Elezioni Politiche 2013: ragioniamo sui numeri
L’Istituto Cattaneo ha esaminato l’andamento del voto ai partiti nelle elezioni politiche appena
concluse. I dati del 2013 sono stati messi a confronto con le consultazioni analoghe del 2008.. Reds – Febbraio 2013.


Il dato nazionale indica che i due principali partiti nati dalle aggregazioni del 2007 e 2008, Partito democratico (Pd) e Popolo della libertà (Pdl) hanno perso rispettivamente il 30% e circa la metà dell’elettorato che li aveva scelti nel 2008.
In particolare il Pd nel 2013 ha perso 3.435.958 voti rispetto alle precedenti elezioni politiche, pari a una contrazione del 28% (-28,4%). Il calo è stato significativo e diffuso sull’intero territorio nazionale, ma con picchi superiori alla media nelle regioni meridionali (-37% rispetto al 2008) e del Centro. In particolare, la perdita più importante si è avuta in Puglia (- 44,8%), Basilicata e Calabria (-39,4%), Abruzzo (-36,5%).

In generale, il partito di Bersani subisce un arretramento considerevole lungo tutta la dorsale adriatica, ossia nell’area economicamente più dinamica del Centro-Sud. In controtendenza va il dato del Molise, unica regione dove il Pd ha migliorato la sua posizione guadagnando circa 7.000 voti, pari al 20% in più.
Perdite ‘minori’, comunque nell’ordine di oltre 1/5 dell’elettorato del 2008, si sono altresì registrate nelle regioni settentrionali. Anche la ‘zona rossa’ ha conferito al Pd un numero assai minore di consensi, pari a un declino di oltre un quarto dei voti del 2008 (-26,3%).

Il Pdl ha subito una riduzione dei consensi tra il 2008 e il 2013 pari a quasi il 50% (-46%, - 6.296.744 voti). In particolare nelle regioni centrali della penisola il partito di Berlusconi ha visto ridursi il proprio elettorato esattamente della metà (-50,1%), mentre nel resto delle aree considerate la variazione si è attestata tra il -44% e il -48%. L’unica area in cui il Pdl ha ‘contenuto’ la sconfitta
è stato il Nord-est, patria del «forzaleghismo», in cui la riduzione dei voti è stata inferiore al 40% (- 39% in media, -34% in Veneto).

La Lega Nord ha perso oltre la metà dei consensi raccolti nel 2008 (-54%, -1.631.982 voti) con una riduzione molto superiore alla media nelle regioni della ‘zona rossa’ (-68%), area in cui il partito di Bossi si era esteso proprio in occasione della vittoria di Berlusconi mostrando una capacità di penetrazione a Sud del Po. L’evoluzione è stata più negativa nelle roccaforti del Nordest (-61%), mentre nel Nord-ovest (-49%) il forte declino in Piemonte (-64,3 %) e Liguria (-68%)è stato solo parzialmente compensato da una perdita minore in Lombardia (“solo” il 44,2% in meno).

Per quanto riguarda l’area politica di Sinistra radicale (nel 2008 Sinistra Arcobaleno, Pcl, Sinistra critica, Alternativa Comunista, nel 2013 Rivoluzione civile, Sel e Pcl), è possibile rilevare una crescita, sebbene contenuta, di voti. L’aumento di consensi a questo insieme di forzeè plausibilmente da ascrivere al risultato estremamente negativo del 2008, quando la débacle della Sinistra arcobaleno non permise di accedere alla rappresentanza parlamentare. L’avanzamento è stato di 400.000 votanti, pari a circa il 30% in più. Dal punto di vista geografico la progressione maggiore si è registrata al Sud, probabilmente in ragione dell’insediamento in aree vicine all’influenza di Vendola e della lista promossa dal sindaco di Napoli, De Magistris. Il risultato è stato invece assai meno favorevole al Nord, e in particolare nelle regioni del Nord-ovest, dove la crescita si è limitata a poche migliaia di voti in più rispetto al risultato molto negativo del 2008.

I partiti riconducibili all’area politica della Destra (nel 2008 Forza Nuova e La Destra, nel 2013 La Destra, Casa Pound, Fiamma Tricolore, Rifondazione Missina e Forza Nuova) sono passati da quasi 1 milione di voti a poco più di 400.000. La perdita è stata quindi considerevole, in media del 60%, più marcata nelle regioni del Nord rispetto al Centro-Sud.

La nuova aggregazione di Centro, guidata da Mario Monti, ottiene poco meno di 2 milioni di voti (1.924.281), dei quali quasi la metà (812.136) concentrati nel Nord-Ovest e solo una minima parte al Sud. In generale il partito di Monti, che ha ereditato il consenso politico dell’Udc moltiplicandolo, mostra un baricentro assai differente da quello del partito di Casini. Le regioni in cui cresce maggiormente (rispetto all’Udc del 2008) sono infatti il Trentino - Alto Adige (+252,5%)
la Lombardia (+207,9%), la Liguria (+172,5%), ma in tutto il Nord avanza più nettamente rispetto al dato medio nazionale.

Infine, l’ultimo e più importante dato è quello del Movimento 5 stelle, non presente nel 2008 (e quindi non riportato nelle tabelle delle variazioni). I consensi ottenuti dal partito sono stati circa 8.700.000 (per l’esattezza 8.689.168), distribuiti abbastanza equamente su tutto il territorio italiano. E’ questo un dato di grande importanza, se si considera che la capacità di insediamento elettorale del Movimento sino a pochi mesi fa appariva limitata solo ad alcune regioni del Nord. Di fatto, il partito di Grillo conquista oltre 2.400.000 milioni di voti al Sud, circa 2.150.000 nelle regioni del Nord-Ovest e 1.600.000 voti nella “zona rossa”. La regione che guida la graduatoria dei consensi è la Lombardia (1.130.704), seguita dal Lazio (928.175) e dalla Sicilia (842.617).