L'improntitudine di Maroni
Una Lucida riflessione sul provvedimento del Ministro Maroni di procedere nel confronti dei Rom, finalizzato all'inasprimento dei rapporti tra popolazione autoctona e minoranze nazionali. Un aricolo inviatoci da Michele Basso. Reds – Luglio 2008.


Sulla decisione di prendere le impronte ai bambini rom, ci possono essere almeno tre livelli di lettura, uno più negativo dell’altro. Uno rozzo, che tende a solleticare i peggiori istinti xenofobi; un secondo riguarda le spiegazioni giuridiche e “altamente etiche” dell’azzeccagarbugli Maroni; il terzo è quello reale.

Il primo livello nasce da un grossolano pregiudizio, che fa ricadere su tutti i rom le colpe di alcuni di essi. Si dimentica che, per il diritto moderno la responsabilità è individuale. Sembra di essere tornati ai tempi in cui si procedeva alla punizione del capotribù o dell’intera tribù per i reati di un componente del gruppo tribale, o alla visione della parte più arcaica della bibbia. Il mito racconta che Noé piantò la vigna e, bevendone il succo, s’ubriacò. Cam entrò nella tenda, lo vide nudo e chiamò i fratelli Sem e Jafet, i quali, camminando all’indietro e senza guardarlo, lo coprirono. Indignato con Cam, reo di leso patriarcato, Noé non gli fece nulla, ma maledisse il figlio di lui Canaan, che non c’entrava affatto, e tutti i suoi discendenti, i Cananei. Questa mentalità, che fa ricadere sui figli e i figli dei figli le colpe dei padri, è rimasta pressoché inalterata in chi, senza distinzione, considera l’etnia Rom pericolosa, da isolare, compresi i bambini. Per chi ha questi limiti, è come non ci fosse stato il diritto romano, il cristianesimo, il diritto moderno, l’Habeas Corpus.

Pronto ad assecondare per motivi demagogici questo primitivo sentimento, ma munito di tutti gli accorgimenti del leguleio, Maroni sostiene che la norma proposta, e le relative impronte digitali, non hanno carattere razzista e discriminatorio: “Un provvedimento, ribadisce subito il ministro ... che ha come fine proprio quello di offrire ulteriore garanzie ai più indifesi. Ed evitare così, ad esempio, fenomeni come l'accattonaggio. Il censimento, spiega infatti il titolare del Viminale, servirà "a garantire a chi ha il diritto di restare nei campi, di farlo in condizioni dignitose". E, allo stesso tempo, consentirà "di allontanare chi non ha titolo per stare in Italia". In che consiste la garanzia per più indifesi di tutti, i bambini che non hanno né la nazionalità italiana né quella di uno stato dell’Unione europea? Nell’espulsione! Molti rom provengono dalla ex Jugoslavia, e, nel corso delle guerre che ne hanno accompagnato la disgregazione, sono stati vittime della pulizia etnica. Sono rifugiati politici. Se vengono dal Kossovo, l’Italia ha un’enorme responsabilità diretta nel loro esilio, per l’ingresso in guerra e i bombardamenti, e deve offrire asilo politico.

La verità è molto semplice: Maroni, proprio come Sarkozy e il troppo lodato Zapatero, vuole cacciare il maggior numero possibile di clandestini, per soddisfare l’ingente numero di elettori retrivi. L’Europa storce il naso solo perché Maroni ha citato espressamente un’etnia, l’opposizione non riguarda la sostanza, la cacciata dei clandestini, ma la forma, che puzza di razzismo. C’è da attendersi qualche tirata d’orecchie, ma niente più, perché l’Europa è semplicemente un condominio di stati imperialistici o comunque sciovinisti, e non c’è da aspettarsi nessuno stop alle espulsioni, a meno che non si violi troppo apertamente l’etichetta.

Un reato è una cosa molto concreta, e deve essere addebitato a una persona fisica, non può essere ascritto a una comunità. Qui si procede in un modo anomalo, non si parte da reati concreti, ma dalla supposizione di una particolare pericolosità di una comunità. Maroni non l’ha detto? L’ha detto il suo gemello in Lega Calderoli: “Roberto Calderoli: “Farò un discorso razzista ma è evidente che ci sono delle etnie che hanno più propensione a lavorare ed altre a delinquere. Non dipende dal Dna ma è una predisposizione”. Citando - nel suo intervento a Matrix - i dati del Viminale "sui reati commessi" il ministro per la semplificazione ha puntato il dito contro i Rom e la Romania, nel merito di quest'ultima ha sottolineato: “Evidentemente ci sono etnie che avrebbero avuto bisogno di più tempo prima di entrare nell'Unione europea”.

La lotta all’accattonaggio dei bambini, ecco il cavallo di battaglia di Maroni. Ma questo “cavallo di razza” si rivela presto un brocco. In certi casi l’accattonaggio è imposto dalla fame, e lo si può eliminare dando un lavoro ai genitori, ma, per i casi in cui vi è un effettivo sfruttamento del minore, colpire indiscriminatamente un intera comunità è il modo migliore di permettere ai colpevoli di mimetizzarsi in mezzo agli innocenti.

Ci sono altri pericoli per i bambini, alcuni assai più gravi, che vengono trascurati. Perché non si perseguono gli esponenti della criminalità organizzata che addestrano i minori in funzione della loro futura attività criminale, di futuri killer?. E il lavoro minorile? Non solo nell’agricoltura, ma in quanti negozi, bar trattorie, minori sono impiegati a lavorare, proprio dai genitori? Perché non fanno indagini a tappeto su questo problema? C’è la piaga dell’abbandono scolastico, ci sono minorenni impiegati nello spaccio della droga. E, quando il ministro esce da Roma con l’auto blu per recarsi al nord, non vede ai lati delle strade prostitute, la cui minore età salta agli occhi? Invece di assillare i rom, perché non fa una retata di magnaccia? C’è poi il terribile problema del traffico d’organi, in cui i bambini sono vittime indifese, questione ben più grave dell’accattonaggio.

Ma il nostro ministro deve scegliere un problema sentito dal suo elettorato, perché questuanti se ne vedono ovunque, e anche se sono italiani DOC si pensa sempre che siano rom. Col provvedimento si sono schierati – la cosa non sorprende – i sindaci Moratti e Alemanno, e, purtroppo, almeno a giudicare da un sondaggio del Corriere, buona parte della cosiddetta opinione pubblica.

Maroni troverà opposizione in un altro settore, perché ha respinto l'emendamento salva-badanti avanzato dai ministri Sacconi e Carfagna,: "Non esistono clandestini giusti e clandestini ingiusti: chi è entrato clandestinamente è clandestino. Punto e basta". Decine di migliaia di anziani non autosufficienti rimarranno senza assistenza, e le famiglie dovranno addossarsi anche questo onere. Questa è la politica dei sedicenti difensori della famiglia e della tradizione. Sarebbe compito dello stato, delle regioni o dei comuni provvedere a questa assistenza, e il fenomeno delle badanti clandestine serve a mettere una pezza a questa carenza, indegna di qualsiasi stato mediamente evoluto. In questo caso il suo fiuto politico ha tradito Maroni. Salvo poche famiglie ricchissime, l’assistenza agli anziani è un problema ossessivo per molti, perciò avrà contro anche parecchi leghisti. Non è escluso che questo provvedimento resti lettera morta, o sia attuato solo in qualche caso, per mostrare agli ingenui l’inossidabile intransigenza del ministro. Questa buffonata, però, creerà innumerevoli problemi alle badanti: le ucraine hanno dovuto abbandonare un paese, un tempo granaio d’Europa, disastrato, più ancora che dall’incidente di Chernobyl, dalla subordinazione al capitale occidentale. Molte di loro hanno un’alta qualificazione, tante sono ingegneri. Invece di aiutarle a valorizzare le loro capacità tecniche, con vantaggi anche per l’economia italiana, la demagogia del governo le perseguita. Quanto alle sudamericane, la vicinanza linguistica tra l’italiano e lo spagnolo potrebbe favorire un rapido inserimento, se la gretta reazione della parte peggiore della politica italiana non studiasse ogni giorno un nuovo intralcio per impedirlo.

Non sono problemi che riguardano solo gli stranieri. I soprusi, le norme forcaiole, le repressioni, i ricatti a danno degli immigrati, sono precedenti che facilitano una politica repressiva anche verso i lavoratori, i pensionati, le casalinghe, gli studenti italiani. Come la società indiana tradizionale, anche il capitalismo crea i suoi paria. La libertà è un bene collettivo, se una parte della società ne è privata, tutto il complesso sociale ne soffre. Un motivo in più per chiedere ai lavoratori e ai militanti un’attiva solidarietà verso queste vittime della discriminazione sociale.