Elezioni
regionali: nulla di nuovo sotto il sole
Le elezioni regionali
confermano il trend di politiche e amministrative. Il centro destra , fondamentalmente
vince, trionfa la lega. Affermazione di Grillo e dell’astensionismo.
Futuro nerissimo per democratici e sinistra. (Di Maurizio Attanasi).
Reds – Aprile 2010.
Nonostante le presidenze di due regioni siano state assegnate al fotofinish,
le elezioni regionali non hanno riservato novità eclatanti.
Un dato, però importante, è emerso fin dalla chiusura dei
seggi: il forte astensionismo.
Il 35,8 % degli elettori non ha votato (nelle ultime regionali erano stati
il 28%).
Se si facciamo un raffronto con le europee (parliamo di dieci mesi fa) la
variazione è di un 10 %. E’ come se in pochi mesi fosse nato
un nuovo partito.
L’astensione è un brutto segnale per un paese come l’Italia
che nel corso della tanto vituperata prima repubblica, con un sistema proporzionale
puro, aveva conosciuto una media tra le più alte a livello continentale
(punte superiori all’85 per cento).
Le cause sono sicuramente molteplici: la politica viene vista come qualcosa
di sporco, fatta da gente che pensa ai propri interessi e non a quelli della
collettività e, quindi, meglio stare lontani !!!!
Altra causa, di cui non si parla molto, è data dall’omologazione
dei due poli e dalla legge elettorale che ormai tende a sacrificare la rappresentanza
reale della popolazione in nome della cosiddetta governabilità.
L’astensionismo questa volta ha colpito tutti e chi si aspettava che,
come in Francia poche settimane fa, fosse penalizzata solo la maggioranza
di governo è rimasto deluso: tutti i partiti hanno perso numerosi
consensi.
Ma a chi giova l’aumento dell’astensionismo?
Sicuramente agli stessi che, da sempre, portano avanti l’idea che,
dovendo scegliere tra garantire la rappresentanza e garantire la governabilità,
è bene propendere per la seconda; perché solo con la governabilità
sarebbero possibile le riforme strutturali di la nazione ha bisogno (sanità,
pensioni, scuola e ora giustizia)!
Perché solo con la stabilità del governo si ha la stima e
la fiducia dei mercati e delle istituzioni monetarie internazionali.
Cosi si sono trovati marchingegni legali, per ridurre al lumicino le opposizioni
negli ambiti istituzionali. E allora sono venute leggi maggioritarie, soglie
di sbarramento, premi di maggioranza, richieste di firme assurde per la
presentazione di liste, senza dimenticare le liste civette di qualche legislatura
fa, appositamente create per contrastare i piccoli partiti.
Governabilità e stabilità sono richieste a gran voce anche
dalla classe padronale, diventata insofferente anche nei confronti di forze
politiche non aprioristicamente contrarie al sistema economico capitalista
(vedi i verdi ma anche gli stessi comunisti italiani) e che si unisce al
coro dei sostenitori del bipolarismo tra forze non troppo diverse, in concorrenza
tra loro e facilmente intercambiabili, a seconda della contingenza.
Altro elemento su cui riflettere: il berlusconismo è
vivo!
Sembrava precipitato in una crisi di credibilità a causa dei duri
attacchi arrivati con le indagini sulle escort e, successivamente, sulle
vicende che hanno interessato la protezione civile. Il suo fascino sembrava
ormai compromesso.
E invece, il cavaliere ha stupito di nuovo tutti, come nel 2006, quando,
dato per spacciato riusci a raggiungere Prodi sul filo di lana e a perdere
per pochissimi voti.
E sappiamo tutti come è finita per Prodi.
Anche questa volta la sua “discesa in campo”, con la riproposizione
dell’ennesimo referendum pro o contro Silvio, ha risollevato le sorti
a favore della destra.
Come pure ha pagato la scelta fatta da Berlusconi di non insistere eccessivamente
per una alleanza con Casini, e di puntare invece a rinsaldare i rapporti
con la Lega e con alcuni settori ex AN.
Dopo, a bocce ferme e con lo spumante ancora nei bicchiere, esponenti di
rilievo come Bondi, hanno potuto da posizioni di forza pensare di aprire
all’UDC in un futuro non lontano.
La Lega in crescita impressionante, sta espandendosi anche verso il centro
dell’Italia ( avrà 2 consiglieri nelle Marche, 2 in Toscana,
1 in Umbria, 4 in Emilia) e ora ha anche la presidenza di due regioni tra
le più importatni d’Italia.
E’ l’unica che riesce a collegare radicalità e capacità
di governo; presenza nel territorio e nel salotti televisivi; parla a tutti
(e da tutti prende i voti) dall’operaio al datore di lavoro.
E’ l’ago della bilancia del governo, mentre Fini sembra ormai
doversi accontentare di un ruolo, se non subalterno, sicuramente attendista.
Altro elemento: PD e Sinistra.
Il PD è semplicemente grottesco. come i peggiori democristiani riesce
sempre a vedere, al dilà di ogni evidenza, il bicchiere mezzo pieno:
“non abbiamo perso”, “la forbice tra pd e pdl si è
ristretta” etc, etc !
Ha ragione Grillo quando dice che sono da neuro.
Si ripropone l’ennesima resa dei conti nella storia di questo partito,
che nel volgere di un paio di anni ha già bruciato due segretari.
Ma la cosa più drammatica e che un figuro come Veltroni, non esente
da colpe nel disastro della sinistra sia riformista che radicale di alcuni
anni fa, sta tornando sul proscenio per criticare Bersani.
Qualcuno dice che il PD stia cercando un nuovo leader, che sia capace di
scardinare i giochi e i personaggi che hanno in ostaggio un PD sempre senza
idee.
E allora ecco balenare i nomi di quei pochi che nelle regionali non hanno
seguito il disastro generale: Bonino e Vendola!
I nomi suggestivi per i più, ma è proprio questa insistenza
sui nomi che il vero problema del PD: un problema di contenuti, di scelte
, di classi sociali a cui fare riferimento!
Ma, come si diceva, anche a sinistra la situazione è nera:
Se sommiamo i risultati della Federazione della Sinistra, Verdi e Sinistra
Ecologia e Libertà, si arriva ad un 6,4 % che è il doppio
di quello che alle tragiche politiche del 2008 prese l’arcobaleno
(3,08).
Il problema è che la prospettiva politica di questa ipotetica unione
sarebbe solo e soltanto la riedizione dell’ulivo!!!!
Nichi Vendola è uno dei pochi che nel centro sinistra
ha oggettivamente vinto e questa vittoria sicuramente lo mette in condizione
di ambire a giocare un ruolo sul piano nazionale, ma bisognerà vedere
come.
Il leader di Sinistra Ecologia e Libertà ha vinto due volte: una
contro l’apparato PD che non lo voleva alle primarie, preferendogli
l’alleanza con Casini e una contro il PDL riottenendo il secondo mandato.
La sua vittoria è anche figlia dell’incapacità della
destra di gestire la competizione elettorale. L’aver affidato tutto
tra le mani di Fitto, ambasciatore del berlusconismo pugliese, ha di fatto
aperto la strada alla molto più popolare Poli Bortone che ha catalizzato
sulla sua candidatura i voti di estrema destra, di Io Sud e dellUDC, che
altrimenti sarebbero andati al PDL determinandone la vittoria.
Ma al dila di questo, forse è il caso di non enfatizzare questa vittoria,
viste le ombre che anche esperienza pugliese ha messo in mostra, e visto
che quel grande laboratorio di cui lui parla a toni alti non è poi
così una grande realtà e non è neanche quel paradiso
che vorrebbe far credere.
La giunta di Vendola deve ancora continuare a fare i conti con le indagini
della magistratura e i pesanti intrecci tra malaffare e sanità in
cui si è trovata invischiata, per non parlare di un tema delicato
come la natura giuridica dell’acquedotto pugliese che non vede in
sintonia Vendola e gran parte del PD.
A fine mandato, poi, era emerso in maniera impressionante il personalismo
di Vendola, che aveva accentrato su di sé tutta la responsabilità
e la decisione del rimpasto, facendo però fuori, Rifondazione Comunista.
In fase di formazione delle liste ha rifiutato accordi con il PRC (che si
è presentato in una bicicletta inedita con i verdi) puntando sul
successo della propria lista e di un'altra infarcita di ex socialisti e
anche qualche ex Forza Italia.
Vendola, poi, non ha modificato la legge elettorale che è una di
quelle che prevede una soglia di sbarramento tra le più alte in Italia
( e i risultati si sono visti con PRC e Verdi fuori dal consiglio regionale!).
Ultime due annotazioni: “le fabbriche di NIchi”, gruppi di sostegno
a favore di Vendola che fine faranno? Già cinque anni fa dopo la
vittoria Vendola aveva archiviato i comitati spontanei che erano nati per
appoggiarlo.
Oggi sembra che avranno un futuro diverso, anche perché Vendola sta
decidendo cosa fare, ed è chiaro che se decide di fare il salto in
campo nazionale queste strutture potrebbero essere ancora più utili
della deludente e non del tutto affidabile Sinistra Ecologia e Libertà.
Il governatore della Puglia, se non vuole finire relegato nei suoi laboratori,
ha ora due opzioni: entrare nel Pd, formando una propria corrente per cercare,
successivamente, di divenirne il leader e magari facendo entrare altri soggetti
nei democratici, per perseguire un nuovo grande ulivo che contenga anche
Udc e radicali, oppure formare un nuovo raggruppamento a sinistra del PD,
cercando di coalizzare tutti i soggetti fuori dal pd, per trattare, in posizione
di parità, la leadership.
La Federazione della Sinistra è ormai al lumicino.
E’ stata, di fatto, superata nei numeri dalla formazione di Vendola
, anche se questa poteva contare sul fattore Puglia.
I risultati della Federazione nelle realtà in cui il PD l’ha
costretta a correre da sola sono disarmanti: Ferrero in Campania ottiene
un misero 1,56 (all’europee aveva preso 3,8); quasi come il candidato
presidente del movimento di Beppe Grillo.
In Lombardia, Agnoletto non va meglio. La lista ottiene poco più
del 2 % (alle europee aveva il 2,7 se guardiamo alle regionali di cinque
anni fa 5,7!!!). In Lombardia in termini di preferenze sia il partito, che
il candidato presidente sono superati anche dal movimento di Beppe Grillo!
Nel resto dell’Italia è nel calderone del centro sinistra;
unica eccezione le Marche. Anche qua come nelle altre due regioni Rifondazione
è stata “costretta” dalle scelte del pd a correre da
sola. Ma qui l’alleanza con SEL è riuscita e ha ottenuto un
7,11% e 2 consiglieri regionali.
Le schegge a sinistra sono microcosmi che voglio restare isolati ognuno
nel proprio meraviglioso isolamento!!!
Sinistra Critica non si è presentata in nessuna
regione, il PCL (in forte polemica per questo con sinistra
critica) è riuscita a presentarsi in una provincia della Basilicata,
e in un paio di competizioni provinciali con un 0,3 di media.
Il PdAC, presente in Puglia, ha collezionato anch’esso
uno 0,3.
Infine Beppe Grillo.
lui dice di essere la lega del nuovo millennio: vedremo; al momento ha saputo
impossessarsi di battaglie che la sinistra sta dimenticando (l’ambiente).
Addotta una strategia populista e accentra tutto sulla sua persona : ha
indubbiamente energie positive e vitali da spendere a piene mani !
Concludendo si può affermare senza il rischio di sbagliare, che la
sinistra debba profondamente interrogarsi, ripensarsi e ripensare su tutto:
sulla forma partito, sul radicamento sociale, sulla presenza nelle lotte
sociali, sul linguaggio e su come temi sacrosanti della tradizione marxista
e comunista vadano riletti e “tradotti” oggi.