1990
– si costituisce nella facoltà
di architettura occupata di Roma il gruppo Sciatto.
6 persone all’attivo nella prima formazione e subito una rete complessa
di collaborazioni e interazioni. Prima importante esperienza comune,
per il Festival People to People e per l'underground Festival Totalitni
Zona Organicke Umeni a Praga alla fine del 1990 con interventi di installazioni
e performance.
Il gruppo si trasforma e diviene SCIATTO produzie: laboratorio di produzione
di installazioni e di eventi che hanno come soggetto di azione e luogo
di mutazione la città quale essenziale e ultimo spazio per l’agire
artistico e sociale. Così si costruisce un rapporto duraturo
e profondo con le realtà dei centri sociali, con cui si collabora
e si interagisce per la definizione e l’organizzazione di eventi seminari
laboratori e festivals realizzati in centri occupati e nella mappa metropolitana.
“Come gruppo di azione scenografica e come laboratorio di progettazione
architettonica SCIATTO riconosce nei luoghi di confine sociali ed urbani
l’ultimo campo significativo per l’operare artistico. Trova il proprio
ambito di ricerca nelle periferie, nei frammenti rifiutati dalle trasformazioni
della città post-industriale, nelle possibilità di provocare
mutazioni, reinterpretazioni dello spazio su cui s’interviene.
E' lo straniamento lo strumento di frattura che visualizza un’immagine
alterata, fortemente condizionata dalle forme e dalle possibili interpretazioni
dello scarto.” Questa è la prima presentazione della crew come
laboratorio di costrudistruzioni.
2000
– il gruppo Sciattoproduzie è uno studio per allestimenti e installazioni,
in costante e stretto legame con la città e con le sue mutazioni.
10 anni di attività in cui il gruppo si organizza in forme e
attraverso l’impegno di persone diverse. Dalle semplici installazioni
ai veri e propri allestimenti, dalla progettazione e costruzione di
ogni struttura alla realizzazione di ‘allestimenti digitali’, dal lavoro
concentrato esclusivamente sul gruppo alla collaborazione e interazione
con personalità e linguaggi differenti.
Lo straniamento permane quale metodo e struttura di sperimentazione
e progetto. Così nelle installazioni: da SCULTURA
n°1 a Praga: chassis di Volkswagen che diviene crocifisso, o
TRAMUTANTE SCIATTO: tram praghese che si rivela come ventre di animale;
passando per ACQUA SPORCA: una cucina per ‘ tortura domestica’; e per
il progetto di SALA MACCHINE con allestimento
e strutture per immagini suoni e parole. Fino a BABEL/BRINA:
un totem di auto per la campagna sulla sicurezza stradale; o ATTRAVERSO
IL LUNGO SOLCO: un piccolo frammento di città nella galleria
A.A.M. a Roma; o ancora BASSA FREQUENZA:
la torre per la rigenerazione corporea con sonorità a 25/35 hz.
E negli allestimenti: IL VENTRE DEL DRAGO: percorso di spaesamento in
un centro sociale; LA TELA DEL RAGNO: spazio in frammentazione per le
comunicazioni ed espressioni della ‘cultura del conflitto’; REPARTO
0: una ‘strada urbana’ nell’ospedale S. Spirito di Roma per svelare
la città dei senza fissa dimora; MOSTPLACES:
un parco giochi sul ponte Eiffel a Sarajevo.
E’ struttura portante anche nelle performances urbane che sono in particolare,
terreno per macchine d’azione piuttosto che spazio per l’espressione
di corpi, così in SFUGGI LA MORSA,
URLA DI CACCIA, 14 LUGLIO: ASSALTO, RBSB,
AWAKENING.
La "Distruzione"
è il grande tema di lavoro e di ricerca che SCIATTO sta affrontando
oggi, quale strumento operativo e critico d'intervento sugli organismi
urbani contemporanei. Una ricerca che si sviluppa nella progettazione
e che prende forma nelle partecipazioni a concorsi internazionali di
architettura e ad eventi internazionali multimediali, nella realizzazione
di opere di installazioni e, non ultimo, nella ricerca critica e teorica
in forma di articoli e interventi su riviste, cataloghi, libri e su
pubblicazioni caratterizzate da analisi antagoniste sui conflitti sociali
in atto. Questo ulteriore approfondimento dei propri temi si unisce
a collaborazioni a seminari, workshops e corsi progettuali all’interno
e all’esterno dei confini universitari.
Un lavoro spinto verso l’indicazione di percorsi di conoscenza e intervento
sulla città, verso trasformazioni e mutazioni possibili di spazi
e luoghi metropolitani.