Amministrative
2011:siamo al maggio italiano?
I risultati del
primo turno delle amministrative hanno spinto tanti a sognare! Ma è
veramente finito il berlusconismo e qual è l’alternativa ? (Di
Maurizio Attanasi). Reds – Maggio 2011.
Sicuramente
è stata una tornata elettorale importante.
Anche i commentatori più seri e meno schierati non hanno potuto fare
a meno di constatare come queste elezioni amministrative hanno avuto una
valenza nazionale e se non la fine, hanno segnato sicuramente l’inizio
della fine di quella esperienza politica-sociale che va sotto il nome di
berlusconismo.
Sono state elezioni amministrative, ma l’impegno profuso dal presidente
del consiglio, che le ha trasformate in un referendum personale, con la
sua discesa in campo in prima persona candidandosi al consiglio comunale
milanese e l’importanza, tra le tante città in cui si è
votato, di quattro metropoli come Milano, Torino, Bologna e Napoli, hanno
conferito, de facto, una valenza politica a questo test.
Da dove arrivavamo?
Non dimentichiamo che Milano è la roccaforte del
berlusconismo, in mano al centro destra da tempo immemore, in una regione
in cui Formigoni “governa” da lustri, con un centro destra che
è stato in grado di prendere anche la provincia di Milano nell’ultima
occasione.
Un sindaco in carica da riconfermare, con l’appoggio della Lega nonostante
qualche malumore.
Torino, il
capoluogo piemontese, nella regione guidata dal leghista Cota, veniva da
diverse amministrazioni di centro sinistra, anche se non si presentava con
la compattezza del centro sinistra di altre occasioni (Rifondazione non
correva insieme al Pd).
Bologna, città tradizionalmente rossa, anche se
con recenti eccezioni, si presentava al voto dopo lo scandalo della precedente
giunta di centro sinistra, costretta alle dimissioni e alle elezioni anticipate.
Napoli, ultimo feudo non berlusconiano in una regione che
grazie alla “monnezza” e a scelte scellerate del Pd aveva, nel
corso delle ultime tornate elettorali, perso provincia e regione, e sembrava
dovesse essere fatta un sol boccone anche l’amministrazione comunale
.
Cosa è successo?
In estrema sintesi:
A Milano, la candidata del centro destra va al ballottaggio ma con sette
punti percentuali in meno rispetto al candidato del centro sinistra;
A Torino, il centro sinistra vince al primo turno senza Rifondazione;
A Bologna vittoria al primo turno per il centro sinistra;
A Napoli, non solo il centro destra viene costretto al ballottaggio, ma
verrà sfidato al secondo turno non dal candidato del Pd, ma da quello
dell’Idv e della Federazione della Sinistra.
Qualche riflessione
E’ finito il berlusconismo?
Premesso che Silvio Berlusconi rappresenta una triste anomalia nel nostro
paese, forse non ripetibile in altre “democrazie avanzate” occidentali,
sicuramente la sua scomparsa non porterebbe la fine delle diseguaglianze
sociali, né delle profonde ingiustizie che il sistema capitalistico,
con la sua nuova versione globalizzante, ci propone.
Ma, tenendo ben presente questa premessa, i segnali di un invecchiamento
delle pratiche e delle politiche del premier, acutizzatesi con la rottura
con Fini, e gli scandali sessuali a ripetizione, c’erano stati tutti.
In questo contesto, il generale arretramento del Pdl, concretamente palpabile
nella non vittoria al primo turno di Milano, nel dimezzamento delle preferenze
al presidente del Consiglio, nel risultato di Napoli, e nelle illusorie
velleità bolognesi e torinesi, aprono, per la prima volta, nei fatti,
scenari post Berlusconiani.
Anche la Lega contribuisce a destabilizzare il quadro.
Non solo non sfonda, come invece sarebbe stato nelle cose, sull’onda
degli importanti risultati delle scorse regionali, ma accusa un fortissimo
colpo a Milano e, in altre esperienze pilota (la corsa in solitaria in un
grosso comune del varesotto), non riesce a raggiungere neppure il ballottaggio.
Resta da verificare la capacità reattiva di Berlusconi (dato per
spacciato altre volte), e quanto questa sarà in grado di influenzare
i risultati dei ballottaggi e, di controbalzo, quanto la propaganda leghista
sarà in grado di pesare, in vista delle possibili elezioni anticipate
qualora tutto andasse a catafascio
.
Il terzo polo, di fatto, non nasce!
Quasi sempre autonomo, quasi sempre con le stesse percentuali dell’UDC.
Fini aveva detto che non era la prova giusta per misurare quanto vale il
suo Fli. Sicuramente
ha ragione, ma tenendo conto che all’interno del suo movimento ci
sono potenti dissenzienti e continue emorragie, non è concretamente
possibile prevedere la reale consistenza futura di questo soggetto politico.
E veniamo alla centro-sinistra.
Nel suo insieme ha ottenuto un risultato positivo questa volta, invertendo
la linea di tendenza degli ultimi anni.
Ma il presente non è cosi roseo, né tanto meno il futuro!
Per il PD, se ci fermiamo ad analizzare le quattro principali città,
in due (Milano e Napoli) ad ottenere un successo, anche se parziale, non
sono i propri candidati (a Napoli addirittura l’esponente che va al
ballottaggio è quello alternativo al Pd).
A Torino l’Ulivo ottenne, nel 2006, 152 mila voti ora il Pd ne ottiene
138 mila.
Nel precedente turno Chiamparino venne eletto con 307 mila voti, Piero Fassino,
ex segretario Ds, ex ministro, ottiene 255 mila preferenze.
Quindi sostanzialmente in calo!
A Milano, oltre ad aver perso nelle primarie, si vede costretto a portare
alla competizione elettorale per palazzo Marino un uomo vicino a Nichi Vendola
e ottiene 170 mila voti; nel 2006 il Pd aveva 139 mila voti; aggiungendo
i voti ottenuti da liste riconducibili anche al Pd arriviamo a 170 mila
circa.
Una sostanziale tenuta, mentre il centro destra crolla !
A Bologna, altra roccaforte del centro-sinistra, passa da 85 mila a 72 mila
voti. Il candidato sindaco, uomo Pd, da 112 mila preferenze a 106 mila.
Anche qui in calo nonostante la vittoria.
E infine le note dolenti (per il Pd) di Napoli.
Perso il primo turno dovrà appoggiare il candidato della Fds e Idv;
in termini di voti il partito di Bersani perde circa 90 mila voti!!!
Sinistra Ecologia e Libertà mette a segno un ottimo
colpo con Pisapia il candidato di Milano. Qui ha ottenuto 28 mila voti.
Nell’altro dato confrontabile, le regionali (alle precedenti amministrative
non era presente), aveva ottenuto 14 mila voti.
Voti raddoppiati !
A Torino e Bologna si presenta nella coalizione vincente; nel capoluogo
piemontese triplicano rispetto alle regionali; nella città emiliana
, dove venivano dalla sconfitta nelle primarie, ottengono ben 19 mila voti
(insieme con una civica che proponeva la ex candidata alle primarie esponente
del volontariato bolognese). Qui il raffronto è possibile con le
precedenti amministrative del 2009 dove avevano ottenuto circa 4,5 mila
voti: ottima affermazione positiva anche in questo caso.
A Napoli, pur appoggiando il candidato perdente del centro sinistra, ottiene
più di 16 mila voti contro i 14 mila delle regionali del 2010.
Sel può essere ormai considerata un movimento nazionale ottenendo
in quattro aree diverse del paese percentuali di voto tra il quasi 4 % percento
fino all’eccezione, spiegabile, di Bologna del 10 %.
Sembra quindi che il partito di Vendola abbiamo iniziato un radicamento
in tutto il paese.
La Federazione della sinistra, cioè Comunisti Italiani
e Rifondazione Comunista, sembra essere riuscita a bloccare l’emorragia
rispetto al passato recente; quello che sembra non cambiare è la
linea politica.
Dove gli altri li fanno sedere al tavola sono felici commensali del centro
sinistra (vedi Milano e Bologna); quando, per vari motivi, non vengono imbarcarli
corrono senza Pd (come a Napoli e Torino).
In termini di consensi elettorali e di visibilità mediatica è
stata superata grandemente dal partito di Vendola, nato da una costola del
Prc.
In nessuna delle grandi metropoli era riuscita a candidare un suo uomo,
neppure nelle primarie dove si sono tenute!
Si tratta di un soggetto politico che viaggia dal 1,1 (Torino) al 3,66 (
di Napoli, dove in termini percentuali sono superati da Sel anche appoggiando
il candidato che andrà al ballottaggio) di media intorno al 2 %.
Il partito comunista dei lavoratori ostinatamente continua
a proporsi, unico della sinistra oltre il Prc, in tutti e 4 i comuni principali
di cui trattiamo: non raggiunge nemmeno lo 0,2 % con il minimo a Milano
con lo 0,06.
Ammirevole sotto il profilo della tenacia e della testimonianza, un po’
meno dal punto di vista del progetto politico di una sinistra anticapitalistica
!
E' ampiamente condivisibile il giudizio espresso dall’esecutivo nazionale
di Sinistra Critica sul risultato del movimento politico
nato da Rifondazione Comunista un paio di anni fa. “Non funziona l’esperimento
torinese che Sinistra Critica – che pure conferma i suoi voti e registra
una buona candidatura operaia di Lojacono- ha fatto con la Fds e neanche
quello della lista “Napoli non si piega”, una lista formata
da Sinistra Critica, Rete dei Comunisti, Sinistra Popolare, Verdi Ambiente
e Società.
E’ un tentativo diverso da quello del Pcl, che cerca commistioni con
le lotte sociali presenti nei diversi territori.
Il futuro quindi continua ad essere molto incerto: se, contrariamente a
quanto ipotizzato negli ultimi tempi, il Pd decidesse di ridar vita al centro
sinistra dando rilanciando una riedizione dell’esperienza prodiana
e mettendo da parte le sirene del terzo polo, quella che viene definita
sinistra radicale cadrebbe mani e piede di nuovo nell’ennesimo tentativo
di centro sinistra.
D’altra parte l’altra sinistra è ancora molto poco incisiva
e solo una parte di essa ha un progetto interessante anche se di difficilissima
applicazione in una società mediatica come la nostra.