Perchè
solo due?
Perchè
a favore della pace hanno votato solo due senatori? La cultura del meno peggio,
malattia della sinistra. Di Michele Corsi (Rete Scuole). Reds –
Febbraio 2007.
La
vicenda della crisi del governo Prodi mi pare significativa non tanto per
i comportamenti politici dei leader della sinistra (tutta) che ormai sono
tanto prevedibili da annoiarci terribilmente, quanto per le reazioni semiautomatiche
di parte del popolo della sinistra. Leggo e sento dire da gente sino all'altro
giorno terribilmente critica, a giusto titolo, nei confronti del centrosinistra,
cose vergognose e degradanti (per chi le pronuncia) nei confronti dei senatori
Rossi e Turigliatto, rei di aver votato su Vicenza e guerra, coerentemente
al loro, e nostro, pensiero. Sul linciaggio non mi dilungo e rimando alle
cose semplici e sagge che ha scritto Alex Zanotelli sul Manifesto. Mi voglio
soffermare a scrivere invece, per una volta, non dei nostri "capi",
ma di noi "base". Perché in questa congiuntura le nostre
reazioni epidermiche sono state la causa del disastro, e non l'effetto. C'è
stata gente molto altolocata che ha contato su certi nostri riflessi condizionati,
per consumare le proprie sporche manovre politiche.
Uno degli elementi tipici che caratterizzano noi "base" della sinistra
è la cultura del "meno peggio". Questa cultura non riguarda
affatto una supposta differenza tra "sinistra radicale" e "sinistra
riformista", una divisione ormai piuttosto giornalistica: tutti ci siamo
dentro. Non si tratta di un difetto genetico, ma di un residuato bellico dell'ideologia
Pci precadutamuro. Era l'epoca in cui burocrati un po' tromboni soffocavano
i borbottii delle sezioni con un tono di voce impostato, il petto in fuori
come quello d'un tacchino, il tono condiscendente di chi si rivolge a una
platea che non ha capito "il nodo" del problema, ed esclamava "ma
compagni!!!", ma compagni: c'è il golpe che incombe, c'è
il fascismo che rialza la testa, c'è la Cia che ci spia... E ciò
serviva in maniera sistematica a giustificare qualsiasi compromesso, storico
e non. Roba vecchia come il cucco, ma i dirigenti Ds, che del Pci han buttato
via tutto, si sono ben guardati dal privarsi di questa preziosissima arma
di controllo della base. Parte del giochetto è l'invenzione di una
cultura avversaria, "da battere", ma inesistente, contro cui dirigere
ogni strale: quelli che dicono "tanto peggio tanto meglio". In realtà
non esiste in tutta la storia della sinistra italiana, nemmeno quella estrema,
nemmeno quella estremissima, questa concezione, ma viene agitata come spauracchio,
e, di solito, con grande successo. "Noi NON siamo QUELLI del tanto peggio
tanto meglio".... e con questa frase magica, che allude a fantasmi tanto
più temibili quanto meno identificabili, si giustifica ogni cedimento,
mentre l'obnubilato uditorio è preda del terrore di essere accomunato
a "quelli".
La cultura del "meno peggio" è una sorta d'infezione dell'intelletto,
che blocca le normali capacità razionali e attiva automaticamente le
corde emotive primitive, non quelle legate alla speranza, emozione tipicamente
umana, ma quelle attaccate ai bisogni di sopravvivenza. Anche il più
intelligente cinquantenne (perché noi infettati andiamo dai 45 anni
in su) di fronte alla frase "ma allora vuoi che torni su Berlusconi!?"
ha un attimo di paralisi delle facoltà cerebrali, di dissolvimento
identitario, e con gli occhi vitrei balbetta "no ... no.... no..."
e gli allegri dirigenti del nostro centrosinistra ne approfittano per sottrargli
il portafoglio. Poi, appena si riprende, gli gridano: "è stato
Turigliatto!"
Lo psicodramma collettivo sul voto al Senato non è stato altro che
la riproposizione su scala un po' più ampia di questa scenetta degna
del peggior Totò. La gran parte della base è stata spinta verso
l'odio nei confronti dei senatori Rossi e Turigliatto, per aver votato contro
una relazione di politica estera che si poneva in antitesi secca rispetto
a tutto il fronte pacifista (cattolici moderati compresi) che chiede il ritiro
dall'Afghanistan e si oppone al raddoppio della base di Vicenza.
Dobbiamo dire che molta parte della stanca base della sinistra ha reagito
disciplinatamente secondo le previsioni accorte dei Fassino-Rutelli: "ecco
i soliti del tanto peggio tanto meglio!!" strillavano i soliti del meno
peggio. Alcuni di questi, un po' più clementi, riconoscevano timidamente
come nessuno abbia infastidito Mastella quando annunciava che avrebbe fatto
mancare la maggioranza sui Dico, ed erano infastiditi dagli infuocati editoriali
che Repubblica dedicava all'"estrema sinistra" omettendo il ruolo
dell'amico Pininfarina. Pochi però hanno rilevato il fatto più
eclatante. E cioé: perché SOLO DUE senatori hanno votato contro
la guerra in Afghanistan e l'allargamento della base di Vicenza? Perché
non erano 150? Perché quelli che io, semplice cittadino, ho votato
perché difendessero la pace e stessero sempre a fianco dei movimenti,
hanno votato a favore? Davvero qualcuno pensa che se Ds, Prc, Pdci, Verdi
fossero andati da Prodi e gli avessero detto: "amico, o la base non si
fa o tu salti", Prodi avrebbe dato le dimissioni? Ma andiamo, non scherziamo!
Dov'era nel programma dell'Unione l'allargamento delle basi? Perché
ci si scandalizza sempre con chi è coerente, e mai, mai, con chi non
lo è? Perché nessuno dice che il vero scandalo di quella giornata
è stato che il "nostro" ministro degli esteri, salvo una
frasetta ambigua di circostanza, ha ignorato bellamente non solo il movimento
di Vicenza, ma, come attestano tutti i sondaggi, l'opinione di gran parte
dell'elettorato del centrosinistra e di una bella fetta di quello di centrodestra?
Perché viene considerato "normale" che un governo di centrosinistra
faccia sistematicamente il contrario di quel che ha promesso? Perché
nessuno dice a Giordano, Diliberto e Pecoraro Scanio che spostare la base
500 metri più in là NON è un compromesso, ma una stronzata?
Perché viene considerato ovvio che per rifare il governo e avere il
voto di Follini si siano sacrificati i diritti civili, mentre nessuno pensa
che il governo sarebbe stato su benissimo, coi voti di Turigliatto e Rossi,
se si fossero scontentati gli USA?
Da pezzi di base particolarmente smemorata mi sono sentito tirar fuori (ancora!
di nuovo!) il tormentone "Berlusconi ha vinto nel 2001 a causa dell'uscita
del Prc dall'allora maggioranza" (e questa accusa è talmente interiorizzata
dai dirigenti del Prc da averli spinti a gestire tutta la faccenda in maniera
grottesca e indecorosa). Vorrei ricordare che dopo l'uscita di Rifondazione
dalla maggioranza, nel 1998, NON si è andati alle elezioni, ma che
si sono susseguiti ben tre governi di centrosinistra (D'Alema I, II e Amato)
e che DOPO (dopo due anni e mezzo), nel 2001, si è andati alle elezioni
(con un accordo di desistenza tra tutti quelli del centrosinistra e che ha
permesso di non disperdere voti), e ha vinto Berlusconi. Questa sequenza cronologica
è chiara? Quanto tempo ci vorrà, care basi della sinistra radicale
e riformista, per capire la vera ragione dell'ascesa di Berlusconi? Possibile
che tre anni di movimenti di contestazione a Berlusconi, ma ANCHE alla linea
dominante nel centrosinistra, non siano serviti a niente? Ma come si fa a
non comprendere che la vera ragione del successo della destra sta nell'insipienza
della sinistra? Ma ce lo ricordiamo cosa dicevamo solo dieci giorni fa di
questo governo? Eravamo indignati perché non manteneva nemmeno mezza
promessa. E' QUESTA la ragione della disaffezione di massa a questo governo.
Perché c'è un altro non detto che si rimuove in questi giorni:
tutti sono convinti che se si votasse andrebbe su Berlusconi, vero? E allora,
una qualche ragione ci sarà pure: solo pochi mesi fa stava sotto! Vincerebbe
per le divisioni della sinistra? Ma per favore! I sondaggi sono chiari: il
centrosinistra è sotto dalla finanziaria in poi. E, purtroppo, lì
non ci sono stati senatori che hanno votato coerentemente, e la scuola ne
ha fatto le spese, per esempio.
Chi oggi strilla in maniera scomposta e becera contro Rossi e Turigliatto
dovrebbe dirci, senza politicismi e senza giri di parole, COME è possibile
influire su questo governo. I grandi strateghi dell'azione su due binari (nel
governo e nei movimenti) ci hanno fatto vedere un esito piuttosto paradossale
di questa concezione: un giorno partecipavano ad una manifestazione di massa
contro il raddoppio della base e qualche giorno dopo tentavano di linciare
due senatori che votavano ... contro il raddoppio della base. SE le manifestazioni
non contano nulla, SE nel governo non si conta nulla perché Prodi va
sostenuto a prescindere, ALLORA cosa si deve fare? La realtà è
semplice: l'unica forma di pressione in parlamento, da sempre, è la
minaccia di negare il proprio voto al governo. Mastella la usa questa arma,
il Vaticano la usa, anche la Margherita l'ha usata, la userà Follini,
l'ha usata Di Pietro. La usano in molti. Solo la sinistra ha rinunciato unilateralmente
ad utilizzarla, condannandosi, così, all'ininfluenza.
Mi piacerebbe che anche noi "base", ogni tanto, ci assumessimo la
responsabilità di quel che diciamo, tra un bicchierino al bar e una
partita di calcio comodamente seduti in poltrona. Se Turigliatto e Rossi sono
dei traditori del popolo perché hanno votato contro la guerra in Afghanistan,
allora, per piacere, chi lo pensa e straparla al riguardo si senta il peso
sulla propria coscienza (e non su quella di D'Alema o di Napolitano o di Rutelli,
che tanto non ce l'hanno) dei morti in Afghanistan. Perché "per
non far tornare Berlusconi", noi ci apprestiamo come italiani, a fare
da stampella alle truppe USA che preparano la loro offensiva, quella "contro
i talebani", sì, sì, con quelle bombe che arrivano sui
palazzi, muoiono venti famiglie e poi dicono: "ma in cantina c'era un
talebano!". Siamo così certi che avremmo dato addosso a Turigliatto
e Rossi se avessero votato contro un taglio di 200.000 posti di lavoro nella
scuola? Ci saremmo "sacrificati" per impedire l'ascesa di Berlusconi,
o, semplicemente, ci saremmo arrabbiati contro quella misura e saremmo stati
grati (grati) a chi vi si fosse opposto? La cosa pesa meno perché invece
dei NOSTRI posti, ci sono in ballo i culi dei lontani afghani? So di essere
impopolare in questo, ma dico: grazie Turigliatto e Rossi, mi dispiace che
abbiate pagato la vostra coerenza con un linciaggio indegno.
Caro popolo di sinistra, siamo vecchi. E non di quei vecchietti simpatici
che dalla vita hanno distillato gocce di preziosa saggezza. Non ci siamo accorti
che col nostro idiota "meno peggio" che ci hanno messo in testa
fin da piccoli, ci stiamo giocando il futuro. Qualcuno dei numerosi colleghi
può in cuor suo affermare che nelle scuole, a livello di massa, tra
i ragazzi e le ragazze, c'è una qualche consapevolezza delle differenze
tra destra e sinistra? Caro popolo di sinistra in gran parte ormai appollaiato
nei sicuri posti del pubblico impiego, ti sei accorto che la classe operaia
vota in massa a destra? Caro popolo di sinistra, ti sei accorto che questa
situazione peggiorerà se tu, noi, non la smetteremo di alimentare vecchi
automatismi da realpolitik del cavolo, da tattici da sgabuzzino, da strateghi
di subbuteo? Solo garantendo coerenza tra quello che sognamo e quello che
facciamo, abbiamo la possibilità di entrare in sintonia coi soli che
potranno cambiare il mondo, visto che noi, fino adesso, non ci siamo riusciti.