Il sistema
elettorale, la Sinistra Arcobaleno.
Dietro
la voglia di coalizzazione e di liste unitarie vi è la volontà
delle burocazie dei parititi di perpetuarsi anche giocando dentro a questi
meccanismi eletorali . Di Duilio Felletti. Reds – Febbraio 2008.
I
meccanismi elettorali
Sono le regole del sistema elettorale, e in particolare quelle che stabiliscono
chi prende seggi, a dettare le trategie delle burocrazie dei partiti. Queste
regole si possono sintetizzare in tre numeri: 10, 4, 2 alla Camera; 20, 8,
3 al Senato.
Alla Camera per avere seggi un partito deve avere il 4% dei voti se si presenta da solo ma solo il 2% se si presenta in una coalizione. Per godere però di questo sconto del 50% la coalizione in cui si presenta deve prendere almeno il 10% dei voti. In aggiunta, per ciacuna coalizione, può ottenere seggi il partito che, pur restando sotto la soglia del 2% ha ottenuto più voti, sempre che la coalizione cui appartiene abbia ottenuto almeno il 10% dei voti. Il calcolo si fa a livello nazionale.
Al Senato lo sconto per i coalizzati è addirittura superiore perchè si va dall'8% al 3%. Il calcolo lo si fa a livello regionale. Al Senato non è previsto il ripescaggio dei partiti sotto la soglia del 3%.
Come
potrebbe andare nel 2008
Nel 2006 i tre partiti della Sinistra Arcobaleno hanno preso complessivamente
alla Camera il 10,2% dei voti (Prc il 5,8%; Pdci il 2,3; Verdi il 2,1). Oggi
a questa cifra vanno aggiunti i vodi della Sinistra Democratica di Mussi.
Questo semplice dato spiega da solo il perchè della ritrovata voglia
di unità della Sinistra Radicale. Infatti, tranne il Prc, nessuno dei
partiti che compongono il cartello elettorale potrebbe, presentandosi da solo,
superare la soglia del 4%. Per questo hanno bisogno di Rifondazione visto
che il Pd non si è detto disponibile a imbarcarli. Grazie a Rifondazione
(ringraziata tangibilmente non ponendo veti alla candidatura di Bertinotti
a premier) possono sperare di superare, come coalizione, la soglia del 10%
e quindi di godere dello sconto che gli consente di prendere seggi con il
2% dei voti, o eventualmente sperare nel ripescaggio.
Ma se la colaizione non arrivasse al 10% dei voti? Allora solo il Prc prenderebbe
seggi, visto che il 4% lo farà.
Gli altri partiti non entrerebbero nella Camera e i loro voti andrebbero dispersi.
Ecco perchè per evitare questo rischio, le burocrazie a capo dei quattro
partiti della sinistra hanno scelto la forma di aggregazione della lista unica.
Questo ha significato la rinuncia a tutti i simboli (sole che ride, falce
e martello..) per mettersi tutti sotto l'unico simbolo dell'arcobaleno. Indubbiamente
si tratta di una scelta meno rischiosa. In questo caso basterà avere
almeno il 4% dei voti per prendere seggi. Come questi verranno poi suddivisi
tra le quattro componenti della Sinistra Arcobaleno sarà il risultato
di un mercanteggiamento ai lunghi coltelli nelle sedi chiuse dei partiti,
visto che le preferenze sono state abolite e i deputati non possono essere
scelti dall'elettore.
Al
Senato è un'altra storia. Nel 2006 in nessuna tra le 17 regioni in
cui si è volato, la Sinistra ha raggiunto il 20 % dei voti, per cui
tutti i partiti della ipotetica coalizione non conquisterebbro seggi, anche
superando la soglia del 3%. Quindi, la ragione per cui al Senato non è
stato posto nemmeno il problema di costituire una colalizione della sinistra,
è perchè questa non serve. Nè sarebbe servito correre
da soli, ad eccezione di Rifondazione che in qualche regione nel 2006 superò
l'8%, e che quindi potrebbe prendere qualche seggio. Verdi e Comunisti italiani
non prenderebbero alcun seggio perchè sono abbondantemente al di sotto
dell'8% in tutte le regioni. Nel 2006 invece, correndo insieme, ma dentro
la coalizione dell'Unione riuscirono ad ottenere 11 seggi.
Al Senato, quindi, la scelta della lista unica della Sinistra Arcobaleno è
obbligatoria, in quanto ripetendo i risultati del 2006 avrebbe l'8% in molte
regioni. Ma non in tutte. E qui gli interessi della Sinistra e del Pd si sarebbero
potuti incontrare. ln Sicilia, ad esempio, la Sinistra (che non raggiungerebbe
mai l'8%) non dovrebbe presentare la sua lista, ma invitare i propri elettori
a votare per il Pd. Ma qui si aprirebbe un nuovo mercanteggiamento che Veltroni
dopo i primi tentennamenti ha deciso di non prendere in considerazione. Il
Pd andrà da solo o con chi dichiarerà di condividere il suo
programma.
Paradossalmente, le rigidità di veltroni hanno agito da potente collante
nella sinistra; un collante che ha risvegliato i peggiori istinti delle burocrazie.
Le preoccupazioni dei burocrati
Sulla base delle cose sopra scritte, appare evidente che dietro le roboanti
dichiarazioni di Bertinotti e compagnia tutte rivolte a riempire di contenuti
politici alti la scelta dei nostri di correre insieme sotto un'unica e nuova
bandiera, gettando alle ortiche le "vecchie" simbologie del movimento
operaio, vi è l'esclusiva volontà di perpetuare la presenza
sugli scranni del parlamento dei burocrati che hanno utilizzato i partiti
di appartenenza per finalità decisamente meno nobili. Ci risulta infatti
difficile comprendere quali possano essere i contenuti politici comuni che
hanno determinato la scelta della costituzione della "Sinistra unitaria
e plurale" visti i comportamenti che sono stati sotto gli occhi di tutti
durante la conclusa esperienza governativa. Neanche la Manifestazione promossa
da Il Manifesto e Liberazione, volta a chiedere a Prodi l'attuazione del programma
concordato, è riuscita a mettere insieme i soggetti che oggi invece
riscoprono una profonda unità di vedute. I marchingegni tecnici, la
lista unica, il simbolo, la coalizione, la desistenza, le soglie, i sondaggi:
questi sono gli argomenti unificanti oggi in auge.
Come sarebbe bello se si parlasse di diritti, pensioni, salario, democrazia, sanità, pace, ambiente. Chissà se i burocrati conoscono veramente il significato di queste parole.