamente alla privatizzazione dell'AEM (Azienda
Energetica Milanese) di Milano. La dinamica parte da lontano, almeno dalla fine
degli anni '80. Vediamone il percorso :
1988 (Sinistra) Nuovo regolamento comunale a Palazzo Marino che permette
alle aziende comunali di ricorrere al mercato finanziario;
1990 Viene approvata dal parlamento la legge 142 sugli enti locali che
dà ai comuni la possibilità di costituire le SpA;
1992 (Centro sinistra) Il comune di Milano elabora un piano di privatizzazione
delle aziende comunali;
1993 (Centro sinistra) La giunta comunale approva il progetto di privatizzazione
dell'AEM;
1994 (Lega) Il Comitato Regionale di Controllo respinge il ricorso fatto
da Rifondazione, PDS e Verdi contro la privatizzazione;
1996 (Polo) Il consiglio Comunale approva la delibera di trasformazione
dell'AEM in SpA, viene designato il suo consiglio di amministrazione.
1997 Firma da parte di CGIL-CISL-UIL di un protocollo d'intesa con la
direzione AEM per l'istituzione di un Osservatorio. Neanche una parola
sull'occupazione.
1997 Rifondazione, RdB ed altri gruppi raccolgono le firme per poter
imporre un referendum consultivo sulla privatizzazione in corso, Le confederazioni
caldeggiano invece l'acquisto delle azioni AEM, presso i lavoratori dell'Azienda;
1998 Il referendum consultivo non raggiunge il quorum. Il 22 luglio 1998
L'AEM viene quotata in borsa.
Questo in sintesi il percorso della privatizzazione che ha visto gli interessi dei poteri forti premiati. Il pacchetto azionario è per ora (al 27/10/99)suddiviso così :
Comune di Milano
50,99%
Edison (Compart) 5,95%
Atel 5,00%
Cisalpina Gestioni 2,16%
piccoli azionisti 35,90%
E' evidente che la creazione della "Public Company" (dove il comune detiene la maggioranza 51% e gli azionisti non possono avere più dello 0,5% ) durerà solo i tre anni che prevedono vantaggi fiscali. I piccoli azionisti nonostante la percentuale di azioni in mano loro, a causa delle polverizzazione, non conteranno praticamente nulla. La successiva vendita porterà l'azienda alla privatizzazione completa.
Non si deve dimenticare inoltre il grosso regalo fatto ai padroni attraverso l'affaire sottovalutazione delle azioni dell'AEM, dal valore determinato dagli "esperti" per il collocamento delle azioni (1670 lire) é passato a 2600 lire, nel luglio '98, per arrivare a 2300 lire circa di questi giorni. Un vero ladrocinio nei confronti dei cittadini milanesi.
In questa partita CGIL-CISL-UIL hanno perso per strada gli interessi dei lavoratori che dovrebbero rappresentare e tutelare, parlando unicamente, in una logica di mercato, di vendita agevolata di azioni ai dipendenti, quasi fosse un fattore di progresso sociale di democratizzazione del capitale. Questa visione convergente sugli interessi del capitale, incentiva l'utilizzo del risparmio di generazioni di lavoratori per finanziare le aziende, quasi fosse il modo di superare la divisione tra lavoro salariato e capitale. Ha prodotto solamente un'asservimento maggiore all'interesse aziendale e la divisione tra dipendenti proprietari e non proprietari di azioni.
La situazione dell'occupazione
Oltre che per la
privatizzatizzazione delle municipalizzate, anche per l'esternalizzazione dei
servizi, l'occupazione negli Enti Locali è a rischio.
Affermano infatti i Direttori Generali dei Comuni che questa è necessaria
per avviare un "processo di miglioramento della qualità dei servizi,
una riduzione dei costi sostenuti dalle Amministrazioni e per far crescere il
mercato dei servizi"."Dobbiamo creare una vera e propria onda d'urto
nazionale su questi temi",aggiunge Stefano Parisi, direttore generale
del Comune di Milano, "sapendo di dover contare sul comportamento responsabile
dei sindacati".
Quest'atteggiamento "responsabile" dei sindacati è
necessario per superare il "nodo" della gigantesca operazione di privatizzazione:
il personale.
Il documento dei city manager su questo punto è inequivocabile: "Principio
fondamentale di ogni esternalizzazione è che con la fuoriuscita del servizio
dall'amministrazione devono essere eliminati i costi diretti relativi".
Vale a dire via il servizio con il personale annesso.
Le attese dei Direttori
Generali su questo punto sembrano ben riposte: il Segretario Nazionale della
FP-CGIL afferma "non c'è nessuna preclusione all'esternalizzazione
dei servizi, che altro non è che una forma di sussidiarietà orizzontale.
Non c'è più alcun motivo per il quale il Comune debba continuare
a gestire direttamente certe attività".
In conclusione i cittadini pagheranno questa ristrutturazione attraverso
uno scadimento della qualità dei servizi, una loro compressione e l'aumento
generalizzato della leva fiscale e tariffaria. I lavoratori pagheranno due volte:
una come cittadini-utenti e un'altra con il licenziamento.