Che
regionali saranno?
È inegabile!
Tutti guardano a marzo quando ci sarà la nuova importante tornata elettorale.
E' evidente la caratura politica di questo test che coinvolgerà i governi
delle regioni a statuto ordinario (15 su 20). La situazione, come tradizione
nella politica italiana, è ancora molto fluida (Di Maurizio Attanasi).
Reds – Dicembre 2009.
Quello che a maggio dello scorso anno, sembrava il granitico PDL, mostra segni
di ben augurante disgregazione!
Il PDL, che come il PD, è un partito nato a “fusione fredda”
cioè per volontà dei leader, sta pagando, in questo momento,
il periodo difficile del proprio leader riconosciuto e carismatico.
Le difficoltà che il presidente del consiglio sta incontrando lungo
il suo percorso hanno rintuzzato le velleità dei suoi nemici interni,
i quali stanno affilando le armi.
Le lotte intestine hanno al centro le candidature alle presidenze delle regioni,
in particolare per quelle del nord, dove Berlusconi ha dovuto pagare un pesante
prezzo nei confronti della Lega.
Anche tra i centristi vige la confusione più totale a causa di una
mancanza di una linea condivisa tra i leaders sulle scelte da fare sul terreno
delle alleanze.
Ora, oltre al partito di Casini, che aveva brillantemente superato l’asticella
dello sbarramento alle ultime competizioni politiche, si è aggiunta
la nuova creatura voluta dall’ex sindaco di Roma Rutelli, uscito dal
PD in preda al terrore che sotto la guida di Bersani, il partito sarebbe precipitato
a sinistra.
Ad “Alleanza per l’italia” (il nome del soggetto voluto
da Rutelli) hanno aderito, ovviamente, esponenti provenienti dai democratici
come l’industriale Calearo, o la ex ministra Lanzillota, ma anche ex
membri area UDC come Tabacci, che ha definitivamente abbandonato il partito
di Cesa e Casini, il quale mal sopportava i tentennamenti e gli esasperati
tatticismi che Casini sta avendo in vista delle regionali.
Ma cosa farà Rutelli, nell’imminente tornata elettorale?
Sicuramente si presenterà, visto il suo impellente bisogno di visibilità
e l'urgenza di occupare postazioni anche minime nelle istituzioni per esercitare
la sua porzione di potere politico.
Ma anche a Rutelli si presenta il dilemma di quali alleanze prediligere affinchè
il risultato sia il migliore possibile.
Nei progetti di Rutelli c'è il grande centro, ma c’è un
Casini che sembra voler giocare a due tavoli e non in esclusiva con Alleanza
per l’Italia, e gli altri potenziali soggetti non ancora scesi in campo
(leggi Montezemolo, qualche sindacalista confederale etc) .
Vista la situazione estremamente ingarbugliata, non è escluso che possa
correre da solo, oppure scegliere di allearsi con uno dei due contendenti
(con Bersani dimenticando le recenti lotte e i motivi che lo hanno portato
fuori dal partito, o con Berlusconi l’eterno nemico)!
Casini, si diceva, ha un progetto ambizioso: essere l’ago della bilancia
nelle elezioni regionali appoggiando ora il centro destra, ora il centro sinistra
motivato non da ragioni politiche e di scelta delle candidature ma più
semplicemente dalla volontà di stare nella coalizione che ha maggiori
possibilità di vittoria.
Ma come nel centro destra, anche il PD e i suoi alleati stanno vivendo un
periodo movimentato.
Innanzitutto bisognerà vedere quale sarà la consistenza della
scissione di Rutelli e come saranno i rapporti del PD di Bersani con il partito
di Di Pietro. I due partiti sembrano sempre essere in disaccordo, ma poi la
real politik li spingerà a stare insieme.
Poi ci sono i piccoli.
Sinistra Ecologia e Libertà (SEL), il movimento guidato da Vendola
è indissolubilmente legato al centro sinistra e alla alleanza con il
PD. Ma è difficile prevedere come questo partito si muoverà
sul piano nazionale prima che venga risolta la questione pugliese, dove il
PD è diviso al suo interno se appoggiare o meno la ricandidatura di
Vendola alla presidenza della regione. La ricandidatura di Vendola comporterebbe
la rottura dell'accordo con Casini, e questo per la dirigenza del PD rappresenterebbe
un problema.
Sarebbe un durissimo colpo per il partito di Vendola e Mussi, che negli ultimi
mesi ha dovuto subire l’abbandono dei due soggetti strutturati che erano
in SEL: i Verdi e i socialisti di Nencini. Al momento, al movimento di Vendola
hanno fatto riferimento i gruppi che hanno perso i propri congressi (da Mussi
e quelli di Sinistra Democratica che avevano abbandonato il PD, a Vendola
e i suoi che avevano lasciato il PRC dopo la sconfitta di Cianciano, ai Verdi
di Francescato e Cento, agli ex PdCI della Berillo) che sembrano guardare
solo a un rapporto con il centro sinistra, incapaci di pensare il proprio
futuro senza l’alleato di ferro Bersani.
I Socialisti, che hanno abbandonato Vendola, stanno tentando con i radicali
di dar vita ad una nuova micro-alleanza con il Pd, con quali obbiettivi e
in quali prospettive, non è dato di sapere.
I verdi hanno grosse difficoltà ed è veramente difficile ipotizzare
una loro possibile sopravvivenza come forza politica autonoma. L'andata in
fumo del progetto con Vendola ha portato alla formazione di un gruppo che
ha abbandonato il partito, mentre si assite a passaggi individuali di personaggi
storici del Sole che Ride tra le fila del PD. L'obbiettivo neanche troppo
nascosto di costoro è quello di creare una corrente ambientalista all'interno
del partito di Bersani dove già da tempo ci sono esponenti dell'ambientalismo
molto noti come Realacci.
E poi c’è la sinistra.
Rifondazione e i Comunisti italiani, continueranno nel loro percorso verso
la Federazione.
Cosa fare alle regionali non è ancora deciso, ma le dichiarazioni dei
mesi scorsi di Ferrero sulla possibilità di governi nazionali, anche
con l’udc, e la vittoria di Bersani nel congresso del PD, hanno nuovamente
spinto i comunisti uniti italiani (Ferrero e Diliberto) verso il PD.
Non è da escludere, perciò, visto che Bersani ha riparlato nuovamente
di una stagione ulivista e visto che ha ferocemente criticato la scelta di
Veltroni di correre da solo nelle ultime politiche, che si riproponga di nuovo
la grande alleanza del centro sinistra, con l'aggiunta dell'UDC se tutti gli
alleati ci staranno, ivi compreso lo stesso Casini che dovrebbe accettare
di essere in una allenza con i comunisti.
La federazione dei comunisti, al di là di tutti i distinguo, sembrerebbe
disponibile.
A sinistra del PRC, non registriamo segnali che indichino la volontà
delle varie compenenti di andare ad un accordo politico tra loro e con la
neonata Federazione della Sinistra.
Il partito comunista dei lavoratori (pcl), il partito di alternativa comunista
(pdac) e sinistra critica sembrano procedere su progetti del tutto autonomi:
il pcl si presenterà orgogliosamente da solo, là dove valuterà
di avere le forze sufficienti al raggiungimento di un anche se piccolo risultato;
cosi come farà sinistra critica, presentandosi dove lo riterrà
più utile alla propria battaglia e anche qui dove i numeri glielo consentiranno;
stesso discorso di isolazionismo e per il pdac. Quindi, nessua spinta all’unità.
Gli scenari nazionali e internazionali disegnano una crisi ancora lunga, che
in buona parte sarà pagata dalle classi sociali più deboli;
licenziamenti, ristrutturazioni, delocazioni, attacchi ai diritti dei lavoratori
sono stati già compiuti e saranno ancora compiuti nei prossimi mesi,
con il vento favorevole di questa maggioranza al governo; essere nel conflitto
sociale è essenziale, coordinare i movimenti è importante ma
occorre dare uno sbocco a queste lotte e lo sbocco è un partito, o
una coalizione seria, coesa, che sappia superare i propri egoismi.
I contesti elettorali rappresentano delle formidabili occasioni che andrebbero
utilizzate per proporre candidature forti e con connotazioni di classe evidenti;
per promuovere
liste unitarie che siano espressione di programmi alternativi a quelli del
PD e che ne smaschrerino l'opportunismo interclassista, che abbiamo come valori
fondanti la difesa dell’ambiente, del lavoro e dei lavoratori, dei beni
pubblici e la consapevolezza di voler costruire un diverso modello economico
e sociale!