No a leggi razziali per gli irregolari
Un articolo che mette in evidenza la barbarie che è presente nei provvedimenti del governo Berlusconi volti a tutelare la sicurezza degli italiani. (Di Guido Neppi Modona, docente Università degli Studi Torino, vice presidente emerito Corte Costituzionale. Da Il sole24ore dell' 11 febbraio). Reds – Febbraio 2009.


'Ma in che paese viviamo, dov'è finita la nostra memoria storica, il bene più prezioso della nazione?
Si erano da poco esaurite le numerosissime e condivise manifestazioni per ricordare e condannare le leggi razziali anti ebraiche del 1938, di cui ricorreva l'anno scorso il sessantesimo anniversario, e venerdì 6 febbraio il Senato ha approvato in prima lettura alcune norme razziste contenute nel così detto pacchetto sicurezza.
La priorità dell'attenzione su quel molto discutibile disegno di legge spetta oggi alle norme manifestamente incostituzionali che violano i diritti fondamentali dello straniero per il solo fatto di essere un extracomunitario irregolare.

La disposizione che ha suscitato maggiore indignazione è l'articolo 45 del disegno di legge approvato dal Senato, precisamente il comma t (che è l'ultimo di ben 27 commi, tutti relativi alla disciplina degli stranieri e quasi tutti difficilmente comprensibili dai comuni mortali).
Eccone il sibillino contenuto: «All'articolo 35, il comma 5 è abrogato».
Il comma del testo unico sull'immigrazione di cui è stata votata l'abrogazione stabilisce che «l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità».

Il divieto di segnalazione mira a rendere effettiva la tutela della salute, che l'articolo 32 della Costituzione riconosce come «fondamentale diritto dell'individuo (e non solo del cittadino) e interesse della collettività»: allo straniero bisognoso di cure, anche se irregolare, è garantito il diritto alla necessaria assistenza sanitaria senza timore di essere denunciato e espulso dal territorio nazionale.
Sopprimere il divieto di segnalazione significa che lo straniero irregolare verrà privato del diritto alla salute e diventerà, per il solo fatto di essere clandestino, un essere umano dimezzato, che vale meno dei cittadini italiani e degli immigrati regolari.
In questa discriminazione persecutoria stanno appunto le radici del razzismo: poche parole di un codicillo seminascosto in un testo di ' legge di per sé confuso e complicatissimo pongono centinaia di migliaia di immigrati di fronte alle alternative di rinunciare al i soccorso e alle cure mediche, di ricorrere aduna assistenza sanitaria clandestina onerosa e incontrollata, ovvero di rischiare, magari dopo anni di permanenza e di onesto lavoro in Italia, di essere' segnalati e espulsi come clandestini.

Ma non è tutto: nella logica giuridica, e talvolta anche nel comune sentire, eliminare un divieto acquista il significato di legittimare il comportamento opposto, nel nostro caso una sorta di incitamento al personale sanitario a violare la deontologia professionale segnalando all'autorità lo straniero irregolare.
Purtroppo la discriminazione votata dal Senato non è l'unica novità in danno dello straniero irregolare.

L'articolo 21 prevede il nuovo reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato.
Si tratta di una contravvenzione punibile solo con la pena pecuniaria (ammenda da 5.000 a 10.000 euro), ma è la premessa di più gravi conseguenze penali e, soprattutto, viola la fondamentale garanzia costituzionale di essere puniti solo per fatti materiali, e non per una mera condizione personale, quale appunto l'essere straniero irregolare.

Il nuovo reato si collega ad un decreto-legge del maggio del 2008, che aveva previsto un aumento della pena sino ad un terzo nel caso di qualsiasi reato commesso dallo straniero che si trova illegalmente in Italia, a prescindere da qualsiasi collegamento tra tale condizione e il reato commesso.

Pezzo per pezzo, si sta costruendo uno statuto speciale in danno dello straniero irregolare: sono queste le premesse di una persecuzione dei diritti analoga a quella attuata nel lontano 1938 dalle leggi razziali antie-braiche.
L'esperienza storica insegna che la violazione di diritti fondamentali e del principio di eguaglianza nei confronti di intere categorie di soggetti "diversi" può portare molto lontano.
Ci auguriamo che quelle norme discriminatorie non divengano mai legge e non costringano la Corte costituzionale a dichiararle illegittime. Non sarebbe un buon viatico per questa maggioranza parlamentare.