Milano: sinistra, fa qualcosa
di sinistra!
Pubblichiamo questo articolo scritto prima
della rinuncia formale di Moratti a correre come sindaco, perché purtroppo,
la situazione non è di molto migliorata. Di Loris Brioschi. Novembre
2000.
"Fa una cosa di sinistra
Dì una cosa di sinistra"
Dal film "Aprile", di Nanni Moretti.
Moratti candidato sindaco, sinistra..nel
pallone.
Per quel laboratorio politico nazionale
della destra che è ormai diventata Milano, inizia un anno politico denso
di avvenimenti, dal doppio appuntamento elettorale delle comunali e delle politiche,
con una aleggiante sensazione di sconfitta annunciata, non solo della sinistra
istituzionale, ma anche di quella alternativa ed antagonista. Il centrodestra,
che da tre anni governa a Milano, ispirato da logiche aziendalistiche e affaristiche,
ha inferto un duro colpo al modello del "welfare ambrosiano". A Milano
si chiudono così le biblioteche rionali, i centri sociali comunali, le
scuole civiche; si privatizzano le aziende municipalizzate sulla scia di un'ondata
neoliberista che non porta alcun beneficio per i cittadini (il caso dell'Azienda
elettrica municipale, letteralmente svenduta, è significativo). E ancora
si trascurano le periferie, non si attuano politiche efficaci contro il traffico
e l'inquinamento, si trascina la questione del depuratore in un clima che ricorda
la Tangentopoli d'inizio anni Novanta; si calpesta ulteriormente l'inesistente
decentramento amministrativo, si spendono miliardi per costruire opere pubbliche
di dubbia utilità. Infine si considera l'immigrazione solo come un problema
d'ordine pubblico.
La profonda crisi del centro-sinistra nel capoluogo
lombardo emerge chiaramente da una semplice lettura dei dati elettorali:
1993: Nando Dalla Chiesa è sconfitto da Marco Formentini, candidato della
Lega;
1994: il centrosinistra non prende un seggio a Milano;
1996: pur vincendo le elezioni politiche, a Milano l'Ulivo riesce a eleggere
pochissimi parlamentari
1997: Aldo Fumagalli è sconfitto da Gabriele Albertini, candidato del
Polo;
1999 e 2000: la sconfitta alle elezioni per il parlamento europeo, per i consigli
circoscrizionali, alle provinciali e alle regionali con Martinazzoli, assume
proporzioni drammatiche.
Ora da tutti i pezzi e pezzetti del centro-sinistra salgono grandi elogi per il presidente dell'Inter Massimo Moratti, quasi fosse un'alternativa alla mancanza di obiettivi e programmi. E arrivano grandi inviti alla sua "discesa in campo" elettorale. Valga per tutti la lode del Cossutta, fatta "come tifoso interista certamente, ma soprattutto come milanese. Per la sua professionalità, le sue competenze, i suoi valori, per la stima che gli è riconosciuta ovunque, Moratti rappresenterebbe sicuramente un valore aggiunto per il centrosinistra". Sullo stesso tono esponenti dei Popolari, dei Verdi, dei Ds. E non manca qualche esponente del Prc, per fortuna a titolo personale, e anche qualche leader dei centri sociali.
Questa affannosa ricerca di banchieri, industriali ed esponenti delle grandi famiglie, l'offerta di candidatura a Massimo Moratti per Milano e le analoghe operazioni annunciate per Roma e Torino, oltre che a livello nazionale, dimostrano che il centrosinistra intende perseverare nella politica della rincorsa al voto moderato, della personalizzazione esasperata, della subalternità sociale e culturale ai grandi poteri economici, nell'illusione di aggirare così una crisi che è di idee, di prospettive, di insediamento sociale. Questa politica è perdente per l'oggi e non consente neppure di costruire le condizioni per una futura ripresa domani. Per queste ragioni, Moratti non può essere il candidato della sinistra milanese.
La situazione attuale
La giunta comunale presieduta dal
duo Albertini-DeCorato, si avvia a concludere il suo primo mandato, e soprattutto
a conquistarne con buona probabilità un secondo, attraverso l'attuazione
di un programma politico articolato che caratterizzi inequivocabilmente a destra
il percorso della giunta, senza però farsi cacciare esplicitamente nello
stereotipo dell'oscurantismo bigotto, para-fascista ed anti-sociale. Su alcuni
terreni, infatti, le ricette proposte hanno un taglio dichiaratamente reazionario
ed autoritario: si veda la gestione del personale e dei rapporti sindacali a
proposito della vertenza ATM (Azienda Trasporti Municipale) o la vicenda del
Patto per il Lavoro, e tutto ciò che concerne la questione dell'immigrazione.
E' la classica politica del bastone e della carota; ad iniziative dal chiaro
segno politico reazionario e classista, vengono associate alcune misure populiste
e demagogiche.
Quindi sulla questione delle periferie da una parte si invocano legge, ordine,
poliziotti di quartiere e nuovi commissariati, ma dall'altra si spediscono prestigiosi
architetti a studiare progetti di risanamento negli angoli più sperduti
ai bordi della città, e si promuovono iniziative come gli stati generali
delle periferie.
Sulla questione degli spazi sociali per i giovani, da una parte si auspica la
chiusura manu militari dell'increscioso capitolo delle occupazioni e delle autogestioni,
come ci riconferma la recente nuova ondata di sgomberi minacciati o realizzati
(Metropolix, Deposito Bulk e Cascina Torchiera), ma dall'altra si vara il progetto
della Fabbrica del Vapore (un centro comunale per le associazioni).
Sulla gestione dei parchi cittadini da una parte si erigeranno altre cancellate
con tanto di telecamere e torrette di controllo, come in piazza Vetra, ma dall'altra
si pianteranno alberi e siepi, si monteranno altalene e giochi per i bambini,
si ricaveranno orti da affidare agli anziani del quartiere.
Lo stesso Patto per il Lavoro, siglato a Milano, da un lato appare portatore
di una logica di differenziazione salariale e di discriminazione e precarizzazione,
dall'altra viene spacciato come una gran misura d'integrazione sociale e di
lotta contro l'emarginazione e l'esclusione. Infine non si può dimenticare
i danni che il Polo sta facendo alla Regione, valgano per tutti i due esempi
della Sanità e del buono-scuola per i figli dei ricchi.
Sinistra dove sei?
A fronte di tutto questo sorge spontanea
la domanda. Chi si sta opponendo a queste politiche? La sinistra, i sindacati,
i movimenti, le realtà autorganizzate, cosa fanno?
L'opposizione presente all'interno del consiglio
comunale appare iper-moderata con la tendenza ad inseguire la destra sul suo
terreno, proponendone in versione attenuata le stesse politiche come sulla questione
della sicurezza, ma è anche ingessata dagli stessi meccanismi elettorali
improntati al maggioritario ed al primato del decisionismo, che in consiglio
comunale la condannano ad un ruolo sterile e di sola testimonianza.
Nel caso della CGIL e di Rifondazione lo scarso attivismo nei confronti delle
gesta del Polo in questa terra, è dovuto non solo a moderazione e logiche
istituzionali, ma anche a conflitti intestini irrisolti che nel caso della CGIL
hanno preso la forma della recente campagna dei cofferatiani per defenestrare
il troppo sinistrorso segretario regionale Agostinelli, mentre nel caso del
PRC assumono la forma dell'eterna lotta fra la destra, il centro e la sinistra
interna (vedi la recente bagarre tra Casati e Ferrari sulla segreteria del partito).
Il risultato principale di quest'eterna lotta all'interno del Prc, dove nessuno
prevale mai in modo definitivo, è che le varie posizioni tendono quasi
ad elidersi a vicenda ed a consegnare all'esterno un'immagine di sostanziale
inerzia. Emblematica la vicenda del Patto per il Lavoro contro il quale il Prc,
pur ferocemente contrario, non è stato in grado di fare altro che qualche
affissione ed un assemblea pubblica pre-elettorale.
Non meno problematico appare il quadro sul versante
dell'area cosiddetta antagonista.
Alcuni centri sociali milanesi tirano a campare senza sciogliere i propri nodi
irrisolti. Funzionando come erogatori di servizi o come contenitori d'iniziative
aggregative o culturali. Altri tentano di fuoriuscire da questa gabbia sperimentando
iniziative soprattutto sul terreno del lavoro/reddito sociale o dell'immigrazione.
L'area del sindacalismo di base e dell'autorganizzazione all'interno dei posti
di lavoro, appare quindi quella che in questa città, seppure fra molti
limiti, ha svolto in modo più chiaro ed incisivo un ruolo di opposizione
progettuale e non episodica nei confronti della destra e delle sue politiche:
si vedano a titolo di esempio le vicende della vertenza dei vigili e quella
dell'ATM.
Il dato principale che emerge da questo quadro della situazione milanese è
il seguente: una carenza di iniziativa e di presenza politica da parte della
sinistra, carenza di iniziativa che produce un diffuso senso di disorientamento
e di frustrazione all'interno di tutti e tutte coloro che in questa città
si sentono portatori di valori di antifascismo, antirazzismo, internazionalismo,
solidarietà e giustizia sociale.
Una alternativa ? Si, se la sinistra riparte
dal basso con obiettivi chiari
Lo scorso due di ottobre si è
tenuta una affollata assemblea organizzata da una rete milanese di associazioni,
di comitati, di organismi di varia natura e di tante singole persone, per poter,
insieme alle diverse espressioni della sinistra politica cittadina, ricercare
e percorrere la strada di una proposta politica alternativa.
Questa è stata costruita partendo da un appello che esprimeva "il
disagio sull'inizio della discussione per la prossima scadenza elettorale di
Milano, che si riduce alla scelta del candidato, ed il nostro dissenso sulle
modalità e sul merito della scelta che si profila."
Partendo dall'antiliberismo e dal ripudio della guerra, queste realtà vogliono dare spazio e visibilità a tutti i soggetti delle realtà sociali, del mondo cattolico, dell'ambientalismo, che sono già presenti a Milano, favorendo le relazioni e il confronto, per affrontare insieme i problemi della città e la sfida con la destra, per dialogare, confrontarsi e misurarsi, con forte peso specifico, con tutte le espressioni della sinistra.
Sono sul tappeto grandi questioni che non si
possono eludere:
- la qualità del vivere urbano (la priorità del trasporto pubblico
e dell'edilizia residenziale, il problema del traffico e della salute, dell'ambiente,
dell'urbanistica, del riconoscimento dei diritti di cittadinanza e di casa,
dei servizi sociali ecc.);
- una proposta alternativa per il lavoro in grado di affrontare le trasformazioni,
garantire la sicurezza, estendere le tutele ed i diritti, combattere la precarizzazione
e contrastare efficacemente l'idea che subalternità, precarietà,
flessibilità senza limiti, dominio assoluto dell'impresa e del mercato
siano condizioni indispensabili allo sviluppo.
- le privatizzazioni che alienano la ricchezza dei milanesi trasferendo risorse
dal pubblico ai poteri forti;
- la valorizzazione dei diritti dei cittadini, compresi gli immigrati e quelli
non considerati produttivi (bambini, anziani, portatori di handicap) e dei consumatori
(il problema del commercio e della grande distribuzione, la vigilanza sui prodotti,
l'acqua come bene pubblico, la cultura e lo sport per tutti...);
- il ruolo che può svolgere Milano nel mondo, per la pace e la risoluzione
pacifica dei conflitti, per la solidarietà e la collaborazione con le
popolazioni.
Partendo da questi punti è possibile creare un programma dal basso nel quale si riconoscano i lavoratori ed i cittadini. Per aggregare tante realtà che vanno dalle associazioni al Prc, per rompere lo stato di rassegnazione esistente e fare emergere magari un "Ken Livingstone dei Navigli" che non faccia vomitare chi lo vota. Se la sinistra deve proprio cadere ancora una volta a Milano, meglio che lo faccia in piedi, combattendo con le proprie idee. E' il solo modo per poter essere in grado di pensare al futuro.