Nicky for president!!!
Alcune riflessioni sulle primarie pugliesi, sulle prossime elezioni regionali e sulla politica nazionale (Di Maurizio Attanasi). Reds – Febbraio 2010.


La Puglia fa ancora notizia, come cinque anni fa quando Vendola vinse di misura e inaspettatamente le primarie del centro sinistra, riuscendo poi nell’impresa storica di battere il presidente in carica Fitto, rampollo berlusconiano di razza.
Ora la situazione rispetto a cinque anni fa è cambiata.
Allora Nichy era un outsider, un deputato poco noto, e sostenuto solo dal suo partito, ma che è poi stato in grado di muovere larghe masse, che hanno attivato comitati spontanei in tutta la regione, coinvolgendo cittadini fino allora apatici e trasformandoli in militanti determinati a portare al successo finale la candidatura di Vendola.
Vendola è oggi il presidente uscente, un leader nazionale, capo di un partito che gode di spazi mediatici rilevanti, un conoscitore profondo della macchina regionale, un abile manovratore che con intelligenza e spregiudicatezza ha gestito una crisi molto seria della sua giunta (finita sotto la lente delle procure pugliesi) portando a buon fine un difficile rimpasto decidendo in piena autonomia le nuove nomine, lasciando fuori dalla giunta il suo vecchio partito, quella Rifondazione Comunista che in quell’occasione e non solo, non gli ha fatto mancare le sue giuste critiche.
Vendola, di scuola Bertinottiana, ha mostrato un carisma e delle doti che l’hanno reso in grado di parlare alle masse esercitando tutto il suo fascino su elettorato e corpo militante, al dilà della sostanza delle scelte fatte (è riuscito ad esempio a spacciare per “rivoluzionario” un governo con dentro tanti ex dc!!!).
Il Pd non voleva le primarie; nei progetti dei vertici Pd (leggi Massimo D’alema in particolare) il buon Vendola si sarebbe dovuto ritirare in buon ordine, lasciando il posto ad un rispettabile e presentabile esponente, ovviamente del Pd, in grado di permettere al centro sinistra l’allargamento al centro per inglobare nella colalizione la formazione di Casini e, magari, il movimento Io sud della post-fascista Poli Bortone.
Ma l’ostinazione del presidente della regione e un Pd debole e lacerato hanno portato alla celebrazione delle primarie di fine gennaio.
L’avversario delle primarie è rimasto uguale: quel Boccia, pupillo dalemiano, che questa volta ha giocato il ruolo di vittima sacrificale dopo il rifiuto del potente sindaco pd barese, l’ex pm Emiliano.
Sulla positività che viene attribuita allo strumento delle primarie è lecito nutrire forti perplessità in merito alla attendibilità di questa manifestazione della volontà popolare. Permangono seri dubbi sull’appartenenza di questi pseudo elettori, come pure sono evidenti i limiti reali che impediscono a chiunque di partecitare alla contesa elettorale, principalmente per i costi economici che solo in pochi possono pensare di poter sostenere.
Per non parlare poi dell’impulso che le primarie conferiscono alla personalizzazione della politica, nonostante gli sforzi (penosi) che i candidati fanno per distinguersi tra loro attraverso i rispettivi programmi.
Si è arrivati, comunque alle elezioni del 24 gennaio e Vendola ha vinto.
I votanti sono stati decisamente di più che rispetto cinque anni fa : allora erano stati circa 80.000 quest’anno più di 200.000.
Queste primarie, che hanno mobilitato e contrapposto, sull’onda lunga di quanto era successo al congresso, le due anime del Pd, hanno avuto una forte risonanza nazionale, in quanto hanno rappresentato un momento importante di resa dei conti interna al gruppo dirigente Pd, al di là della questione Vendola. L’aumento esponenziale del numero degli elettori, rispetto cinque anni prima sono una dimostrazione della volonta dei gruppi dirigenti di giungere a una prova per mettere in evidenza i reali rapporti di forza.
Infatti, rispetto alle primarie del Pd hanno votato 34.ooo elettori in più e se consideriamo che nelle ultime elezioni svolte (le europee), i partiti che apertamente sostenevano Vendola (Sel, Prc e Pdci) avevano ottenuto 210.000 voti, si può concludere che ovviamente Vendola ha pescato abbondantemente nel Pd, un partito in cui contava già prima del tira e molla delle primarie numerosi estimatori e sostenitori.
Cosa ci resta dopo le primarie in Puglia?
Un Pd sicuramente ancora più debole.
Dopo la decisione di seguire la Bonino nel Lazio, dopo la presentazione della candidatura, senza speranza e senza futuro, in Lombardia, dello sconfitto presidente della provincia Penati, anche la coalizione in Puglia non sarà guidata da un suo uomo.
Una Sinistra Ecologia e Libertà molto più forte non solo in Puglia, ma a livello nazionale.
Vendola e i suoi sembrano voler perseguire il progetto di Bertinotti, che sperava nelle convulsioni del Pd, per poter prendere la guida dell’intera coalizione. Un progetto spiegato esplicitamente, con dovizia di particolari dal settimanale “Gli altri”, diretto dall’ex prc Sansonetti e vicino al governatore della Puglia: secondo Sansonetti sarebbe Vendola il nuovo leader della sinistra dopo aver vinto, sul campo, il confronto diretto con D’Alema.
Con il suo carisma, avrebbe tutte le carte in regola per guidare tutto lo schieramento delle forze politiche che si collocano fuori dall’influenza di Berlusconi e del Pdl.
Sansonetti, senza mezzi termini, partendo dalla constatazione dell’esistenza sia del bipolarismo che del leaderismo, arriva a proporre Vendola come il leader naturale da contrapporre a Berlusconi.
Invita SEL ha mettere il nome di Vendola nel proprio simbolo e dopo le elezioni regionali “sarà ragionevole che Pd e vendoliani si siedano intorno ad un tavolo e decidano le tappe della riunificazione delle forze di sinistra”
Nel progetto di Vendola poi non c’è l’abbandono del dialogo con l’UDC; anzi la sua vittoria in Puglia e quella della Bonino in Lazio porterebbero determinare le condizioni, derivanti da nuovi rapporti di forza, tali da non consentire più all’Udc di pronunciare dicktat nei confronti dei suoi possibili alleati.
La Federazione della Sinistra rimedia nuovamente una pessima figura.
Dopo aver appoggiato Vendola in Puglia e aver fatto pressioni su SEL per spingere il Pd ad accetarla in Lombardia a sostegno di Penati, dopo l’ennesimo rifiuto si è vista costretta a presentarsi in solitario con la candidatura alla presidenza di Vittorio Agnoletto.
Il panorama italiano è veramente desolante!
Probabilmente Vendola vincerà in Puglia, visto che il centro-sinistra si presenta unito (anche con i radicali) e il Pdl non è riuscito a convincere l’Udc e la potente senatrice Poli Bortone a correre insieme.
Ma questa vittoria non sarà in grado di portare un vento nuovo dentro lo schieramento di sinistra, visto che da una parte SEL lavora con determinazione e dichiara esplicitamente di voler conquistare i voti dei moderati al centro e, dall’altra la Federazione della Sinistra punta alla riproposizione del già sconfitto e morto pogetto arcobaleno e per un ritorno organico nello schieramento di centro sinistra.
Tra le due posizioni è difficile dire quale sarà quella che risquoterà maggiore successo in termini elettorali; c’è però una certezza: non è certo per nesuna di queste due strade che sarà possibile per la sinistra radicale e di classe riconquistare i voti persi in virtù delle sua scelte moderate e filogovernative, o quantomeno fermare l’emorregia che la pervade e da anni.